29 luglio, 2019

Storie graisane- Vol Fede



La storia piccola di Grado, quella tramandata per tradizione orale, è costellata di fatti semi miracolosi, raccontati però con la classica ironia di popolani che si, si, ci credono, ma però....
Tutto aveva una sua logica, l' arguzia dei pescatori nel cavarsela da situazioni difficili e l' ineluttabilità della fede che comunque trionfava; vere e proprie lezioni di vita.
P.S. : Io queste storie le leggo e posso condividerle grazie al grande lavoro di raccolta e cernita fatto da uno dei numi tutelari della nostra tradizione:  
Maria "Stiata" in Lauto

Fede, no legno de barca...

Sto fato lo ha contao Flora Verginella (nata nel 1909), ciamàgia Fiorina.
La famégia de so mare gera quela dei "Russi", quela de so pare dei "Grili" che i veva i so casuni sul "palú de la Fossa", in "Sentenera" vissín a le "Domíne" in tel palú de levante. 
Comò duti i pescaúri oltra i casuni i veva casa anche a Gravo.
 Fiorina gera la prima de sete sorele, l’unico fradèl ’l gera morto che ’l gera incora mundi pícolo. 
Protagonista de sto fato sarave stao so nono da parte de mare, Giovani Marchesan "Rosso" che mundi volte ’i lo conteva ai sovi de famégia; el sarave sucesso a la fin de l’oltro sècolo. 
Gravo la veva quatromila àneme; de queste, una metà – diseva Fiorina – la steva in tei casuni del palú per le stagión de pesca. 
Giovani "Rosso" el gera batelante; elo e un oltro i feva ogni giorno in batela el giro dei casuni del palú a racolze gransi che púo i ’ndeva a vênde a Ciosa. 
I ciosoti, dopo vîli ben mastrussai, li useva per pescâ.
A sò tenpo a Barbana un tremendo tenporàl el veva stiantao l’àlboro vecio più de mile ani sul qual, segondo la tradissión, se varave fermao la statua de la Madona veneràgia púo in te la prima ciesa fata costruì su l’isoleta dal patriarca Elia. L’àlboro stiantao de la burasca el gera stao lassao a disposissión dei fedeli che i ’ndeva a Barbana persío che i se tolessa un toco de legno del tronco o un rameto per portâsseli devotamente a casa comò pressiose relique. 

Steva a Ciosa un zóvene ’ndemoniao che tante volte ’l piovàn de là ’l veva tentao de liberâ del maligno, ma senpre sensa ’vê nissún risultato. Quel prete, ’vendo sintío favelâ dei grandi miràculi fati per l’intercessión de la beata Vèrgine de Barbana, el veva diverse volte pregao i do graesani – che  i ’ndeva a Ciosa col so cargo de gransi – de portâ-’i un framento de quel legno: el penseva de usâlo per dâ-’i più forsa al sconzuro contro ’l demonio, dato che le sove sole preghiere no le gera bastae . 
Ma i do batelanti, ciapai conpletamente dei pinsieri e de le fadighe del so duro lavór, rivai a Gravo, ogni volta i se desmentegheva de procurâsse la reliqua. Solo cô i torneva a Ciosa i se ricordeva de quel che ’l prete ’i veva domandao, e i diceva fra de ili: – Conpare, gnanche sta volta se vemo recordao de portâ ’l legno de l’àlboro de Barbana. Che podemo fâ? – Naturalmente l’indemoniao, cô ’l vegheva a largo conparî la sova barca, el coreva sul molo a spetâ inquieto che rivessa quî che varave dovúo portâ-’i el stromento de la so liberassión; ma senpre ’i ’ndeva sbusa. Un bel zorno el prete, stufo de le continue desmenteganse dei do graesani, el s’ha presentao a ili e ’i ha dito: – Sintí, co rivè vignarè me qua a spetâve sul molo, e drio de me sarà la prossessión de duti i gno parochiani. Cussí ste ben atinti de no desmentegâve de portâne qua finalmente ’l legno benedeto de la Madona de Barbana. 
E ’lora i do ’i ha promesso che sensa oltro i varave fato quel che ’i vigniva domandao. Ma cussà comò, tornai a Gravo strachi morti, incora una volta i s’ha del duto desmentegao e del piovàn e de l’indemoniao e de la sova promessa.
 L’indomàn matina, fato bonora ’l giro dei casuni per la racolta dei gransi, i xe partî comò ’l solito verso de Ciosa co’ la so batela. 
Solo cô i xe stai in vista de quela sità i s’ha acorto de la so sbadatàgine. 
Intanto un gran ciapo de zente se veva radunao sul molo. El piovàn, conpagnao dei so capelani e zaghi, ’l gera za vestío coi paraminti sacri e pronto per fâ el sconzuro. 
Davanti de duti l’indemoniao el speteva co’ granda ansia. – Conpare – fa un dei batelanti – se se presentemo adesso sensa ’l legno benedeto, quî i se rabia.– 
E ’lora a l’oltro ’i vien un’idea: – Tolemo dalongo un toco del legno che tignimo soto prova: i credarà duti che sia ’l legno de Barbana! – 
E anche se ’l conpare ’l continuava a protestâ e a dubitâ, cussí a la fin xe stao fato.
 ’Pena rivai sul molo la schègia de legno ’i xe stàgia consegnàgia al piovàn che, convinto che fossa la reliquia de l’àlboro benedeto de Barbana, ’i l’ha messa in te le mane de l’indemoniao, lo ha ’nbenedío e l’ha pronunsiao le parole che se deve dî pel sconzuro. 
S’ha sintío ’lora una vose bestiàl urlâ:  Fede me scassa, no legno de barca! – In te l’istesso momento el zóvene l’ha perso i sinsi e i ha scognúo portâlo drento de casa sova. 
Cô ’l xe tornao in sè, duti i ha possúo vêghe che finalmente ’l gera stao liberao del possesso del maligno. 

E cussí, incora una volta la fede, pur co garghe artifizio, la veva vinto.

22 luglio, 2019

Castelli in ...spiaggia


La spiaggia di una calda domenica di luglio mette insieme le famiglie che si raccolgono attorno ai loro piccoli virgulti in letizia.
Non sempre però le cose vanno bene e le nevrosi, gli stress hanno il sopravvento.
Mi è capitato di assistere attonito, dalla diga a questa scena:


Il bimbo è un puttino al massimo duenne, paffutello e tranquillo. Ha il suo secchiello, è seduto in riva al mare e gioca allegro con la sabbia bagnata, impastandola con le manine senza altro fine che divertirsi. Infatti si diverte un mondo e non dà fastidio a nessuno.
 Finché non arrivano nonno e padre, fino a quel momento fortunosamente impegnati a farsi i cavoli propri e ahimè invece improvvisamente decisi a farsi quelli del piccolo.
«No, ma non si fa così! Così non riesci a costruire un castello!» dice il genitore competente, che subito comincia a smanacciare con il secchiello del figlio per costruire una torre.
Il piccolo lo guarda perplesso, anche perché di costruire una torre non gliene frega assolutamente nulla, essendo peraltro in un’età in cui il concetto di “torre” e “castello” è di là da venire, e c’è solo una enorme distesa di sabbia in cui affondare le manine e divertirsi. Quindi prima guarda con la faccina triste il padre che capovolge il secchiello, poi, una volta che il padre ha costruito la torre e la fissa sentendosi un Renzo Piano, si alza, trottola di fianco alla costruzione e con un ben assestato colpo di piedino la butta giù e poi ci si siede sopra, ridendo a più non posso.
«No! –  sbotta il padre – non si fa!» e inizia a sgridarlo manco avesse distrutto la casa di famiglia.
Il piccolo ovviamente non capisce cosa ha fatto di male, e quindi, lui che fino a quel momento era stato tranquillissimo, scoppia in un pianto disperato, urlando come un matto.
A questo punto il nonno, con trovata geniale, interviene e propone: «Adesso giochiamo a pallone!»
E inizia a tirare calci ad un pallone come se fosse Maradona con la sciatica.
Il piccolo è piccolo. Nessuno pare rendersene conto. Non è in grado di afferrare il concetto di “regola del gioco”: per cui prima guarda il pallone perplesso, poi gli corre dietro trottolando e invece di calciarlo cerca di afferrarlo con le mani, di rotolarcisi assieme. Il nonno continua a dirgli: «No! No! Col piede! Così!» prima paziente, poi insofferente, infine proprio incazzato che il nipotino non riesca ad afferrare il concetto per lui evidente ed elementare che il pallone si debba solo calciare. Siccome intanto però il nipotino capisce dal tono che sta facendo qualcosa di male, ma non capisce cosa, alla fine dopo un po’ di tentativi si impianta a seduto a terra e scoppia di nuovo in un pianto disperato, chiamando fra i singulti la mamma.
La mamma, che fino ad allora è stata distesa sul lettino a prende il sole, sbuffa un: «Madonna, come sei noioso oggi!» Lo prende in braccio, senza nemmeno cercare di capire cosa sia successo, e fa per portarlo via. Il piccolo si arrampica a quel punto sulle spalle della genitrice, perché lì, per terra, ci sono la sua paletta e il suo secchiello e tutta quella sabbia con cui lui adora giocare e con cui  stava per altro divertendosi prima che questa pletora di adulti deficienti si mettesse in mezzo.
Siccome si divincola e cerca di sgattaiolare, la madre si arrabbia: «Fermo, che così ti fai male! Ma insomma, sei impossibile! Basta, adesso vieni con me e fermo!»
Il piccolo viene piazzato sotto l’ombrellone, piangente e disperato, creando  un inferno per tutta la famiglia e anche per i poveri disgraziati che hanno l’ombrellone lì nei pressi, mentre madre e padre si lagnano ad alta voce con i loro amici di quanto sia impossibile avere una vita normale quando si hanno figli.
Il piccolo, intanto, non potendo più giocare con la sabbia bagnata, inizia a giocare con quella asciutta, prendendola nei pugnetti e tirandola addosso a chiunque passi. Quando qualcuno alla fine si lamenta, la madre inizia un litigio accusando tutti di essere razzisti nei confronti dei bambini. Seguono venti minuti di insulti incrociati, bofonchiati a voce più o meno alta, un tutti contro tutti in cui ci si rinfacciano presunte colpe che risalgono ai tempi di Adamo ed Eva, e forse un po’ più su.
Il piccolo ha smesso di piangere, nel frattempo. Guarda gli adulti.
Negli occhi gli leggi il terrore di diventare così.

19 luglio, 2019

Andiamo avanti piano quasi fermi. Fa caldo



Le previsioni mostrano l' arrivo del caldo, il prodotto estivo per eccellenza, che ha conseguenze sul nostro ciclo circadiano e sulla nostra vita.
Così ti fai prendere dal dolce soffoco dell’estate, perché il bello del caldo è quel suo essere un grande alibi per le nostre immutabili pigrizie: tutte quelle cose che in altre stagioni devi fare, in estate no, si perdono o si dilatano, perché fa caldo.
E’ questo scivolamento nel nulla, l’estate: non gli impegni che si diradano, ma il loro sfaldarsi pian piano, evaporare come il sudore, l’avere il respiro lungo, comprendere che nulla è così necessario o così impellente e doveroso. 
E’ il tempo in cui il tempo rientra nella dimensione giusta, più lenta ed umana, e tu puoi perderlo a guardare il sole, il mare, le nuvole all’orizzonte, fermarti a non fare nulla con il giusto ritmo per farlo.
Poi passa, eh!

16 luglio, 2019

Catechismo al tempo del computer


Perdon...Santi Patroni.. Liturgie complesse, cerimonie serie e partecipate, poi l' indomani tutto torna alla normalità del quotidiano.
Tutto torna all' uso quotidiano di luoghi in cui noi vediamo il passato, la nostra storia.
Ma che se ne fanno i bambini del nostro passato loro che sono il nostro futuro?
La risposta è in quest' immagine che ho colto al volo.
Un' immagine di bimbi sul sagrato della Basilica, tutti intenti a consultare il tablet, distesi con la naturale libertà e spensieratezza dei bambini sulle pietre pregne di storia.

E' evidente che il passato per ora non li tocca
Che stiano studiando il nuovo Catechismo?

Catechismo 2.0 nell'era dei computers. 

11 luglio, 2019

Al Perdon - Lato B



“Al Perdon” di Barbana è un voto di popolo, un impegno da assolvere in perpetuo dalla nostra comunità ed è composto: uno dal viaggio da compiere accompagnando la statua della Madonna abitualmente presente in Basilica di S.Eufemia e due da un sacramento “Al Perdon” appunto da espletare accostandosi alla riconciliazione tra credenti.

Dando per scontato che ai tempi nostri  ci si accosta ai Sacramenti senza saper bene cosa si faccia - intendendo che, per riconciliarsi con il prossimo, basti la partecipazione al corteo per essere a posto ed ottenere il famoso “Perdon” - esaminiamo un lato poco commentato, anzi quasi mai, di quella che è la componente più faticosa del Voto, il Viaggio.

Organizzare Il Viaggio costa due mesi di fatiche, riunioni tra Enti, riunioni con i partecipanti, riunioni con le Associazioni di volontariato, stesure di liste dei pescherecci, di liste di quelli che per un qualche loro motivo credono di aver diritto ad essere  in processione. 
Insomma un potpourri di piccoli interessi, guai a dire che lo fanno solo per la visibilità che per 15 secondi assicura la Processione quando sfila lentamente uscendo dal porto tra ali di gente (sempre meno) che saluta dalla riva.

Il viaggio però ha un lato B ed inizia esattamente 10 minuti dopo che la S.Messa a Barbana finisce ed il Vescovo da il liberi tutti.

Un osservatore esterno può cominciare a pensare che il vero scopo di tutto il pandemonio messo in moto dal voto sia la merenda che scatta immediatamente dopo.

Orde di pellegrini vestiti a festa, come Eta-Beta ,fanno comparire dal nulla  pignatte di boreto (alle 11 di mattina) garuse in umido, torte salate, frittate alla biondo dio, salami come piovesse, formaggi di ogni tipo e soprattutto, come in una lista della spesa di un peschereccio di altri tempi: la mesa.
Vino, vino, vino, vino e …birra ad ettolitri.

Così dopo un’  oretta di libagioni che non escludono nessuno dei pellegrini dal più alto in grado al barcaiolo, finisce la vera riconciliazione ed il voto è finalmente espletato.

Tutti perdonati e un po brilli, con un corteo di ritorno meno ordinato di quello iniziale frutto di innumerevoli compromessi, (me sono più grando te tu  e stago davanti) ma certamente meno compassato e più allegro sotto gli occhi benevoli della nostra Madonnina si torna a Grado certi di aver fatto il proprio dovere ancora una volta.
In nome de Dio …Avanti!!

08 luglio, 2019

In Nome de Dio: Avanti!!!


Tra le tante cose che succedono e variano ogni anno attorno al voto di una popolazione ormai diventato vetrina multimediale, esiste un punto fermo: 
la barca ammiraglia che porta la Madonna verso Barbana perchè il voto sia sciolto. (cliccate sulle frecce per proseguire con le immagini)

Il Perdòn è nato per ringraziare la Madonna per la fine di una epidemia di peste nel 1237. In quell'anno gli abitanti di Grado, guidati dal Patriarca Leonardo Querini, promisero che avrebbero trasportato la statua della Madonna dal Duomo all' Isola di Barbana come ringraziamento per la fine di quella terribile epidemia. Originariamente la processione si teneva il 2 luglio e prevedeva il coinvolgimento di almeno un membro per ogni famiglia gradese.
Il nome Perdòn deriva invece dalla tradizione di accostarsi, in occasione del pellegrinaggio, al sacramento della riconciliazione.
E' da 780 anni che la barca ammiraglia ogni anno trasporta la Madonna a Barbana per assolvere il voto di comunità.
Le barche usate sono state innumerevoli, ricordarle tutte è impossibile, questo breve filmato vuole solo ricordarle usando le immagini di alcune come calendario partendo da una cartolina dei primi 1900 per finire con l' ultima barca Ammiraglia di questi giorni La Stella del Mare.
Il voto continua....."In Nome de Dio, Avanti!"

04 luglio, 2019

Non solo Jazz



All' interno della manifestazione Grado Jazz che avrà luogo al Parco delle Rose dal 7 al 11 luglio oltre alla componente musicale è stata abbinata una componente enogastronomica.

GRADO JAZZ PER LA PARTE ENOGASTRONOMICA DIVENTA UN “PERCORSO COMPETENZE  TRASVERSALI E ORIENTAMENTO (ALTERNANZA SCUOLA LAVORO)”

Dal 6 maggio al 1 giugno 2019, otto alunni dell’istituto enogastronomia e ospitalità alberghiera Pertini di Grado, hanno svolto il percorso PTCO, aderendo al progetto della Lotus Flowers s.r.l, Anpal Servizi, il patrocinio del Comune di Grado, la collaborazione dell’Associazione Euritmica organizzatore di Grado Jazz festival e l’Associazione Sapori United.

Gli studenti, Bajraj Egzona, Corbatto Luca, Fiasconara Stefano, Ghenda Federpressico, Ghin Emil, Latteo Jessica, Savian Asia e Scarel Sharon, con la guida del tutor aziendale Stefano Buian di Lotus Flowers s.r.l. e del tutor scolastico prof. ssa Lucia Indelicato, hanno progettato e pianificato l’organizzazione dell’evento. 

Gli studenti hanno potuto utilizzare diverse conoscenze acquisite a scuola nella realizzazione di un compito di realtà, spaziando dall’economia aziendale, alla scienza dell’alimentazione, passando per i laboratori di sala e vendita e enogastronomia e potenziando la conoscenza delle lingue straniere. 

Hanno contemporaneamente appreso nuove conoscenze e tecniche di promozione aziendale con lezioni specifiche di fotografia, grafica e utilizzo dei social per la campagna pubblicitaria tenute da professionisti del settore. Fra gli interventi: il fotografo Luca D’Agostino, il blogger Gabriele Gobbo, il biologo Aurelio Zentilin, la chefmobile Natascha Noia e inoltre gli storici pescatori Ennio Lugnan (Grado) e Giuseppe Milocco (Marano Lagunare) e la barman esperta nella preparazione di cocktail Catia Gobbo.

Gli allievi hanno, così, scoperto che il “mondo della cucina” è più ampio di quanto potessero immaginare ed hanno potuto esprimere abilità che non sapevano di possedere ampliando e potenziando le proprie competenze in ottica interdisciplinare. 

Creatività, pianificazione, team working e coworking sono state alla base del percorso e del lavoro realizzato che si concluderà con la gestione del servizio “food & drink” al parco delle rose di Grado all’interno di Grado Jazz festival dal 7 all’11 luglio 2019.

Fra gli eventi speciali organizzati dagli studenti è previsto per domenica 7 luglio alle ore 12:00 uno showcooking a cura degli stessi studenti dal titolo “Sfida all’ultimo chicco” con al termine una esibizione del Kaleidos Dance Show presso il Punto Antiche Terme in prossimità del parco delle Rose. Inoltre nelle serate dei concerti per Grado Jazz sono previsti lunedì 8 luglio “ScottaDay” serata dedicata alle cozze e mercoledì 10 luglio “Fasolari Day” con assaggi di ribolla gialla e birre artigianali.
in foto gli allievi dell' Istituto Pertini


01 luglio, 2019

Sui dossi del Paradiso


"Nel ciel che più de la sua luce prende 
fu’ io, e vidi cose che ridire 
né sa né può chi di là sù discende"  - Dante - Paradiso



A volte l' immagine del paradiso esiste nelle piccole cose e dura attimi ma se riesci a coglierli e a  descrivere le meraviglie del tuo paradiso così come le vede il tuo cervello, magari non vivrai la loro realtà miracolosa, ma la loro forza, quella si.

E così penso, dopo una biciclettata trasognata in riva al mare con il sole che perde forza via via che tramonta:


e' questo il Paradiso che voglio, il Paradiso di un Dio che mi hanno trasmesso e in cui ho imparato a credere.

E' un Dio che ama e sa farsi amare, il Dio delle piccole e grandi cose, il Dio di tutti. 
 




Questo pensiero lo dedico in ricordo  dell' amico scomparso Fili Bellucci e spero che anche lui vada in bicicletta sui dossi a rincorrere tramonti infiniti in Paradiso.