La storia è opinione comune che si presti ai ricorsi storici, quasi fosse circolare l' andamento della storia dell' umanità, a proposito di migrazioni la nostra regione è stata sempre terra dì frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori, accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali.
Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.
Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate; allo stesso modo nell'VIII il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino
I più gravi saccheggi furono operati dal patriarca di Aquileia Wolfang Von Treffen detto Popone(o Poppone) nel 1023 .
Così racconta il primo attacco G. Gregori, riferendolo al 1026: "Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone ... che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”.
La decadenza del patriarcato gradese è attribuita agli effetti delle invasioni di Popone.
Afferma il Gregori: "Dopo questo barbaro saccheggio [quello del 1044] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede..."
Ai violenti attacchi militari poponiani seguì quello di Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, quando Grado fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del giovedì grasso.
L' ultima vacanza a Grado da parte di un patriarca di Aquileja avvenne nel 1379 (guerra di Chioggia), un passaggio per andare a conquistare Trieste.
Il benefattore si nomava Marquardo di Randeck e la sua arma viene tuttora usata il 6 gennaio per la celebrazione della messa dello spadone a Cividale.
In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma ormai il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto.
Per tornare all' attualità, in maniera eufemistica, diciamo che è da parecchio che c'è gente incazzata con noi Gradesi.
La storia è opinione comune che si presti ai ricorsi storici, quasi fosse circolare l' andamento della storia dell' umanità, a proposito di migrazioni la nostra regione è stata sempre terra dì frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori, accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali.
Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.
Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate; allo stesso modo nell'VIII il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino
I più gravi saccheggi furono operati dal patriarca di Aquileia Wolfang Von Treffen detto Popone(o Poppone) nel 1023 .
Così racconta il primo attacco G. Gregori, riferendolo al 1026: "Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone ... che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”.
La decadenza del patriarcato gradese è attribuita agli effetti delle invasioni di Popone.
Afferma il Gregori: "Dopo questo barbaro saccheggio [quello del 1044] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede..."
Ai violenti attacchi militari poponiani seguì quello di Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, quando Grado fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del giovedì grasso.
L' ultima vacanza a Grado da parte di un patriarca di Aquileja avvenne nel 1379 (guerra di Chioggia), un passaggio per andare a conquistare Trieste.
Il benefattore si nomava Marquardo di Randeck e la sua arma viene tuttora usata il 6 gennaio per la celebrazione della messa dello spadone a Cividale.
In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma ormai il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto.
Per tornare all' attualità, in maniera eufemistica, diciamo che è da parecchio che c'è gente incazzata con noi Gradesi. La storia è opinione comune che si presti ai ricorsi storici, quasi fosse circolare l' andamento della storia dell' umanità, a proposito di migrazioni la nostra regione è stata sempre terra dì frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori, accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali.
Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.
Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate; allo stesso modo nell'VIII il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino
I più gravi saccheggi furono operati dal patriarca di Aquileia Wolfang Von Treffen detto Popone(o Poppone) nel 1023 .
Così racconta il primo attacco G. Gregori, riferendolo al 1026: "Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone ... che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”.
La decadenza del patriarcato gradese è attribuita agli effetti delle invasioni di Popone.
Afferma il Gregori: "Dopo questo barbaro saccheggio [quello del 1044] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede..."
Ai violenti attacchi militari poponiani seguì quello di Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, quando Grado fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del giovedì grasso.
L' ultima vacanza a Grado da parte di un patriarca di Aquileja avvenne nel 1379 (guerra di Chioggia), un passaggio per andare a conquistare Trieste.
Il benefattore si nomava Marquardo di Randeck e la sua arma viene tuttora usata il 6 gennaio per la celebrazione della messa dello spadone a Cividale.
In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma ormai il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto.
Per tornare all' attualità, in maniera eufemistica, diciamo che è da parecchio che c'è gente incazzata con noi Gradesi.
La storia è opinione comune che si presti ai ricorsi storici, quasi fosse circolare l' andamento della storia dell' umanità, a proposito di migrazioni la nostra regione è stata sempre terra dì frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori, accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali.
Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.
Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate; allo stesso modo nell'VIII il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino
I più gravi saccheggi furono operati dal patriarca di Aquileia Wolfang Von Treffen detto Popone(o Poppone) nel 1023 .
Così racconta il primo attacco G. Gregori, riferendolo al 1026: "Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone ... che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”.
La decadenza del patriarcato gradese è attribuita agli effetti delle invasioni di Popone.
Afferma il Gregori: "Dopo questo barbaro saccheggio [quello del 1044] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede..."
Ai violenti attacchi militari poponiani seguì quello di Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, quando Grado fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del giovedì grasso.
L' ultima vacanza a Grado da parte di un patriarca di Aquileja avvenne nel 1379 (guerra di Chioggia), un passaggio per andare a conquistare Trieste.
Il benefattore si nomava Marquardo di Randeck e la sua arma viene tuttora usata il 6 gennaio per la celebrazione della messa dello spadone a Cividale.
In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma ormai il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto.
Per tornare all' attualità, in maniera eufemistica, diciamo che è da parecchio che c'è gente incazzata con noi Gradesi. La storia è opinione comune che si presti ai ricorsi storici, quasi fosse circolare l' andamento della storia dell' umanità, a proposito di migrazioni la nostra regione è stata sempre terra dì frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori, accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali.
Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.
Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate; allo stesso modo nell'VIII il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino
I più gravi saccheggi furono operati dal patriarca di Aquileia Wolfang Von Treffen detto Popone(o Poppone) nel 1023 .
Così racconta il primo attacco G. Gregori, riferendolo al 1026: "Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone ... che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”.
La decadenza del patriarcato gradese è attribuita agli effetti delle invasioni di Popone.
Afferma il Gregori: "Dopo questo barbaro saccheggio [quello del 1044] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede..."
Ai violenti attacchi militari poponiani seguì quello di Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, quando Grado fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del giovedì grasso.
L' ultima vacanza a Grado da parte di un patriarca di Aquileja avvenne nel 1379 (guerra di Chioggia), un passaggio per andare a conquistare Trieste.
Il benefattore si nomava Marquardo di Randeck e la sua arma viene tuttora usata il 6 gennaio per la celebrazione della messa dello spadone a Cividale.
In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma ormai il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto.
Per tornare all' attualità, in maniera eufemistica, diciamo che è da parecchio che c'è gente incazzata con noi Gradesi.
La storia è opinione comune che si presti ai ricorsi storici, quasi fosse circolare l' andamento della storia dell' umanità, a proposito di migrazioni la nostra regione è stata sempre terra dì frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori, accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali.
Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.
Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate; allo stesso modo nell'VIII il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino
I più gravi saccheggi furono operati dal patriarca di Aquileia Wolfang Von Treffen detto Popone(o Poppone) nel 1023 .
Così racconta il primo attacco G. Gregori, riferendolo al 1026: "Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone ... che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”.
La decadenza del patriarcato gradese è attribuita agli effetti delle invasioni di Popone.
Afferma il Gregori: "Dopo questo barbaro saccheggio [quello del 1044] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede..."
Ai violenti attacchi militari poponiani seguì quello di Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, quando Grado fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del giovedì grasso.
L' ultima vacanza a Grado da parte di un patriarca di Aquileja avvenne nel 1379 (guerra di Chioggia), un passaggio per andare a conquistare Trieste.
Il benefattore si nomava Marquardo di Randeck e la sua arma viene tuttora usata il 6 gennaio per la celebrazione della messa dello spadone a Cividale.
In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma ormai il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto.
Per tornare all' attualità, in maniera eufemistica, diciamo che è da parecchio che c'è gente incazzata con noi Gradesi.