01 marzo, 2008

Grado Sveglia


L' Associazione Graisani de Palù mi trasmette per pubblicare questo documento che fa riflettere sull'atteggiamento padronale assunto dalla Regione che ci considera sudditi non cittadini.

DI CHI E’ LA PROPRIETA’ DELLA LAGUNA DI GRADO ??

Non tutti i Gradesi sanno o si rendono conto che il nostro Comune rischia ormai da anni di perdere la proprietà del bene che ognuno di noi sente intimamente proprio, la vera nostra identità culturale, cioè il “Palù”, l’intera laguna, iscritta al Comune di Grado (in parte come demanio comunale ed il resto come bene patrimoniale, ossia proprietà privata).

Sono infatti molti anni che lo Stato tenta, in tutti i modi, di confiscare il nostro territorio, secondo il semplice principio che fanno parte del demanio marittimo tutti i bacini di acqua salsa o salmastra che almeno durante una parte dell’anno comunicano liberamente col mare (art. 28 Cod. Navig. e art. 822 Cod. Civ.).
In tutti questi anni il D.M. nonostante i molti tentativi portati avanti con un piglio sordo (e piuttosto borbonico), senza voler ascoltare le argomentazioni della controparte, è riuscito ad intestarsi solo poche particelle – ma di notevole superficie - (Baro delle Rane e Le Cove), ma solo grazie ad errori di tempistica nella presentazione dei ricorsi.

Giova comunque ricordare che il territorio di Grado fa parte dell’Italia solo dal 1918 con il Trattato di Saint Germain del 10 settembre 1919, e che con codesto trattato lo Stato Italiano stabilì che i territori annessi mantengano gli stessi diritti (giuridico-patrimoniali) che avevano sotto l’Impero Austro-Ungarico. Tant’è che nelle nostre zone, al fine di tutelare questa diversità dalle regole italiane, vige l’Ufficio Tavolare, detto anche ex Catasto austriaco (e non la Conservatoria del Catasto italiano), che fortunatamente per noi disciplina con dettami rigidi i modi di trasferimento delle proprietà e diritti sugli immobili.
Quindi, l’iscrizione della laguna al Tavolare a nome del Comune di Grado durante l’Impero Asburgico (ed analoghi diritti erano stati riconosciuti già nel 1429 dal Doge Francesco Foscari alla “fedelissima” Comunità di Grado, a fronte di un possesso che si perdeva nella notte dei tempi), ha, al momento dell’annessione all’Italia, un valore assoluto, una sorta atto costituzionale, che tutela i nostri diritti sul patrimonio.

Pertanto, com’è possibile sostenere che il Codice della Navigazione (art. 28) o l’art. 822 del C.C. sia superiore e possa in qualche modo smentire l’Accordo di annessione del 1919 sancito dallo Stato Italiano ??

Infine, con Decreto Legislativo n. 265/2001, lo Stato ha trasferito alla Regione Friuli – Venezia Giulia tutti i beni dello Stato di cui all’art. 30 della L. 366/1963, situati nella laguna di Marano-Grado. La Regione ha recepito tale D. Lgs. con la L.R. 16/2002.

Il passaggio del demanio alla Regione FVG poteva essere per il Comune di Grado la fine di un infinito contenzioso con il Demanio Marittimo. Infatti i nostri “cugini” che sono in Regione anche per tutelare i nostri interessi e conoscono bene la storia delle nostre terre (a differenza degli Uffici romani), avrebbero potuto affrontare questo problema con una diversa sensibilità.
Tutto questo non è avvenuto !
Anzi. L’azione per perpetrare questo ingiusto ed esecrabile esproprio della nostra laguna sembra stia continuando ancora più pervicacemente !

E COSÌ LA REGIONE SI SENTE GIÀ PADRONA DI TUTTI I NOSTRI BENI IN LAGUNA !
Ha già completato il censimento delle particelle della laguna per poter procedere.

Basta leggere il documento dd. 6/9/2004 della Direzione Generale Regione FVG – Direttive generali per l’azione amministrativa relativa alla gestione dei beni demaniali della laguna di Marano-Grado, per capire che sia dato per scontato che la titolarità della laguna appartiene alla Regione FVG in forza del succitato D.Lgs. 265/01.
Leggendo questo decreto però non sembra che questo dia titolo ad alcun passaggio di proprietà !!
In quanto alla tanto citata L. 366/63, essa sembra una norma più per la laguna di Venezia (appena all’art. 30 viene citata con due frasi stringate la laguna di Marano-Grado) che fissa semplicemente la conterminazione delle acque interne, dando competenze al Magistrato delle Acque anche per l’azione di sorveglianza.
L’art. 28 del C.N. ed art. 822 del C.C., come già detto, è inverosimile che possa dare titolo ad un trasferimento di diritti, se non, forse, per i canali esistenti già iscritti nel Demanio comunale di Grado.

Queste sono le premesse, ora passiamo al fatto:
L’illegittima ed ingiustificabile azione promossa dal Demanio e dalla Regione di accatastamento del Baro delle Rane e Le Cove (non solo canali, ma anche barene e tapi), sig. Sindaco, richiede l’immediata reazione del Comune, che si deve opporre con forza e con una richiesta di reintegra, altrimenti si scatenerebbe un’azione a cascata su tutto il territorio lagunare.
La gente è estremamente irritata da questo modo prepotente di fare, siamo pronti a farci sentire a tutti i livelli politici ed amministrativi, e , stia pur sicura, che le cose non andranno come vorrebbero i Dirigenti regionali.
La preghiamo di fissarci un appuntamento quanto prima per poter concordare un’azione comune. Chiediamo anche che tutte le notizie inerenti siano tempestivamente rese di pubblico dominio.


E’ VENUTO IL MOMENTO PER TUTTI NOI GRADESI DI SCROLLARSI DAL TORPORE ED AFFRONTARE LA SITUAZIONE SOLLECITANDO LA NOSTRA AMMINISTRAZIONE COMUNALE A PRENDERE CON URGENZA DELLE CONTROMISURE CHE POSSANO EFFICACEMENTE CONTRASTARE QUESTO INSOPPORTABILE SCIPPO DELLE NOSTRE TERRE, NOSTRE DA SECOLI E CHE SONO IL FULCRO DELLA NOSTRA CULTURA E TRADIZIONE.
Grado, 28 febbraio 2008
Giorgio Pastoricchio
Graisani de Palù
Grado

4 commenti:

  1. Anonimo9:21 PM

    Visto che si tratta di un trattato,perche' non rivolgersi ai nostri cugini d'oltre confine?Si potrebbe creare un bel bordello.

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  2. Io credo che i nostri cugini d'oltre confine, se investiti della questione, scuoteranno la testa e penseranno che come al solito questi piccoli italiani lasciati da soli dopo tanti anni ancora non sanno come fare per amministrarsi correttamente. Potremmo sempre fare un referendum e chiedere di essere riannessi. Più bordello di così.
    No, io credo che dovremo fare da soli, non farci cavare le rogne dagli altri.

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  3. Anonimo3:10 PM

    Dico e ribadisco,i trattati a cosa servono?Siamo come gli indiani D'America? Ci daranno una riserva?

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  4. Anonimo10:17 PM

    Non ci rispettano proprio,siamo forestieri a casa nostra.

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