20 aprile, 2008
Transition Towns
Tra gli scenari che si prospettano in seguito alla crisi energetica e ambientale che sta attraversando il pianeta è inclusa la possibilità di un esaurimento delle riserve petrolifere. Alcuni gruppi di persone hanno deciso di non farsi prendere alla sprovvista e si stanno preparando ad una transizione verso una società senza petrolio.
Si tratta del movimento britannico delle Transition towns, una serie di piccole città che stanno riconvertendo le attività di produzione, di consumo e di servizio verso forme “oil-free”. Ripensare il modo di procurarsi l'energia e gli alimenti è il principio alla base del progetto, superare la monocultura del supermercato e l'importanza dei prodotti locali.
Solo riducendo al massimo le distanze fra produttori e consumatori si può infatti evitare di consumare petrolio. L’agricoltura diventa quindi assolutamente organica e gli spazi rurali si integrano a quelli urbani. L’approvvigionamento di energia si affida solo alle fonti rinnovabili e ad un serrato regime di risparmio.
I cittadini e le comunità devono nuovamente acquisire competenze perdute, imparando a coltivare da sè i prodotti che consumano e fare affidamento sulle proprie forze che è garanzia di consapevolezza.
Una transizione che comporta uno stravolgimento degli stili di vita, dunque, ma che, sostiene la transitiontowns.org, è bene abituarsi ad attuare se non ci si vuole trovare impreparati nel momento del “peak oil“.
Non è fuori di noi che dobbiamo cercare la fonte di energia che ci salverà. Come diceva Quelo (Corrado Guzzanti): "la risposta è dentro di te. Epperò è sbagliata".
"la risposta è dentro di te. Epperò è sbagliata"... ma tu che cosa ne pensi? pensi che diventare "locivori" (e non solo) sia la cosa giusta? (io incomincio a pensare che, almeno in parte, sia proprio così)
RispondiEliminaaspetto la tua risposta e ti saluto
Hai ragione, il senso del mio post, va proprio in quella direzione, penso a Grado come isola ma nello stesso tempo come la più grande realtà agricola della provincia di Gorizia. Per me le forze per una Glocalizzazione esistono già, si tratta di focalizzarle pensando seriamente al futuro, che così comè appare fosco.
RispondiEliminaCiao Ennio.
Eppero' quanto te costa a magna' sardele 'rosto o boreto e polenta ?
RispondiEliminaQuesto lato del discorso merita un approfondimento con gli indigeni.
RispondiEliminaCiao
Beh , anche il biodiesel era una buona idea ,ma si è visto che colpisce duramente i paesi poveri.
RispondiEliminaConsumando solo prodotti locali ne andrebbe di mezzo anche i paesi sottosvilupati che hanno il loro maggiore introito con l'esportazione.
mah, forse ho detto una c....ta.
ciao thor