Il direttivo dell’Associazione Grado Nostra nell’intento di aprire la riflessione intorno al piú grande problema di Grado; cioè l’avvenire del paese e della gente gradese, rende pubbliche le seguenti prime conclusioni quale contributo per il bene comune dell’isola e degli isolani.
Non si può ignorare, con profonda preoccupazione, che purtroppo primeggia ancora l’idea di una Grado come “oggetto” di iniziative anziché come “soggetto” prima di tutto da rispettare nelle sue peculiari qualità, ciò che porta ragionevolmente a temere per lo stravolgimento delle basi fondanti della Comunità Gradese e della sua tradizionale identità socioculturale.
Ne discende una prospettiva che mette in pericolo l’esistenza stessa della Comunità come la conosciamo e amiamo a Grado, con la sua bella fisionomia stimata da sempre e unanimemente anche da fuori.
I fondamenti del popolo gradese, come tutti sanno, risiedono in due imperativi, sintetizzati l’uno nella conservazione e difesa del cuore pulsante della città nell’area centrale delle prestigiose basiliche, del porto, dei viali, delle spiagge e dell’origine stessa e vita della nostra gente, e l’altro nella rigorosa tutela della natura marino-lagunare circostante e della conservazione delle spiagge per fini turistici ma anche per la difesa della città dai marosi.
Se le determinazioni sul territorio non verranno comunque subordinate a questi due principi generali, probabilmente non ci sarà speranza di futuro per la nostra graisanitae pur conclamata e dichiarata da tutti a ogni pie’ sospinto senza tuttavia onorarla quasi mai con alcun effetto pratico operativo.
L’associazione Grado Nostra confida che negli amministratori pro-tempore di oggi e in quelli di domani, e negli stessi investitori pubblici e privati interessati a Grado, possa farsi sempre piú strada, nell’interesse di tutti, una visuale che tenda in primissimo luogo a salvare e incrementare tutte le preziose qualità di Grado, che non serve qui enucleare essendo fortunatamente ancora tante e ben note a ciascuno, per far sí di non vanificare l’isola e la Comunità isolana nella sua ancora elevata specificità, il che alla fin fine vanificherebbe anche le grandi intraprese economiche, qualora si venissero a trovare nell’imprevisto di un territorio isolano sulla via di perdere i caratteri maggiormente e universalmente apprezzati e appetibili dal turismo nazionale e internazionale.
Ufficio Stampa di Grado Nostra
Ma che xe sta aria frita, no varè miga fumao el santonego?????????? No ve incora capio che a Gravo basta promette e duti cage comò corcai...........
RispondiEliminaNel 1847 «... la città di Grado ... con una popolazione di
RispondiEliminacirca mille anime non offre che un labirinto di casupole vecchie,
deformi, parte già scrostate e cadute... tutto annunzia la povertà
e la decadenza ...».
Un celebre ospite, Ippolito Nievo, visita Grado nel 1856:
«... un gregge confuso di anfibie catapecchie, mal piantate ...
peggio difese contro il mare ... e il mare cinge ogni giorno
di più la basilica patriarcale ...».
Anche il sacerdote gradese
Matteo Corbatto nel 1862 scrive:
«... ristretto e squallido ...», pur ammirando la bellezza del profilo di Grado dal mare, e consimile impressione rivela un visitatore austriaco nel 1893.
Il resto è storia dei nostri giorni ...
Vorrei esprimere il mio sincero apprezzamento per la sapienza e l'affetto per Grado dei corrispondenti Anonimo e Alien, ed altri eventuali. Sarebbe una bella cosa se pensassero di palesare i loro nominativi affinché potessimo conoascerci in tutti coloro che a Grado ci tengono veramente.
RispondiEliminaSbaglio?
Augusto C. MArocco -
Presidente dell'Associazione Grado Nostra
Il nostro "grande" paesano Sebastiano Scaramuzza recitava:
RispondiElimina"...E pur,e pur! o dolze Gravo mio,
Te porto in mezzo a l'anema co mè
E sempre, Gravo mio,te portarè..."
un saludo,
Aldo Tognon
Si caro Augusto Cesare, sbagli alla grande. Impara a cogliere il pensiero a prescindere dal nome di chi lo esprime. Io ho un nome solo e anche molto comune, come posso competere con uno che porta due nomi come i tuoi. Varda belo che no tu son l'unico che ha studiao, smonta del scagno e no sta pensa che solo tu e i tovi amici de Grado Nostra volè ben a Gravo. A le volte anche un che i vol ben al proprio paese se xe una suca de sburta vaguni pol fa danni. Meno ciacole e più risultati, indola gera duta sta graisanità quando che se vemo venduo anche il cul per fa quartieri? Za il nome de sta associasion "Grado Nostra" me fa da rie. Quala Gravo, quela de Zamparini, de Bernardis, de Baffi de Bruseschi??? Spiegheme tu caro imperatore.
RispondiEliminaFirmato: Anonimo, quel de prima.
Scusate per il ritardo ma le questioni poste credo meritino qualche altra considerazione.
RispondiEliminaPensare Grado come " oggetto ", utilizzabile quale risorsa per il benessere di quanti ci vivono, modificarne i contorni ed i contenuti in relazione al mondo che cambia, credo sia indispensabile. Altrimenti, se così non fosse, saremmo ancora sulle palafitte o nelle caverne. Allora il problema è quali limitazioni porre al suo utilizzo e con quali criteri realizzarlo.
Per i limiti ne basterebbe uno solo. Qualsiasi scelta dovrebbe essere fatta tenendo come considerazione vincolante la tutela delle generazioni future.Tutela economica,sociale,ambientale.
Per i criteri raccoglierei l'invito esplicitato in un passaggio dal Sig. Marocco. Qualsiasi progetto, qualsiasi programma, qualsiasi attività dovrebbe avere quale riferimento l'elevata specificità di Grado. Si vince potendo offrire qualcosa che solamente in nostro possesso.
Un esempio ? ma perchè si parla sempre di come riuscire a costruire parcheggi e mai di cosa fare per lasciare le automobili fuori ?
Un ringraziamento per l'ospitalità concessa e per l'attenzione prestatami
Claudio Toso