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Il sindaco per la costruzione delle nuove Terme propone di cedere gli usi civici in cambio della miseria di uno sconto per l'ingresso in piscina, neanche gratis, uno sconto in cambio della cessione dei diritti d'uso civico che garantiscono a noi cittadini di essere protagonisti, approvando o disapprovando, le operazioni colossali che partono sempre sotto l'egida del bene collettivo e finiscono sempre in tasca ai soliti noti.
"Il diritto di uso civico di pesca nel territorio comunale di Grado e più in generale nell’area friulana e veneta, è stato, come è noto, storicamente assoggettato a 3 distinti ordinamenti: quello della Repubblica di Venezia, caratterizzato da un’ampia tutela tuttora insuperata, quello austriaco (influenzato dalla normativa napoleonica) e, infine, quello italiano.
Il diritto veneto garantiva una vera e propria proprietà collettiva degli usi civici di pesca in capo ai “cives” con assoluto divieto di ogni mutamento o di indebita interferenza da parte delle autorità locali, in quanto diretta al sostentamento delle popolazioni.
Per contro il diritto austriaco, che tanto si addice al decisionismo rampante di tanti attuali amministratori locali segnatamente in materia di usi civici, non concepiva le proprietà collettive come entità separate dal Comune. Inoltre, ammetteva la perfetta usucapibilità trentennale di tali beni collettivi, compresi quelli che nel diritto italiano sarebbero stati successivamente qualificati come beni demaniali.
Infine, giustificava l’introduzione di queste pesanti limitazioni sull’insostenibile assunto che non si controverteva su diritti di proprietà in capo ai “cives”, ma soltanto di diritti di pesca astrattamente configurabili come “usi civici”.
Ora il Comune ricomincia partendo proprio da questo punto "diritti di pesca astratti e impraticabili al giorno d' oggi" e questo è sospetto perchè non viene considerato il diritto collettivo che impedisce a qualsiasi amministratore di fare il furbo senza consenso popolare, garanzia quindi per la popolazione residente un po trascurata in questi ultimi decenni
Giova, per esempio, rammentare la sentenza del Tribunale di Venezia in data 21 maggio 1911 contro la denuncia presentata contro i suoi stessi concittadini dal sindaco che, l’anno seguente, veniva pertanto condannato dal Pretore di Portogruaro al risarcimento dei danni sofferti dai “cives” a causa della denuncia penale e della temporanea inibizione a pescare.
Bhe io sono, gradese figlio di pescatore, pescatore fiero di esserlo e con il pedigree di autoctono e se se mi gira voglio esercitare il mio diritto di pescare nella nuova piscina