Alle volte leggiamo sui giornali articoli tronfi, scritti con superiorità in specie sulle cronache locali:
Vediamo trattare le notizie a metà, esaltando il lato più utile ed escludendo parte della realtà in modo da sostanzialmente disinformare, quasi sempre a vantaggio dei potenti di turno.
Ecco io questo atteggiamento lo battezzo così:
Lo rilesse, orgoglioso e persino un po’ basito della sua stessa bravura.
Era l’opinione perfetta, il parere sommo.
Un colpo al cerchio, uno alla botte.
Due pesi e due misure, ma meravigliosamente alternati.
Un così sopraffino esercizio di equilibrio degno di lui, da sempre il principe degli opinionisti.
Cazzo, era davvero l'articolo perfetto.
Non lo capiva più neppure lui a chi aveva cercato di leccare il culo.
Che tristessa ......
RispondiEliminase li conosci li eviti... e così risparmio i soldi del piccolo o del messaggero ;-)
RispondiEliminaDai mamuli! Che incuo semo rivai alla publicasion dell'Epistola: la lettera di Giovanni (Blarasin) ai Gradesi. Cussà che no' i la lesa anche domenega in Cesa.
RispondiEliminaL'errore è sempre quello: essere qualunquisti. Quindi????
RispondiEliminaIndicare con precisione nome e cognome altrimenti è semplicistico giocare con frasi fatte.
La verità e la cronaca dipendono dalla deontologia professionale e dalla onestà.
alberto
L'errore è sempre quello: essere qualunquisti. Quindi????
RispondiEliminaIndicare con precisione nome e cognome altrimenti è semplicistico giocare con frasi fatte.
La verità e la cronaca dipendono dalla deontologia professionale e dalla onestà.
alberto
E tu cu tu son????
RispondiEliminaMa lase perde i nomi. Vardè al Paese. E la letera de sto Pandolo...
RispondiEliminaCARO IL BUON TOTÒ
RispondiElimina(alberto)
“L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali.
La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza.
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosìa di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa!
A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi.
Pensano tutti alla stessa maniera!"