15 novembre, 2010

Il Bagno delle donne


In una Grado che, agli inizi del turismo balneare, si muoveva in fretta sotto la spinta e le visioni dei "foresti" che percepivano le potenzialità del Paese e costruivano a più non posso, già allora sempre foresti, stranamente la balneabilità che pure era chiaro fosse una componente essenziale dell'offerta turistica fu pensata e mantenuta dalle origini, intorno al 1854, pubblica non privata.

Una delle ragioni, oltre al rischio economico, fu la bigotta moralità del tempo che vietava il bagno all'aperto in promisquità di maschi e femmine.

Il Podestà di Grado aveva emesso ordinanza di divieto agli uomini anche di semplicemente avvicinarsi alla diga prospiciente al Bagno delle Donne che era riservato.

Fare il bagno all'aperto era considerato pericoloso per la moralità pubblica e tale divieto rimase a difesa dei costumi dell'epoca sino ai primo '900.

Ippolito Nievo, beccato in fallo, scrive alla madre di aver ricevuto una multa nel 1856 perchè, contro l'ordinanza, avrebbe passeggiato lungo la spiaggia e subito denunciato da una signora per offesa alla sua pudicizia.

Mo Dio co beli!

Se penso che oggi te la sbattono in faccia in tutti i modi possibili, la pudicizia si intende!

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