10 aprile, 2011
Stienzere de Festival
Ricevo e pubblico questo resumee dell' ultimo Festival scritto da una persona che mi è cara il Prof. Matteo Marchesan, che racconta con il suo stile piano e colto una serata indimenticabile per molti, mettendo insieme in un unico barco "le stienzere del Festival".
Il Festival della Canzone Gradese, nato nel 1946 e giunto alla 45.a edizione, si è svolto sabato 2 aprile al Palazzo dei Congressi, sotto la Direzione musicale di Ferruccio Tognon, la Direzione di scena di Michela Maricchio e la Direzione artistica di Leonardo Tognon, all’insegna di alcuni significativi elementi di novità. Il primo è stato la celebrazione di un’assenza, cioè il ricordo di colui che in tutti questi anni ha retto, senza apparire, il timone di questa tradizione storica gradese: don Luigi, semplicemente, per i Gradesi, che ci ha lasciati in punta di piedi, con il suo stile non invadente e rasserenante. Quando all’inizio è apparsa sugli schermi una sua immagine molto eloquente e famigliare e il presentatore della serata, Leonardo Tognon, con brevi parole ne ha evocato il ruolo culturale e umano all’interno della comunità e delle sue espressioni più significative, il pubblico, che gremiva come di consuetudine il Palazzo della grande rappresentazione della “graisanità”, si è sciolto in un commovente lungo applauso indirizzato alla sua persona: e così, per uno di quegli strani meccanismi del mondo dello spettacolo, quella compianta assenza si è trasformata in presenza tenera ed amata. Don Luigi del Festival è stato per quasi cinquant’anni il più convinto e coerente sostenitore, sempre pronto a valorizzare, quale Presidente della Commissione Selezionatrice, anche la più umile ma autentica ispirazione testuale e musicale, perché egli amava la gente, la sua gente, che incontrava piacevolmente e amabilmente per le strade di Grado con il suo sorriso e quello spirito gioviale, sempre pronto alla battuta bonariamente ironica e simpatica o all’aneddoto, che faceva respirare meglio chiunque lo incontrasse. Questo è stato allora, lo si è capito dalle prime battute fino al grazie finale del Parroco Mons. Zorzin, sommessamente e costantemente, il filo conduttore della elegante serata. Tra i collaboratori del Festival, da qualche anno a questa parte, vi è anche l’artista Dino Facchinetti, che con la sua maestria ha impresso un tocco di alta espressività ai manifesti, alle scene, ai vari riconoscimenti e al libretto di sala, dove compaiono, oltre a diverse immagini tipiche del suo repertorio, anche due brevi testi poetici espressi con aulico linguaggio dialettale e genuino spirito di radici gradesi, sui temi dello scorrere della vita e delle stagioni “economiche”, e delle onde del mare, di mariniana memoria: un’impronta di classe elevata, che sicuramente attribuisce un raffinato e multiforme valore aggiunto al “prodotto” complessivo. Il gruppo degli organizzatori, “Quelli del Festival”, che si sono addossati il non facile compito di rispettare la tradizione, dando continuità alle esperienze del passato e proiettandole nel futuro, ha poi sorpreso tutti con l’Ospite d’onore di quest’anno: il prestigioso Fvg Gospel Choir, diretto dal maestro gradese Alessandro Pozzetto, che ha aperto la sua esibizione con la canzone che meglio rappresenta l’identità dell’Isola, “Mamola”, con un’interpretazione originale e vibrante, inserendo nel repertorio classico anche “Cussì xè nato Gravo” e, per ricordare i 150 anni dell’Unità d’Italia, il “Va’, pensiero…” dal Nabucco di Giuseppe Verdi. Il pubblico, catturato dall’intensissima espressione delle voci maschili e femminili di un gruppo sperimentale, ha scandito con generosi e prolungati applausi il breve programma, per sottolineare anche la felice ed apprezzata scelta degli organizzatori. Il terzo elemento di novità, oltre alla ricerca di una sempre maggiore qualità complessiva voluta dai responsabili, è stato la mondializzazione del Festival, trasmesso in diretta via Internet e seguito da migliaia di persone in tutto il mondo, fra cui molti emigrati gradesi, che hanno avuto un ruolo attivo attraverso le immagini digitali e le e-mail inviate direttamente in studio e la votazione di una canzone cui assegnare il prestigioso Premio Internazionale: tale riconoscimento è andato ad un gradese residente in Florida, autore di lunga data, Aldo Tognon, che ha scritto parole e musica della canzone “Noltri Graisani”, interpretata dalla calda voce di Omero Gregori: in quel dolce e nostalgico “noltri” è condensato il suo immenso amore per Grado. Un ulteriore riconoscimento speciale, che vanta ormai una lunga tradizione, ha premiato, da parte della locale Cooperativa Pescatori, fondatrice del Festival attraverso il “Viliòn del Pescaòr”, il testo che meglio esprime l’ambiente e il mondo della pesca: “18 gradi a Sud-Est”, scritto e musicato da Roberto Camuffo e cantato col cuore da Ideale Eros Gregori. Sono infatti le canzoni in gara, che sole giustificano e danno senso genuino alla manifestazione canora gradese, che quest’anno ne vedeva concorrere ben dodici, sapientemente selezionate dall’apposita Commissione ed ammesse con giudizio concorde. La canzone vincitrice del 45° Festival della Canzone Gradese, decretata dai numerosi voti ottenuti dal pubblico presente in sala è risultata “Stienzere de tenpo”, parole di Andrea Felluga e musica di Andrea Barzellato, due autori esperti e di successo, cantata dagli stessi assieme ad Arti Romanello, Michele Lugnan e Fabio Fabris. Sono minute schegge, frammenti del tempo del cuore, dei sogni e dei ricordi, che punzecchiano un sentire che ravviva l’amicizia e il cammino della vita intrapreso e si chiudono con l’immagine della mano tesa al bisogno dell’altro. Un tema sempre umanamente attuale ed emotivamente molto toccante, che gli autori hanno confezionato componendo armoniosamente parole e musica, e che gli spettatori hanno premiato attribuendo loro il primo posto assoluto della presente edizione. Al secondo posto si è classificata “No xe più ninte comò ‘na volta” di Gian Nicola Corbatto, cantata da “I Bigìs”, cioè l’autore stesso e Dario Benolich. Gian Nicola ha dimostrato di saper trattare tutti i registri dell’animo umano, e dopo aver presentato lo scorso anno un brano serio e commovente riguardante una dura esperienza esistenziale, quest’anno ha stupito tutti con una canzone dal contenuto nostalgico ed autoironico, sconvolgente e discutibile, su un tema attuale e delicato quale l’integrazione, rappresentata con genuina e originale vis comica e grande simpatia dall’affiatato duetto più manichino. Meritato ovviamente il secondo posto. Al terzo posto “18 gradi a Sud-Est”, ricolma di sentimenti di amore per l’Isola, il mare, i propri cari. In una vita alquanto ripetitiva, nell’alternanza della notte e del giorno, del dolore e della speranza, il timone va dritto e sicuro nella direzione giusta: un doppio riconoscimento ad un brano molto gradito. Il “mitico” Seba era presente anche a questa edizione con la musica e l’interpretazione sempre originale e suadente di “Soto la piova”, con un testo molto bello, scritto da Paolo Lauto, dove la pioggia è immagine della vita: chi non ha voce smania dalla voglia di gridare le sue ragioni e la sua libertà. “Tienme per le mane”, scrive Alessio Gratton con musica di Marzio Corbatto e la voce sciolta ed appassionata di Stefano Meneghel; altro non è che un grido d’aiuto, in nome dell’amicizia autentica: “afferrami per le spalle, tienimi per le mani, asciuga le mie lacrime”, dove forza e compassione si compenetrano. Era la prima volta di Marco Giovanetti, autore di parole e musica della canzone “Giosse” interpretata da Cinzia Borsatti, con diverse metafore di una vita fatta anche di sofferenze e di naufragi, che scorre lenta e che una goccia d’acqua può salvare dal silenzio. E’ un cantautore noto ed apprezzato Niky Grigolon, che nella sua “Anche a Gravo ‘riva i anzuli” cerca un orientamento, un rifugio, un riferimento sicuro, che, con l’arrivo della primavera e la sua luce, si concreta in missione. Anche Antonio Pastoricchio è cantautore ed in più figlio d’arte: in “Senpre e pe’ senpre co’ tu” esprime il suo senso del vivere, delle tempeste e dei malanni, che il tempo può lenire, per ritrovare infine una felicità senza tempo in riva al mare. “L’ultimo abrasso” è stata composta da Gianni Camuffo, e cantata con Gabriele Bottin, Ennio Tarlao, Gino Lauto e Roberto Camuffo, tutte persone esperte, dalle belle voci e ben affiatate. Tratta il tema dell’affetto, affrontato con dolcezza e senso religioso, con ingredienti quali una splendida e magica notte, un sogno, un dolce canto, un triste tenero abbraccio finale e l’attesa di un nuovo giorno. Alberto Camuffo è un autore “storico” del Festival, cantore sensibile ed efficace dell’ambiente e della vita della laguna, che affida alla bellissima voce della nipote Chiara l’interpretazione della canzone “L’alba”, in cui descrive i segni del risveglio della vita e la sospensione dei sogni dei “mamuli”. Pure Gian Marchesan vanta partecipazioni e soddisfazioni plurime al Festival e consegna al giovane nipote Mattia ed a Paolo Pozzetto l’esecuzione di “’Na caressa in più”, dove un padre dialoga col figlio, per superare contrasti e incomprensioni: un sorriso e una carezza aiutano a crescere e generano riconoscenza. Questa rassegna, quindi, ha cantato l’umanità viva, in tutte le sue espressioni, la vita ambientale ma anche quella interiore e spirituale, con le sue difficoltà ed i suoi valori autentici, con il buio e con la luce, con i sogni e la quotidianità, le chiusure e il bisogno di spazi vitali, di impegno e di confronto. A consegnare i premi ai vincitori sono stati Mons. Zorzin, l’Avvocato Degrassi ed Enrico Gherghetta, che hanno rivolto dei brevi messaggi al pubblico. Il Parroco ha sottolineato l’importanza della partecipazione della cittadinanza al Festival come al Perdòn, ma anche l’urgenza di tornare a riempire le piazze del “rumore” della gente; il Presidente della G.I.T. ha confermato il suo appoggio morale, logistico e promozionale alla manifestazione, mentre il Presidente della Provincia ha espresso la sensazione di uscire sempre arricchito dalla presenza agli eventi culturali e popolari di Grado. Durante la serata sono stati anche ricordati i 150 anni di storia della banda civica ed è stato consegnato dal maestro Ferruccio Tognon il “Premio Qualità”, intestato ad Aldo Regolin, all’attuale Presidente del gruppo Gianluca Pastoricchio, il quale, raccontando la propria esperienza, ha sollecitato i giovani ad entrare nel sodalizio. Sono quasi le due di notte, quando sulla 45.a edizione del Festival della Canzone Gradese si spengono le luci di una festa, che tutte le autorità presenti hanno auspicato possa continuare, per mantenere vivi il dialetto e la cultura popolare gradese attraverso la loro “consegna nel tempo” alle più giovani generazioni.
Grazie, “Quelli del Festival”!
Matteo Marchesan
Grazie, Ennio... troppo buono nei giudizi.
RispondiEliminaGrazie.
Matteo