19 ottobre, 2011
Water Front
Vista l'attualità, ripropongo un vecchio intervento di Luciano Cicogna, che nonostante siano passati tre anni è ancora fresco e condivisibile.
"Uso il termine inglese waterfront perché é un termine piú conciso di fronte sull’acqua e la ricerca su Internet dá risultati appropriati.
Negli ultimi anni é sorto un grande dibattito sul rapporto fra le cittá e l’acqua, sono stati fatti importanti interventi urbanistici a cui hanno contribuito grandi architetti; se ne sono occupati convegni internazionali come la Biennale di Architettura a Rotterdam, il WaterfrontExpo 2005 a Riga, l’Expo 2005 ad Aichi in Giappone, in cui si è dibattuto sul rapporto individui-natura, sulla tutela dell’ambiente e sullo sviluppo sostenibile dei centri urbani in rapporto alla risorsa acqua.
C’é un’altro bel termine che accomuna Grado ad altri insediamenti simili, oltre alla solita Venezia anche a Chioggia e Caorle per dirne qualcuno ed é quello di cittá sull’acqua.
Si é quindi ultimamente accentuata la sensibilitá a questo tema e compreso che, come ogni risorsa vitale, il fronte sull’ acqua deve essere oggetto di un’attenzione particolare e dedicata.
A tale fine, in vari paesi (riporto due esempi: Kingston , Canada e Wellington , Nuova Zelanda) sono stati istituiti dei comitati che per prima cosa hanno enunciato dei principi generali:
· il fronte mare dev’essere prevalentemente un’area pubblica;
· il beneficio del pubblico deve essere massimizzato (accesso, visibilitá, passaggio garantito attraverso edifici);
· gli interventi devono tenere conto dell’impatto ambientale e salvaguardare il patrimonio storico, sociale e culturale;
· gli interventi devono essere preceduti da consultazione pubblica.
Sembrerebbe tutto ovvio vero? Eppure non credo che a Grado questi principi siano presenti in un documento di programmazione territoriale.
Non sono solo belle parole, la loro sottoscrizione implica una serie di vincoli mica da ridere.
Negli esempi citati dai principi si scende al dettaglio come la specificazione di aree pavimentate, verdi ed ombreggiate, destinazioni d’uso: ricreazionali, culturali e civiche, vincoli per gli edifici privati come diritto pubblico di calpestio del piano terra, limitazione dell’impatto visuale, ecc.
Ripercorro il nostro fronte d’acqua e non ritrovo, lo sapevo, l’applicazione di questi principi: il pugno sullo stomaco del porto di San Vito, l’incombenza degli edifici dell’ex Safica e di nuovo il fronte sparisce con l’Associazione nautica ed ancora lo riperdo con altre darsene e piú avanti é di nuovo privato ancora lungo la laguna orientale, come ci arrivo a quegli argini lontani se voglio fotografare un bagiante?
E l’accesso pubblico massimizzato e la passeggiata panoramica ? Ed ancora dappertutto la limitazione e l’oltraggio dei parcheggi, ancora loro !
Sogno per Grado un comitato che studi ed enunci questi principi e che vengano applicati, é troppo?"
Gratacasa: Temo di si.
Si Ennio, è davvero troppo.
RispondiEliminaDopo la conferenza in Fonzari la frase più ricorrente che mi capitava di sentire era: “peccato non averli fatti prima questi incontri”.
Giusto, ma non c'è nessuna prescrizione che ci imponga di non poterlo fare adesso, magari in ritardo...meglio tardi che mai.
Eppure io non vedo in giro tutto questo scalpitare di cervelli propensi alla discussione a al confronto.
Dei partiti, poi, è meglio non parlare. Smaltita la sbornia elettorale si sono tutti arroccati in difesa del nulla che tanto è stato già tutto deciso...nevvero?
Ora, noi possiamo scegliere un'infinità di angolature: waterfront, consumo del suolo, usi civici e tutti gli annessi e i connessi relativi al raddoppio di Grado che non si possono di certo rappresentare con la “foto riproduzione” (rendering che in perfetta malafede viene spacciato per un progetto), buona per vendere gli appartamenti sulla carta ma inutile se non fuorviante per una corretta comprensione dell'argomento in oggetto.
Occorre infatti sapere che, in paesi talebanizzati come la Germania e l'Inghilterra, a cui per certi versi noi di Liber@ ci ispiriamo, il problema del consumo del suolo è un argomento risalente ai primi anni '80 a cui sono seguite delle direttive nazionali vincolanti che trovano esplicazione nei piani di governo locale del territorio.
In Gran Bretagna, ad esempio, ogni anno il premier stila un documento sul suolo consumato: quanto, come e perché, ettaro per ettaro, considerando che la legge obbliga a costruire per il 60 per cento su «brownfield sites» (aree già edificate). In Italia, per contro, nonostante il problema sia conosciuto in tutta la sua drammaticità, ci troviamo a dover fare i conti con delle previsioni del piano regolatore anacronistiche e velleitarie, risalenti a trent'anni fa. Paese che vai cultura dell'ambiente che trovi.
La questione è molto semplice.
Questa volta le castagne dal fuoco non ce le toglieranno gli urbanisti del Politecnico piuttosto che gli ambientalisti, ecc.
Questa materia va affrontata da comunità, se ne siamo ancora capaci.
In caso contrario, mancando un interesse forte comunemente sentito capace di contrapporsi a quello privato e particolare, la nostra comunità è destinata a sparire.
Questo è quello che penso.
Lo sai che sono con te, ma nonostante faccia come le oche del Campidoglio allertando quanta più gente del pericolo, starnazzando a più non posso, ho come la sensazione di passività.
RispondiEliminaQuesto paese ha sempre subito e ho paura che la gente si sia abituata ad essere guidata verso il sol dell'avvenir.
Ma non bisogna mollare, si stanno avvicinando a questi temi tanti ragazzi e soprattutto ragazze bisogna puntare su di loro.
ricordo il post e lo condivido in pieno
RispondiElimina@dario: inghilterra? quel paese perfido dove hanno avuto il primo abbozzo di costituzione 800 anni fa, dove hanno fatto la rivoluzione e hanno avuto il coraggio di tagliare la testa al re prima che in francia? meno male che con gli ultimi governanti si stanno avvicinando ai nostri standard... ;-) ne abbiamo di strada da fare per talebanizzarci come loro
Prima di dissertare su Grado aspettiamo di veder che cosa ci regala il prosieguo del governo Berlusconi. Io sono molto pessimista. Ho la sensazione che dopo l'uragano finanziario che ci travolgerà, senza ombra di dubbio continuando questa barzelletta di Governo, il problema di cosa accadrà a Grado sia del tutto marginale in confronto a quel che dovremo fare per rimetterci in piedi - 'se' ci rimetteremo in piedi e a quale prezzo....
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