04 febbraio, 2012
Italiani: sono bambini.
Mi sta venendo il sospetto che tanti difetti dell'italiano medio nei suoi rapporti con la politica abbiano la loro origine nella matrice educativa ricevuta nell'infanzia, e credo che lì si debba agire se si vuol sperare di uscire dal pantano nazionale.
Prendiamo ad esempio la tendenza a legiferare su tutto e a non far rispettare nessuna legge, tipica del nostro paese.
La mamma italiana - matrice primitiva del modello politico - pone regole di continuo.
Mamma: non si tocca; non ti mettere le mani in bocca; non si dicono le parole brutte; basta cioccolatini che ti viene il mal di pancia.
Tutte queste regole vengono impartite con un crescendo, in diverse fasi , che parte da una voce lagnosa e implorante e termina con facce da maschere del teatro del NO e decibel elevatissimi, corredate da minacce orribili.
Il bambino italiano, però, impara prestissimo che tutto quello che deve fare non è ubbidire, ma avere una resistenza abbastanza lunga da averla vinta.
Infatti nessuna minaccia viene mai messa in pratica: si tratta di un teatrino fatto allo scopo di far sviluppare nel bambino una tendenza infinita a rompere i coglioni.
La mamma, a fronte dell’ovvio fallimento dato dal messaggio impartito (infatti perde sempre) dovrebbe giungere alla conclusione di avere commesso degli errori in campo educativo.
Questo non avviene semplicemente mai.
Il bambino rompicoglioni, infatti, in Italia si chiama affettuosamente “scavezzacollo”, “caratterino” “peperino” e la mamma se ne lamenta lasciando trasparire un infinito orgoglio perchè significa che il rompicoglioni in questione - non è vero ma questo non conta - diverrà un maschio dominante: la sua resistenza, testardaggine, aggressività, i suoi decibel nel pianto sono prova sicura di avere “carattere”, sono garanzia di successo nella vita.
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