Vediamo la storia di quest' Anzolo a tutti noi così caro:
Nel 1460 i Veneziani fecero riattare il campanile di Grado e sulla sua cuspide collocarono, a mo' di segna-vento, un angelo di rame con anima di legno ruotante su di un perno.
L'Angelo, alto circa un metro e mezzo, in metallo cavo, raffigurava l'Arcangelo S.Michele che indicava con il braccio e l'indice destro distesi la provenienza del vento, per effetto della resistenza all'aria offerta dalle ali semispiegate.
Bruno Scaramuzza, con la solita gentilezza mi fa annotare:
. Dall'inedita Storia di Grado (1862) di Pre Matteo Corbato:
"Non avendo a disposizione documenti di Archivio (bruciato dagli Inglesi nel 1810), i vecchi viventi ragionando del nostro campanile ci fan sapere, avendo co' loro occhi veduto, che l'Angelo attuale di rame, fu messo in luogo dell'antecedente nell'anno 1791 in cui un fulmine incendiò l'interno del vecchio Angelo ch'era di legno, il quale ardendo gettò giù a pezzi le lamine di rame, di cui esternamente era coperto.
Nel 1797 poi un uragano avendo piegato il palo ossia perno che lo sostiene per cui l'Angelo era pur piegato, questo fu motivo per cui venne tirato giù lo stesso Angelo, e tornato a metterlo su, nel qual incontro fu restaurato anche il campanile. L'ultimo restauro fu fatto nel 1860 in cui si spendettero fiorini 1.000, restauro però non ancora completato per mancanza di mezzi".
Questo è quanto apprendiamo dal buon Pre Matio dii Sucuni
Nel 1875 esso venne sostituito dall'attuale manufatto alto 2,80 mt, pure esso in rame cavo, opera dello scultore udinese, Olimpio Cescutti, recante un giglio nella mano sinistra che si spezzò durante una bufera di vento e cadde senza provocare danni
Riparato sul posto una prima volta dall'artigiano Tripoli Zorzini nel 1951, venne poi rimosso dal suo sostegno portato a terra e nuovamente riparato, ricollocandogli il giglio in mano dallo stesso artigiano nel 1967.
A quest'Anzolo noi graisani siamo attaccatissimi, gli attribuiamo un enorme potere di attrazione e la nostalgia di cui tutti più o meno soffrono quando sono lontani dall'isola.
«In mezo a i nuoli e a ciapi de silise,
pusao sul canpanil che varda 'l sielo,
xe un anzolo de oro che 'l te dise
in un sunsùro che 'l te fà più belo:
- Me son quassù comò una sintinela
per qui che va col remo e co' la vela!».
da Vecio Ricordo di Mario Pigo
Dall' alto dei suoi 43 metri San Michele vigila sui destini del paese che si stende sotto di lui.
Da secoli alla sua ombra ferve una vita operosa con un susseguirsi di grandi e piccoli avvenimenti che formano la storia della nostra isola.
San Michele guarda, richiama e vigila che nulla vada perduto di quanto di buono vi è nei Gradesi e che deve restare il nostro patrimonio spirituale nei secoli.
L'Arcangelo Michele avrebbe dovuto avere in mano la spada e non il giglio che era portato dall'Arcangelo Gabriele (annunciazione).
RispondiEliminaCo' spada o giglio xe senpre el nostro Anzolo
Tien conto che al giglio ze cagiuo e no l'ha provocao danni, ma se fossa stao la spada?
RispondiEliminaprerogativa dei veneti gera de no esse per ninte muni, mai mostrà le vere intensiuni ai oltri.
Tu ha razon: una roba xe se te piomba in cavo un fior, un oltra xe se te piomba 'na spada. Tu vol mete a esse caressao de un fior de 100 chili e ciapà inveze 'na paca de una spada che la pesa compagno?
RispondiEliminatu la vighi dal lato pratico, ma tu devi pensà concettuale, onirico.
RispondiEliminaTu vol mete la simbologia, che dopo la pisi compagno ze una pura formalità.
Chi di spada ferisce
RispondiEliminadi fiore finisce