02 giugno, 2012

Anniversario di una Repubblica

Tratto da:   www.mentecritica.net/

L’unica differenza tra amore, amicizia e babbo natale è l’età a cui si smette di crederci. Certo, può apparire un po’ cinica e sicuramente non si tratta di una legge assoluta, ma è sufficientemente valida al nostro livello di percezione se non si cerca di di estenderla alla fisica dei quanti o alla cosmologia. In questa specie di “insieme della fantasia”, si è spesso tentati di introdurre anche la politica e/o l’amore civico. Niente di più sbagliato. Mentre è possibile affermare in maniera incontrovertibile che tutti, almeno per un po’, abbiamo creduto ad amore ed amicizia, se non altro per motivi ormonali e a babbo natale, anche se solo per puro interesse, è più che sicuro che molti non hanno mai creduto nella politica (come strumento di confronto) o nell’amore civico (come insieme di regole di rispetto, sostegno reciproco e pacifica convivenza), nemmeno da bambini. Il mio interesse a sostenere le mie tesi presso terzi è notevolmente scemato. Ora, più che altro, mi limito ad esporle, lasciando agli scettici il compito di validarsele o di cambiare sito in cerca di uno dove sicuramente troveranno tutte le risposte, soprattutto quelle che confermano le loro opinioni. Sulla base delle ipotesi testé descritte, la tesi segue immediata: si nasce inconsapevoli e ci si ritrova ficcati in una scatola di scarpe colorata, magari rossa, bianca e verde, dove per capirsi si usano le stesse parole, ci si veste in maniera simile e più o meno si mangiano le stesse cose. A questo si dà il nome pomposo di “nazione”, con tutto il corredo di retorica che lo accompagna, inno compreso. Le cose avrebbero più senso se uno, ad una certa età, potesse scegliere liberamente la sua “patria”, ma questo è abbastanza raro, anche se gli inquieti ed i morti di fame a legioni si avviano in questa direzione. Alla fine, però, a fare da bussola è più lo stomaco che il cuore. Sicuramente non è vero in generale, ma è abbastanza vero da andare avanti. Nella scatola di scarpe ci sono tutti. I timidi, i poeti, gli inconsapevoli, gli idealisti, quelli che guardano gerry scotti, ma anche, e soprattutto, quelli che hanno creduto a babbo natale, all’amore e all’amicizia, ma nel resto non ci hanno creduto mai, nemmeno da bambini. Alla fine, è proprio questa gente che, se lasciata andare, si impossessa della scatola di scarpe. Proprio perché loro, furbi, non hanno mai creduto a certe sciocchezze. La sera, quando tutti gli altri chiudono gli occhi per far venire babbo natale, loro li tengono bene aperti e evadono le tasse, diventano segretari di partito, si comprano una licenza per taxi o leccano il culo di qualcuno che questi importanti obiettivi li ha già raggiunti. E così, mentre gli altri si crogiolano negli anniversari, loro sanno benissimo che non c’è niente da festeggiare, che alla fine di una scatola di scarpe si tratta e sono lì, con la faccia di circostanza, sul palco a veder sventolare bandierine o da qualche altra parte a fottersi una minorenne. Quello che conta, infatti, sarebbero le regole che tengono insieme le persone e non la scatola, che non conta un cazzo. Ma se le regole diventano burletta, anche la “nazione” non esiste. Ecco, solo questo volevo dire. E’ sicuramente un pensiero incompleto, cinico, probabilmente incoerente, ma come dico da tempo, alla fine la strada che porta alla libertà intellettuale è per definizione da percorrere in totale solitudine. Finché c’è qualcuno che vi dà ragione, siete ancora prigionieri. Solo se tutti vi tacciano di delirio potete aprire le braccia, abbracciare l’infinito e smettere, finalmente, di prendere entact.

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