26 luglio, 2012

Epigrafe Astrale in S. Eufemia


Sul pavimento della Chiesa di S.Eufemia in Grado c'è un epigrafe in Greco offerta da Giovanni:
 Eucharistòn tò Theò kè tì Aghia Eufemìa upèr pantòs toù oìkou mou, epoìsa pòdas ekatòn 
che due dotti studiosi Ettore Bianchi e Mario Codebò hanno tradotto e analizzato dandone una interpretazione sorprendente. 


Eucharistòn tò Theò kè tì Aghia Eufemìa upèr pantòs toù oìkou mou, epoìsa pòdas ekatòn 
Si traduce:
 < Essendo grato a Dio e a sant’Eufemia per tutta la mia famiglia, feci eseguire cento piedi di mosaico>.


 In breve, il dedicante ringraziò Sant’Eufemia, per la protezione accordata a sé e ai suoi congiunti; essi avevano corso qualche grave pericolo, non meglio specificato, ma l’avevano scampato grazie a un intervento soprannaturale
S’identifica la prima Beta con dhia-chiliàdhes, 2000, perchè, nel sistema greco di numerazione, un piccolo segno in basso a sinistra evidenziava le migliaia; l’Omicron sta per evdhòminda, 70; la Rho per ekatòn, 100; e l’ultima Beta per dhìo, 2. Si deduce che questa determinata serie di lettere va intesa come la cifra <2172>
L’opinione dominante è che il numero 2172 indicasse una data, e precisamente quella in cui Giovanni appose la propria dedica a Sant’Eufemia: si sa che l’epigrafe fu dettata poco prima del 3 Novembre del 579 d.C., perché allora, a Grado, si tenne un animato sinodo dei vescovi sottoposti alla cattedra di Aquileia; e, per l’occasione, come dice un’altra iscrizione, fu ultimata la nuova pavimentazione della basilica.
CONCLUSIONI.
Il risultato della nostra indagine si può riassumere così: Giovanni fu un uomo pio, di lingua greca, molto dotto, ma estremamente discreto; visse nella seconda metà del VI secolo d.C., in un periodo storico travagliato; fu spinto a ritirarsi presso il vescovo Elia, nell’isola di Grado, dove gli parve d’entrare quasi in una Nuova Gerusalemme; i chierici e gli intellettuali laici del luogo erano rattristati dalla società civile ormai al collasso e dalle dispute interne alla Chiesa, e si consolavano all’idea che, quanto prima, Cristo avrebbe trionfato su Satana; perciò, il nostro personaggio, sul mosaico pavimentale della cattedrale, sentì il dovere di definirsi, in codice, come ; siffatto invito alla speranza derivò forse la sua originale forma cifrata, molto lontana dal senso comune, oltre che da una profonda interpraetatio della Bibbia, anche da una possibile familiarità con la Precessione degli Equinozi e col moto degli astri, secondo un modello non-tolemaico del Cosmo della cui esistenza non abbiamo le prove ma che non è più così assurdo ipotizzare. 


Lo spaccato di erudizione e di spiritualità che ne deriva ci mostra una Grado del VI secolo ricca di sfacettature e di tribolazioni.
 La segnalazione della pubblicazione me l'ha fatta l'amico Lupi sempre attento ad ogni riferimento su Grado. 


Questo post del 26/1/2008 è stato quieto per questi anni e finalmente ieri uno degli autori: Mario Codebò  ha aggiunto nei commenti un update, rendendomi contento e soddisfatto del lavoro che si fa.
Le cose buone lasciano sempre traccia di se e prima o poi riemergono dal melting pot del web tornando a brillare nell' attualità.
Questo il commento:


Archeoastronomia Ligustica ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "L' Epigrafe Astrale": 

Due precisazioni:

1) il numero 2172 potrebbe anche essere una citazione dei due libri biblici di Ezdra e di Neemia, poiché ivi il primo gruppo di ebrei che tornano a Gerualemme da Babilonia è costituito appunto da 2172 capifamiglia. In questa ipotesi, Giovanni, autore dell'epigrafe di Grado, avrebbe inteso simbolicamente presentare sé stesso ed i cristiani ai reduci dall'esilio "nel mondo, dominio di Satana", secondo quanto dice Giovanni nell'Apocalisse ("Esci popolo mio da Babilonia") e nelle sue lettere;

2) in realtà non è necessario pensare ad un modello astronomico pre-tolemaico per la nostra ipotesi astronomica sul numero 2172 per due ragioni:

2.1) sia perché la precessione degli equinozi, "scoperta" da Ipparco di Nicea nel II secolo a. C., fu accolta nell'Almagesto di Tolomeo del II secolo d. C., che anzi ne è l'unica fonte essendo andata perduta l'opera originale d'Ipparco

2.2) sia perché la precessione degli equinozi era molto probabilmente già nota ai popoli del Medio Oriente fin dal IV millennio a. C., come riteniamo di avere dimostrato nei nostri successivi 5-6 articoli sulla "Stella mdi Betlemme" dei quali questo studio sull'epigrafe di Grado fu il motore d'avviamento. Invito i lettori interessati a leggere detti articoli sul sito www.archaeoastronomy.it ed a comunicarci i loro graditi commenti.

Mario Codebò 

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