24 giugno, 2013

Al Faro

Mi è capitato domenica di aiutare un navigante in laguna attraverso twitter collegato per puro caso, non aveva prenotato per la notte e gli ho consigliato una selezione di alberghi fronte porto a sua scelta.

Visto che stava navigando alla cazzo gli ho inviato (sempre via twitter) una mappa lagunare dettagliata dei canali, grandi feste e ringraziamenti.
Grande cosa la tecnologia condivisa a fin di bene, ma quanti sanno cos' è davvero la Laguna, come si articola, i canali navigabili, quelli nascosti.

La Laguna ( vedi glossario ) è caratterizzata nei suoi percorsi dalla presenza di pali, in rovere o castagno, che aiutano la navigazione nei difficili e tortuosi canali lagunari.

Le Bricole a palo singolo per la navigazione, le Carieghe a tre pali per segnalare biforcazioni del canale, le Mede a segnare l'accesso a una foce. 
In comune hanno che marciscono nella stessa maniera e più o meno negli stessi tempi, siano essi semplici o complessi.

Vermi, conchiglie, parassiti vari. 
Il sole e le acque salmastre li decompongono, alghe ed erbe li soffocano in abbracci mortali.

Disegnando con le parole un quadro incredibile il nostro poeta Biagio Marin così descrive la vita di un faro, dando vita all' inanimato e scrivendo una vera e propria poesia d'amore .

El Faro

Gera una volta, in meso del palù,
un faro vecio duto carolao;
la dosana lo veva colegao,
ma ben o mal el steva incora su.


Ma che bei timpi quili in zoventù
cò i lo veva piantao la sul canal,
vestio de rosso comò un gardenal
col sielo vasto e alto a tu per tu.



Che festa alora cussì drito e novo
per sfida messo a ninbi e fortunali;
duto 'l mondo riflesso in t'i fondali,
duto quel mondo belo 'l gera sovo.



Vigniva a gara i ciapi de corcali
su la so testa a coronalo in bianco;
elo, da re, el steva drito e franco
in meso al svolo dei bei vassali.



E 'l sol, che festa! e l'aqua, quanti basi!
che notade cò l'aqua verdulina!
basi la sera, basi la mantina:
e quela---.



Po, co la gera stanca, 'l palo rosso
specieva drento de ela la so fiama
e comosso al penseva: si la me ama...
e gera sogni in quel so cavo grosso.



Cussi sognando 'l se desmentegheva
dei nuoli colorai e de le stele
e no 'l vegheva più passà le vele,
perso in t'el baucà de la so freva.



E 'na vogia i vigniva tormentosa
de colegasse su quel' aqua queta;
ma l'aqua la diseva: speta, speta,
colorandosse duta de un bel rosa.



Colegasse su ela e puo 'ndà via
lontan, per sempre, fra i so brassi moli,
comò che 'ndeva via pel sielo i nuoli,
cò la luse festosa in conpania!



Senpre più zoso, senpre più sbandao,
senpre più stanco, senpre più sbiadio,
el vecio faro un dì ze 'ndao con Dio,
perchè l'amor lo veva consumao.
Secondo me la più bella del Poeta, quella dedicata alla sua storia a sua moglie, alla vita.

1 commento:

  1. Anonimo10:41 PM

    Concordo con Ennio...secondo me una delle piú belle poesie d'amore mai scritte...in assoluto... Talmente bella che sia in italiano che in gradese non perde nulla della sua leggerezza ed intensità...un connubio perfetto tra sentimento, natura, semplicità e sofisticatezza letteraria...la si può leggere mille volte e mille volte rimane toccante e commovente...un pezzo di bravura unica che andrebbe inserita nei piani di studio delle classi superiori...

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