10 maggio, 2014
Laguna, i suoi canali
L' immagine è di una carta francese dei primi 1800.
Rispetto a quanto si può rilevare dalle cartografie lagunari anteguerra, buona parte dei vecchi canali naturali non esiste letteralmente più, una parte va scomparendo, il resto regge con precarietà grazie ai, pochi, interventi di manutenzione riservati ai canali di maggior uso per la navigazione.
La memoria dei vecchi pescatori ci tramanda il ricordo di un insieme molto articolato di canali, divisi in bacini di porto, ove da ogni canale di porto diramavano canali sempre più piccoli che alla fine terminavano in una fitta rete di ‘rii’.
Tale insieme richiama per analogia il sistema venoso di un corpo umano.
A differenza di oggi, diverse condizioni idrauliche, di salubrità delle acque e di organizzazione del fondale, colonizzato da praterie sottomarine di alghe, favorivano la stabilità e l’automantenimento sia delle secche che dei canali.
Oggi, il problema é grave, la laguna é come un corpo dalle vene occluse e con i polmoni impediti.
Farsene carico significa porsi la questione in termini di manutenzione complessiva, con due criteri guida: - la navigazione e il riequilibrio ambientale ( che é valorizzazione, in quanto può aumentare considerevolmente la produttività ittica e diminuire il fenomeno macroalghe con i suoi effetti indesiderati).
Non sarebbe male considerarne l’economicità e l’efficacia.
La spontanea evoluzione lagunare tende a compromettere il futuro lagunare, in questo senso una corretta distribuzione di terre emerse può volgere un ruolo importante.
Tale utile funzione si salda con l’altra, che risponde alla necessità di disporre di luoghi dove collocare i fanghi che periodicamente vengono dragati.
In Passato si é fatto di tutto di più: dispersione di fanghi in maniera indiscriminata a fianco dei canali man mano che venivano dragati, con conseguente ulteriore danno all’equilibrio idraulico della laguna (peso al tacon del buso) ; sversamento in mare, apportando fango contaminato (parole dell’USL) nei pressi dei banchi di molluschi.
IL MARE NON PUO’ ESSERE CONSIDERATO ALLA STREGUA DI UNA DISCARICA.
IL MARE E’ UN’AMBIENTE VIVO E PRODUTTIVO; GLI INTERVENTI CHE LO RIGUARDANO VANNO VALUTATI BENE, VANNO VALUTATE BENE LE CONSEGUENZE!
E’ superficialità imperdonabile continuare a considerarlo, come un tempo, un contenitore che tutto riceve senza risentirne.
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