Un mondo piccolissimo spartano ma sereno in sintonia con la natura;
ho descritto il Cason ora parliamo degli interni, anzi dell' arredamento.
Nella zona notte-"al recul" - si trovavano i letti grandi e piccoli "le Licere", un semplice tavolato poggiante su pioli fissi con i "stramassi de pagia" i Pagiuni.
Le lenzuola o "linsioi" le coperte "stiavina o felsada" il cuscino "al cussin", durante l' inverno per coprirsi alla meno peggio tutti i vestiti portati di giorno venivano utilizzati quali sopracoperte, tenuti fermi con una delle reti usate per la pesca.
Al centro il focolaio al "fugher" costruito su uno zoccolo di fango secco con lati di circa 1 metro e alto "una quarta" circa 25 centimetri.
Ad una delle "tresse" -pali di sostegno orizzontali- veniva assicurata con una catena la "caina" provvista di un gancio regolabile in altezza.
Verso la porta veniva posta la tavola con le sedie "carieghe" oppure sgabelli "scagni".
La dotazione di piatti e vettovaglieria varia era ridotta al minimo, ma era sempre presente al Brunsin pentolino in ghisa su treppiedi per fare il caffè.
Nelle famiglie più abbienti era presente una cassettiera per gli abiti "l' armer".
Le immagini sacre erano presenti in quantità con prevalenza dell' immagine della Madonna di Barbana.
Una frase conosciuta da tutti i casoneri era talvolta presente subito sopra alla porta:
Primo la mota, sigondo al cason, terso la licera, quarto al pagion.
Caro Ennio, come uomo vicino alla natura ed alla essenza delle cose quale sei, cogli la necessaria saggezza del sapere conservare quei gesti e quelle conoscenze minime (che minime non sono ma sono frutto di millenni di accumulazione) che consentono di restare vivi col poco.
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