01 febbraio, 2015

Una Vita fa

E' capitato per caso.

Mentre spostavo uno scatolone per caso mi ritrovo in mano un libro, una foto. 

Tu lo guardi, un po’ perplesso, e sinceramente stupito. 

Ricordo, ricordo perfettamente quando ho  scattato la foto, ho preso il libro, ho comprato quell’affare lì.

Ma ora che te lo ritrovi fra le mani, pur sapendo che è tuo, l’oggetto, lo osservi come se non lo fosse, e non lo potesse mai essere stato: sembra una roba d’altri lasciata da chissà chi, un visitatore sconosciuto.

Qualcuno che era estraneo e certo era altro da te, faceva cose che tu non faresti oggi, e ti pare persino impossibile aver mai fatto, pensava cose che non penseresti ora, e ti sembra curioso e bizzarro aver pensato.

Perché questa idea che abbiamo una vita sola, e la memoria è il solo collante delle nostre esistenze, non è vera;  ne abbiamo tante, di vite, che si aprono e si chiudono continuamente, e noi ogni volta ricominciamo da capo. 

Facciamo la muta, come i serpenti: ogni tot anni, senza neppure accorgercene, perché è naturale. 

Dimentichiamo un po’ di noi per continuare a vivere e inventarci diversi ogni volta, ogni stagione.

E quando ci torna in mano una traccia di quello che eravamo e non siamo più, è come se ci trovassimo di fronte all’improvviso reperti di antiche civiltà di cui tutti hanno perso memoria, persino noi che le abbiamo vissute. 

Perché vivere è anche questo, cambiare, farsi scorrere addosso le cose come le gocce di pioggia sugli impermeabili: diventare estranei a noi stessi, a quello che eravamo, per stare bene con quello che siamo diventati. 

E domani? Domani chissà.

Sapevatelo!

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