01 marzo, 2015

Fotografi di un tempo - Domenico Marocco

In questi anni di frequentazione ho usato nel Blog per arredare i post, come tanti nei social-network, fotografie di Grado di una volta, quando fotografare era una vera e propria arte, i fotografi erano in pochi ed ognuno di loro era un vero personaggio.

Uno dei più bravi è  stato Domenico Marocco.

A lui e alla sua famiglia che ha perpetuato l' arte fotografica va il mio grazie per la tolleranza e la disponibilità.

Domenico Marocco fu uno dei primi fotografi a Grado (iniziò nel 1919) figlio autentico e appassionato del suo paese mise nella pratica fotografica tutto il suo amore per i vari aspetti della realtà che lo circondava.

Per far conoscere la sua opera e per mettere ordine in un archivio enorme nel 1985 il figlio Mauro e la moglie Alba decisero di organizzare una grande mostra delle immagini del nostro Domenico, mostra che, vero e proprio evento culturale, testimoniò attraverso le immagini il percorso di Grado dai primi novecento al 1950.


Grandi trasformazioni, la progressiva crescita dell'industria turistica, il paese vecchio, le opere pubbliche e i recuperi delle chiese, tutto visto e interpretato attraverso l'obiettivo di Domenico Marocco.

Stupisce poi la completezza della documentazione in una realtà come quella gradese ove, per i motivi più disparati - eventi storici, cause accidentali, incuria - ben poca documentazione storica è giunta intatta a noi,

Il plauso va all'amore filiale di Mauro che conservando le lastre del padre ha permesso che l'archivio sia ancora intatto.

Nell'occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo "Grado nell'Archivio Marocco" dal 1900 al 1950 che è esaurito ma le foto, tratte dalle lastre originali, si possono comperare presso il negozio di fotografia di Laura Marocco in Via Marina a Grado. 

P.S.: ho notato ultimamente che tanti hanno l' abitudine di firmare foto che non sono loro, non è giusto anche se le avete ritagliate o modificate, pensando che non sia nulla di male ci prendiamo tutti la liberalità di utilizzare il lavoro di altri, anche se di un tempo, ma bisogna avere almeno il rispetto di riconoscere il loro operato.

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