28 marzo, 2015

"Torsiolando" sulla diga

Ci sono giornate che ti invogliano ad uscire di casa e farti un giro per la diga.

E così "torsiolando"  piano vedo una panchina, mi siedo e guardo un po’ tutto quel che mi circonda, non ho pensieri in testa e non devo fare niente, in quei momenti lì mi sembra di annegare nell' enormità del mare che ho davanti e  il mio campo percettivo si allarga in un istante, a dismisura, e lo sento, proprio lo percepisco, di star seduto sulla panchina di una diga in un pianeta che gira su sé stesso, e mi vengon le vertigini.

Poi alzo gli occhi e dalla panchina sulla diga di Grado guardo decine di rondini che volano, virano, cabrano, turbinano, s’intrecciano, sono tantissime, sono bellissime, si muovono da sole, a due a due, in gruppo, a gruppi che s’intersecano improvvisi, planano in picchiata, prendono gli insetti al volo, seguono traiettorie ora incrociate, ora sghembe, sempre forsennate, disegni complicati, e sfrecciano, si sfiorano, a decine, che nel cielo della diga di Grado non t'immagini quante rondini ci stanno.

Io son lì, immerso in questi miei pensieri e disperso nei turbini di rondini che, rapide, si sfiorano nel cielo dell’ inizio della primavera, e il campo percettivo è sconfinato, e son proprio di quei momenti, quei momenti lì, che saltano al cervello domande importantissime, fondamentali, grandi come il cielo e complicate come i voli degli uccelli, bellissime, intriganti, ma non trovo una risposta.

Ma due rondini, da quando esistono le rondini, tra loro, si sono mai scontrate di testa? 

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