18 marzo, 2016

Cinzia e la Canzone Graisana



Magari non piace a tutti ma il Festival per noi Graisani è una seconda pelle, si vive, si soffre da protagonisti o da spettatori ma comunque sia: intensamente sempre.

A ridosso del Festival Della Canzone Gradese, un edizione speciale per la commemorazione del 50° anniversario,  ricordare una sola canzone forse non è giusto ma per me è stata una canzone speciale e lo è ancora. 
Luciano Facchinetti "Siego" ha rotto una consuetudine, si può dire che ci ha traghettato nel futuro.
Nella tradizione della canzoni graisane, fatte di amore, buoni sentimenti e tanta malinconia ad un certo punto irrompe con fragore " Cinzia";  un testo ironico e irridente, che denuncia certe devianze popolari e paesane dovute ai rapidi passi avanti della società civile scarsamente supportati da un adeguato sottostrato culturale. 

Cinzia
 è la canzone per eccellenza che ruppe con la tradizione e propose un nuovo modo di raccontare la musica popolare gradese, uno studio della prof Pozzato con una disanima semiotica (vedere link su issu, clicca qui) evidenzia il cammino che la nostra piccola comunità ha compiuto e racconta attraverso le sue canzoni. 

Cinzia


Che fa in testa a sti graisani
che par zente malcontenta,
i rifiuta la polenta
e i favela per ’talian.
Che darìe per ste contrade
co i se sforsa de esse fini,
i ruvina i fantulini
favellando per ’talian.

(rit.) Oh Cinzia, sei matta,
non mangiare la frutta tacolata,
da bravo Ottone
non colegarti di nuovo sul sabbione,
stai buono Moreno, altrimenti
altrimenti ti mazeno.

Babe duto ’l giorno in auto
le trascura la cusina
le consuma la binzina
le favela per ’talian.
Le se incarga de campari,
le favela comò i siuri,
ma i marì fa i muraduri
o i xe a cocia in mezo al mar.

Co scuminsia i primi coldi
i se fita ogni logo
i te vive leto e fogo
e i fa cache in bucalìn.
I se missia coi turisti
i se veste in gabardin,
cu xe nato in Culdemuro
e cu xe nato in Strunsulin.

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