La vecchia foto della scuola elementare con il mio amato maestro Grego mi fa ricordare una figura assai più perturbante della mia carriera scolastica alle medie: l’assistente sanitaria.
Non me la sono mai dimenticata.
Era sulla cinquantina, piccola e dalla faccia dura e rugosa come quella della Cosa dei “Fantastici 4″.
Capelli corti e neri e rossetto sempre sbavato sugli incisivi radi.
Sempre in camice bianco che più bianco non si può.
Poveretta, magari in privato era una pasta di donna che coccolava i nipotini a forza di pane e nutella, ma mi terrorizzava.
Poteva arrivare in classe in qualunque momento della mattinata e non si faceva annunciare, faceva irruzione.
Spalancava la porta con la stessa grazia che avrebbero usato i Carabinieri, gracchiando:
“Visita medicaaa!”
Da quel momento poteva capitarti la grattata al sangue per la tubercolina oppure una di quelle schermografie, fatte nel cortile della scuola con l’unità mobile, che andavano così di moda negli anni ’60, fregandosene bellamente delle conseguenze delle radiazioni su di noi piccoli angeli.
Mi viene da ridere a pensare che oggi, dal dentista, per una lastrina ad un molare escono tutti dalla stanza e tu rimani lì con dieci chili di piombo a grembiulone addosso che ti ricopre dal collo ai piedi.
Allora si andava più per le spicce.
Due, tre proiezioni ciascuno, e avanti il prossimo.
E’ strano che noi, di quegli anni, non siamo fosforescenti al buio.
Il potere dell’assistente sanitaria sulla tua salute era quasi assoluto e, ovviamente, tutto ciò che ti faceva: punture, lastre e visite, comprese le sgridate e gli scappellotti (allora usava, mica c’erano i genitori di oggi), perché a volte, in quanto bambino, ti capitava di piangere, era per il tuo bene.
Ti faceva male ma era necessario e non si doveva discutere.
E naturalmente consenso informato firmato da entrambi i genitori sempre pronto... Sinó no se feva ninte... 🤔
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