03 ottobre, 2016
Le parolacce
L' uso e l'abuso del turpiloquio è ormai generalizzato e sempre più utilizzato dai media televisivi, per far crescere il livello di attenzione, e dai giovani la cui espressività è ridotta ai minimi termini e viene completata dalle parolacce.
Un' altra cosa molto fastidiosa è la predominante informalità:
ci si dà del tu, ci si veste a prescindere dalle situazioni, ci abbracciamo e ci baciamo anche se la conoscenza reciproca è fresca di qualche ora, e naturalmente parliamo anche come ci pare.
Ogni mutamento di costumi andrebbe giudicato non per la sua (presunta) immoralità, o perché differisce da precedenti ortodossie, ma per quanto aggiunge (o toglie) alla comunità, per quanto la arricchisce o la impoverisce.
La Parolaccia dilagante mi preoccupa non perché sia oscena, ma perché è banale e rivela una paurosa involuzione della lingua.
Se le parolacce si aggiungessero a un lessico ricco e fantasioso, non mi darebbero eccessivo fastidio.
Il problema è che ogni parolaccia dà la netta impressione di prendere il posto di concetti, ragionamenti, frasi che comporterebbero sapienza e fatica.
Le parolacce sono comode, segno di pigrizia più che di maleducazione, di ignoranza più che di trasgressione.
Credo che l’ informalità contemporanea sia una reazione quasi fisiologica al formalismo pre 68.
Seppure fastidiosa e spesso fuori luogo, l’ informalità dei modi è un passaggio quasi obbligatorio da una società formalista ed escludente ad una società democratica e inclusiva quale vuole essere la nostra.
La vivo come una faticosa fase di passaggio: un nuovo ordine (e una nuova educazione, e nuove buone maniere) è auspicabile, e tutti o quasi lo stiamo aspettando.
Nessun commento:
Posta un commento