Rilancio con piacere il ricordo di Antonio Boemo (Piccolo) aggiungendo per completezza:
Don Sebastiano Tognon, parroco di Grado dal 1913 alla sua morte nel 1956, Graisan, primo e unico autentico figlio di popolo, Monsignore della Curia Gradese, rischiò seriamente di vedersi rifiutare come parroco da Grado, perchè il Comune nel 1909 investito dal Vescovo di Gorizia dell'esercizio del diritto di scelta tra due candidati (Ius Patronatus), optò per il candidato friulano.
La curia rifiutò e nacque una brutta storia di denunce che sembra gossip dei nostri giorni con partigiani di una parte e dell'altra e che finì appena nel 1913 con l'accettazione del Consiglio Comunale di allora.
Oggi ricorrono i 60 anni dalla scomparsa di monsignor Sebastiano Tognon. L’anno dopo il suo posto fu preso da monsignor Silvano Fain scomparso il 19 settembre del 1998. Nell’avvicendamento subentrarono quindi l’amministratore parrocchiale don Gianfranco Gregori e poi monsignor Armando Zorzin che proprio recentemente, dopo 17 anni, è stato destinato ad altro incarico (è il vicario della Diocesi). Al suo posto è giunto l’attuale parroco monsignor Michele Centomo.
Lo scomparso del quale si ricordano oggi i 60 anni dalla scomparsa, monsignor Sebastiano Tognon, è considerato a Grado quasi come un eroe avendo salvato il tesoro della basilica. Andando contro ai suggerimenti dell’arcivescovo di Gorizia, monsignor Borgia Sedej che indicava come posto sicuro Gorizia, il parroco fece fare invece dal falegname Ermacora Zuliani che abitava di fronte alla parrocchia. Una botola nel pavimento del pianoterra della casa dove di notte trasferì mettendolo al sicuro il tesoro.
Solo che lo Zuliani, così ricordava Ferruccio De Grassi nel suo libro “All’ombra di San Michele”,
accanto al tesoro aggiunse una baionetta austriaca che apparteneva al figlio che combatteva come ufficiale nell’esercito austro ungarico. Fatto sta che i carabinieri che si recarono a controllare attentamente l’abitazione subito dopo la visita a Grado del Re, trovarono il tesoro e la baionetta e internarono immediatamente tutti.
Il parroc ofece tre mesi di prigionia ad Alessandria e quindi fu trasferito a Firenze. I carabinieri riportarono il tesoro in basilica custodito dagli stessi ma poi finì a Firenze prima di ritornare a Grado nel 1919.
La foto che pubblichiamo qui sopra è del 1955 e si trova esposta nella sacrestia della basilica di Sant’Eufemia.
La lunga ricerca dei nomi dei chierichetti (ne mancano solo due) è stata fatta da Vermiglio Trevisan meglio conosciuto come Maurizio. Questi i nomi dei “zaghetti”.
Ennio Clama, Giuseppe Facchinetti, Gianbattista Di Mercurio, Mauro Tognon, Luigi Raugna, Giovanni Corbatto, Giorgio Raugna, Rudi Dovier, Bernardino Facchinetti, Gioacchino Raugna, Mario Boemo, Mario Sanson, Fiorenzo Marchesan, Robertino Bottin, Gianmarco Gregori, Giovanni Marocco, Nicolò Clama, Carlo Boemo, Giovanni Cester, Valerio Pastoricchio Ferruccio Tognon, Manlio Grigolon, Enverio Gimona, Sergio Marchesan, Gianpietro Facchinetti, Giovanni Marchesan, Francesco Tomasini, Giuseppe Raugna, Ennio Vadori, Valdino Diust, Mario PInatti, Giovanni Troian, Stefano Benvegnù, Renzo Bottin, Claudio Svettini, Biagio Marocco, Giancarlo Corbatto.
La foto al completo:
completiamo l'immagine : a sinistra DON TURRI e a destra il sacrestano LETO
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