30 giugno, 2017

Grado - Le Meridiane


Grado è cittadina a misura d'uomo e camminarci è probabilmente il modo migliore di godersela in tutte le stagioni.

Ho preso l'abitudine di guardarmi attorno, per rallentare stà strana vita che ti da si più anni da vivere, ma in fretta, cosicchè non gusti nulla di quello che ti scorre vicino.

Ho così visto le meridiane di Riva S.Vito.




La prima storica e in marmo del 1916 con dedica alla vittoria e al ritorno all'Italia di Grado e 
la seconda stupenda disegnata sulla parte dell'ultima casa della via con l'arredo di una frase bellissima : 

Fin che 'l sol se leva
infiora al mondo

con le coordinate di Grado.


Dall'altra parte del porto, visavì, una grande meridiana sulla facciata di un condominio con un incipit di Biagio Marin :
Verzo le vele al vento
pien de stele,
navigo sensa rota
drento la note imota.
E Penso che gargun me speta...
Le meridiane sono il modo più antico per segnare il tempo che scorre e ti danno una sensazione fisica di movimento; è quasi magico veder scorrere in modo naturale il tempo che passa scandito dal lento scorrere dell'ombra che segue fedelmente il sole.

Bello e da provare, qualche bella mattina sul porto, gustando fino alle interiora lo spettacolo della tua vita che si disegna sulla parete di una casa, così impari ad andar piano e palpare fisicamente quello che hai attorno.  

28 giugno, 2017

Paolo Gregori "Campana"

SE n'è andato anche lui.
E' Morto Paolo Gregori "Campana", un pezzo della storia di Grado, colonna portante della comicità gradese e della Compagnia Spettacoli Viaggianti  ha raggiunto gli amici.

A Grado la cultura squisitamente locale è sempre stata gestita da gruppi spontanei, associazioni o dal volontariato, mentre le Istituzioni se ne sono tenute alla larga.

La cultura popolare è sempre stata considerata come una cenerentola rispetto ad altri settori della vita cittadina, ma è l' unica ad avvicinarsi sul serio alla gente perchè dalla gente viene espressa, viene alimentata da questi gruppi.

Uno di questi La Compagnia Spettacoli Viaggianti, composto da amici con le loro famiglie, s' era fatto carico dal 1980 di praticamente tutto quanto era partecipazione popolare a Grado:

Il Festival Della Canzone Gradese, Il Carnevale dei Bambini, Grado Teatro, le visite agli anziani di Casa Serena.

L'animatore principale di questo gruppo è stato Giglio Boemo detto "Al Zalo" couadiuvato, da Ciso Medeot, Pino "Sima" Marchesan, Giovanni Marchesan "Dotor", Licinio "Tre Rece" Tognon, Paolo "Campana" Gregori, Tommaso Pezzano e dalle rispettive mogli.


Spero siano contenti che per ricordarli meglio uso spezzoni di filmati d' epoca girati da Lorenzo Boemo che testimoniano la preparazione e la festa del Carnevale 1981.
Momenti felici.

27 giugno, 2017

Miracolo Lagunare

"Nel ciel che più de la sua luce prende 
fu’ io, e vidi cose che ridire 

né sa né può chi di là sù discende"  - Paradiso



A volte l' immagine del paradiso esiste nelle piccole cose e dura attimi ma, se riesci a coglierli e a  descrivere le meraviglie del tuo paradiso così come le vede il tuo cervello, magari non vivrai la loro realtà miracolosa, ma la loro forza, quella si.

E così pensi, durante un' immersione in una vasca di acqua dolce corrente a 32 gradi,  trasognato sul prato curato di una Valle in Laguna di Grado.


Immersione da sogno con effetti collaterali di dimagramento istantaneo in un' acqua ripiena di bollicine  in cui  c'è oltre ai due gas disciolti, l'ossigeno e l'anidride carbonica, una piccola parte di gas metano  si occupa di te, di lisciare con dedizione il tuo corpo per riformattarlo meglio. 





Il tutto in un sole pulito, caldo ma non afoso, con attorno scorci di Laguna fantastica e con il sole che perde forza via via che tramonta:

E' questo il Paradiso che voglio, il Paradiso di un Dio che mi hanno trasmesso e in cui ho imparato a credere.

E' un Dio che ama e sa farsi amare, il Dio delle piccole e grandi cose, il Dio di tutti. 
 


N.B. si tratta di sogno eh !, non c'è nessuna fonte miracolosa e il dimagramento è solo virtuale.

25 giugno, 2017

Vie d' Acqua 2 -



Completo il post sulla Litoranea Veneta, via d' acqua importante ma trascurata anche se pubblicata su tutti i Portolani di Navigazione Marittima, vediamone la storia. e le funzioni.

Chi ebbe maggior cura in tempi assai lontani non solo della viabilità interna via acqua, ma dell’intero sistema idrico e lagunare fu la Repubblica di Venezia. 
Un riferimento giuridico remoto sulla demanialità delle acque delle lagune veneziane e gradesi si trova nel "Codex publicorum" detto anche "liber o memoriale comunis venetiarum"

Capitolare del Magistrato del Piovego, voluto dal Maggior Consiglio nel 1282, che raccoglie 130 sentenze prese dopo sopralluoghi e testimonianze e che investono anche la materia delle acque pubbliche, "dei canali navigabili", rii, paludi, canneti, boschi e terre da Grado a Venezia e da Venezia a Cavarzere, dal decimo al quattordicesimo secolo.

La Litoranea Veneta fu il risultato di un ben combinato assieme di quantità di tracciati lagunari, di tronchi inferiori di fiumi diretti al mare allacciati tra loro da canali artefatti da vecchie e nuove costruzioni, che, opportunamente lavorati, dovevano servire per la navigazione di natanti di stazza fino alle seicento tonnellate.

Tale sequela di canali naturali e non, troppo solidi per essere navigati, troppo liquidi per essere coltivati, vennero dragati e spurgati. 

Lavori importanti vennero fatti all'interno dei canali di attraversamento nei vari periodi, come ad esempio la costruzione di due conche di navigazione in Bevazzana-Baseleghe durante la prima guerra mondiale che permisero di valicare il Tagliamento. 
La Litoranea Veneta servì anche ai pontoni armati e il naviglio leggero al servizio del III° Corpo d’Armata che lasciarono Bevazzana-Baseleghe ed i Lovi per portarsi più in giù verso il 
Piave Vecchio ed oltre nella valle di Dragojesolo, durante la ritirata nell’autunno del 1917.

Se ripristinato, in maniera efficiente e valida, questo lungo tragitto fluviale, che è un percorso navigabile, dato dal sistema di canali che compongono la Litoranea Venetasi scopre come itinerario che non ha uguali in tutto il Mediterraneo; in grado di offrire due momenti importanti all’economia: uno per un ruolo di riequilibrio funzionale nei trasporti attraverso in sistema idroviario che a livello nazionale non arriva neanche all’1 per cento e l’altro rivolto al turismo da diporto messo in contatto con realtà ambientali, naturalistiche e storiche affascinanti, quali le lagune di Marano e Grado, Bibione, Caorle e di Venezia; i resti archeologici di Aquileia, Concordia e le ville venete del Brenta.

Un primo passo in questo senso è stato già fatto dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che con una apposita legge regionale ha costituito il Consorzio Litoranea Veneta elevandolo a vero e proprio braccio operativo nel settore idroviario e delle acque interne con il compito di intervenire per assicurare la navigabilità dei canali e l’accesso alle conche, oltre ad assicurare uno standard informativo e di sicurezza ai naviganti, provvedendo alla necessaria segnaletica e promuovendo l’arredo delle vie d’acqua con la realizzazione di piccoli porticcioli, attracchi, servizi di rimessaggio, rifornimento e assistenza al turismo.

Sulla scia di quanto fatto dal Friuli Venezia Giulia, anche il Veneto sta muovendosi in questa direzione.

La volontà di ricomporre il collegamento fra Trieste, Monfalcone, Grado, Lignano, Bibione, Caorle, Jesolo per giungere a Venezia e proseguire poi per le foci del Po, trova forza quindi in due distinti comparti: il turismo e il trasporto delle merci. 

La Litoranea Veneta può tornare ad essere un mezzo per la sua utilità economica e per scoprire le bellezze costiere di due Regioni, Veneto e Friuli bagnate dall’Adriatico. 
 


Ora speriamo, ma non ci conto molto, che alle parole seguano i fatti.
Parola rimanere fiato, sapevatelo !

24 giugno, 2017

Da Venezia alle foci dell' Isonzo- Una via d' acqua


Esiste in Italia un sistema idroviario che si sviluppa nella lunghissima estensione dell’entroterra costiero nella nostra penisola ed inoltre con maggior continuità attraverso le vie fluviali interne. 
Nell’area padana e veneto-friulana comprendente tutto il nord del mare Adriatico, fin dai secoli lontani ha assunto notevole importanza la famosa via d’acqua:

 "Litoranea Veneta"

Essa è stata nel tempo un sistema fluviale di navigazione di grande importanza e sviluppo per i trasporti e per i commerci dal golfo di Trieste a quello della laguna di Venezia.

Un sistema di canali navigabili all’interno delle lagune, l’attraversamento e il percorso di tratti di fiumi che sfociano nell’Adriatico, ha permesso fino a qualche decennio fa la navigazione da diporto dalla laguna di Venezia a Punta Sdobba, proprio alla foce del fiume Isonzo.
Ciò è stato possibile fin dai tempi più lontani ed ha avuto momenti di grande sviluppo soprattutto dall’età medioevale in poi.

La Litoranea Veneta come via di comunicazione inserita in un vasto territorio dalle caratteristiche prettamente lagunari, assunse un ruolo di idrovia facilitante i trasporti interni tra la Serenissima, Caorle e Marano. 
Una appendice di ulteriore estensione raggiunse poi per altre vie, Trieste ad est e fino al delta del Po a sud, nei secoli di maggior utilizzo, sia durante il Patriarcato che nel periodo della Repubblica di Venezia cui le terre appartenevano.

Allora, Portus Gruarius (Portogruaro), Portus Tesana (Latisana), Portus Naonis (Pordenone) e Marano, per citarne alcuni, costituivano attivissime realtà operanti e punti di raccordo e d’incontro tra le genti del nord con le loro merci ed i marinai che provvedevano ai trasporti marittimi sull’Adriatico ed oltre.

Questo lungo biscione navigabile in parte formatosi nella morfologia stessa del terreno paludoso ed in parte costruito dall’uomo, scorporando tra loro una miriade di canali e di intersecazioni di corsi d’acqua ha permesso, oltre ad assumere una importanza economica e sociale evidente per la zona, anche la delimitazione dell’ambiente vallivo, la riorganizzazione della pesca nelle valli ed un assetto delle superfici costiere comprendenti specchi d’acqua arginati, stagni, laghi, lagune, bacini salsi o salmastri.

La Litoranea Veneta, che ha come inizio naturale la laguna di Venezia (anche se la navigazione interna si può spingere fino al Po), prosegue verso il Porto del Lido e attraversando i Canali "dei Tre Porti", "Pordelio" e "Casson", tocca il primo fiume che è il Sile. Si immette poi nei Canali: Cavalla (ponte mobile su barche presso Cortellazzo) Revedoli, Largoa, Comunessera, dell’Orologio e Saetta e attraversando Bocca Volta prosegue nei Canali: Nicessolo, del Morto, Baseleghe, Cavanella, dei Lovi, Lugugnana, Cava Nuovo, Cava Bevazzana (Tagliamento Lovato, dei Pantani e dei Lustri fino alla Bocca Tre Canali e Allacc. S.Andrea. 
Si immette di nuovo sui Canali Zellina e Muro,  attraversa Porto Buso giunge al Canale Anfora Vecchia e al Taglio Nuovo.

La Litoranea Veneta, già in territorio gradese, si identifica poi con i Canali: 
delle Mee, di S.Pietro Dorio di Grado, dell’Uomo Morto, di Barbana (S.Maria di Barbana), Zemolo, Taglio Cucchini, Ponte dei Fensi (girevole), per finire il suo tragitto nel Canale Isonzato che a sua volta si immette nell’Isonzo
Da qui si può giungere poi fino a Trieste traversando il Golfo di Panzano. 


Ora questa maestosa e storica via d' acqua sta soffrendo pesantemente, trascurata dalle Istituzioni, per la parte che riguarda Grado sta diventando quasi impraticabile, con il Taglio Nuovo quasi del tutto tombato e con l' attesa del solito miracolo della Madonna che renda praticabile il canale di Barbana per il Perdon  (quest' anno in pesante ritardo).

Le previsioni di marea per domenica prossima non sono favorevoli, una bassa marea che copre tutto il periodo dell' andata e del ritorno dei pescherecci renderà la gestione difficile ai capibarca, incrociamo le dita.

23 giugno, 2017

Caneo e casuni


Il disegno è opera dell' Architetto Dario del Zotto, tratto dalla sua tesi di laurea.
L' origine  del Casone come abitazione nell'ambito lagunare  nasce dalla stessa storia della nostra gente 'graisana'  che per necessità , viste le estreme condizioni di povertà della vita in paese, ha fatto  virtù ed é migrata con le famiglie nell'ambiente più vicino e conosciuto - la Laguna.

Il casone nasce come costruzione fatta con materiali poverissimi , fango e canna,  protetta dalle piogge e dai venti dalla straordinaria capacità della canna lagunare di essere nello stesso tempo traspirante verso l'esterno ed impermeabile verso l'interno.     
  Lo stesso casone, pur nei fatti costruttivi salienti, sia semplicissimo ha delle regole costruttive ben precise,  a tal punto che esistevano dei veri e propri specialisti nella posa in opera della canna necessaria che richiedeva  tempi di raccolta, stabiliti dalla tradizione ,  validi tutt'oggi.

Leggiamo queste istruzioni costruttive scritte da casoneri specialisti:

Per fà un casòn, la prima roba che bisogneva fà, gera quela de alsà la mota: bisogna sempre prevignì le alte marèe e le aluviòn che le poi vignì in varie stagiòn. 
Dopo se scuminsieva a ghità pière, ruvinàssi se protegèva la mota e se piantèva duto in torno i tamarisi perchè co' le radìse se tignìva salde le rive. 
I casùni i gera grandi  massimo 9x6 metri. 
  Prima se costruiva la strutura con pali de agass, se pianteva i colomeli ligai co le masse che le finiva in alto su la giona.
Per coverselo se meteva tanti massi de cane  tignue da le natole, ligài col speo e fil de fèro e mìssi un vissìn de l'altro. 
Sul teto se mete i cupi de cana e  ne vièn messo quasi quatro man. 
Le cane che va messe per prime le vièn pusae coi penàci in alto, dute le oltre invesse le vièn mèsse all'incontrario coi penàci in basso, cussì la piova la score più ben. 
I ultimi massi de cane, sia de una parte che dall'altra i se incontreva  fando comò una  x.
Solo de sora de la giona vien messo per duta la longhèssa del colmo, tanti massiti de càne per la dressa.
 Per capèlo se mete un’ oltra serie de massiti de cane in pie, co' le ponte mese da una parte e mese de l’ oltra, e cussì se fà i pupuli. 
Per fà durà de più al casòn, la porta del recul la deve esse sempre a ponente, al riparo dela bora. 
La pariana de levante i la fèva un poco tonda per diminui la forsa de le raffiche del vento.
 In mèso gèra al foghèr per scoldà e per fà de magnà, in fondo gèra al pagion per dormì. 


In foto Vitige Gaddi che porta la quota di canna da aggiungere annualmente al suo casone

21 giugno, 2017

La Piscina Italia e Grado Nostra



Ricevo e pubblico questa lettera aperta:


ASSOCIAZONE “GRADO NOSTRA”
- Sodalizio di cattolici gradesi -


Al Gentile Signor
Marco Braida
Delegato Coni
GORIZIA

PISCINA ITALIA – Lettera aperta
C’è una cosa assai grave che riguarda lo sport a Grado. Negli Anni Cinquanta era sorta per pura passione una squadra di nuoto, l’Anitra. 
Allenamenti e gare nel canale dalla schiusa tra gli scarichi 
di acque reflue. Con la loro passione i ragazzi dell’Anitra, gradesi ed esuli istriani, stupendo connubio di quegli anni, raggiunsero la Serie B nel campionato a squadre, sfornando anche qualche bel talento di livello nazionale come Lelo Rossi, preso all’epoca nella grande squadra 
della Fiat di Torino. 
Per premiare giovani di Grado così determinati nello sport, 
al punto da creare anche una vera e propria scuola per i giovanissimi, sotto la grande guida del compianto Prof. Marco Pozzetto, l’Amministrazione comunale costruì nel retrospiaggia una bellissima piscina regolamentare di 25 metri, con adiacente piccola piscina per l’insegnamento dell’esercizio natatorio: 
il tutto tra il verde, spogliatoi, ampi spazi per prendere 
il sole, vari servizi eccetera. 
Una struttura molto bella che è stata lasciata decadere 
togliendola cosí allo sport di gradesi e ospiti (era unica a Grado). 
Ma non solo: negli anni la piscina era anche diventata una 
stupenda attrattiva per i giovani festanti di spiaggia e 
dava modo di giustificare la spiaggia di Grado a pagamento, 
potendo dimostrare che il modesto prezzo del biglietto, oltre all’ingresso in spiaggia e agli spogliatoi, dava diritto all’accesso gratuito all’area ombrosa del Parco delle Rose e, appunto, 
anche alla piscina, che essendo stata inaugurata nel 1960 per il Centenario dell’Unità, venne intitolata giustamente Piscina Italia, anche in riguardo ai numerosissimi irridentisti gradesi, taluni morti eroicamente.
 Ora è passato il 150.mo dell’Unità. Sarebbe stato un buon 
motivo ideale ed etico per ristrutturare e migliorare la 
piscina di Grado, magari ingrandirla per accogliere grandi manifestazioni. 
Ma cosí non è stato: l’idea, che serpeggiava sin dal 2008 è di farne… parcheggi! D’accordo anche la Regione, pare, 
per far spazio a un palazzo termale ex novo sopra l’esistente retrospiaggia.
 Già allora nel 2008 e, poi, in varie occasioni, l’Associazione Grado Nostra evidenziò in vari modi il grave danno per Grado e il suo futuro (sportivo-educativo per i giovani e turistico-economico per tutti), che viene a costituire la gravissima idea di eliminare la Piscina Italia e intaccare il verde e verde sportivo del parco di retrospiaggia e il retrospiaggia stesso, le sabbiature, solarium, servizi, ecc. Ma sinora sembra andare politicamente ancora avanti il parcheggio senza che nessuno vi si opponga con decisione, ragione per cui la presente lettera aperta viene inviata al Delegato del Coni, 
date le sue competenze, e sopratttutto perché è assolutamente verosimile pensare che la Piscina Italia di Grado sia stata costruita col contributo proprio del Coni che, pertanto, ha primaria voce in capitolo da far sentire a tutti. Cancellando una alla volta la qualità specifiche di Grado per farne parcheggi, andrà a finire che non 
ci sarà più bisogno di parcheggi in una Grado non più ambita 
come ieri e, in parte, com’è fortunatamente ancora oggi. 
Ma domani?

Cav. Augusto C. Marocco
Presidente di Grado Nostra

20 giugno, 2017

Uomini di Grado: Vigilio Degrassi



Un personaggio importante di  Grado e come al solito -"Nemo propheta in patria" -prontamente dimenticato è stato : Vigilio Degrassi  che nasce nel 1889 e fin da ragazzo dimostra un grande interesse per la storia locale, si laurea in architettura ed in ingegneria, lavorando poi con il fratello Placido, ingegnere.

Vigilio era il frutto del legame fra i De Grassi, gli Scaramuzza e i Marchesini, famiglie della "Bala de Oro" - i Comandauri, tutte le grandi decisioni riguardanti la nostra comunità, per oltre un secolo, passano per le loro teste, ma Vigilio si sottrae a questa logica di potere, è un sognatore un progettista di futuro e per lui il futuro era solo Grado.

Un uomo che Grado ha quasi dimenticato l' Arch. Vigilio Degrassi (1889-1967). 

Eppure si deve a lui e alla sua opera quasi tutto ciò che fa di Grado una cittadina moderna.
Il Ponte Grando, Le Colmate (Stiusa, S.Vito, Città Giardino), il risanamento di Gravo Vecia, il primo Piano Regolatore di Grado. 

Da grande amatore archeologo collaborò al restauro di S. Maria delle Grazie al ripristino degli interni antichi di S.Eufemia, al ritrovamento e recupero delle tombe romane che si possono ammirare all'esterno della Basilica.

Architetto, ingegnere, archeologo, geologo, urbanista, pittore e umanista.

Vigilio De Grassi è stato tutto questo e forse anche di più, con il suo lavoro ha lasciato un segno decisivo nel tessuto urbano del nostro paese.
La poliedricità è stata senz’altro la sua caratteristica saliente, accompagnata da una formidabile intuizione, intesa come attitudine a capire prima e meglio di altri ciò che serviva a Grado in una fase importante del suo sviluppo urbano. 


Si può dire non ci sia stato un campo in cui non si sia cimentato, dando prova di una conoscenza a tutto tondo. 


Egli fu, ad esempio, il primo ad aver redatto una carta archeologica lagunare, impegnandosi meticolosamente in una ricerca in ambiente difficile per i mezzi dell'epoca. 
Si sa poco di questo suo lavoro, in quanto Vigilio era molto restio a fare sfoggio del suo sapere. 


Ciò che invece è molto chiaro è l’impronta che ha lasciato su ogni suo progetto, riassumibile nell’intenzione di rispettare il volto di Grado, che spesso era stata «deturpata da sovrastrutture barocche» --al dovarave veghe 'desso-.


Come ispettore archeologico onorario, supervisionò i lavori di ristrutturazione delle tre chiese cittadine, la Basilica di Sant’Eufemia, il Battistero romano e la Basilica di Santa Maria delle Grazie, riportandole alla loro antica nobiltà.


Vigilio De Grassi fu spesso impegnato nella progettazione di alberghi, simbolo di un centro che stava cominciando a puntare molto sullo sviluppo turistico, ad esempio l’hotel Metropole (1924) e l’hotel Adria. 
Progettò lo stabilimento idroterapico (1930), all’epoca fiore all’occhiello non solo in ambito regionale. 


Ciò che colpisce maggiormente di tutta la sua produzione è il filo logico che unisce tutti i suoi lavori e la sua unica capacità di realizzarli sulla carta addirittura prima che gli venissero commissionati. 


Ne sono un esempio i progetti dell’autorimessa Savoia (1934), del ponte Littorio (1936) e della linea ferroviaria fino a Belvedere (mai realizzata), tutti accomunati dall’idea di consentire ai turisti di recarsi a Grado sempre più numerosi. 


Fatto salvo però il volto originario della città che egli aveva a cuore e che si impegnò a salvaguardare. 
Non puntò allo sviluppo turistico ad ogni costo e fu molto attento a tutelare l’estetica della città e le esigenze dei suoi abitanti, volontà presenti nel piano regolatore, che Vigilio progettò nel 1920 e nel  1956.

Beh! un uomo simile nessuno lo ricorda, se non modeste iniziative, quasi sempre "de foresti" e la città non ha saputo dedicargli nulla se non una modesta targhetta fatta mettere dal maestro Dino Facchinetti sul fianco della Chiesa nel giardino del Battistero con le tombe romane da lui recuperate in mare che la circondano.


Un innamorato del suo paese che viveva in funzione e solo per esso.


Nei lavori che periodicamente eseguiva in Laguna scoprì reperti di origine romana che catalogò e si preoccupò non andassero dispersi.


Un uomo simile dovrebbe avere il busto all'ingresso del Comune e invece, come sempre succede, è dimenticato.

Incrocio le dita perchè non voglio gufare ma  speriamo almeno abbiano il buon senso da dedicargli il costruendo? Museo del Mare.


18 giugno, 2017

Arenicola



L' immagine è in Gif e fa parte di una serie per vederle tutte cliccateci sopra

Fa piacere ogni tanto rendersi utile, Lorenzo Boemo mi chiede l' origine di quei mucchietti di sabbia fuoriusciti dalla sabbia a spirale che si vedono a "ciapi" durante la bassa marea sulle nostre spiagge, profittando così per mandarmi un "ciapo" di foto molto belle ed esplicative. (vedi sopra)

Si tratta dell' Arenicola.

Sono grossi vermi marini che vivono  in tubi o gallerie scavati nella sabbia, caratterizzati da numerose paia di branchie ramificate sui segmenti che sporgono dal tubo. 
Le arenicole si nutrono di limo, vengono usate dai pescatori come esca e passano il tempo realizzando una specie di costruzione che assomiglia ad un mucchio di corda raccolto a spirale fino a formare un piccolo cono capovolto.

  Ma  sulla spiaggia si trovano anche un’infinità di conchiglie, qualche volta carcasse di pesci spiaggiati, oltre ad un’infinità di granchi che qui sulla spiaggia sono indaffarati a fare un buco nella sabbia e circondarlo di tantissime palline di sabbia.

La marea, poi cancella tutto e ripristina il fondo marino preparandolo per il momento successivo di bassa, in un continuo riproporsi. 

 E' il continuum della vita.


17 giugno, 2017

Un Alieno a Grado E.T. - Edi Tonon


Nella foto Edi Tonon con Nilla Pizzi in una delle edizioni estive del Festival della Canzone Gradese 

Si sa che la nostra gente è  umorale, navigatori e poeti a  "la biondodio" ma Edi Tonon  li batteva tutti.

Un uomo controcorrente, fine umorista e poeta, pareva lottare ogni giorno per non affondare inghiottito dalla vita quotidiana.

Ma nei suoi scritti, nelle sue poesie diventava un fulmine di guerra, rapido a cogliere l' umore della piazza a tracciare con la penna un affresco della vita del paese, a cogliere le incongruenze del quotidiano e trasformarle in risate per "sfiapà" la tensione.

Edi Tonon fu un vero figlio di Grado , con pregi e difetti, da prendere o lasciare. 
Un talento incredibile per la poesia, le storie. 
Una sensibilità straordinaria, che probabilmente lo faceva soffrire, lo ha portato a descrivere con grande ironia tutto quanto lo circondava senza risparmiare neanche se stesso.

E.T. un alieno caduto a Grado confondendo  "al Palù" con una Laguna Lunare, uno dei grandi autori delle canzoni gradesi che ancor oggi cantiamo, ottanta e più premi letterari in giro per l' Italia, scenografo e regista del Teatro Gradese.
Ci ha lasciato non molto ma aveva un enorme talento,testimoniato anche da Biagio Marin
Resterà comunque sempre nel cuore di tutti i veri "graisani " per il suo modo gentile e distaccato di vivere una vita difficile senza mai farlo a pesare a nessuno.

Il suo libro più bello "Giosse de un tempo amaro" stampato dall'  Associazione Grado Nostra.

Oltre alla ormai classica "Che Bala, Mamuli che bala", questa definisce l' uomo:

Egoista

Volaravo una casa in Gravo vecia
nova de drento, neta, ma de fora
sensa tocà,
che la restessa vera.


E v'he drento un logusso duto mio
co' le gno carte, i libri e i gno pinsieri
e vive là,
proteto da quii muri.


Ogni tanto 'ndaravo per le strae
a saludà i amissi, che i ze tanti,
per domandai
se duti i ze cuntinti.


Vivaravo felisse in quel logusso
sensa che 'l vogio mio cognossa el pianto,
sempre cussì,

spetando el gno momento.

15 giugno, 2017

Mio Bis.Bis.Bis Nonno Lunius



Tempo fa  pubblicai un 

scrivendo qualche verità mista a facezie come mia consuetudine.
Il mio parente acquisito Bruno Scaramuzza però mi ha  ricordato che l' origine della mia famiglia è quasi sicuramente romana, anzi i miei progenitori sarebbero stati quei soldati romani mandati a guardia dei confini e a fine ferma premiati con il dono della terra.

Devo dire che questo fatto mi inorgoglisce molto, perchè detto da uno studioso ed esperto di storia gradese e porta le mie origini in un' area nobile del nostro passato.

Questo il memorandum di Bruno:

Enio, ma perchè tu vol esse gnievo dii celti, quando bastarave fate 'l esame de 'l DNA pre inparà cu zè i tovi avi driti: i latini o, forsi, oltre antiche tribù italiche 'rivae qua da noltri (in Italia intendo) mundi , mundi prima dii celti. 
Aquilea la zè stagia rifondagia da soldati romani e a soldati romani zè stao donao duto 'l nostro teritorio. 
Adesso capita che a to "nono", un centurion, zè stao dao, più de domila ani fa, 'l fondo che da 'l sovo nome zè stao nomao Lugnan (l'attuale Lignano, tanto per capirci). 
'L tovo parentao più autentico magari tu lo cati, dizemo, a Lugnano in Teverina (graziosa cittadina umbra nei pressi di Terni) o a Lugnano, frazione di Vicopisano, Pisa. 
Senti, senti cosa scrive tale Emanuele Repetti, nel 1835, sotto la voce «Lugnano» in Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Volume II, A. Tofani, p. 931: 
L'origine di Lugnano viene fatta risalire al periodo romano, in quanto è ipotizzato che il toponimo sia da includere tra i prediali romani che fiorirono a partire dall'80 d.C., quando il territorio pisano fu suddiviso in appezzamenti agricoli distribuiti ai veterani dell'esercito. 
Il toponimo è così da interpretare come fundus Lunianus, ovvero "terra appartenente al colono Lunius". 
Poi ancora, per non farti mancare nulla, da studi archeologici sembra che il primo insediamento di Vazia risalga a circa il 1200 a.C. ad opera dei Pelasgi. 
La città fu probabilmente abbandonata dai suoi ultimi abitanti, nel corso del VI secolo d.C., che si trasferirono sui monti fondando Lucinae Fanum, l'attuale Lugnano in provincia di Rieti.
 I Pelasgi, secondo la Treccani, erano una popolazione abitante la Grecia e altri territorî (Caria in Asia Minore, Creta, Sicilia, Italia meridionale, Etruria, ecc.) in un periodo anteriore all'immigrazione in Grecia delle genti elleniche. Enio,  lassa perde i Celti, xe megio.

Capio, me cato ad avè progenitori rivai direttamente dalla guerra di Troia.   
Me PIASE  Ennio Lugnan  nipote di Lunius (quel in foto)