05 novembre, 2017

Ad Sonum Campanae




La situazione odierna di Grado mi fa  ricordare che  un tempo l' amministrazione della cosa pubblica era una cosa seria e che il popolo non era mai oppresso ma semplicemente regolato e poteva partecipare liberamente e contestare l' eventuale sopraffazione.
A tale proposito  è interessante ricordare lo storico richiamo:

 "ad Sonum campanae" 

"La Comunità di Grado chiamata a raccolta dalla campana e dal banditore del Consiglio si raccoglieva nella sala del Palazzo del Conte."

Questo sistema di gestione della cosa pubblica a Grado, avveniva  in Corte e davanti a tutti (L' Arengo), dove il popolo aveva il  diritto di esprimersi, di protestare di denunciare, insomma di partecipare a tutte le decisioni che lo riguardavano.

L'aula dove si svolgeva la vita pubblica e si trattavano gli interessi di tutti era vasta e poteva accogliere chi volesse partecipare.

La riunione de tota universitate Gradi avveniva seguendo un preciso protocollo, entrava in sala prima il Conte e subito dopo il Consiglio e successivamente il popolo..

Le adunanze generali non erano infrequenti e l'Assemblea era ben conscia del diritto-dovere di governarsi perchè la vita era condizionata dal mare, lontano da ogni comunicazione.

Le riunioni, si sa, erano agitate ma  per il rispetto , il cerimoniale, il mantenere la forma, assicurare l'aura aristocratica dei governanti, li si poneva in posizione elevata rispetto al popolino, dava senso all'Autorità costituita garantendo la certezza che qualcuno si occupasse del diritto di tutti.

La Campana suonava per chiamare la "publicazion delli editti e delle grida".
Al Comandaor monta su la piera del bando e dopo uno squillo di tromba che avverte di stare attenti:

Nel nome de Christo amen. A chiara e manifesta intelligenza de ogniuno si fanno, stridano et pubblicano li infrascritti Proclami da essere inviolabilmente oservati, soto le pene infrascritte....

ecc. ecc......


Da notare che profittatori e corrotti erano presenti anche ai tempi che fu, ma non mancava il coraggio di denunciare e pretendere l'intervento pubblico contro la sopraffazione. 

Si può essere d'accordo o no, sui motivi, ma protestare è un diritto se le cose non ti stanno bene.

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