30 aprile, 2018

Isole Gradate-Isola dei Busiari

C' è un' Isola, là in mezo al "Palù" sul Fondale Le Mole, sfiorata da un canale che gli si esaurisce davanti "Lo Sdrettolo" che costeggia la Pineta S.Marco serpeggiando tra l'Ara Storta e Villanova, davanti al Monton e più su Panigai co la fiumera "La Natissa":


Isola dei Busiari























   No, non è il soprannome di qualche famiglia gradese, è stato uno di quegli insediamenti lagunari collettivi gradesi che hanno anticipato di molto l' idea di albergo diffuso in Laguna, bella l' immagine del vecchio pescatore che ci guida in visita  ci spiega così:

"sì, si l' ovo a 'l sa de freschin, ma 'l fa tanto ben, sior mio". 

Il nome dell' Isola è sempre stato quello, indifferentemente dal cognome e dal soranome degli occupanti.

Il nucleo antico era formato da famegie della zente palegia, gente orgogliosa e facilmente irritabile al punto tale che-
 "narra la leggenda"  - Attila informato e visto con chi aveva a che fare girò sui tacchi e risparmiò la Laguna:

Se Attila no xe vignuo quà
Deve d' esse 'na bona ragion.
-Guargun a 'Naquilea
i deve ve dito:
- Tento..
Che là no xe furlani!
E 'l barbaro
Par che 'l ebia risposto:
A la larga...
A la larga de i graisani!.      "Stiata"

Bel posto difficile da raggiungere e per questo, forse, ancora più bello.

28 aprile, 2018

Isole e storie gradesi: La Centenara


Ai margini del territorio gradese di terra tra Belvedere e Boscat c'era un tempo una grande valle circondata da una  pineta condotta e vegliata da un Gradenigo del ramo povero dei grandi Dogi di Venezia, pescatore e marinaio delle navi della Repubblica Veneta, ferito in battaglia e premiato dalla Serenissima con un lavoro di tutto riposo e una casa in un feudo marginale:
La Centenara
"Dove il feudo della Centenara affoga nella Palude, un ponte di tavole metteva al casone del guardiano delle peschiere. Faceva quel tugurio posticcio da sentinella, incrostato di conchiglie e circondato da gusci vuoti, guardava la campagna di Aquileia con le nebbie spesse, le sue febbri, i fieni che sul terreno molle crescevano alti come biade"
Così descrive il Caprin la situazione del vecchio soldato e pescatore gradese a guardia di una terra contestata e ceduta ai signori della guerra friulani.

Prima territorio gradese, contestato e ceduto al Patriarca Aquileiese, conquistato dai veneziani ma ceduto ai Savorgnan per premiarli dell'apporto alle guerre della Repubblica, venne da questi ceduto dopo cinque secoli ai Colloredo di Montalbano.

Attualmente Belvedere è territorio Aquileiese ma là Grado ha una sua frazione:   Boscat e la sua storia porta lontano, vediamola in breve.

La storia di Belvedere inizia con la famiglia Savorgnan, nobili friulani di origini Aquileiesi fedeli al Patriarca prima e alla Repubblica Veneta poi, che li ha come padri nobili e presenti nel Maggior Consiglio, per premio al loro appoggio aveva concesso loro  le terre confinanti con Grado riconquistate al Patriarcato.

I Savorgnan  costruirono una roccaforte sulla Centenara isola storica gradese di cui si erano appropriati con l' inganno colmando in una notte una parte del fosso che ne  faceva un' isola, il che automaticamente la definiva territorio lagunare e quindi di proprietà gradese (la prima speculazione edilizia con inganno della lunga storia gradese)

L' alleanza dei Savorgnan con i dogali porta  alla conquista della piccola patria del Friuli da parte della Serenissima.

Ma la Centenara fa parte della storia gradese

Ci sono varie ipotesi sull'origine del nome:
per alcuni storici deriva dai "centonari" i sarti militari romani che fabbricavano vele e corde per navi, per altri i "Centonarium" erano soldati disboscatori perchè al tempo la Centenara era ricca di alberi che formavano una grande pineta.

Per capire bene qual'e la collocazione geografica odierna della Centenara, oggi è la zona del Campeggio di Belvedere. 



26 aprile, 2018

12 Voci Graisane


Oggi pomeriggio alle 18 l' evento di "Musica Viva" all' auditorium "Biagio Marin", 12 voci "graisane" accompagnate e lette da valenti musicisti e lettori professionali.
Un bel modo di far sentire e conoscere cuori e pensieri amatoriali gradesi.
Un ringraziamento all' Associazione Culturale "Musica Viva" e all' Assessorato alla Cultura di Grado per l' organizzazione.

24 aprile, 2018

Zone e storie Lagunari - Isola dei Orbi




Leggere le descrizioni delle zone lagunari da parte degli anziani è una meraviglia perchè ogni parola ha un suo significato recondito e descrittivo che va al di la del puro significato letterale.
Questa la  descrizione della Laguna verso S.Marco, dietro all' Isola della Ravaiarina.

Ze una zona picola, quela  drio i Orbi, un toco de la Vagiarina, al toco che scuminsia dopo la Vale de Giovani.
La velma de i Orbi.
Dalongo dopo ze al "Comio Bianco" e dadrio la "Ciusa Mata" che gera una seragia stramba.
Al Comio Bianco al se diseva Bianco perchè no gera nissuna pavarina, al gera valio.
L' Ara Storta la gera 'nverigolagia: la va la vien la torna indrio.
Al Canal de l' Omo Morto al gera drio dei Duturi ma al vero motivo del sovo nome ze che al 'ndeva suso e dopo al moriva sul fondao.
Ze un Canal che nol te porta de nissuna parte; se va in velma e al more. 


Voglio rendere giustizia scrivendo la verità sui fatti accaduti tanto tempo fa nell' Isola dei Orbi che, nel pensare comune, vengono considerati fatti di vendetta tra fratelli gradesi ed invece l' origine del nome deriva da un fatto di giustizia ordinaria.

L’isola dei Orbi
 I dise che l’isola la se ciama cussí per un fato sucesso tanti e tanti ani fa. 
L’isola la gera abitàgia da do fradêi zemeli che, comó duti in palú, i viveva de cacia e pesca. El problema piú grando che i veva gera quel de l’aqua. 
Quela de le sorgenti del palú la gera salmastrela e per ’vê quela bona i doveva ’ndâ fin a Aquileia. 
In una de queste escursión in tel paese furlàn un dei do fradêi l’ ha cognossúo una bela zóvene. 
El s’ha inamorao de ela e l’ha sposàgia, e l’ha portàgia a vîve su l’isola. 
Per un poco de tenpo xe ’ndao duto ben; ma una note el sposo che ’l gera ’ndao a levâ i saltareli (le arte per i sièvuli) dato che veva fato siroco,  el ze tornao a casón prima del previsto. 
Nel scuro ’l ze ’ndao in leto e l’ha catao so fra’ che ’l dormiva co’ la sposa. 
Ze nata una barufa tremenda tanto che sto qua, oltro che l’onor l’ha perso un ocio. 
De quela note la pase su l’isola la xe finía. 
L’ofeso s’ha rivolto al tribunàl per ’vê giustissia. 
El giudice dopo ’vê sintío i fradêi l’ha vogiúo sintî anche la sposa. 
"Signor giudice – l’ha dito ela – scuro de luna, scrimisín, zemeli, duti do col stesso odór de pesse. 
Me no m’hè acorto cu che xe vignúo in leto perché durmivo" 
Cussí el giudice l’ha sentensiao: "L’ofesa la deve êsse ripagàgia!" 
E ’i ha fato cavâ un ocio anche a quel oltro zemèl. 
La zóvene furlana invesse l’ha condanàgia a lontanâsse de l’isola. 
Invesse i do fradêi i xe stai condanai a vîve su l’isola "fin che morte non venga"
De quela volta per ricognôsse el posto la zente dise: 
"l’isola dei Orbi", là del "fondao dei "Orbi" che incora adesso ’l se ciama cussí.

Per i non portati all' uso del dialetto gradese accompagno ricca traduzione in lingua 'taliana:
Dicono che quell’isola si chiami così per un fatto successo tanti e tanti anni fa. L’isola era abitata da due fratelli gemelli, i quali, come tutti gli abitanti della laguna, vivevano di caccia e pesca. Il problema più difficile da risolvere per loro era quello di procurarsi l’acqua potabile. Quella delle sorgenti della laguna era piuttosto salmastra e per trovarne di quella buona bisognava andare fino ad Aquileia. In una di queste escursioni nel paese friulano, uno dei due fratelli conobbe una bella giovane. Se ne innamorò, la sposò e la portò a vivere sull’isola. Per qualche tempo le cose andarono bene; ma una notte lo sposo che era andato a levare i "saltareli" (le reti per i cefali), essendosi alzato lo scirocco,  tornò al "casón" prima del previsto. Al buio, andò a letto e trovò il fratello che dormiva con la sposa. Nacque una lite furibonda nella quale lo sposo, oltre all’onore, perse un occhio. Da quella notte, la pace sull’isola finì. Il ferito si rivolse al tribunale per avere giustizia. Il giudice, dopo aver sentito i fratelli, volle sentire anche la sposa. "Signor giudice – disse la donna – la notte era buia, piovigginava, sono gemelli, tutti e due con lo stesso odore di pesce. Non sapevo chi fosse venuto a letto con me, perché dormivo". E il giudice cosí sentenziò: "L’offesa deve essere ripagata!" E fece togliere un occhio anche all’altro gemello. La sposa fu condannata ad allontanarsi dall’isola. Invece i due fratelli furono condannati a vivere sull’isola "finché morte non venga". Da allora, per indicare quel posto, la gente dice: "l’isola degli Orbi", sul "fondale degli Orbi"; e ancora adesso si chiama così. 

22 aprile, 2018

Voli pericolosi


Ci sono giornate che ti invogliano ad uscire di casa e farti un giro per la diga.

E così "torsiolando"  piano alla fine mi siedo su una panchina fronte mare e guardo un po’ tutto quel che mi circonda, non ho pensieri in testa e non devo fare niente di particolare, in quei momenti lì mi sembra di annegare nell' enormità del mare che ho davanti e  il mio campo percettivo si allarga in un istante, a dismisura, e lo sento, proprio lo percepisco, di star seduto sulla panchina di una diga in un pianeta che gira su sé stesso, e mi vengon le vertigini.

Poi alzo gli occhi e dalla panchina sulla diga di Grado le vedo, decine di rondini che volano, virano, cabrano, turbinano, s’intrecciano, sono tantissime, sono bellissime, si muovono da sole, a due a due, in gruppo, a gruppi che s’intersecano improvvisi, planano, in picchiata, prendono gli insetti al volo, seguono traiettorie ora incrociate, ora sghembe, sempre forsennate, disegni complicati, e sfrecciano, si sfiorano, a decine, che nel cielo della diga di Grado non t'immagini quante rondini ci stanno.

Io son lì, immerso in questi miei pensieri e disperso nei turbini di rondini che, rapide, si sfiorano nel cielo dell’ inizio della primavera, e il campo percettivo è sconfinato, e son proprio di quei momenti, quei momenti lì, che saltano al cervello domande importantissime, fondamentali, grandi come il cielo e complicate come i voli degli uccelli, bellissime, intriganti, ma non trovo una risposta.

Ma due rondini, da quando esistono le rondini, tra loro, con quei voli pericolosi ed intrecciati che fanno, si sono mai scontrate?   

20 aprile, 2018

Grassie a duti


E' stata una bella giornata, gratificante e leggera, un ricco compleanno vissuto in comunità.


Aver vicino tutti i miei e saper di essere circondato da una comunità amica è davvero gratificante e non ha prezzo, comincio a pensare che in fondo (ma in fondo eh) qualcosa di positivo ho lasciato per la via.

Un grande abbraccio collettivo a tutti voi che per un momento siete stati con me.

Nella foto un momento ludico della giornata di Ieri           

  GRASSIE:

Grassie per i coluri del vostro cuor
per la dolsessa ‘vua in  regalo
per le sintile de vita
comò luse del sentier,
per le riade, i silensi
che me ve fato fà.

Grassie per esse stai cò me
perchè de garghe parte sarè.

19 aprile, 2018

Gita di compleanno in Laguna

Oggi non sono reperibile.
Delle amiche son venute a trovarmi per il mio compleanno, ho subito organizzato una gita in Laguna accompagnato, per documentarla, dal mio nuovo video corcal, versione lagunare del drone.

17 aprile, 2018

Anziani. Un mondo al crepuscolo


Mi sto avvicinando a grandi passi ad un compleanno che fa da spartiacque, una soglia che apre del tutto la porta degli esseri umani considerati "anziani".

Oggigiorno si fa un gran parlare di rottamazione, di anziani scaduti come fossero mozzarelle. Mi mette i brividi.

Siamo considerati viaggiatori della sera, un ingombro,  costoso per di più, con le nostre pensioni, anche se maturate per aver lavorato tanti anni, perchè la società  deve tornare a crescere, a guardare al futuro, mentre noi ormai abbiamo più passato che altro.


Eppure la scienza medica e biologica fa di tutto per prolungarci la vita, che si fa dopo?

Per vent'anni, tanta è la differenza tra le probabilità di vita e la data del pensionamento (mi sto toccando nelle parti nobili), potrò sostare all' esterno di cantieri stradali per commentare e criticare il lavoro degli operai, potrò vigilare agli incroci per far passare le scolaresche, oppure vagare tra sedi di associazioni commentando le partite a carte di altrettanti anziani come me appoggiato a bastoni e alla fine a treppiedi?

Ci consentono di vivere a lungo ma ci vogliono far diventare inservibili e insopportabili.

Una volta agli anziani ti rivolgevi per le previsioni del tempo, ora nell' era di internet digiti  ilmeteoincolmata.it  e ti danno le previsioni esatte al numero civico in cui abiti, mentre mio papà una volta se gli chiedevi che tempo avrebbe fatto l' indomani guardava il volo delle rondini, umidificandosi il medio si sporgeva dalla finestra e ti faceva le previsioni per tutta la stagione.

Ti rivolgevi al nonno anche per la scelta delle morose perchè se era d' accordo lui eri sicuro che andava bene.

Ora il mondo è cambiato e il nostro posto è stabilito sia davanti alla TV e basta, a nessuno interessa le storie di un tempo che fu, tutto deve guardare in avanti per il giovane feroce e vorace che vuole conquistare il mondo senza nulla sapere del suo passato, un mondo dove i padri si comportano da adolescenti, un mondo dove la responsabilità è considerata una debolezza, un mondo dove la voglia di cambiamento è diventata una brutale necessità.

Comincia piacermi sempre meno 'sto mondo, (non sarà una tattica studiata a tavolino per farti andare in depressione?). 

15 aprile, 2018

I donatori in Sagra - 1995



C'è una grossa differenza tra le feste popolari che si organizzano oggi e quelle di non troppo tempo fa.
La partecipazione.
In questo video del 1995, girato da quella che era una coppia formidabile del tempo che fu: 
-Matteo Marchesan al microfono e Lorenzo Boemo in macchina-
è palpabile il fatto che oltre a lavorare da volontari a fin di bene, la gente si diverte a stare insieme, ad avere un' unico scopo comune.

Erano fantastiche queste feste collettive cui partecipava tutto il Paese con gioia, poi la burocrazia le ha spente in nome della sicurezza. 

Una dedica particolare a Gianni Tognon ex Presidente dei Donatori di Sangue il vero motore dell' Associazione per 30 anni.

13 aprile, 2018

Adriatico "Il Mare dell' Intimità"

Grazie a Nino Caressa posso linkare e riprodurre questo straordinario video sulla mostra "Il Mare Dell' Intimità".
Il percorso che ci fanno fare l immagini ci riporta con forza a cosa si possa avere e fare a livello emotivo e di arricchimento personale  con un progetto  di mostra culturale gestito in maniera superba a livello di allestimento e di proposizione visiva con i mezzi che la moderna tecnologia ci mette a disposizione.
Una preghiera a questo punto, fate partire il Museo del Mare di Grado.


Nel mare dell'intimità. L'archeologia subacquea racconta l'Adriatico from Diego Cenetiempo on Vimeo.

12 aprile, 2018

Mamuli, SE ha roto al Sol



Una bella, ironica, ma quanto mai attuale, poesia di Giovanni "Stiata" Marchesan che commenta la spinta dell' uomo moderno verso l' autodistruzione urlando forte:

Se ha roto al Sol

No se sà comò 
Nì ben 'l perchè •• 
Se sà quando pero! 
Aneme! 
Se ha roto al sol 
Si 
Se ha roto al sol! 
- Elo 
Al se ha frantumao 
In mile tochi 
E 'desso 
'Sti foghi a blochi 
I gira e rigira 
Davanti, da drio 
De soto e de sora 
Torno la nostra tera!
Aneme! 
Se ha roto al sol! 
- A qua 
No xe più alba 
No fà Più sera 
No xe più istàe 
No fà più inverno 
Calighi eterni, umiditàe 
Coldàne de inferno. 
E Pùo 
tenpeste •• siuni 
Tenpo mato •• mato •• 
De duti i demuni 
Te pol fà! 
.. E oni quel tanto, se mostra 
Comò longhe ssie de fogo 
Pe'l sielo
Aneme! 
Robe de spasemasse ...
E in meso,a duto 'sto fragelo 
Se sente, bassa e forte 
Comò 'na vose ruchia 
Che te intra su i sintiminti 
E no la và più via •• 
- E rìe 'sta vose •• rie •• 
E pùo la fà: 
- "Omo 
Le ferie xe finìe
'Desso rangève. 
Perchè ... 
Quel che 'vè vogiùo 
'Vè! - 
- Aneme 
Se ha roto al sol! •• 
e che centro mè! 
G."Stiata" Marchesan 2008 

10 aprile, 2018

La Croce di S.Maria delle Grazie


Sono capitato in S.Maria delle Grazie attirato da una luce curiosa che attraversava la chiesa e ho notato in un angolo dell'altare paleocristiano una croce poco comune che mi ha incuriosito.

Dopo aver fatto le foto di rito con un controluce traslucido, rimediato poi in photoshop, incuriosito, mi sono dedicato ad una ricerca sulla croce ed ho trovato uno studio pubblicato dal nostro amato e mai dimenticato arciprete

  - Mons. Silvano Fain.


"Questa Croce è un simbolo antico della rappresentazione delle fede cristiana quando era vietato raffigurare  con una figura umana sofferente il Dio cristiano.


Ecco allora il simbolo a testimoniare l'amore infinito di Dio.

Questa Croce è conosciuta come monogramma costantiniano, perchè apparve, secondo la leggenda, a Costantino accompagnata da una voce "in hoc signo vinces" che portò alla conversione dell'imperatore e alla fine delle persecuzioni cristiane nel 313.


Interessante è capire il significato simbolico della croce, che rappresenta una X e una P che sono due lettere della parola greca XPIETOS in latino Christos.

Appese ai due bracci della croce ci sono L' Alfa (A) e l'Omega (W) la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco che simbolicamente rappresentano la frase di Gesù -Io sono l'alfa e l'omega -
                                    l'inizio e la fine.

La Croce detta successivamente di Aquileia (è visibile come simbolo nei mosaici aquileiesi) rappresenta ora il segno di comunione di tutte le parrocchie della diocesi."


Così, leggendo le sue parole, mi pareva di rivedere Mons. Fain, con quel sorriso di bontà che sempre aveva, spiegare con pazienza queste cose così misteriose a chi come me è spinto solo dalla curiosità e dalla voglia di conoscere.


Qualche volta andare indietro nel tempo fa veramente bene allo spirito. 

08 aprile, 2018

Bassa Marea in Spiaggia


Queste giornate di bel tempo invogliano a camminare sul bagnasciuga della spiaggia, il sentore della primavera risveglia in tutti la voglia di mare e dei suoi grandi spazi.
Se lo fate durante una grande bassa marea vi capiterà di vedere sui dossi una serie interminabile di piccoli mucchietti di sabbia con tutto attorno una spirale:
Si tratta dell' Arenicola.

Sono grossi vermi marini che vivono  in tubi o gallerie scavati nella sabbia, caratterizzati da numerose paia di branchie ramificate sui segmenti che sporgono dal tubo. 
Le arenicole si nutrono di limo, vengono usate dai pescatori come esca e passano il tempo realizzando una specie di costruzione che assomiglia ad un mucchio di corda raccolto a spirale fino a formare un piccolo cono capovolto.

  Ma  sulla spiaggia si trovano anche un’infinità di conchiglie, qualche volta carcasse di pesci spiaggiati, oltre ad un’infinità di granchi che qui sulla spiaggia sono indaffarati a fare un buco nella sabbia e circondarlo di tantissime palline di sabbia.

La marea, poi cancella tutto e ripristina il fondo marino preparandolo per il momento successivo di bassa, in un continuo riproporsi. 

 E' il continuum della vita.

06 aprile, 2018

Gente di Grado- Salvatore Tosto


La stagione è alle porte e, con le elezioni regionali in vista, si torna a parlare, sommessamente, di Direzione aziendale GIT e di nuovo corso gestionale. 

A Grado è sempre stato difficile e pericoloso muovere critiche alle Amministrazioni Aziendali perchè per un verso o per l' altro ciascuno di noi è preso per le palle con l' incubo che,, se non a te,, a qualche familiare venga negata o ritardata la chiamata stagionale,  questo, in situazioni difficili come le attuali, genera rabbia e spinge a voler cambiare questo stato di cose che dura da sin troppo tempo.

Ma oggi voglio ricordare uno di noi, uno che lavorava sul serio per "al Ben del Paese" e non aveva paura di dirlo. 

Le sue parole, ancora attuali, sono uno spaccato di vita graisana di 14 anni fa.

Leggete quello che scriveva nel 2004 il dott. Salvatore Tosto, graisan. 

Qualcosa  è cambiato da allora ma il tempo della rabbia è venuto.

«Diviserunt sibi vestimenta mea».
In questo versetto del Salmo XXI,19 si allude alle vesti di Gesù che furono sorteggiate fra i soldati ai piedi della Croce. Nell’uso comune sta ad indicare le spogliazioni di cui la gente generalmente è vittima. Nella gestione della cosa pubblica, l’aspirazione di quanti si propongono ai vertici delle istituzioni è quella di trarre benefici dall’uso delle risorse patrimoniali della comunità. Però, essendo sempre più numerosi i concorrenti in questa attività agonistica, ecco fiorire sulle ceneri di un solo ente tanti cespugli che producono frutti di facile raccolta. Qualcuno li chiama prebende, altri li definiscono dividendi. Ecco perché dallo smantellamento dell’Aacs di Grado sono nate le più svariate entità: la Git, l’Itur, l’Aiat, la gestione spiaggia, il Palacongressi, le Terme, il Parco acquatico e quantaltro, tanto per usare un termine attualmente in voga. Per ogni etichetta, naturalmente, occorre un consiglio d’amministrazione con relativo presidente, vice, segretario e direttore senza contare i provibiri ed i revisori dei conti. Tutti con congrui compensi, senza parlare del presenzialismo e del protagonismo.

Frattanto la gente comune rischia i posti di lavoro, subisce il danno e la beffa, non riesce a comprendere come mai tutti questi previlegiati siano sempre gli stessi sulla cresta dell’onda e perché il Comune che ha in delega la tutela delle spiagge, la proprietà delle aree, l’uso del diritto di gestione e di controllo, si faccia condizionare da qualche lobby che, sistematicamente, attribuisce cariche ed incarichi a predestinati di preclare virtù, per così dire, capaci di farsi da sé. . Vorrei tanto poter essere contraddetto, purtroppo le cose vanno avanti così. Intanto le gestioni passano da una mano all’altra con grande dispersione di utili e di mezzi. In realtà ci sono personaggi che pensano in grande e vogliono svilupparsi su beni non propriamente loro. Una volta i consigli d’amministrazione erano formati da rappresentanti di categorie ed associazioni operanti sul territorio. Sostanzialmente venivano indicati dalle formazioni politiche democraticamente votate. Attualmente le privatizzazioni hanno dato il via libera agli amici degli amici, con i soldi della Regione ed i beni patrimoniali del Comune. 
Naturalmente non si parla più del futuro benessere della comunità, ma di rapporto tra costi e profitti con lo scopo di conseguire cospicui dividendi. 
Pertanto l’incremento turistico è affidato all’abilità dei cuochi che si cimentano nelle gare di boreto alla graisana.. Salvatore Tosto   

04 aprile, 2018

Nel Mare dell' Intimità- La Iulia Felix in mostra



Era da tempo che mi ripromettevo di andare a Trieste per visitare la Mostra
"nel Mare dell' Intimità"  -L' archeologia subacquea racconta l' Adriatico.
Ieri ne ho avuto l' occasione  ed ho voluto documentarla con questo breve filmato arredato da una nostra vecchia canzone "Ricordi" perchè di questo si tratta di ricordi ancestrali, le immagini del nostro passato riemerse dal mare.
Una mostra che merita assolutamente una visita, arredata magnificamente e con una scenografia espositiva assolutamente originale.
La Iulia Felix che fa da padrona di casa è un bel guardare, assolutamente consigliata.

02 aprile, 2018

Pasquetta a Monte Confin


Grado è un'isola,  piatta per definizione, con i suoi punti più alti concentrati attorno alle chiese (poca roba eh!), ma negli anni 60 con la Colmata del Canale dei Moreri in località la Rotta e la successiva bonifica della Sacca (città Giardino fino alla pineta, La Bateria) fu creata una stradina che divideva in due il territorio lagunare e marino e permetteva a noi ragazzi di arrivare in Pineta a piedi.

Quale meraviglia, le grandi dune spiaggiate dal mare a ridosso della pineta avevano creato un paesaggio montano con  saliscendi fino a 5/6 metri che per noi, mai viste le montagne se non in lontananza come panorama, equivalevano a veri e propri monti.   

 Il più elevato e ultimo di questi dossi sabbiosi venne seduta stante denominato "Monte Confin" e tale è rimasto nel nostro immaginario di bambini ormai cresciuti.

Si sognava di scendere in picchiata, ci si rotolava felici, si festeggiava la Pasquetta come fosse una gita fuori porta ( a piedi rigorosamente), i primi amori con baci timidi da innocenti creature quali eravamo, bastava poco allora per essere felici e contenti.

Il Monte Confin ovviamente esiste tuttora anche se all'interno del Campeggio al Bosco ma sopravvive sul serio solo nei nostri ricordi di bambini.

01 aprile, 2018

Ritorno a Grado

La tradizione canora di noi "Graisani" ha in archivio delle bellissime canzoni che riescono a scrivere la storia della nostra gente.
Questa clip di Lorenzo Boemo con fantastiche fotografie rappresenta il meglio, con parole struggenti ed emozionanti è una dedica d' amore  al nostro Paese.

Il titolo è "Ritorno" la canzone è del 1948  scritta da Olivotto e Zuberti  cantata da Gianni Camuffo.
E' dedicata a tutti i Gradesi per augurare la Buona Pasqua e in particolare a quelli residenti fuori Grado.