30 agosto, 2018

Le prime industrie di Grado


  
Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.
La  popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie:
"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie da ogni contatto civile", scriveva il Caprin (triestino) in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)

 Grado, ormai parte dell' Impero Austriaco, era frequentata da un pubblico di turisti formato da personaggi di buona levatura intellettuale e imprenditori abituati a vedere le opportunità là dove di presentavano. 
Per capire, un' Isola magica con il turismoin nuce" ma lanciato verso futuri radiosi, manodopera a bassissimo costo e affamata, aree a disposizione gratuitamente, una pesca ancora artigianale ma di buon valore che impegnava gran parte degli uomini ma con scarse possibilità commerciali, va da sè, al di là del turismo, che la prima industria nata fu un conservificio per la produzione di sarde e alici sotto sale.

Cominciò nel 1880 un boemo Karl Warhanek,  installò la sua fabbrica  sulle rovine del Forte Eugenio, seguì rapidamente un industriale di Isola d'Istria, Giovanni Degrassi con uno stabilimento sulla riva ovest del Porto e successivamente nacque la fabrica dei fransisi sul lato est. 
Queste industrie danno un buon impulso alla vita dell'isola garantendo lavoro alle giovani donne e stabilità ai prezzi del pescato.

Accanto a questi stabilimenti nel 1904 nacque la Fabrica del Giasso che serviva sia la pesca che gli alberghi con ristorante.
La si può ancora vedere "in pisso al porto".

Grado entrava finalmente nel mondo nuovo e si apriva a nuove strade, diverse dalla pesca e dal cason. 

27 agosto, 2018

Angeli di Anfora Vecia


Ieri ricorreva un triste anniversario: la scomparsa di un amico - Filiberto Bellucci, nel ricordarlo voglio accomunarlo nel ricordo di due altri cari amici scomparsi prematuramente - Piero Vadori "Peverin" e Piero Tognon "Ciodo".
La loro storia di "mamuli de Gravo" è legata ad un comune denominatore l' Isola di Anfora.
Amata e frequentata da tutti e tre. 
Adesso  sono diventati gli "Angeli de Anfora".

La morte di qualcuno non chiude del tutto le cose che ti legano, in specie se con loro i fatti intrecciati della vita in comune che avevamo in quest' Isola ristretta che è Grado ripartivano ad ogni incontro fluidi, pungenti, irridenti, mai veramente cominciati per questo mai finiti.

Scopriamo, inevitabilmente, che non abbiamo detto tutto quello che avevamo da dirgli. 

Ci sono sempre cose in sospeso, non importa se piccole o grandi, e le  rimandiamo ad uno di quei tanti domani che esistono si, ma, e non ce ne rendiamo conto, in numero finito. 

Chi muore si porta via tutto questo, chi muore interrompe una conversazione. 

Ed è difficile, dopo, farne a meno. 

Quante parole ci sono rimaste  in bocca, le cose che volevamo capire, le cose che non siamo riusciti a far capire di noi, le risposte che non abbiamo ancora trovato.


"E' meglio dirsi addio quando si arriva, sarà meno doloroso farlo quando ci si dovrà lasciare"

24 agosto, 2018

Anni '60 Mitiche Cacce al Tesoro Mascherate



Resto con la memoria ancorata alla mia gioventù per ricordare le mitiche Cacce al Tesoro Estive Mascherate della metà degli anni '60.

E' indubbio che gli anni sessanta portarono inquietudine, voglia di ribellione e desiderio di rinnovamento.

Ma che energia nei giovani di allora, che capacità organizzative, voglia di vivere e cultura.                
Una di queste bolle di energia creativa portò a Grado la nascita della Caccia al Tesoro Mascherata.

La futura classe dirigente isontina, friulana e lombarda si cimentò tutta nella mitica Caccia al Tesoro per gruppi mascherati che ebbe il suo esordio nel 1964.

Si trattava di una gara particolare, che coinvolgeva circa un centinaio di studenti di varie provenienze divisi in squadre da 5 a 10 persone, senza limiti di età ma con l'obbligo della presenza di un maggiorenne patentato per spostarsi all'esterno di Grado.

Le prove da affrontare erano durissime e stimolavano la fantasia, inventiva, il senso artistico e le qualità organizzative.
Venivano sorteggiate alle ore 8,30 compreso il costume da indossare.

Una prova fondamentale era la sfilata delle squadre per i viali principali.

Oltre alle prove culturali del mattino, al pomeriggio, sull' arenile, avvenivano le prove di forza e impegno fisico.

Verso le 18 al Teatrino dell' Isola d'Oro la rappresentazione di una breve piece teatrale di circa 10 minuti concludeva la giornata di caccia.

L'epilogo alla sera presso il Dancing Isola d'Oro con premiazioni, risate e divertimento per tutti i partecipanti e loro amici, che le squadre erano si limitate ma avevano aiuti esterni.

Tutto finì nel 1978.

Un simbolo di un tempo ormai consumato, la Grande caccia al Tesoro mascherata, cessò definitivamente, dopo 15 anni, di esistere. 


nella foto la Squadra vincitrice dell' annata 1966.
Italia - Campione del mondo:
La formazione.
Sandro Panizzo, Vladi, Giuseppe Bruseschi, Rosanna e Rosi, Giorgio Bertoni, Andrea Valcic, Alberto Rizzi.
Al Megafono Conduttore: Marino Degrassi.


Una squadra di giovanissimi (avevano sedici anni) con una curiosità; Vladi era l'autista del papà di Giuseppe Bruseschi che, non avendo la possibilità di guidare vista la giovane età, s'era portato il conducente personale.


22 agosto, 2018

Babba Jabba


Sono preso da una marea di ricordi, uno che mi gira per la testa più frequentemente sono riuscito a metterlo a fuoco.

Era il 1971 ed il defunto Circolo Universitario Gradese - Presidente il compianto Norio Marocco decano degli Universitari- per tentare di rimediare alle angustie economiche, diede una scossa incredibile alla stanca estate gradese attraverso i suoi mentori Fabio Zanetti e Marino Degrassi.

Visto il perdurante inutilizzo della Taverna Municipale da parte dell' Ente ebbero l'idea di chiedere al Comune l' utilizzo del locale per organizzare alcune serate di taglio esclusivamente giovanile.

Superate le difficoltà di proposizione e organizzative, con il placet dell'allora Sindaco Nicolò Reverdito e del vicesindaco Mario Silvani i due misero insieme una task force di ragazzi universitari e non che con grande entusiasmo si misero a lavorare per trasformare un locale serioso in un posto adatto alle nuove idee giovanili che si stavano imponendo allora.

Zanetti, esplosivo e creativo, battezzò l'iniziativa Babba Jabba prendendolo da una serie di fumetti alternativi di moda allora.

Furono adottate per la prima e ultima volta tecniche di pubblicità modernissime, visto che mezzi non ce n'erano, un ragazzo sandwich (Marco Fornasir) girò vestito con un lungo saio nero per i viali principali nelle ore di punta con il cartellone che annunciava l'iniziativa.

Il primo giorno 1 agosto 1971 contro ogni aspettativa si presentarono più di 500 ragazzi provenienti da tutta la Regione mettendoci in difficoltà a tal punto che a un certo punto fummo costretti a chiedere casse di bibite ai bar vicini, ma il divertimento, gare canore e concorsi tematici, e la partecipazione furono uniche.
20 serate strapiene, almeno 5/600 persone a botta, riuscimmo a fare prima che i condomini del Fortino con le loro proteste riuscissero a convincere il Sindaco che non era il caso di continuare. 
 Serate a tema ogni sera da mini cacce al tesoro a gare canore, miss e mister bagnati gare di ballo e birra pong.
 Giusto per fare una comparazione con i costi odierni  il  biglietto d'ingresso compreso una consumazione costava 1200 lire.

Venti giorni memorabili e indelebili nel ricordo con noi ragazzi del posto assoluti protagonisti, quanta gnocca - da non credere!

Eravamo ragazzi pure noi! 

19 agosto, 2018

Ospiti interessati

L' immagine è di Dino Facchinetti

Per Descrivere quello che era  Grado, il suo centro storico (Castrum), con le sue calli, piazzette, la sua aria insieme vissuta e dimessa, immaginare quella che era  la vita in comune dei suoi abitanti che come in una vasca di pesci rossi sapevano tutto di tutti e ne parlavano diffusamente, basta fare un giro per le cube.

Adesso il centro storico se lo sono comperato i forestieri e Giovanni Marchesan "Stiata" descrive con arguzia nella sua poesia il metodo e l' approccio usato con i nativi dai "foresti".  
Sembra non sia cambiato nulla  perchè  il paese ed i suoi abitanti non hanno cambiato le abitudini e soprattutto le chiacchiere.


Ospiti

Eli ili...
Beli...quili...
La boca sempre in rie
I vogi furbi
Ma co un fa de 'ndormensai.
Corcai?...No de siguro!

I te saluda sempre volentieri
I te ofre anche 'l bicer de vin.
Viva!...comò ze? Tu son san?
Sempre prunti a fa un piasser

Comò stà la tò famegia
Duto a posto?
Ili si che se preocupa de tu!
E tra un discorso de salute
un' oltro de palù...

I te vien fora:
Sinti Nane... ma tò pare
no' l veva una casa
Là in Piasseta?
Si là in Campielo Tonegasso

Che Pecao!
Veghe quii muri 'bandonai
A là vignarave fora un Palasso!


Poesia di Giovanni Marchesan "Stiata,

17 agosto, 2018

Traffico di Stagione


L' altro ieri, ferragosto, ho dovuto usare la macchina per un impegno.

Ore 19, traffico rallentato da una pacca di macchine, a lato la pista ciclabile. 

Un nonno in bicicletta con nipotina: una meraviglia di bambina con codini biondi e occhioni azzurri. 

Ho sorriso: guarda che momenti teneri ci sono ancora,in giro. 

Con l’auto, procedevo a passo d’uomo lungo la via che porta fuori paese. 

Sulla pista ciclabile a fianco, rivedo sopraggiungere velocemente nonno e nipotina. 

Ostia, come ci dava, il vecchietto. 

La colonna di auto si è mossa un po’ più velocemente. 

E’ stato proprio in quel momento che, senza guardare da nessuna parte, il nonno di punto in bianco e a pedalata fortissima ha abbandonato la ciclabile, buttandosi in mezzo alla strada dove stavo anche io. 

Ha tagliato la strada ad una Peugeot davanti a me. 

La Peugeot ha sterzato di colpo a sinistra, evitando per miracolo la bici nonchè una Punto che veniva in senso opposto. 

Io ho sterzato a destra, evitando Peugeot e Punto e anche un palo di delimitazione della strada. 

Quello dietro di me ha frenato alla diosanto, inchiodando a tre milllimetri da me, evitando Peuget, Punto, me e palo. 

Quello dietro ancora ha inchiodato ancor più forte e sterzato a destra, evitando Peugeot, Punto, me, palo e quello dietro di me. 
Per mero culo, nessuno s’è fatto male o ha subito danni. 

Siam ripartiti, sbigottiti. 

Nel superare la bici del nonno, quella che stava alla guida della Peugeot ha rallentato, guardandolo. 

Il nonno ha fatto il gesto “cazzo vuoi?” e ha fatto segno di smammare. 

Quella della Peugeot gli ha suonato, ed ho suonato anche io. 

Ci siam beccati le bestemmie del nonno: “andate a cagare, stronzi” , s’è udito benissimo, mentre rientrava nella ciclabile di punto in bianco, così come ne era uscito. 

La nipotina sgranava gli occhioni. 
Attonita. 

Avrei voluto il numero telefonico per chiamare i suoi genitori. 
Magari m’avrebbero mandato a fanculo anche loro,chissà. 

E' la "stagione" che bellezza! 

15 agosto, 2018

In Piassa a Grado


A Grado 'sto posto che non potendosi allargare, in quanto strozzato tra ponti e mare, si stende lungo lungo la spiaggia con l' indolenza di una bella donna che si offre al Dio Turista,  succedono cose che voi "foresti" non conoscete.

Sono seduto tranquillo come al solito  in un bar "de piassa" e per vicini ho due coppie, marito e moglie sui sessant’anni, madre e figlia settantenne l’una, cinquantenne  l’altra, contornate da altri, una bionda che potrebbe essere la figlia o la nipote dei marito-e-moglie, una mora che potrebbe essere la vicina di casa/cugina/amica della figlia o della madre.

Discutono animatamente senza badare a noi vicini, con la foga indolente delle conversazioni da bar che partono dal generale e arrivano al personale, ed il personale è invariabilmente qualcosa di strano e tragico capitato sempre ad un cugino/amico carissimo. 

Per una volta saltano la fase malattie devastanti-incidenti mortali:  e passano direttamente alle disposizioni testamentarie in un misto di graisan e lingua, segno di distinzione:

«Ciò – dice la madre – perché bisogna sta tinti!  Mia cugina, per esempio, che la gera la tersa mugèr de so’ marì, quando al ze morto l' ha vùo un saco de problemi per avè  i soldi!»

«Perché se  gera  figi de primo leto - chiarisce il marito della moglie - bisogna che li divida in parti uguali…»

«Eh, ma no zé miga giusto, i doveva divide metà a ela e dopo metà che resta ai figi…»

«No, – interviene la vicina di casa, forse amica - se i gera in comunion dei beni, tu pol falo, si no no!»

La moglie del marito approva la mozione: «Sì, ma poi bisogna anche veghe da quanti ani che i gera stai sposai co la prima muger…»

E via, si apre un lungo e approfondito dibattito su divorzi, convivenze more uxorio, equiparazione fra figli legittimi e nati fuori dal matrimonio, assi ereditari, in cui ognuno dei presenti ha da citare precedenti a memoria e giurisprudenza a caso neanche fossero avvocati di grido ed esperti matrimonialisti.

Tu ascolti e mediti, mediti, mediti.
Su quanti danni abbiano fatto al paese, per esempio, i programmi come Forum!

13 agosto, 2018

Veri e propri Gui




































Il "go" in lingua -ghiozzo- è un pesce essenzialmente lagunare, la sua vita è circoscritta tra le barene del "Palù".
La scarsa considerazione che si ha sulla sua furbizia  -vedi il detto popolare - tu son proprio un go -  è dovuta alla facilità con cui si fa catturare sia con la pesca a mano "pescà in guina" sia con le nasse calate "lescae co 'l granso" sulle distese di fanerogame lagunari, "le aleghe".

E' poco considerato come bontà di carni, ma sbagliano, è ottimo in fritto e soprattutto diventa fantastico in risotto.

L'unica condizione è che sia freschissimo perchè di facile deperibilità vista la sua frequentazione dei fanghi lagunari.

Gli esemplari più piccoli vengono usati come esche vive per catturare branzini o rombi, per questo motivo, le eccessive catture degli esemplari più giovani oltre al progressivo depauperamento delle distese "de pavarina" in Laguna suo habitat naturale, si è verificato un serio diradamento della sua presenza in Laguna, dove sverna scavando tane profonde (le guine) sino ad un metro.
 
Negli ultimi tempi c' è stata una trasposizione in termini, considerata la progressiva scomparsa del titolare pesce, i veri "gui" siamo considerati noi gradesi vista la frequenza con cui ci inchiappettano senza reagire.

Semo proprio gui. 
Sapevatelo!

10 agosto, 2018

Coro "Gravo Canta"

A Grado il canto è un modo di esprimersi, di mostrare i propri sentimenti.

Il canto popolare è sicuramente una delle più importanti espressioni umane, che ci permette di comprendere il nostro passato, quel passato più o meno recente su cui si fondano le nostre radici. 
Attraverso il canto popolare si percepiscono le condizioni sociali dei nostri antenati, i loro bisogni umani legati al lavoro, all’amore, alla religione, ai giochi. 
Si tratta di canti nati spontaneamente dalla gente comune e per questo basati su un linguaggio semplice, ripetitivo ma sincero e diretto. 

A proporre un potpourri di canzoni "graisane ieri sera sul "reparo" il Coro "Gravo Canta" guidato dal Maestro Francesco Gregori. 

Bravi e grande spettacolo.

07 agosto, 2018

L' invidia e questionari falsi


Il tema del " chi ce l' ha più lungo " la cosiddetta Invidia del Pene  è spesso presente nelle discussioni via web.
Per dare un senso scientifico ad un dilemma così spinoso ho trovato una piccola ricerca con relativo questionario prodotto dal Mit di Boston questa la presentazione e la formulazione:

"Il tema lunghezza del pene è da sempre oggetto di discussione scientifica."

Le scuole di pensiero sono sostanzialmente due :


Quella dei “corti” che sostengono che la dimensione non conti, ma sia più importante “come viene usato” e quella degli “oversize” che sono naturalmente di avviso diametralmente opposto.


In mezzo pascolano i “normodotati” che tutto sommato se ne infischiano (però mai più di tanto).

Naturalmente l’ultima parola sulla questione non può che essere quella donne, questo il questionario dettagliato, sottoposto a un gruppo campione di 500 donne di varie età.

1) Ritiene che la dimensione del pene sia importante al fine di un soddisfacente rapporto ?


80% ha risposto no – 15% ha risposto si – 5% indecisa

2) Ritiene che un pene al di sotto del minimo sindacale possa essere un problema per il futuro della coppia ?


80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa


3) Se il suo partner avesse miracolosamente un aumento delle dimensioni ne sarebbe felice ?


80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa


4) Se le capitasse l’occasione farebbe sesso sfrenato con un giovanotto dotato di oversize?


80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa

Insomma è chiaro dal sondaggio, dopo il mortificante risultato del test, che l’80% delle donne mente spudoratamente." 


P.S. - Giusto per chiarire, quello in foto non sono io. 

05 agosto, 2018

Progetti Mancati


Sono continue le sollecitazioni accorate sui governanti di turno  della necessità di adeguare Grado alle prossime sfide su tutti i fronti da quello lavorativo a quello turistico.

Quasi tutti gli imprenditori, a parole, straparlano dei grandi vantaggi che ne avrà l' Isola tacendo sui propri,  mostrando una sensibilità e un Quore grande.


Sono stati presentati nel passato decine di progetti intelligenti  per lo sviluppo e quelli buoni quasi sempre bocciati perchè sbattevano contro gli interessi del momento di una o più categorie commerciali locali (ma quando si fermerà sto sviluppo).


Qui da noi il concetto di accoglienza turistica si è, purtroppo, arenato su un grande dosso di cemento, il massimo che abbiamo saputo offrire, come progresso nell' ospitalità, è stata l' invenzione "dei fitacamere"


- Dio, quanto li ho odiati gli ospiti estivi, mi obbligavano a dormire in soffitta, un caldo boia!-


Per dare un senso a quello che dico questo è uno stralcio della canzone di Piero canaro intitolata proprio "I Progeti" che ripeteva scherzando le stesse cose nel 1939:

A Gravo in futuro se stemo ai progeti,

varemo un paese de i più perfeti;
vignarà fato un mucio de spese:
.....
In là de i bagni, in prima vista,
vignarà fato granda una bisca;
e là de ‘l Squero, sigonda de i piani,
un angar vien fato per sento  aroplani!... Piero Canaro


C'e, poi, questo episodio nella storia di Grado tratto da un discorso di Biagio Marin che evidenzia bene "I Progeti" possibili e mancati a Grado:

Nel 1911 venne a Grado il Principe Hohenlohe accompagnato dal Capitano distrettuale Gasser per informare il podestà che la Società delle Ferrovie Meridionali austriache aveva l'intenzione di comprare l'isola di Gorgo per costruirvi un Casino di Gioco internazionale e di costruire anche, a Grado, un grande albergo, come aveva già fatto ad Abbazia.
Si sarebbe portata inoltre la ferrovia Cervignano-Belvedere fino alla testata del canale, costruendo naturalmente il terrapieno necessario che ora è la strada Mosconi.
La Ferrovia Meridionale chiedeva al Comune un modesto contributo per la costruzione della strada ferroviaria da Belvedere al Canale di Grado
.

Ma in quell'anno stesso era stata creata una Società per la navigazione lagunare con imbarcazioni a motore, con un unico motoscafo di undici metri allora in possesso di detta società.   

Il Luogotenente Hohenlohe si ebbe dal podestà un diniego per il suo progetto.

Irritato, il Principe se ne andò con la sua biga-idrovolante.
 (vedo bene nel 1911 un principe andarsene da Grado in un idrovolante oppure con il tappeto magico).



Alles Klar? 

02 agosto, 2018

Sogni gradesi, interpretazione e numeri


Il linguaggio umano è pieno di simboli e spesso si fa uso anche di segni o di immagini che non sono descrittivi in senso stretto. 
Tra tutti quelli che hanno sempre destato l' interesse della gente sono i sogni. 
Sono segni e non hanno altro compito che quello di connotare gli oggetti a cui sono riferiti.

In passato a Grado,  mondo chiuso e piccolo, ogni minimo segno veniva interpretato come presagio di novità o ulteriore miseria.

L'apparenza e il sogno la facevano da padroni e bisognava saper dare la giusta interpretazione per garantirne la veridicità.

Una delle credenze sui sogni era il termine dei tre giorni, dopodichè ne finiva la validità.
Vediamo alcuni esempi di scene di sogno e il loro significato in graisan:

a fianco dell' interpretazione in dialetto ho aggiunto la numerologia dei sogni tratta dalla Smorfia Napoletana:

morti che rie = porta dispiassiri     3-50
morti che i ha fame = i vol garghe sufragio  57-73
cavali = porta novitae  66
scarpe = viasi de fa  5-24-82
monture (divise) = portaben, nassarà gargossa de novo  88
pan = ze passensia   42
ligni = ze bondansia  63-68
vin o ua bianca = vol di lagreme   84
vin o ua negra = fa alegria   55-33-85
bisati = lengue cative  55
batela = porta morte  1-40
dinti = ze morte ai parinti  66
aqua ciara che la core = mundi speransa   1
aqua torgola e ferma = porta dispiassiri  3-50
leto fato = porta mal  68
leto disfato = vol di duto ben  67
merda = soldi  53
perle che se spaca = disgrassie grande  62
nassarà un mamolo = novitae bone  80
nassarà una mamola = ze dispiassiri   63

Grado è un posto dove in molti sognano i Bisati ma io Auguro a tutti di sognare grandi merde.