Un amico con cui ho condiviso l' infanzia ma non vedevo da anni mi è venuto a trovare e dopo qualche giro per il Castrum ad un certo punto ha detto:
Me l’avevano detto, che Grado era bella, ma pensavo che fosse di un bello normale, quello che guardi e dici: «Che bello!».
al che io inorgoglito ho risposto:
Grado no, Grado è di quel bello che la guardi e non dici niente. Grado è di quel bello che ti lascia senza fiato.
Grado ha la grazia provinciale di una signora che però conosce il mondo. Può andare ad un tè dalla più aristocratica delle baronesse mitteleuropee e poi abbuffarsi per strada di bicchieri con un pescatore.
Scrivere forbite lettere in tedesco e insieme cantare canzoni da osteria in dialetto e bestemmiare.
Lodare l’efficienza asburgica, e praticare la pigrizia mediterranea.
Considerare come suoi tutti gli esuli di ogni paese, gli ebrei, gli ortodossi, gli slavi, e poi all’ improvviso perseguitarli e chiudersi in deliri nazionalisti.
Essere italianissima eppure rimanere sempre qualcosa che Italia non è, o non fino in fondo, e comunque non del tutto.
Tutto questo è Grado e molto altro ancora: l’essere insieme sopra e sotto, alba e tramonto, Mitteleuropa e Adriatico, tutto mischiato e sempre, come un liquido che bolle in continuazione e si rimescola di continuo, ma sembra in superficie immobile, placido e quasi svagato.
Ad un certo punto poi si infila l’odore del mare.
Un odore selvaggio, fatto di salsedine e di bassa marea, che pare fuori posto.
Un odore povero, da Adriatico cattivo che in un attimo può trasformarsi in burrasca, e che parla di miseria e di reti da pesca, di casse vuote incrostate di alghe marcite.
E respirandolo ti viene un groppo alla gola, perché era da tempo che non lo sentivi così chiaro, così brutale, così perfetto.
E non c’è altro che può spiegarla meglio Grado, o dire di più.
Ciao Ennio, anche se non son di Grado sento l'incredibile privilegio di comprendere quello che scrivi... odori... sensazioni...emozioni persino dall'odore greve del marino decomposto... che comunque nasconde vita... quanta vita passata da naso e occhi e orecchie, appresa da bambini... un tesoro che so che ai miei figli è negato. Ciao, Django
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