09 novembre, 2018
Commemorazione dei caduti
Domani 10 novembre alle ore 10 si scoprirà la lapide commemorativa per i cittadini gradesi caduti durante la Grande Guerra con l’uniforme austroungarica.
L’opera, verrà posta nell’aiuola a fianco del Municipio, in Largo della Vittoria, in cui è già presente il “masso istriano”.
I miei nonni erano marinai e per fortuna sono tornati entrambi dalla guerra (scriverne altrimenti sarebbe stato difficile) si sono imbarcati all' inizio come parte dell' esercito austriaco e si son ritrovati italiani alla fine.
E' giusto ricordare i tanti loro commilitoni scomparsi.
Un destino feroce ha coinvolto la nostra gente con la prima guerra Mondiale.
I nostri vecchi, gente veneta da sempre, si son trovati messi in mezzo a questioni più grandi di loro, prima conquistati dai francesi poi conquistati dagli austriaci senza combattere e senza saperlo.
Erano Marinai e pescatori che si accontentavano di sopravvivere ma essendo gente di confine per uno strano destino tanti nostri nonni, sono stati considerati contemporaneamente traditori(dalla parte austriaca) ed eroi (dalla parte italiana) evidenziando ancor più lo strazio irrisolto del confine.
'Gnò Nono Piero Zuliani marinaio di I Classe austriaco durante la prima guerra mondiale era in Cina, prigioniero.
Era tornato a Grado dopo 8 anni, lui, imbarcato come marinaio di I Classe con la marina austriaca appena ventenne nel 1912 con la nave da guerra a.u. "Kaiserin Elisabeth" in missione nei mari della Cina.
La nave, dopo aver combattuto fieramente a fianco dell' alleato tedesco contro forze soverchianti e finite le munizioni, si autoaffondò e l' equipaggio fu imprigionato dai giapponesi nel 1914, successivamente si fece il resto della guerra in campo di prigionia in Giappone.
Nella fase finale della guerra l'avevano fotografato, serio con i baffi spioventi, con quella bandiera Italiana alle spalle tenuta da un compagno.
Tornò a casa nel 1920 con la divisa del' esercito italiano a cui aveva nel frattempo giurato fedeltà, come irredento, per poter essere rimpatriato.
Io l' ho conosciuto poco, era un uomo chiuso attorniato da una nidiata di figli (quindici) a cui si sono aggiunti i nipoti con il passar del tempo e spartiva i sui rari sorrisi con moderazione con tutti.
Non ti dava soddisfazione, non ti raccontava niente, lui che avrebbe potuto stupirmi con il suo passato, zitto.
Mia madre mi disse che gli avevano imposto il silenzio sul suo passato così contraddittorio (come fosse colpa sua) ma tant'è che io la sua storia l' ho saputa leggendo il libro di Bruno Scaramuzza "I Gradesi nella prima guerra Mondiale". (le due fotografie provengono da la)
Lui non ricordava, aveva rimosso, si dedicava al suo lasciarsi vivere circondato da una marea di figli vocianti ed affamati e con pochi amici con cui condivideva silenzi davanti ad un "quarto de rosso" la "De Tanori".
La guerra gli aveva tolto tutto, gioventù e voglia di vivere, tanto per ricordarci che le guerre si possono solo perdere, tutte, da qualsiasi parte tu sia.
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