29 maggio, 2019

Relitti coreografici


C' è un posto che più di altri attira l' occhio del visitatore in arrivo a Grado.

L'  Isola della Pampagnola.

Scavalcata da frequenti maree, l’ Isola della Pampagnola si manifesta oggi unicamente durante i momenti di bassa marea.
E'  a breve distanza dal ponte girevole che, dal ’36 in poi, ha decretato definitivamente l’uscita di Grado dall’isolamento.
Un’isola che nel suo antico passato accolse il punto terminale della strada che da Aquileia portava al suo antico gradus, punto di scambio tra il mare aperto e il sistema lagunare.
Ma l' occhio va sui relitti che vi si posano.

Relitti che si decompongono con dignità da lunghissimo tempo, obiettivo di millanta fotografi che li hanno fotografati in tutte le condizioni di luce  e di marea.

Sono vecchi bragozzi di un tempo meno burocratizzato del nostro, che mai permetterebbe ai loro proprietari di disfarsene in questo modo, pretendendo lo scompattamento del fasciame, la sua numerazione e la creazione di un data base con filiera di smaltimento dei rifiuti, con presenza di ottantadue funzionari che testimonino ognuno per la parte di sua competenza l' avvenuta distruzione.
"Bisogna da de lavorà a la zente"

Uno è la Tilde che, trasformata da barca "de sabion" in peschereccio con il turbosoffiante delle origini dove la profondità di pesca era legata alla lunghezza del tubo rigido che sosteneva l' attrezzo di pesca, finì con i suoi "Occhi di "Cubia" che ti guardavano tristi sulle sabbie della Pampagnola.

L' altro relitto è un trabaccolo  che viene da fuori, posato sulla Pampagnola dopo anni di sosta forzata per un sequestro dovuto a contrabbando di alcool e zucchero.
Il suo nome è Scintilla registrato a Fano,  alcune parti sono state recuperate a suo tempo e portate al Museo della Marineria di Cesenatico  da cui ho tratto la foto che vedete qua sotto scattata nel 1980.

Altri tempi 


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