26 gennaio, 2021

ANGELO - S. MICHELE


 l' anzolo del campanil,  sempre presente negl'occhi de casoneri. sporchi de fango e odorusi de marinasso.

24 gennaio, 2021

gravo mio

Zè note,zè scuro, camino per le cube, 

comò liziera bava l'aria de remortisso 

la me fà recordà, le antichitae de quele case. 

Son solo,finalmente solo 

tra quii canpieli,tra quii balauri,tra quele piere, 

danovo paron de Gravo mia. 

Le strae ormai ganbiae a festa co' piere nove, 

no le se ricorda de me, quando sughevo a canditi 

su de ele. 

L'ombria che se slonga e se scurta, 

passando soto i lanpiuni, 

par comò ranpigasse,tignisse strenta 

su quei pieruni. 

Comò le arte dei pescauri ciapae 'ntei grebeni, 

che pur stacandose, 

le lassa senpre gargossa de ele, tacao là. 

Penso e camino, 

son zà rivao inte l'androna de la ciesa, 

là....là drio,drento la cieseta, 

gera 'nà statua de un santo, 

che zorno dopo zorno, 

pareva che la se moveva. 

Quanti ricordi lassai là drento, 

tra cuori de grassie e cera descolagia. 

Vago avanti longo stralonga, 

passo davanti alle "tre corone", 

e no vego più la capana de canele 

'ndola Valerio al faseva le serade. 

Continuo per stralonga, 

case che gera cagiue, desso le zè messe a novo, 

conprae da sugaduri o zente foresta. 

Rivo in savial, 

no vego più la casa dei mamuli buni, 

solo carieghe e tole, 

anche le boteghe dei maringon, 

quela de Pompeo e quela de Alberico, 

no le zè più,solo carieghe e tole. 

Anche la finestra del vecio Stocco 

la zè desolagia,desmentegagia,comò i sovi culumbi. 

Passo davanti ala Pastora 

e me vien dalongo in suca al pisso de carusso 

che i feva là.'Ndola al zè finio quel pan? 

Also i vogi e vego al balaor dei corcalina, 

quanta vita in quele cube 

quanti fantulini che i sugheva, i solteva 

e i feva festa e garghe volta i riveva al bucal..zò 

da la finestra. 

'Ndando avanti per le mie, 

rivo a casa de Forti,Giovani Forti,là, in campiello tonegasso 

'ndola steva anche Palege,ma dopo al fogo 

i s'hà spostao. 

Davanti steva Ciano pori, proprio in canton de cale Tognon, 

ormai stropagia dal simento, 'nà volta per de là se 'ndeva in casata. 

Vago avanti,.... el pensier al me porta la de Capelani, 

che gera un omo che'l feva pagiuni e .......oltro. 

Semo in cul de muro e tornando indrio, 

vago danovo per stralonga. 

Me fermo in casata,un vero burcelo de fantulini, 

là gera senpre batalia ma anche tanta musica. 

Una volta steva i Trombai,Niky e Fabio,in parte al mio amico Livio Ciciarolo co' la sova famegia. 

De là passo per porta granda,davanti al mitico "massagatti",indola Toni e Walter,i scuminsieva a fà le prime bacanade. 

De là vago in acquedotto, 

quà se se cateva,a parte comò ritrovo,anche per le feste de paese,le femene le vigniva a lavà e le babeva drento al lavatoio e garghedun anche al pisseva,perchè là gera un dei primi cessi comunali. 


Quanti pusti zè gambiai 

quante aneme zè 'ndae, 

ma stà isola la tien duro 

a stè oltre novità.             teti  dovier


Tanta zente l'ha strasagia 

la gno Gravo che hè nel cuor, 

anche se la zè ganbiagia 

sarà senpre al gnò tesor

podè perde al Palù

cò duto Gravo vecio,

podè perde amchr la cesa granda,

e ancora duti ve cognosse

per graisani:

ma se perdè al graisan,

cu ve cognosse più


Teti

23 gennaio, 2021

il porto

 Il silenzio primordiale delle albe sulla laguna, il silenzio dei boschi arrampicati sulle montagne, il silenzio che esiste prima della civiltà, o almeno dell’urbanizzazione. Il silenzio e basta. Dieci minuti di silenzio.

Il porto Tecnicamente non ha niente di naturale, è un ambiente ricostruito dall’uomo come un set fotografico, questa cosa strana che noi chiamiamo “natura” qualcosa che non lo è. 

Ma lì, nel porto, all’ora di pranzo c’era quello che mi serviva. Mi sono seduto sulla sponda del molo e ho ascoltato quel particolare silenzio, il silenzio dell’acqua.

Non è un suono, è un respiro. L’eco di qualcosa di ancestrale e lontano. È un ritmo, più che una voce. Entra nelle orecchie e si spande nel corpo come un’onda. E placa. Placa tutto. Come se per un attimo ti disfacessi dal di dentro, nel nulla. Si potrebbe chiamare rivelazione, è un momento infinito in cui ti sembra di capirti, o di ritrovarti, o di perderti, tutto assieme.

C’eravamo solo io, la sponda e l’acqua, un leggero sciabordio, quasi muto. Ma era il tutto. Ed era perfetto così. Il silenzio dell’acqua che rigenera, pulisce e poi scivola via, lasciandoti nuova.

Ho respirato. Ho salutato il porto, mi sono girato e sono andato via.



22 gennaio, 2021

paesemio-grado

 il vescovo aquileiese Paolino (558-679) circa a cui la traizione attribuisce il merito di aver intrapresa la fortificazione del ‘abitato di Grado, creando così il Castrum. la partecipazione avvenne dopo aver  disegnato nel concorso romano con la dirittura del dodecaneso in linea d’aria in 350mt e la delimitazione di 90 mt, per l’ attuale strada stradale della strada sola strada romana  (la stessa stralonga), che va dal Cul de Muro alla Corte Piccolo è calcolate in la lunghezza della strada in 1,80 mt per i mezzi stradali.

i reperti dell’ cul de muro , si tratta della vecchia appella mortuaria, i reperti delsono dott. Degrassi Ferruccio.

20 gennaio, 2021

sior nebbioso nicolettò--

GRADO. Ha tagliato il traguardo dei novantacinque anni Nico (Nicolò) Nebbioso, per tutti “Sior Nicoletto al guardian dela Safica”, lo storico stabilimento conserviero della Safica che ha dato lavoro a numerosi gradesi (nei momenti di maggiore produzione si registravano quasi duecento dipendenti), ma con il passare degli anni ha parimenti dato dei dispiaceri con la fabbrica costretta alla chiusura.


, tra l’altro assiduo lettore del nostro giornale, è stato festeggiato non solamente dai famigliari, ma anche dai tanti amici che ha nell’Isola.

Parlare di Nicolò Nebbioso significa inevitabilmente ricordare proprio la Safica.


L’importante azienda era nata per volontà di Mario Pedol, un esule istriano di Rovigno il quale aveva già un’industria conserviera che gli era stata confiscata nel 1946.


La Società Azionaria Fabbrica Italiana Conserve Alimentari Spa (Safica) registrata alla Camera di Commercio di Milano porta la data del 1960, ma il marchio Nostromo che l’ha lanciata rendendola famosa era stato registrato ancora prima, nel 1952.


Dopo tanti anni di intensa e produttiva attività (inizialmente venivano lavorate le sardine e successivamente il famoso tonno Nostromo), iniziò il burrascoso declino della società.


Nonostante le tante lotte per salvaguardare l’attività e i suoi dipendenti, non ci fu nulla da fare e la Safica venne quindi dismessa nel 1992.


L’anno successivo l’azienda passò nelle mani di una società spagnola, ma oramai la sorte era segnata.


Attualmente al suo posto sorge l’albergo Laguna Palace e alcuni condomini. Storia e vicende che, evidentemente, Sior Nicoletto Nebbioso ricorda ancora molto bene, ma che nel giorno del suo compleanno, al ragguardevole traguardo dei suoi novantacinque anni, sono rimasti nel cassetto