05 luglio, 2021

ruggero Marocco ed il Fossalon di Grado

Comune di Grado, Ministero dell’Ambiente, Git di Grado, Parrocchia di Grado, Il Piccolo di   Grado


L’Associazione Grado Nostra, avendo dibattuto piú volte il problema nel direttivo, vorrebbe rappresentare alla stampa e alle persone gradesi e non, responsabilmente interessate all’Isola per passione o incarichi pubblici o professioni mediatiche, che esiste, come molti sapranno, un grave problema solo apparentemente di lungo termine e di poca attualità. In ballo potrebbe essere l’esistenza stessa del dosso di sabbia della Città gradese se si lasciasse deteriorasse troppo, oltre un certo limite, l’equilibrio naturale che, nonostante mareggiate e bradisismi, lo tiene ancora in sesto. È ancora troppo presto per allarmi e preoccupazioni? Forse no. Ma per pensare di fare qualche cosa non ci sono certo tempi biblici davanti.


Il sedime della spiaggia principale di Grado è un problema tamponato dalle bettoline ormai anche più volte l’anno, ad ogni mareggiata che viene. Questi mezzi vanno a rifornirsi di sabbia al largo, verso l’estremo ovest della città, versano il carico diluito in acqua sulla battigia e poi i bagnini distendono con pazienza la sabbia man mano che si asciuga. Alle bettoline spetta finora, dunque, l’impari compito di contrastare l’azione quotidiana della natura che spinge la sabbia verso ovest, via da Grado, con la combinata azione eolica e delle correnti marine. Le mareggiate non fanno altro che mettere un po’ in crisi il sistema, ma per lo più si pensa che il sistema magari regga sempre e che, riportata sulla riva la sabbia scivolata via estemporaneamente con le ondate di scirocco, si possa anche non pensarci su granché. Questo è un pericoloso assurdo poiché si sottovaluta che il vero grande, grandissimo nemico della spiaggia e di Grado, è, non certo da oggi, il fenomeno dell’erosione che si sta portando via una alla volta le riserve di sabbia naturali a difesa dl nostro isolotto ad est della spiaggia, peggiorando via via le mareggiate in potenza e frequenza. È sparita del tutto la spiaggia di Golameto-Fossalon, il dosso gigante della Mula di Muggia non si vede ornai piú come un tempo, mentre, residuale difesa della spiaggia e di Grado, resta ora solo il dosso che si raggiunge attraversando l’area divenuta fangosa tra la spiaggia a pagamento e la Pineta. Ma sarebbe illusione pensare che questo deposito, al contrario degli altri, resti fermo a nostra disposizione lí dov’è, inattaccabile del vento di bora e dalle correnti, ragione per cui se non si interviene progettualmente in qualche modo utile, è verosimile pensare che venga pian piano eroso anche questo ultimo baluardo lasciando indifese da quella parte sia la spiaggia sia la città.


Per capire la costa dell’isola non mancano approfonditi studi scientifici e pubblicazioni sul litorale isolano di professinisti gradesi (Placido e Vigilio De Grassi) e dell’Università di Trieste (Antonio Brambati e Ruggero Marocco, pure gradese) divulgate ancora nella seconda metà del sec. XX. Oggi, seppure non sia troppo tardi, sarebbe il momento di cercare di operare su questo fronte, almeno incominciando a pensarci no

n solo in fase teorica, ma come interventi pratici sul terreno prima che sia troppo tardi. È vivamente sperabile che si possa confidare nella Regione, ovviamente in sinergia e con il pungolo della nostra Amministrazione comunale e degli enti turistici ai loro vari livelli anche al di là delle specifiche competenze burocratiche. Forse non vi sono davanti tempi geologici tranquillizzanti se solo in pochi decenni, ribadiamolo pure, sono spariti l’arenile di Golameto e il salvifico dosso della Mula di Muggia. Né si può pensare di tranquillizzarsi solo attraverso nuovi studi e osservazioni accademiche senza dar corso più o meno contestualmente ad azioni progettuali concomitanti con gli studi di cultura scientifica.

voglio avvicinarmi all' immagine dell'illustre studioso Ruggero Marocco e mi spiace moltissimo per le cose serie ed importanti che ha distinto l'illustre studioso, facendo bene il  pensiero per Grado.

Ma oggi voglio ricordare uno di noi, uno che lavorava sul serio per "al Ben del Paese" e non aveva paura di dirlo.



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