30 aprile, 2023

INFARTO CEREBRALE


 Quando il tuo cuore subisce il forte shock di una perdita importante, una parte di esso, resta per sempre bruciato.

Da quell'istante in poi, nella mente s'innesca una sinergia di protezione tra cuore e cervello, dove non passa più nulla. È un bisogno interiore di voler sfatare ad ogni costo una nuova perdita. Non ci si arrende, questo no, ma si guarda alla vita con una prospettiva molto più ponderata. 

Accade che, d'istinto e pur di proteggersi da una nuova sofferenza, ci si abitua alla propria zona comfort e li dentro ci si senta protetti, in pace, al sicuro. 

Si vive lo stesso con coraggio e determinazione tutte le situazioni quotidiane, ma non è più la stessa cosa, poiché quell'ala spezzata rallenta ed appesantisce il volo e fa risultare il viaggio molto più lento e faticoso.

Non è vero che tutto passa.

Tutto resta scolpito sulla lavagna dell'anima.

Tutto segna ed insegna. 

Tutto cambia e ci cambia.

 L'uomo, secondo Seneca, deve innanzitutto conformarsi alla natura e, parimenti, obbedire alla ragione, vista come ratiològos greco, è divino IL principio che regge il mondo.


COOPERATIVA


 La storia è una rassegna di rivoluzioni.


C'è una data che segna una svolta storica tra la Grado peschereccia atavica e quella moderna.


2 aprile 1930.


E' la data di costituzione della Società Anonima Pescatori Lagunari di Grado.


In un colpo i pescatori, si scuotono e riunendosi in 39, tanti sono stati i primi aderenti alla nuova società, si pongono obiettivi comuni, si sottraggono allo sfruttamento dei commercianti e puntano a migliorare, oltre che sotto il profilo economico, anche in quello culturale ponendosi, altresì, anche l'obiettivo della mutualità e dell'assistenza ai meno fortunati.


Nel 1932 la Società era attiva nel locale Mercato Ittico vincendo resistenze e boicottaggi dei commercianti.


Intando le adesioni crescevano e nel 1940 la Società concludeva con il Comune il contratto di affitto della "Valle Artalina" e finalmente si dotava di una sede sociale di proprietà in Riva Dandolo.


Veniva così sfatata così in pochi anni la diceria dei compaesani e foresti che consideravano la categoria dei pescatori "poveri e ignoranti" e creandone una di nuova:


 "i ze carghi de soldi, i li mete soto al stramasso" ,


A questo proposito devo dire che mio padre che era pescatore si è dimenticato di dirmi soto qual stramasso li ha missi.

Nianche a cason lo he catao:  



'Le gioie del cazon ' 


Bava per la porta,

fumo in ti vogi,

mamuli che pianze, 

polenta de pilissin 

nuni in fogo de tamarizi bagnai

che paradiso!

29 aprile, 2023

BIMBO A SCUOLA


  una passeggiata sulla diga ad osservare i bagnanti sulla riva la faccio spesso, mi è capitato di osservare una scenetta che merita di essere raccontata:


Il bimbo è un angelo al massimo duenne, paffutello e tranquillo. 

Ha il suo secchiello, è seduto in riva al mare e "sbatocia" allegro con la sabbia bagnata, impastandola con le manine senza altro fine che divertirsi. 

Infatti si diverte un mondo e non dà fastidio a nessuno.

Finché non arriva il padre o presunto tale, fino a quel momento impegnato a farsi i cavoli propri e ahimè invece improvvisamente deciso a farsi quelli del piccolo.


«No, ma non si fa così! Così non riesci a costruire un castello!»   dice il genitore competente, che subito comincia a smanacciare con il secchiello del figlio per costruire una torre.


Il piccolo lo guarda perplesso, anche perché di costruire una torre non gliene frega assolutamente nulla, essendo tra l'altro in un’età in cui il concetto di “torre” e “castello” è di là da venire, e c’è solo una enorme distesa di sabbia in cui affondare le manine e divertirsi. 

Quindi prima guarda con la faccina triste il padre che capovolge il secchiello, poi, una volta che il padre ha costruito la torre e la fissa sentendosi un architetto affermato, si alza, trottola di fianco alla costruzione e con un ben assestato colpo di piedino la butta giù e poi ci si siede sopra, ridendo a più non posso.


«No! –  sbotta il padre – non si fa!» e inizia a sgridarlo neanche avesse distrutto la casa di famiglia.

Il piccolo ovviamente non capisce cosa ha fatto di male, e quindi, lui che fino a quel momento era stato tranquillissimo, scoppia in un pianto disperato, urlando come un matto.


Il piccolo, intanto, non potendo più giocare con la sabbia bagnata, inizia a giocare con quella asciutta, prendendola con i pugnetti e tirandola addosso a chiunque passi. 

Quando qualcuno alla fine si lamenta, la madre inizia un litigio accusando tutti di essere razzisti e intolleranti nei confronti dei bambini. 

Seguono dieci minuti di insulti incrociati, bofonchiati a voce più o meno alta, un tutti contro tutti in cui ci si rinfacciano presunte colpe che risalgono ai tempi di Adamo ed Eva, e forse un po’ più su.


Il piccolo ha smesso di piangere, nel frattempo. Guarda gli adulti.


Negli occhi gli leggi il terrore di diventare così.

SCUOLA ELEMENTARE


 Una foto che ci racconta un po' della nostra storia recente (e i suoi misfatti): 

La nostra prima scuola elementare (già intitolata al prof. Sebastiano Scaramuzza)bella, imponente, aveva certamente bisogno di una ripulita (la vecchietta era del 1906), ma abbatterla ed ottenere lo sgorbio attuale (il museo fantasma, vergogna assoluta) è stato un colpo al cuore;


Dietro la scuola si intravede il lavatoio pubblico, opera del 1905, forse il primo costruito nell'ex Litorale austriaco: un manufatto da salvare, insomma. 


Dietro il lavatoio, quella strana costruzione bianca che si vede, un'opera muraria a cielo aperto, ecco, quella invece ci ricorda una singolare processione mattutina delle nostre nonne.


"In quela volta in duta Gravo vecia no gera nianche un cesso, alora cò se doveva fa i propri bisogni ogni famegia la veva un segio in casa.

Co te scampeva, zo a core in segio e cò i gera pini ne tocheva 'ndà soto al reparo che i veva costruio un grando "cagarottolo" 'ndola se ghiteva la sangola.


Dute la matine, mundi bonora, gera la fila de femene che passeva per Piassa co i sigi in testa per no fasse veghe che che le veva drento...

Dopo, solo dopo i ha fato i cessi per Gravo..."


Noi ragazzi dell' epoca molto poeticamente per  ironizzare sugli odori che si sentivano provenire da quel posto l' avevamo denominato "La Villa dei Profumi". 


Infine gli scalini che si dovevano salire per poter lasciare la passeggiata a mare, ci si dimentica che la nostra bella passeggiata prima di tutto è una diga, un "reparo" dicevano giustamente i veneziani antichi e guai a dimenticarlo, insomma è come lasciare aperta la porta di casa a favore dei ladri, nel nostro caso a favore delle onde in tempesta atte a inondare più facilmente le nostre strade;



L' edificio scolastico accoglieva gli scolari gradesi nell'anno canonico, ma d'estate,  frotte di bimbi di tutta la provincia ci venivano in colonia.


Ma anche, "Drio del Mercao là de l' Acquedoto e 'l Lavatoio" c' era il nostro parco giochi...

co'l progesso al ze diventao un parchegio, Viva al Progresso!

CASA TONDA


 Casa Tonda


Riflessiòn sensa nomi


Casatonda: de siguro pochi i cognosse Zaccaria Gregori, ma al numero 23 de Riva Zaccaria Gregori gera e xè ncora desso, ‘na casa granda a forma de fero de cavalo che se taca co oltre case da via Grego finemente in Paese: per duti a Gravo Casatonda.


Per tanti de noltri che xè nati la Casatonda vol dì:

profumo de nissioi pena lavai in lavatoio, al lavatoio, a fianco dell’entrata co do purtuni scrostai e soro al verde se veghe al maròn e soto al maron de novo al verde e soto ancora color legno, legno pesante, al gera mundi fresco;


finestre e scuri splancai e in curtivo se spandeva la musica de le radio. Cssssssssssssssssssssfiuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu “na poveciassa”, redioregiornali e MusicaPerVoi... a duto volume e garghedun canteva sora e tra i profumi de sugo voleva “La notte” de Adamo, Cin Cin, Elvis, Fiume amaro de la Zanicchi, stronboloti su le cansòn inglisi,


che storie…quante storie


Istae

Casatonda barcuni in sfesa al dopopranso

d'istae...silensio!!?!! 
Baurufe inpissae sensa orario che sintiva duti,


al spande de profumo de pransi poveri ma decisi...sughi, pesse frito, buriti


mamuli che zoga in curtivo,

mamuli co le vate pe’ nda a ganberi,

garghe togna…na tola (regalagia da Sirilo in squero) a forma de stiopo pusagia e disarmagia soto le scale a fianco de do cerbotane e i ossi de persego che garghe mamola steva pianzando… 


omini che torna stanchi dal cantier, da pescà, dal lavòr,

femene che torna co' le borse da la spesa,

fiochi azuri e rosa sui purtuni

panussi a sugà,

pianti a dute le ore…l’à mal de pansa

mamuli che cresse e va a scuola,

oltri fiochi

matrimuni co’ le scale infiorae,

funerai co’ lagreme che bate su le porte de trenta e passa famegie,


biciclete soto al portego,


Siora Giulia Feri che siga,


Duto al mese de magio al rosario co’ l’altar candido in lavatoio,

i fantulini più bravi, co’ al canpanelo a fa’ ‘l giro del la casa,

a le tre so mare de Omero, meso i desparte al bianconero Tuttosport, che inpiseva la preghiera e duti sgraneva al rosario tra i profumi de le rose e de la lissiva, del savòn

che coro de voze…

e verso sera… 

i magiolini sul toco de verde vissìn a le corde pe' sugà, li ficheveno drento le bottiglie de la late, i garbiti,

che feste…duti cuntinti

“ma ste tinti duti “guai a le bici in curtivo...”


istae...lontana mai desmentegagia

istae canottiera bianche, braghe curte, descolso


me recordo i profumi, la zente, i coluri al senso de famegia de la Casatonda

al curtivo, la prima volta co i gogugi in curtivo i xè rivai col scuro a bordo del remorcio de un camion che pareva grando, grando comò un treno


ancora “guai co le bici in curtivo”


inverno ... le mare che bateva al bacalao in curtivo col martelo o co la manera per roverso,

femene che torna dopo esse ‘ndae a peverasse e capelonghe,

al son de la sielta de le peverasse da la cova a la borsa, una melodia un concerto.


Se riveva capiì se gera caparossuli o peverasse, capelonghe de deo o de fero, solo da la nota e via a vendele…

inverno, fredo buora che sbuzina e che scantina le tende in camera

inverno

fumo pe le scale, oduri che se taca sui muri

i ligni pel fogo,

al carbòn pe’ le stufe,

le prime late de kerosene

le prime televisiòn co ‘l stabilizator

ogni giorno al maestro Alberto Manzi co’ Non è mai troppo tardi

la domenega col Campanòn e tutto il calcio minuto pe’ minuto se la squadra del tuo cuore ha vinto brinda con Stock… la Stock di Trieste vi ringrazia …


inverno

le cantine senpre carghe de acqua,

la granda aluviòn

l’odòr de mufa e de odor de fogna…i gati…profumo de marinasso

e oltro…


CASATONDA


d'istae, le angurie de sior Destro...

(siora) Giulia che 'i còre drio a 'i so' fantulini pe'l curtivo via

co' la squela de menestra pe' dài de magnà..

sora de noltri, 'pena 'l dopopranso bonora, oni tanto se sintìva còre e rodolà

pe'l pavimento garghe soldo cagiuo zò de la tola de sior Genio e siora Libera,

che i conteva 'l incasso de la zornada...

a zugà co'i "daci" sul cordolo del marciapie del curtivo...

a zugà co'i decini, vintini e anche i sinquantini (!!!), o le lire vansae del fassismo...

e le mamole co' le cartuline, su'l muro de un color rosa pastelo sbiadio

che squasi no'l se vegheva più e che dopo se vegheva i signi lassai su la malta gratagia via...

a zugà a pèta e co' le figurine, ai giornalini in rifugio, ... al brondolo, a la poma al vaso, ai canditi,

a pindul-pandul... andà a fà malani in squero de Sirilo o drento de le barche de sabion....

"Zoro", co'l so' inpermeabile comò 'l 'tenente Sheridan", che so' mare la ghiteva

la pasta 'vansagia fora del barcon de la cusineta e oni tanto i finiva in suca a gargun...

e via cussì ....


® leonardo Tognon 

28 aprile, 2023

IL CERVELLO


 IO Mi son trovato a letto messo in uno strano modo, con la gamba sinistra senza forza e la gamba destra inutilizzabile, il dottore, molto tranquillo, ma spaventato, mi fa ho ricevuto e ha parlato di  6 o 7 ictus, ovvio che di questa storia non ne sapevo niente sapevo poco di chi parlassi, non conoscevo il mio nome, pensa che ne potevo sapere di un ictus, l’ho saputo dopo e le cose non erano il mio massimo.

Luce, comunque luce, luce in penombra, luce rifessa, di forma propria, albina e colorata, atea e credente per il peccato della sua propria ingrata e distratta, a volte originale, esistenza.

Ed essa stessa, ed egli stesso, l'uomo di pietra e di luce, lui proprio, l'uomo di materia, la statua di luce, in ogni forma dell'esistere, RITORNA AD ESSERE, perche' e', e' in ognuno, perche'non solo forma e statua, di luce o pietra, perche' e' memoria, viva ed immobile.

E' l'uomo, o una statua di luce, entrambe ed entrambi con una anima feconda, muta, silenziosa, sottile, misteriosa piu' della luce.


Ogni paziente e ogni familiare almeno una volta dopo l'ictus hanno un momento in cui vogliono gettare la spugna, perché è troppo quello che stanno affrontando. Questa diretta con la squadra di Stroke Therapy Revolution è da non perdere perché c'è la testimonianza molto importante di  che può essere di grande aiuto sia per chi vive il dramma dell'ictus come paziente che come familiare. Conoscere in anticipo tutte quelle trappole mentali e insidie emotive che è possibile affrontare nei giorni, mesi e anni a seguire in seguito a un ictus può aiutare a superarli senza farsi travolgere. Scarica qui l'ebook gratuito sulla riabilitazione neurocognitiva


«L'ictus si cura con il cervello, non con i muscoli». Ecco le domande più frequenti che mi sono state poste e spero che InteraMente possa offrire le risposte che cerchi:- È possibile recuperare dopo un ictus?- Entro quando si può ancora recuperare?- Ci sono consigli pratici da seguire per migliorare il recupero?- Cosa evitare per non ostacolare o rallentare il recupero?- Quale è il ruolo del familiare e del terapista nel recupero del paziente?- Ci sono esercizi da seguire in casa?- Cos'è il metodo Perfetti e la Riabilitazione Neurocognitiva La difficoltà non sta nel dare le risposte, ma nel proporre le giuste domande. Mi auguro che InteraMente possa darti spunti per tutte quelle che ancora non sai di poter fare.  Sarmati è docente di Riabilitazione Neurotraumatologica e fisioterapista specializzato nella riabilitazione neurocognitiva del paziente emiplegico. Tra i pionieri della teleriabilitazione.