29 agosto, 2023

CALIGA


 scusse,

sogni masenai,

da onde quiete

de risaca.


nave cò vele piegae

a riposo, in porto.


se xe amor no se distua,

ma inpalidise, delicao

comò calà de fiama

pronto a tornà vivo

comò prima.







 e  'ndeva a casa

cò 'l cuor a picolon

sdionfo de rabia

comò nuoli bassi 

de caligà.



VARUOLE


     Tempi magici questi, primi giorni dell' anno, tempi "De Varvuole"

Nell' immaginario gradese un tempo c'era spazio anche per fate e faduni, per strighe e strighissi.


Una di queste storie che non si sa fino a quanto sia vera o falsa è la nomea di Strega che accompagnava la Vecia Bela (famiglia Sanson)


Sull'isola dei Belli (ora all' interno della Valle Noghera) chiamata così con ironia per la proverbiale bruttezza di alcuni suoi abitanti, c'era un tempo la vecchia Bela, una donna considerata una strega, che si diceva faceva alzare i venti, rendeva infruttuosa la pesca di chi non era gentile con lei.

Mauro Marchesan, ispirato dalla sua storia ha messo in rima il racconto della vita della "Vecia Bela"


 LA STRIGA di mauro 

Fin de fantulina me ‘vevo nacorto 

de polê fâ strighissi, 

cô fevo resorze del Monte Re 

veci ossi de cristiani e crepe 

e cô fevo deventâ farina de fior 

la tegna dî alburi. 


No m’hè mai mariao preché ‘l sangue mio 

‘l gera comò l 'aqua torgola 

e oni omo che me vigniva pre tresso 

‘l sentiva i brividi de fredo in fondo ‘l cuor. 


Cô cantevo i vespri in te l’isola del Beco, 

le piante le se secheva arse, 

ma cassevo via i sgrapiúni de soto le porte 

comò che'l feva San Mena coi mostri. 


Gera mundi pelagra in quî ani de piaghe, 

cô se magneva le galete che mandeva Venessia 

aciò che no se murissa de fame. 


Pioveva sangue su le mote 

e i teramoti i alseva ‘l mar, 

rebaltando 'i àrzeni sabiusi de tante isole 

e i ùsei paluanti i se tocièva 

drento le aquasantiere 

in te le sese sbandonae. 


Duti i me steva a la lontana 

preché i diseva che portevo pègola 

e che la gno ànema la gera nera 

comò un sbruféo de sepa. 


Però, i vigniva a là de me, 

cô le maledission i li bechéva 

co' sessolade maladete de rogna, 

e l’agio sui cagnassi nol basteva 

a fala descantâ via de torno. 


No son sensagia! 

Me sè che he verto le porte del mal 

cô hè catao un stissòn de legno magico, 

in tel pulindròn de soto 'l canpanil, 

cô un fulmine 'l s'à brusao 'l vecio ànzolo. 


Ma la cativeria de la zente la gera piú granda, 

è oni desgrassia che nasseva 

gera 'na colpa mia e del demonio 

e cussí hè duvuo parâ zó tanto fiel 

e vîve de la caritae pelosa. 

I diseva che fevo alsâ i vinti cativi 

e che fevo murî in tel balo i pissi 

e cô se passeva d'intorno a la gno mota 

se sintiva un infernal gnaoléo de gatafera. 


Finché i xe vignui! 

'I òmini de la leze, timorai de Dio, 

a incolpame de 'vê fato mercao co' le strighe 

e de'vê fato desconparî el Santo Sasso 

che 'l 'veva lapidao San Stefeno. 


Gera l'ultemo quarto de luna, 

cô 'l vin resta fermo, 

e me hè fato in te l'aria 'l segno de la crose, 

a la roversa 

e hè malidío duta la rassa de 'sta zente. 

I m'à dao fogo co' duto 'l cason 

e dopo vê sparso i resti e la sinisa 

pre duto 'l palúo de sora, 

i à descancelao anco 'l nome de l'isola. 


Cussí desso vago a remengo 

xa de tanti seculi, 

d'un posto a 'l oltro sensa un logo, 

preché no son morta pre vero, 

ma son rifiuria travagiosa 

in te l'erba urtiga. 


Con la solita "creansa" Mauro aggiunge la traduzione dei termini meno usuali:


Crepe/teschi Mariao/preso marito Torgola/torbida Pre tresso/di traverso Sgrapiúni/scorpioni Pègola/sfortuna Sbruféo de sepa

spuzzare di seppia Cagnassi/catenacci Descantâ/disincantare Sensagia/sciocca,stupida Stissòn/tizzone Pulindròn/cimitero Balo

zona ricca di pesce Mota/terrapieno di fango dove si costruivano i casoni Gnaoléo/miagolio Gatafera/essere mitologico per metà gattanera e per metà strega Sinisa/cenere A remengo/alla malora Travagiosa/pericolosa. 


LA FOTO è DEL MAESTRO DINO FACCHINETTI.


 


27 agosto, 2023

LE FAMOSE TERME DI GRADO


 Il   Mega Progetto delle Nuove Terme Marine di Grado si è inceppato e in attesa di soluzioni, per aggiornarmi mi son fatto carico di una piccola ricerca su quello che oggi è di gran moda sul mondo termale.


Le terme ormai si chiamano SPA, non ci si va a curare il mal di schiena ma per raggiungere la:

-primordiale bellezza dell’armonia psicofisica attraverso un sano lavacro sensoriale-.

-Cosa cazzo significa?-

Per farla breve: vai alle terme e dovresti uscirne come nuovo.

Integro e ripulito, purificato e pronto per affrontare ancora il lordume della vita moderna, proverbialmente foriera di malanni, stress e ansie di varia natura.


Immergiamoci  dunque nella magia del benessere totalizzante.


Si comincia con la piscina termale, la grande vasca d’acqua calda salsobromoiodica: 

Inspirate a piene narici i vapori che dicono essere di mare.

Notate che gli altri umanoidi, seminudi come voi, affollano sgomitanti solo alcune zone della piscina: scomode nicchie dalle cui pareti fuoriescono le bollicine idromassaggio o enormi rubinetti che gli rovesciano addosso un rilassante getto violento d’acqua a 45 gradi: mettetevi in coda per goderne i benefici.


Terminata l’abluzione, si passa al bagno turco. Un viaggio di rigenerazione corporea e mentale nella vera tradizione turca. Ovvero: calura atroce e finte decorazioni orientali alle pareti. Si tratta di uno stanzone sigillato ad elevatissima temperatura, un caldo umido che vi farà sudare come fontane.


Usciti da questo clima tropicale, correte a tuffarvi nel frigidarium, la piscina di acqua gelida.

Il vostro corpo a questo punto pensa ma che cazzo succede oggi?, e un po’ ha ragione: in effetti, nelle situazioni normali, di solito gli umani rifuggono l’improvviso contrasto caldo-freddo - fa venire la bronchite, diceva la mamma-.

Tuttavia qui, per motivi misteriosi, il brusco cambiamento pare sia portatore di immenso benessere..


Ora, completiamo il circuito e barrichiamoci nella sauna.

E’ difficile descrivere il piacere della sauna: un po’ come stare chiusi in macchina a mezzogiorno di ferragosto coi finestrini chiusi e senza aria condizionata, però i sedili sono di legno. 

Ci si passa una mezz’ora - non di più, altrimenti si rischia di svenire - conversando con sconosciuti piacevolmente dimentichi del clima torrido. 

Non toccate le simpatiche pietruzze raccolte nel secchio di fronte a voi: sono roventi, si rischia di rimanerci attaccati.


Poi, la doccia musico-cromo-aromatica. Un vero portento. 

Tipo la doccia di casa vostra, però con certe lucine colorate, il cd del Buddha Bar in sottofondo e in più l’acqua, che ha un vago sapore di rosmarino.


A tutto ciò si possono aggiungere speciali trattamenti globali: ad esempio, il massaggio (con alghe putrefatte, pietre o bastoni, a voi la scelta); la ceretta integrale a secco; l’esfoliazione a base di sostanze quali il guano, le meduse vive e l’argilla marocchina infuocata, in una mistica estasi purificante di relax alternato al dolore.


Finito? Ma no!. Con cortese fermezza, gli infermieri vi obbligheranno a ripetere daccapo il percorso. Suvvia, lasciatevi coccolare. Più e più volte, sino al raggiungimento della pace mentale e fisica.


Ecco questo è tutto, dovreste aver raggiunto il Nirvana, ovviamente a pagamento.


Qui a Grado per essere onesti, su questo ci giochiamo il futuro.

Tocchiamoci le parti, ormai libere da lordure, e speriamo ben nel prosieguo della vicenda. 

24 agosto, 2023

la fosa di grado


 La storia delle spiagge di Grado e la loro evoluzione è abbastanza misteriosa, per tanti secoli è stata solo naturale, poi all'improvviso l'uomo ha dato un'accelerazione modificando l'ambiente per piegarlo alle proprie esigenze.

In questo estratto dallo studio del Prof. Ruggero Marocco si riesce a seguire l'evoluzione dal 1915 al 1985:

Evoluzioue del litorale dal 1915 al 1985
Nella prima carta del territorio da parte dell"Istituto Geografico Militare Italiano , eseguita nel 1915 con aggiornamenti del 1917, non si osservano rilevanti variazioni del litorale dagli ultimi rilievi austriaci. Si coglie, invero, una non certo lieve variazione dei fondali determinata dall'avanzata di circa 200 metri verso Ovest della batimetrica 2 che doveva delimitare l'imponente Banco della Mula di Muggia (non rappresentato in carta). Si registra, inoltre, a confronto con i rilievi austriaci precedenti (1896-97), la formazione di nuovi banchi di sabbia tra i due lembi dello smembrato cordone litorale che vanno ad occludere la vecchia "fosa" del canale dei Moreri. Nel 1906-08 l'Amministrazione Comunale decide di costruire due moli o "gettate in pietra ruvida" alle due estremità del1a diga - murazzo di cui solo quella di ponente risulta visibile (anche se con dimensioni esagerate) nella carta dell 'I,G.M. del 1915. Mancano in questo rilievo cartografico i primi due pennelli su pali (lunghezza m 180) posti a difesa dell'arenile dopo la disastrosa mareggiata del 1910 e ben visibili in una Mappa di Grado del 1914
Nei rilievi cartografici eseguiti dall'I.G.M, nel l 938 , ricompare il Banco della Mula di Muggia in posizione decisamente variata rispetto al 1896-97. Il banco semi sommerso manifesta uno spostamento verso Ovest di circa 600 metri nella parte apicale e di circa 200 metri nella lingua che si allunga verso la Sacca. La spiaggia di Grado si amplia verso levante con un nuovo tratto (lungo circa 950 metri a partire dal III pennello e con larghezza media di SO metri) che si protende "a mo' di sperone verso la Rotta", Il progetto di prolungamento della spiaggia velli1e realizzato in parte nel 1926 (primi 400 o 600 metri. (secondo DE GRASSI & DE GRASSI, l 957). Nel 1935-38 il "Genio Civile prolungò ulteriormente la strada argine-lungomare sino alla Rotta, difendendone l'unghia con gettata di pietra e munendola pure di pennelli. L'arenile venne creato attraverso rif1uimenti di sabbie dai fondali sabbiosi antistanti. Nel contempo ad Ovest di Grado la foce del Porto Canale (Fosa) viene delimitata da una diga di levante dalla gittata di circa 1200 metri e d'altezza di circa m 2,6. Questa opera, eseguita dal Magistrato alle Acque di Venezia per la regolamentazione idraulica della laguna, ebbe iniziò nel 1927-28 e fu ultimata nel 1934. Nel frattempo l'abitato dell'isola di Grado continua la sua espansione con una progressiva e tenace azione di colmata dei territori lagunari circostanti,
Dal 1938 al 1949 si registra il completamento del collegamento della spiaggia di Grado con la Rotta ad opera del Governo Militare Alleato. n materasso sabbioso della spiaggia fu prelevato dagli scanni antistanti. Secondo una stima il materiale sabbioso utilizzato doveva aggirarsi, per tutta la nuova spjaggia, attorno ai 90.000 mc .

16 agosto, 2023

galeone pirata


 La novità d'inizio estate di cinquant'anni fa era il Galeone Pirata di Grado, «l'originale iniziativa di un artigiano gradese», scrive Il Piccolo: «Il bar ristorante galleggiante sul canale della Schiusa viene ufficialmente inaugurato nel pomeriggio di oggi». Il Galeone Pirata è una vecchia goletta di ottanta tonnellate costruita in Liguria nel 1897. Nel cassero di poppa viene sistemata la cucina, nel castello di prua un doppio servizio igienico; in coperta la sala da pranzo. I camerieri, ovvio, tutti in costume da delinquente. Molti goriziani li ricordano con affetto.

Il Piccolo di martedì 4 giugno 1957 annuncia lo scambio di consegne alla presidenza dell'Istituto case popolari fra l'ingegner Caccese e Michele Martina. Pretesto per un bilancio: «527 alloggi costruiti in quattro anni per i meno abbienti; sei (!) gli impiegati del personale più gli assistenti».

Fra i dipendenti pubblici, sottopagati, c'è grande agitazione. C'è un primo sciopero fra gli impiegati del comune di Gorizia. È di solidarietà con gli altri enti locali della Regione, una mezz'ora di sciopero, per carità, nulla di più, ma la giunta comunale ha deciso di trattenerne il costo e di devolverlo a favore dell'Orfanatrofio Contavalle. In consiglio comunale qualcuno non è d'accordo, «Considerato che tale trattenuta seppure di lieve entità e nonostante la devoluzione benefica a favore dell'Orfanatrofio Contavalle ha sfavorevolemente impressionato i dipendenti comunali e l'opinione pubblica, che considerano il provvedimento punitivo epperciò antidemocratico». La firma è dei consiglieri N. Battello e R. Batti, comunisti, quando nella pur lacerata Gorizia uscita dalle foibe, dalla guerra, dal confine traditore, il partito comunista era ancora rappresentato in consiglio comunale. Il poeta Giacomo Noventa in quegli anni scriveva il saggio «C'era una volta il partito comunista» e in una sua poesia diceva pure «Raza de mone, 'sti mone, / No' sa de èsserlo. / Xé che i pari xé mone, e lo géra / Anca i pari dei pari, e lo xé / I parenti, i amiçi e le done / Che se contenta de lori». Forse, Giacomo Noventa, era prevenuto.

10 agosto, 2023

LA SPOSA


 Passando per il municipio ho visto un possibile sposo ed una sposa- riconoscibile da un mazzolino di fiori  standard matrimoniale -vestiti in maniera abbastanza informale seguiti da poca gente che immagino fossero amici- entrare nel Palazzo per la cerimonia del matrimonio, mi è scattato un flash a posteriori!


Un tempo sposarsi era faccenda faticosa e seria (vedi la fotografia sembra siano a un funerale), c'era una procedura da seguire e dei muri da superare.

Primo- avvertire la madre dello sposo che doveva approvare (radiografia della sposa e relativa famiglia), 

Secondo- ovviamente affrontare i genitori della sposa (radiografia dello sposo e relativa famiglia) 

Terzo- avvenuto il fidanzamento- le uscite erano programmate con i parenti e sotto gli occhi di tutti, ma superate le forche caudine dei parenti potevi programmare la tua vita insieme.

Lo sposalizio in chiesa con passeggiata in piazza con i parenti a fare coda.

Insomma una faccenda seria e duratura


Oggi lo sposarsi non è di moda, ci si mette insieme e i genitori in genere sono gli ultimi a saperlo.

Una nuova filosofia del vivere in comune, la convivenza.

Compagno o compagna sono i nuovi termini per indicare il tuo doppio, manca solo l'inno Internazionale.

Poi l'allegria è una componente essenziale dello stare insieme moderno, bicchierata tra amici nel solito bar, chiacchere con le amiche per aggiornarle sull'improvvisa decisione.

Giornate di passione e grandi feste almeno inizialmente, sinchè dura la passione, poi alle prime difficoltà e incomprensioni, ciao, ci si molla a muso duro -e via senza pensarci.

Vai di bordello in bordello e che si fa degli eventuali figli?

Odio eterno, cattiverie, coinvolgimento dei genitori (ora si!).

Insomma una cosa dolorosa e seria, ma non duratura.


Insomma sposarsi o convivere è sempre una cosa seria, ma che volete i tempi sono cambiati, sono tempi moderni,  è il Progresso Bellezza!

Conoscevatelo!

08 agosto, 2023

MONTE CONFIN


 Grado, è un'isola piatta con i suoi punti più alti concentrati attorno alle chiese (poca roba eh!), ma negli anni 60 con la colmata del canale dei Moreri in località la Rotta e la successiva bonifica della Sacca (città Giardino fino alla pineta, futura Grado 2,5) fu creata una stradina che divideva in due il territorio lagunare e marino e permetteva a noi ragazzi di arrivare in Pineta a piedi.


Quale meraviglia, le grandi dune spiaggiate dal mare a ridosso della pineta avevano creato un paesaggio montano con  saliscendi fino a 5/6 metri che per noi, mai viste le montagne se non in lontananza come panorama, equivalevano a veri e propri monti.   


 Il più elevato e ultimo di questi venne seduta stante denominato "Monte Confin" e tale è rimasto nel nostro immaginario di bambini ormai cresciuti.


Si sognava di scendere in picchiata, ci si rotolava felici, si festeggiava la Pasquetta come fosse una gita fuori porta ( a piedi rigorosamente), i primi amori con baci timidi da innocenti creature quali eravamo, bastava poco allora per essere felici e contenti.


Il Monte Confin ovviamente esiste tuttora anche se all'interno del Campeggio al Bosco ma sopravvive sul serio solo nei nostri ricordi di bambini.


Grado, è un'isola piatta con i suoi punti più alti concentrati attorno alle chiese (poca roba eh!), ma negli anni 60 con la colmata del canale dei Moreri in località la Rotta e la successiva bonifica della Sacca (città Giardino fino alla pineta, futura Grado 2,5) fu creata una stradina che divideva in due il territorio lagunare e marino e permetteva a noi ragazzi di arrivare in Pineta a piedi.


Quale meraviglia, le grandi dune spiaggiate dal mare a ridosso della pineta avevano creato un paesaggio montano con  saliscendi fino a 5/6 metri che per noi, mai viste le montagne se non in lontananza come panorama, equivalevano a veri e propri monti.   


 Il più elevato e ultimo di questi venne seduta stante denominato "Monte Confin" e tale è rimasto nel nostro immaginario di bambini ormai cresciuti.


Si sognava di scendere in picchiata, ci si rotolava felici, si festeggiava la Pasquetta come fosse una gita fuori porta ( a piedi rigorosamente), i primi amori con baci timidi da innocenti creature quali eravamo, bastava poco allora per essere felici e contenti.


Il Monte Confin ovviamente esiste tuttora anche se all'interno del Campeggio al Bosco ma sopravvive sul serio solo nei nostri ricordi di bambini.