16 agosto, 2023

galeone pirata


 La novità d'inizio estate di cinquant'anni fa era il Galeone Pirata di Grado, «l'originale iniziativa di un artigiano gradese», scrive Il Piccolo: «Il bar ristorante galleggiante sul canale della Schiusa viene ufficialmente inaugurato nel pomeriggio di oggi». Il Galeone Pirata è una vecchia goletta di ottanta tonnellate costruita in Liguria nel 1897. Nel cassero di poppa viene sistemata la cucina, nel castello di prua un doppio servizio igienico; in coperta la sala da pranzo. I camerieri, ovvio, tutti in costume da delinquente. Molti goriziani li ricordano con affetto.

Il Piccolo di martedì 4 giugno 1957 annuncia lo scambio di consegne alla presidenza dell'Istituto case popolari fra l'ingegner Caccese e Michele Martina. Pretesto per un bilancio: «527 alloggi costruiti in quattro anni per i meno abbienti; sei (!) gli impiegati del personale più gli assistenti».

Fra i dipendenti pubblici, sottopagati, c'è grande agitazione. C'è un primo sciopero fra gli impiegati del comune di Gorizia. È di solidarietà con gli altri enti locali della Regione, una mezz'ora di sciopero, per carità, nulla di più, ma la giunta comunale ha deciso di trattenerne il costo e di devolverlo a favore dell'Orfanatrofio Contavalle. In consiglio comunale qualcuno non è d'accordo, «Considerato che tale trattenuta seppure di lieve entità e nonostante la devoluzione benefica a favore dell'Orfanatrofio Contavalle ha sfavorevolemente impressionato i dipendenti comunali e l'opinione pubblica, che considerano il provvedimento punitivo epperciò antidemocratico». La firma è dei consiglieri N. Battello e R. Batti, comunisti, quando nella pur lacerata Gorizia uscita dalle foibe, dalla guerra, dal confine traditore, il partito comunista era ancora rappresentato in consiglio comunale. Il poeta Giacomo Noventa in quegli anni scriveva il saggio «C'era una volta il partito comunista» e in una sua poesia diceva pure «Raza de mone, 'sti mone, / No' sa de èsserlo. / Xé che i pari xé mone, e lo géra / Anca i pari dei pari, e lo xé / I parenti, i amiçi e le done / Che se contenta de lori». Forse, Giacomo Noventa, era prevenuto.

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