28 luglio, 2007
Uso civico
Una breve memoria della storia dell'uso civico, può servire a chiarire e fugare dubbi.
Il diritto di uso civico di pesca nel territorio comunale di Grado e più in generale nell’area friulana e veneta, è stato, come è noto, storicamente assoggettato a 3 distinti ordinamenti: quello della Repubblica di Venezia, caratterizzato da un’ampia tutela tuttora insuperata, quello austriaco (influenzato dalla normativa napoleonica) e, infine, quello italiano.
Il diritto veneto garantiva una vera e propria proprietà collettiva degli usi civici di pesca in capo ai “cives” con assoluto divieto di ogni mutamento o di indebita interferenza da parte delle autorità locali, in quanto diretta al sostentamento delle popolazioni.
Per contro il diritto austriaco, che tanto si addice al decisionismo rampante di tanti attuali amministratori locali segnatamente in materia di usi civici, non concepiva le proprietà collettive come entità separate dal Comune. Inoltre, ammetteva la perfetta usucapibilità trentennale di tali beni collettivi, compresi quelli che nel diritto italiano sarebbero stati successivamente qualificati come beni demaniali. Infine, giustificava l’introduzione di queste pesanti limitazioni sull’insostenibile assunto che non si controverteva su diritti di proprietà in capo ai “cives”, ma soltanto di diritti di pesca astrattamente configurabili come “usi civici”. Questi fiscalismi controproducenti furono poi, in parte, rimossi dalla legge comunale del 1852 dettata, a parere di alcuni studiosi, unicamente dalle preoccupazioni di non alimentare inutili quanto pericolose proteste suscettibili, tra l’altro, di assumere toni irredentistici.
La prima normativa dell’immemorabile diritto di uso civico di pesca è documentata dalla “Dogale” Francesco Foscari a. D. 14 dicembre 1439 a beneficio della Comunità di Caorle. Il giorno seguente, 15 dicembre 1439, il Doge provvedeva ad estendere tale diritto alla “Magnifica” Comunità di Grado, a partire da San Giovanni della Tuba (toponimo allora esistente presso Duino) sino alla foce del Tagliamento, come risulta dalla trascrizione a pag. 52 del libro XIII dei “Commemoriali” presso l’Archivio di Stato di Venezia.
Uno specchio marino enorme, comprensivo di canali, paludi e terre emerse, di molto superiore all’estensione costiera del territorio comunale di Grado, riconosciuto secondo alcuni storici a titolo di compenso per lo “scippo” dell’antica cattedra patriarcale gradese che Venezia stava da tempo meditando. Difatti, non molti anni dopo, nel 1451, morto Silvestro Michiel ultimo patriarca gradese, Papa Nicolò V, cedendo alle pressioni incontenibili della Serenissima, sopresse la cattedra patriarcale di Grado, con 8 secoli di storia alle spalle, ed istituì quella di Venezia. I dati storici e normativi non hanno mai ritenuto gli antichi diritti di uso civico soltanto agricoli ma, tra i vari usi di cui agli elenchi, anche di pesca che era la forma prevalente di utilizzazione in tutte le località marine e lagunari della Repubblica veneta.
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