29 giugno, 2011

Sabo Grando-Riva i Paluanti


"Al Perdon", una delle grandi feste della nostra comunità, una di quelle che riuniva tutta la popolazione e faceva rientrare dai casoni il popolo dei "pescauri de palù".

Tempo fa, e non troppo, a Grado c'era una netta distinzione tra cittadini residenti in paese e cittadini residenti in Laguna al punto che il modo di comunicare era diverso, i paluanti usavano una dialetto arcaico molto scarno di parole, meno inquinato dalla frequentazione di altri linguaggi.

La vita dei cazoneri è sempre stata strettamente connessa alla vita ed ai tempi del pesce, cui era legata la loro sopravvivenza, ed in parte a quella della selvaggina.
Si trattava di una vita condotta per la maggior parte all'interno della famiglia, i contatti con il mondo esterno erano assai limitati e soltanto le grandi occasioni religiose, o faccende personali, richiamavano i pescatori di laguna a Grado.

Per questi ultimi le nostre stagioni avevano un'importanza relativa tant'è che l'anno era diviso in sei stagioni:
Quaresima, Stagione dopo Pasqua, Stagione delle Orele, Stagione dell'Estate, Stagione di S. Michele, Stagione d'Inverno.

La Stagione delle Orele è il periodo di stasi della pesca con le reti, per consentire la crescita del novellame, che cade tra la fine di maggio ed i primi di luglio, in tale periodo si pesca solo con le mani;
la Stagione di S. Michele (il santo viene ricordato il 29 settembre) è invece caratterizzata da frequenti perturbazioni che rendono faticosa la pesca.

I pescatori di laguna avevano dunque un profondo rispetto per la natura che scandiva il tempo della loro vita, ma erano anche osservanti della religione per cui non mancavano mai i più importanti appuntamenti della vita della Chiesa, mentre potevano trascurare altre feste profane.

Chi invece viveva a Grado o vi si assentava per breve tempo, per es. i sabionanti o i pescatori di mare, senza spostamenti familiari, aveva modo di frequentare tutta la comunità e di mantenere vive tradizioni minori sia religiose che profane e bonariamente apostrofava i "paluanti" con il nomignolo di "americani de palù".

Vi lascio immaginare le baruffe (per cui andavamo famosi) in quei giorni che il paese si ritrovava con tutte le sue componenti e vecchi odi sopiti trovavano sfogo.

"scagni e carieghe solteva per aria
e me credevo che fossa alegria
e in compagnia soltevo anche me
"


Sabato è una di quelle occasioni, ma - cucù cazoneri no ze più.

2 commenti:

  1. Ze stao 'na bela festa , gera un barufon de mati.
    thor

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  2. leonardo11:56 AM

    veritae caro Ennio veritae cucù

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