29 giugno, 2012

Barba Bilieto

Per finire la serie di poesie dedicate al "Perdon" voglio usare questa di Giovanni Grigolon "Tronbai"
che con la  solita arguzia riesce a toccare un nervo scoperto della manifestazione, "al bilieto per la barca"



Barba 'l Bilieto

Tante bele barche 'mbandierae
pronte per la Granda Processiòn,
al segnal de un omo le se mola
e le va a Barbana pe' 'l 'Perdòn'.

Una volta duti e se 'mbarcheva
o basteva dì 'Barba Riveme'!
'Desso le regole gambiae
e pe' 'ndà a Barbana vol cussì:

"Barba 'l bilieto
xe ani che speto
e me a Barbana
no se co cù 'ndà.

Sensa 'l bilieto
lo stesso me vago,
me vesto de zago
e me saré là.

No vago per sede,
ma vago per fede,
no vago a magnà
me vago a pregà.

Barba 'l bilieto
xe ani che speto
e me a Barbana
no vogio mancà."

E del molo duti saludeva
quele barche che 'ndeva via
co la banda a bordo che soneva
che de tanti seculi se fà.


Giovani Grigolon “Tronbai”

28 giugno, 2012

Luse de un sol grando per le strae


Questa poesia, sempre sul tema del Perdon, è di Giovanni "Stiata" Marchesan, pubblicata nella raccolta  del 1986:

Canti de sol e de sal  

Luse un sol sol grando per le strae

Luse un sol grando per le strae:
un buligà de zente mola
calagia qua, cussà d' indola
no per fede, ma curiositae.

Davanti a duti ze un Cristo,
pescauri in fila drio;
'l nostro mondo no ze finio,
in quele 'verte fassie l' he visto.

Inzenogeve nua genia!
Zogiose le campane sona;
segneve, passa la Madona
e passa l' antiga zente mia.

27 giugno, 2012

Ave Maria, o dolse nome


Sono giorni, questi che precedono "Al Perdon", che dovremmo vivere con intensità e spiritualità maggiori del solito, io almeno ci proverò  pubblicando poesie scritte da vari autori e dedicate alla "Madona de Barbana".

Questa è di Leonardo Tognon e ha vinto un concorso per il miglior testo poetico di qualche anno fa:


Ave Maria, o dolse nome

In sta’ note de sabo grando,
co’l sielo stelao,
‘na làgrema sàlagia
compagna la preghiera
per quanti i n’ha lassào…
vogando in mar scuro e grando,
prima che cali la sera.


Ave Maria,
che tu son la mare de dute le crature,
te companiemo in festa, co’ canti e preghiere,
a l’isola de Barbana co’ fede e barche sigure
in un’orassiòn de poche parole che profuma de Miserere.


Ave o Maria, o dolse nome,
Da la Ciesa Granda al porto,
una sola preghiera ne ‘compagna.
Madona dei ànzuli, ‘na caressa tu regali
a le mare che pianze ‘nzonegiae oro ‘l porto e,
che nel tovo selestial surizo le serca ‘l conforto.

Umili preghiere,
rose, ortensie profumàe, e fiuri del Perdòn,
i te compania co “l’Adagio” e i canti,
‘spetando Bonsignor, e‘l segnal:

“In nome de Dio Avanti !”

Madona de Barbana, Vògene ben.

Maria!
In ‘sto zorno de ‘l Ringrassiamento,
“Accogli la nostra preghiera”
e...Cussì sia!


Leonardo tognon

26 giugno, 2012

Al Perdon e la Pasqua Rosada

Domenica, come ogni prima domenica di luglio dal 1237, ci sarà la Processione del Perdon de Barbana che assolve il voto della comunità gradese; grande folla, partecipazione del popolo sia sulle barche che sulle rive, autorità in pompa magna magna.





E'  conosciuta la storia delle origini spirituali della solenne processione votiva della prima domenica di luglio che testimonia il voto di fede fatto dalla comunità gradese alla Madonna di Barbana sin dal 1237. 

Ma per arrivare a questa grande manifestazione popolare la storia ha seguito percorsi tortuosi. 

Poco conosciuta è la storia della valenza politica che per lunghissimi anni sotto l'egida del Leone di S. Marco ebbe questa festa tutta gradese. 

Nell' approssimarsi al momento del Perdon,  Venezia, per rafforzare l'idea del potere repubblicano, con grande sagacia politica istituì un periodo di tregua ove a tutti veniva ricordato che nessuno era superiore al popolo (questa segnatevela), i giorni di festa erano 3 e i quei tre giorni, che coincidevano con la Pentecoste, furono denominati la Pasqua Rosada.


Decadeva il potere del Conte di Grado che veniva sostituito da un Capitano nominato dal Consiglio e da un Contestabile nominato dall' Arengo (la comunità) tutte le questioni, fossero di odio o guerra, erano sospese in quei tre giorni  per rispetto e fede. 

Con questa azione Venezia ricopriva con il suo manto autorevole una festa religiosa sempre più seguita dal popolo e ne governava con attenzione gli sviluppi.

La festa coinvolgeva tutti i cittadini della Repubblica Veneta che partecipavano in grande pompa alla processione, erano in arrivo  personalità di tutta le Repubblica Veneta a Grado, per questi tre giorni di incontri che fissavano alleanze, risolvevano questioni di lite e confermavano il potere di che c'era.

Successivamente questa occasione di religiosità popolare, che nascondeva però un'aspetto
prevalentemente politico e di rafforzamento democratico venne abbandonata con la decadenza della Repubblica e conglobata nella manifestazione della prima domenica di luglio.


Il video è del 1952 (alzate un po il volume per l'audio)


UPDATE
a completamento del post aggiungo il commento di Bruno Scaramuzza che da notizie ancor più precise dell' avvenimento:


Filmato bellissimo e commovente. In verità, però, la processione a Barbana della prima domenica di luglio è cosa recente (160/170 anni circa). Il voto sì, invece è antico (1237 o 1232, la data è sub judice come è ignota la pestilenza che colpì Grado) e veniva sciolto il 2 Luglio (Festa di Santa Elisabetta) da una piccola rappresentanza di gradesi (vedi la Storia di Barbana scritta dal padre francescano Vittorino Meneghin). Il vero “Perdòn” di Grado veniva effettuato nel giorno di Pentecoste (chiamata anche Pasqua rosada) e, come racconta Ennio, era una festa religiosa e civile che durava tre giorni. Il “Perdòn” decadde durante l’occupazione francese dell’isola e, passati sotto amministrazione austriaca, si cominciò andare in processione a Barbana il 2 luglio. Forse, la processione venne portata alla prima domenica di luglio dopo le pestilenze degli anni ‘30 del 1800 (vedi la lapide murata nel presbiterio della nostra chiesa madre).

25 giugno, 2012

E...andiamo Italia



Per oggi questo basta e avanza!

24 giugno, 2012

Tra due Fuochi-Battaglia a Grado




Qualche immagine della rievocazione di stamattina:

 battaglia a Grado tra Inglesi e Francesi del 28/29 giugno 1810.

Le Scusse


Io ho percorso la mia vita tra le conchiglie (megio e più lirico in graisan -le scusse-)

Ostriche, vongole e mitili assieme a una miriade di altre qualità di molluschi ordinatamente divisi in specie: 

Lamellibranchi e Gasteropodi con spruzzatine di Tunicati, hanno scandito le varie fasi della mia vita.

Le conchiglie mostrano la natura in tutta la sua bellezza.


E' quasi musicale osservare le linee incredibili, i ghirigori che mano umana non riesce ad immaginare e che ad ogni sguardo sorprendono perchè cambiano colori a secondo dell'angolo da cui le guardi.

Scusse,
sogni masenai,
da onde quiete
de risaca.
Una magia del mare,  la spiaggia offre in quantità questi pezzi di vita che ho colto in foto.

23 giugno, 2012

Lorenzo Boemo "Pastor"






 Lorenzo Boemo, nostro artista poliedrico,  partecipa al Concorso Nazionale Fotografico - sul     tema 


"VIST'AMARE"

 immagini del Mare Adriatico - 



l' esposizione dei lavori presentati sarà  all'interno della Fiera Internazionale della Pesca di Ancona dal 21 al 
24 giugno 2012






















Due delle foto presentate:

21 giugno, 2012

La storia vista dalla parte del popolo

Domani ci sarà la rievocazione di un episodio realmente successo a Grado, ma per quanto importante è pur sempre un momento che la nostra gente ha vissuto da marginale, in fondo la guerra riguardava i francesi e gli inglesi, no i "graisani".

C'è una storia locale che si intreccia e in qualche modo partecipa con  quanto avvenuto;
 Giovanni "Stiata" Marchesan in una sua cronaca semiseria e semi storica ci racconta la:

Trista Storia de un pover' Homo

Tono "mesovogio" al veva 'na muger furlana, cativa comò la peste e furba comò al diavolo.
Tono al sercheva una femena per compagnasse, dopo che gera morta so mare e 'l gera restao solo.
No importa una belessa, quela passa- diseva elo- e 'l penseva che ze la sostansia, quela che conta.
Una femena deve esse brava de fa de magnà e de cuzì e la deve savè tignì in ordene la casa, ma quel che conta de più, la deve esse sparagnina, perchè i soldi ze sempre pochi e no bisogna 've le mane sbusae, comò serte femene de contrà che al cognosseva.

Cussì co quisti ragionaminti e pe no intrapolasse co una de paese al se 'veva confidao co una so amia che 'ndeva in Friul a vende pesse.
De la do zurni l' amia la veva combinao duto, catando la nuvissa per so nevodo Tonio, no proprio una belessa e anche un poco in etae, de le parte de San Martin, ma sana e forte.
A di la verità gnianche Tonio no gera quel che se dise un bel ' omo, co quii dinti che sporzeva fora de i lavri e quel vogio meso stropao che te vardeva de traverso, difeti de nassita, basteva 'bituasse.

No sarave stao un matrimonio proprio de grando amor, ma insomma, i ha cumbinao e la furlana la ze vignua a Gravo, in qui do loghi che Tonio al veva in "Babao".

Primi timpi duto belo, Tono a pescà e ela la tigniva la casa in ordene, sò amia invesse vigniva a fa al boreto e una so suore i rustiva la sardele, la furlana  i pronteva al cafelate la matina, gera za gargossa!
Vol tempo-diseva Tono speransioso- bisogna dai un poco de tempo che la impari a fa al pesse... qui de campagna no pol savè...vol tempo.

E al tempo scoreva un ano... do ani,  so suore continueva a fai le sardele, so amia la gera morta e cussì boreto in casa no se magneva più.
Gera finio anche al cafelate perchè la furlana i conferiva piuttosto un bicer de rosso.

Insomma tra i do novissi gerà incomunicabilità, anche perchè la sposa la continueva a favelà furlan.
Maledeta furlana- sigheva Tono- che Atila no ve ha brusao duti.

Una matina invesse de 'ndà a pescà Antonio Burchio detto Tono "Mesovogio" al ze 'ndao fora de la ciesa a spetà al piovan e co elo al se veva verto comò a un pare spieganduli la trista situassion co Giacoma la furlana.
Deve esse un modo de remedià he tolto l' impegno in ciesa, cancelemelo.

Pover'homo, i dise al piovan, quel che Dio ha unito nessuno può cancellare, sei registrato sel Sacro Libro del Matrimonio.

Passa al tempo, in paese le robe le ze gambiae, al Conte gera scampao Venessia co al so Lion la gera 'ndagia a fasse 'mbenedì, gera vignuo i francisi e veva messo la bandiera sul Campanil:
S.Roco gera un magazin de frumento, la Ciesa de le Grassie un ospedaleto pè i militari:

I francisi i ciacoleva de libertà de rivolussion de diriti, e Tono al s'ha pensao che forsi ili podeva giutalo co al so problema, chè la furlana la gera sempre in Babao.

Al se gambia e al va la del Luogotenente Deroux comandante la guarnigione.

I conta duto de la femena cativa che al veva in casa, i viliminti i dise:
he sabuo che in Fransia se pol scanssielà i matrimuni 'ndai mal, Ecellensia , che se pol perfin mariasse de novo, desso voltri biniditi se qua e noltri semo cittadini vostri.

Signor Antonio - i dise l' Uffisial - per i doveri la Legge francese è valida in ogni luogo, ma per i diritti vale solo per i cittadini francesi e voi qui siete italici.

Ma comò, ragiona Tono, sti francisi co la sova rivolussion, sto Bonaparte liberatore di Popoli no i riva a scansiellà un matrimonio maledeto.

Per no pensai tanto al s'ha ghitao vivo e morto sul lavor, pescà co la togna.
Gera un gran tognador Tono.

Intanto veva fato istae de quel 1810 gera un 28 giugno vizilia de festa de Piero e Paolo.

A duta note Tono l'ha molao la batela per 'ndà in un posto bon ma piuttosto lontan, tempo bon mar calmo.

Rivao che albezeva una foschia umida, comò caligo e in meso a quela foschia colda , un barco.

Un grando barco co le vele, co i canuni su le fiancade e le sialupe in coverta, mai vista Tono una roba cussì:

In un veghe no veghe Tono "Mesovogio" al se cata a bordo del bastimento:
Se fa vanti do de ili che pareva uffisiali e un i fa:
Voi parlate francese? e elo: No... graisan: Voi parlate italiano?  e elo: no...graisan. Siete pescatore di Grado? e Tono: no.. de Gravo.
Bene. dice l' ufficiale, proprio quello che cerchiamo; noi andiamo ad attaccare la città e voi ci porterete lungo il canale navigabile che conduce all' Isola, noi non conosciamo queste acque, naturalmente ci sarà un compenso per voi.

A Tono che al veva capio che no i gera francisi, i buliga in cavo un pinsier e i dise:
Che canal navigabile vole che sia, se 'ndè vanti 'ncora un miglio co sto barco 'ndè driti in seco, ve porto me a Gravo, ma co le sialupe, me ve porto in spiaza, voltri me fe un picolo piasser.

Sentiamo, disse quello che pareva un Amiraglio:

Dal rapporto Inglese:
Le scialuppe s'avanzavano verso terra e allo spuntar del giorno i soldati di marina delle nostre due fregate, comandati dal luogotente Slaughter, sbarcarono a tiro di fucile dal lato destro della città e mossero per assediarla.
L' intero corpo distaccato dei francesi composto da 28 uomini caddero prigioneri lasciando in nostro potere la città intatta:
Fu bruciato solo il Palazzo e l'archivio della canonica!

Tono "mesovogio" l'ha vua finalmente vinta, 'desso no 'l gera più sul libro sacro che lo univa co quela furlana cativa comò la peste e furba comò al diavolo:
Antonio Burchio deto "mesovogio" al gera tornao un omo libero.

Pol esse che i scriva ste robe pe 'nsiempià la zente.





20 giugno, 2012

Mestieri de un Tempo



Può tornare utile rivedere i mestieri di un tempo, non si sa mai il futuro cosa ci riserva.

Piccola carrellata di professioni un tempo comuni e ormai quasi scomparse!


Nascita dell'Isola della Schiusa colmata con sabbia e fanghi. 

18 giugno, 2012

Associazione "La Bavisela"

A Grado le Associazioni sono veramente molte e si occupano dei campi più disparati e visto che continuano a crescere arriveranno piano piano a superare il numero dei residenti effettivi, così ciascuno di noi potrà essere chiamato "Presidente".

Ma ce n'è una che è mi  restata nel cuore e non sarà facile sostituire:


L' Associazione Culturale "La Bavisela" che dal 1980 interviene a sostegno della memoria, purtroppo labile, dei "graisani" agendo nel settore strategico dei bambini, spronandoli, divertendoli, riesumando giochi antichi in piazza (per una volta non virtuale) concorsi premio in lingua e in dialetto perchè le nostre radici culturali non vadano disperse ma attecchiscano, usando la fantasia, la forza e la rapidità dei giovanissimi.
Senza trascurare gli anziani, ricordandoli, coinvolgendoli in giochi e feste a loro dedicate.

Un gruppo di signore graisane fantastiche che senza chiedere nulla si sono fatte carico di pubblicazioni poetiche, di libri di perfetti sconosciuti a tutti fuorché a Grado.


Il loro motore è, ed è sempre stato, la signora Maria (Stiata) Marchesan un vulcano di idee, inarrestabile sempre pronta ad aiutare tutti e che quando vede un gruppo di bambini sa, ancora adesso, diventare come loro, sintonizzarsi e farsi capire.

Mi è capitato in mano mettendo a posto vecchie carte  una raccolta  di temi (pubblicata dall' Associazione) riservati agli alunni della scuola elementare del 1982, letta la presentazione della sig. Mila Kiefer Tarlao con il groppo in gola ho avuto un flash-back di ricordi.


Come genitore di due di quei tanti bambini che Maria Stiata negli anni ha fatto divertire e aiutato a crescere correttamente donando loro la propria bontà e voglia di vivere:
Grazie 

17 giugno, 2012

Rievocazione Storica

La storia di Grado si intreccia con i Francesi nel 1807. 
Con il trattato di Fontainebleau viene stabilito il confine tra Francia e Austria - l'Isonzo con le sue rive sino alla foce all'epoca stabilita alla Sdobba.
Entrarono quindi a Grado i nuovi padroni di Venezia e vi lasciarono un manipolo di soldati.

Sin dall'inizio le cose non andarono bene perchè la nostra gente abituata all' obbedienza, più che alle leggi, delle costumanze e della fede, mal sopportava quella ventata di emancipazione sociale che il pensiero rivoluzionario francese portava con sè e irrideva della loro fede.

Nonostante ciò i Francesi lasciarono dietro di sé due cose importanti per l'epoca:
una scogliera a protezione dell'abitato (La Napoleonica visibile ancora oggi dalla diga, per i tempi realizzata velocemente), 
il forte costruito dopo l'incursione inglese del 1810. 
A tale proposito bisogna ricordare che con quella incursione gli Inglesi, delusi dallo scarso bottino, per rappresaglia dettero fuoco tutto l'archivio storico di Grado lasciando senza memoria il nostro paese. 


Questa la premessa per la rievocazione storica in programma venerdì, sabato e domenica prossimi.


Il professor Paolo Foramitti  organizzatore dell' evento  presenterà martedì 19 giugno alle ore 18 in Sala Consigliare il programma della manifestazione :

Martedì 19 giugno 2012 ore 18 
Municipio, sala consiliare (piazza Biagio Marin): Presentazione della Settimana napoleonica e conferenza del dott. Paolo Foramitti “Grado e Napoleone: battaglie e racconti 1810-1812
Venerdì 22 giugno 2012 dalle 19.00 
Parco delle Rose, Accampamento militare 
Centro storico, sfilata gruppi storici e picchetti militari
Sabato 23 giugno dalle ore 10 
Piazza Biagio Marin allestimento tende comando militare e punto informazioni
Sfilata reparti e loro presentazione
dalle ore 16
inizio schieramento, sbarco inglese e battaglia sulla spiaggia principale all’altezza “Settimo cielo” , fuga dei francesi attraverso varco Giardino Palatucci, scaramucce fino in piazza B.Marin, occupazione piazza da parte degli inglesi, resa dei francesi, alzabandiera inglese 
dalle 21
centro storico, animazione gruppi storici
Domenica 24 giugno dalle ore 11
Piazza Biagio Marin, battaglia simulata con riconquista del paese da parte dei francesi e fuga dei reparti inglesi verso la spiaggia
Parata finale

14 giugno, 2012

Storia di un amore


Ultimamente nelle mie peregrinazioni pomeridiane sulla diga mi è capitato di osservare da lontano l' evolversi della vita amorosa di  due ragazzi che quasi ogni giorno di bel tempo vengono a scambiarsi litri di saliva e chili di lingua sulle "piere del reparo".

Li ho visti la prima volta   più o meno un mese fa, lui timidissimo, la baciava lasciando almeno un metro di distanza fra i corpi, piegato in avanti come in un costante inchino. 
Quei baci dove niente si muove, un soldato che compie il suo dovere.

La settimana dopo, stessa "piera",  lui ha iniziato a sciogliersi, un po’ di gioco con la testa, qualche battuta, una mano fra i capelli di lei che, fra un sms e l’altro, si dimostrava sempre più impaziente.

Così, dopo un’altra settimana, è stata lei a prendere l’iniziativa. 
Durante uno di quei statici baci infiniti scatta sulla mano di lui, la toglie dalla testa e se la piazza su un seno. 
Avete presente quei documentari dove spiegano le tecniche di camuffamento di alcuni pesci illustrando le varie colorazioni che riescono a raggiungere?
Ecco, il giovanotto brufoloso ha incominciato a fare sfoggio di tutte le tonalità del rosso.
Dentro di me è scoppiata una ola di orgoglio, lo stavo guardando diventare grande, oramai è fatta, ho pensato.

Invece dopo questo exploit sono tornati indietro. 
Lui ha ristabilito le distanze, tolto le mani dai capelli, impietrito le "culatte" sulle "piere" ben lontane da qualunque prolungamento di lei, che ha ripreso a smessaggiare selvaggiamente, anche durante i baci.

Poi l' epilogo, arrivano assieme, lei si toglie lo zaino, si siede e lo aspetta. 
Però qualcosa non quadra, indossa una sciarpa, ma come fa caldo e lei indossa una di quelle sciarpe stile kefiah color azzurro pastello. 
Anche lui lo nota, inizia a giocarci, a prenderla in giro, lei nel risistemarla fa cadere un lembo e il collo si scopre. 
Più che un collo nasconde una palude di succhiotti viola come sanguisughe fresche.

Lui non scherza più, lei si alza e gli dice qualcosa che non capisco, si mette lo zaino in spalla e se ne va. 
Sono venti minuti che sta fermo su quelle piere, con lo sguardo fisso per terra.

Vorrei avvicinarmi per consolarlo, dirgli che ne troverà un’altra, anche se non lo merita dato che sono settimane che lei lo voleva e lui invece se la baciava malissimo, senza mai farle capire che la desiderava. 

Vorrei raccontargli le mie esperienze, trattarlo come un figlio.

Invece me ne resto qua, a guardarlo farfugliare sempre la stessa parola. 

 T-R-O-I-A.

13 giugno, 2012

Geremo mamolussi


Ricordo che cò gero mamolusso
la domenega fevo el zagheto in duomo...

Di questi tempi i bambini si tengono stretti e li si accompagna dovunque ma "co geremo mamolussi" i genitori non avevano certo tempo da perdere con noi e quindi la strada era il nostro mondo.

A Grado i posti dove ci si trovava erano tantissimi e mai indicati da vie ma da luoghi di riferimento; ve ne elenco qualcuno che mi ricordo, ma ce n' erano molti altri:

in Ponta (l'ultima casa dopo l'Ospedale-oggi via s.Agata)
in pisso al porto
la de la ciesa

in Sanzuane (di fronte al Batistero)
la del simisterio vecio o cogolo (a fianco la Basilica verso il Municipio)
in saliso (Calle Degrassi)
la de le Antunine (Calle Pescheria)
la del Pavon (osteria in Campo s.Niceta)
La del Lavatoio (il vecchio lavatoio)
la de massagati (porta Grande)
la de la Meridiana (Riva s.Vito)
in America (calle Tunisi, via Melissa)
in Paparian (Via Ariosto)
la del gatolo (via Fiume)
la dei scrovoleri (dopo le scuole)
la del masselo (via pampagnola)
la del Fortin (via Alfieri)
la del squero (Via dello squero)
la del porto novo (Riva Foscolo)
la de le Cove (vicino al cimitero)