31 marzo, 2015

Trasformazioni del cervello

Succedono cose che voi umani... ho letto su Facebook un post di Dony Facchinetti che assolutamente condivido, un post  centrato sul Festival e sul conformismo stupido e la trascuratezza dei valori di chi lo descrive, e allora è scattata la molla di una riflessione:

Ma come, investi in pubblicità e parli di un mondo in cui conta solo essere fighi, avere soldi, dove l’onestà è moralismo, e anche moralismo un po’ cretino, dove la gente si misura in base al vestito che ha addosso, alla macchina che guida, dove chi studia è preso per il culo perché l’ignoranza è bella, rende famosi e rende liberi. 

Fai vedere che arrivano al successo in politica e in tutti i campi solo quelli e quelle che con questo sistema sono stati selezionati o a questo sistema hanno aderito, per comodità o convinzione. 
Smantelli la scuola, smantelli lo Stato sociale, distruggi tutto quello che ti può dare fastidio e inventi una meravigliosa neolingua fatta di servizi di Nonsolomoda e gossip per dimostrare che tutto ciò è bello, è moderno, è assolutamente meraviglioso.

E nonostante questo, ma porca miseria, ti ritrovi sempre con una massa critica di rompiballe che ti resta del tutto impermeabile. 
Niente, sono sempre là. Non ti ascoltano. Non li persuadi. 
A brutto muso, continuano a dirti di no. 

Fanno la loro vita, leggono i loro libri, se ne sbattono e pigliano per il culo i tuoi giornali, ascoltano quello che vogliono ascoltare. 
Se non lo trovano disponibile, se lo cercano. 
E il triste è che, nonostante siano abbastanza simili, non sono nemmeno così intruppati. 

Non sono un partito politico, o una classe sociale: no, sono trasversali, potrebbero essere chiunque. 
Restano costanti nel tempo, ma non sono sempre gli stessi, perché di generazione in generazione ci sono nuove leve, persino fra quei ragazzi che in fondo ti sei cresciuto tu.
E ti rispondono picche. Sempre. Come se tu non esistessi. 


Ecco! Mi piace pensare di essere tra coloro che fanno propria questa lenta trasformazione del pensiero non conformista e  che, con qualche fatica, ma assoluta determinazione si sta tentando di far attecchire nella nostra comunità di Grado.

Gente che non sta zitta, che pretende di essere informata, di essere guidata da persone all' altezza del compito loro assegnato.

Cittadini insomma.

30 marzo, 2015

Incubi notturni


Capita di notte di svegliarsi e non aver più sonno, per rilassarmi e ritrovarlo ho  un metodo infallibile. 

Mi alzo accendo la TV e vado su uno di quei canali che fanno televendite. Sono meravigliosi quei canali lì, una mano santa. 

Meglio di un seminario in una comune New Age, di anni di psicoterapia, di gite a Lourdes o in India per ritrovare se stessi. 
Ti aprono mondi, anzi universi perfetti e paralleli in cui con pochi euro, massimo una ventina, cinquanta a farla grande, puoi risolvere qualsiasi tuo problema.

 Ci sono creme miracolose che stirano le rughe e ti ridanno una pelle da neonato, impacchi di alghe che sciolgono la cellulite al primo tocco, magici aggeggi da palestra che polverizzano i chili di troppo con solo mezzo minuto al giorno d'uso, pastiglie che inghiottite ti ridanno la silhouette di un ballerino e trasformano il culo grosso in un ben bilanciato mandolino. 

E non è mica finita, no. 

Ci sono pentole magiche che non si sporcano anche se cucinano per battaglioni, e senza consumare un filo di gas, coltelli in grado di affettare persino le lattine e non perdono mai il filo, yogurt che si fanno da soli e con una scatolina di fermenti producono quintalate di roba, attrezzi da giardino che trasformano in una selva tropicale un barattolo di terra appoggiata malamente sul terrazzo. 

 E poi gioielli, bijoux e chi più ne ha più ne metta, diamanti che vengono via al prezzo di passamaneria della nonna, anelli come se grandinasse, braccialetti da diva hollywoodiana che costano meno di bottoni, oro, gemme, platino e smeraldi come se lo schermo fosse la caverna di Alì Babà, e poi case ed appartamenti in luoghi da sogno, in via ancora di costruzione ma proprio di fronte al mare, che costano meno di un metro quadro di suolo calpestabile  nella più sconquassata delle periferie. (suggerisce qualcosa?)

Non compro niente, ma solo il sapere che la soluzione ad ogni mio possibile problema di praticità e di salute c'è già e costa così poco basta a darmi serenità e se proprio non riprendo sonno mi  mettono di buon umore.

29 marzo, 2015

Immagini Festival n. 49-Graisani grazie di esistere.



Ero al Festival ieri sera, come spettatore entusiasta di una manifestazione che ormai è dentro al cuore di tutti noi gradesi.

Non ero particolarmente attrezzato per produrre immagini se non l' Iphone che ho usato per mostrarvi questi immagini un pochino sfocate e neanche tutte dei protagonisti della manifestazione.
Ho voluto aggiungere qua e la l' immagine di qualche bimbo per trasmettere con il loro candore l' entusiasmo che ho provato  nel sentire e vedere una serie di storie graisane in musica, il futuro che approva.

Ecco! La continuità straordinaria di una manifestazione canora in una piccolissima comunità come la nostra, l' attaccarsi alle tradizioni, al dialetto, mostra voglia di futuro da affrontare armati pesantemente con gli strumenti culturali del passato.

E' sempre un' emozione partecipare al Festival, è sempre un' emozione ritrovarsi con tutti i "graisani" giovani e meno giovani spinti dallo stesso entusiasmo per il proprio "Piccolo Nio".

Non scrivo dei vincitori perchè lo faranno altri più qualificati e poi perchè per me hanno vinto tutti.

Graisani grazie di esistere.

28 marzo, 2015

"Torsiolando" sulla diga

Ci sono giornate che ti invogliano ad uscire di casa e farti un giro per la diga.

E così "torsiolando"  piano vedo una panchina, mi siedo e guardo un po’ tutto quel che mi circonda, non ho pensieri in testa e non devo fare niente, in quei momenti lì mi sembra di annegare nell' enormità del mare che ho davanti e  il mio campo percettivo si allarga in un istante, a dismisura, e lo sento, proprio lo percepisco, di star seduto sulla panchina di una diga in un pianeta che gira su sé stesso, e mi vengon le vertigini.

Poi alzo gli occhi e dalla panchina sulla diga di Grado guardo decine di rondini che volano, virano, cabrano, turbinano, s’intrecciano, sono tantissime, sono bellissime, si muovono da sole, a due a due, in gruppo, a gruppi che s’intersecano improvvisi, planano in picchiata, prendono gli insetti al volo, seguono traiettorie ora incrociate, ora sghembe, sempre forsennate, disegni complicati, e sfrecciano, si sfiorano, a decine, che nel cielo della diga di Grado non t'immagini quante rondini ci stanno.

Io son lì, immerso in questi miei pensieri e disperso nei turbini di rondini che, rapide, si sfiorano nel cielo dell’ inizio della primavera, e il campo percettivo è sconfinato, e son proprio di quei momenti, quei momenti lì, che saltano al cervello domande importantissime, fondamentali, grandi come il cielo e complicate come i voli degli uccelli, bellissime, intriganti, ma non trovo una risposta.

Ma due rondini, da quando esistono le rondini, tra loro, si sono mai scontrate di testa? 

27 marzo, 2015

Favela cò mè


Alla vigilia della Serata del 49 Festival della Canzone Gradese  Giovanni (Stiata) Marchesan mi ha fatto pervenire una sua poesia che è nel contempo augurio a tutti di Buon Festival e una raccomandazione di proseguire nell' opera di utilizzo del dialetto per accudirlo, tramandarlo, usarlo.

26 marzo, 2015

Insieme, graisani !



Ho ricevuto questa bella e accorata poesia di Aldo Tognon scritta ormai nel lontano 1992, ma sempre attuale per capire lo strazio di un gradese che si accorge che la sua amata Isola viene piano piano soffocata dal cosiddetto "progresso", dal bisogno forsennato e senza controllo dell' edificare.
Un urlo che si spera collettivo:

Insieme Graisani


Che vòl dî
pe’i graisani
vîve a Gravo ?
Che ne fà
sintî ‘nte’l sangue
questo mar ? 

Su la pele
brusa ‘l sal
de mìle ani,
drento i oci
‘vémo stienzere
de sol.

Che vòl dî
pe’i graisani
questa Gravo ?
Resta ‘ncora
gargossa drento
‘l cuor ?

Senpre in meno
e missiai tra
mìle visi,
no xe più
drento de noltri
un cuor scoldao de’l sol.

Case vecie
ormai sparîe,
sofegao xe
‘l canpanil;
aque scure in
‘sta laguna:
e de Gravo resta
solo un isola
che no xe !

Svegiève, graisani !
tignîve ‘sta
vostra çitàe,
no stè ‘bandonala,
no stè regalalgia a
qualunque che vièn !

Insieme, graisani !
strenzève, stè
‘nsieme vissìn e
tignìve ‘sto mondo:
graisani per senpre
o per senpre sparî !



Insieme, graisani !

Gli Spartani

Eccoci, come prodi Spartani pronti a difendere le Termopili Gradensi,
(vissin de Porta Picola) dai barbari invasori armati fino ai denti.

Li faremo a "brandelli".

P.S.:  c'è un quinto Spartano che però non è in foto perchè attualmente in manutenzione.



24 marzo, 2015

Campiello Tonegazzo -


Grado riserva sempre sorprese se le sai cercare, sei con la mente aperta e l' occhio vigile

Camminando per le cube come al solito con il naso all'insù, mi sono fermato in Campiello Tonegazzo, per capire, presso la sede dei Portatori della Madonna, a guardare e far una foto della Madonna Mora, un' icona venerata da tutta la contrada fin dai tempi antichi.

Per capirne meglio l'origine ho fatto un pò di ricerca e mi sono imbattuto nello schizzo, che vedete in foto, dell' Ing Vigilio De Grassi che mostra una piazzetta che non ha riscontro con la realtà in quanto una casetta occupa attualmente metà di quella che era il campiello di un tempo.

Oltre a questo ho trovato, e ciò ha destato ancor più il mio interesse, tracce di un'icona che non c'è più dipinta sul muro di una casa di Calle Degrassi al n°4  alla fine del Campiello, tale icona rappresentava pare quattro sacre vergini che trovano riscontro nella tradizione clericale aquileiese.

L'affresco scompare , i ha dao una man de bianco, sembra intorno al 1914 su decisione delle autorità austriache che vollero eliminare il "feral" che serviva per l'illuminazione dell' icona per timore di segnali segreti per l'irredentismo dilagante.

Pare che le Vergini fossero state dipinte come ex-voto da una famiglia Marchesan (Doturi) per lo scampato pericolo in un ritorno burrascoso da Aquileia dove si erano recati per caricare acqua potabile.
Durante la tempesta ai vogatori del "batelon" apparvero le Vergini e improvvisamente "la caligà" si fermò consentendo il rientro a Grado senza pericoli.

"Le Vergene gera belitissime zovene, vissue al tenpo de i Romani. Ma in quii ani i gera mundi cativi, massime co i cristiani che se no i feva comò che voleva ili, i li meteva in person, li copeva e i feva strasse. Poviriti"

Questo il commento della Vecia Pasta incaricata della conservazione delle icone del circondario.

Ciò conferma la spiccata propensione gradese per il culto della Vergine a cui ci si rivolge sempre in caso di pericolo.

23 marzo, 2015

Invasioni Furlan-tedesche


Visto che siamo in tema di Unione di Comuni, rivedere la storia non guasta per farsi un opinione, premettendo che ogni riferimento a Grado ci fa guardare verso la pianura friulana e non verso quella isontina con cui non abbiamo, se non in tempi recenti, mai avuto a che fare.
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La nostra regione è stata sempre terra di frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; 
questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori, accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali. 

Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.

Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate; allo stesso modo nell' VIII secolo il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino

I più gravi saccheggi furono operati dal patriarca di Aquileia Wolfang Von Treffen detto Popone(o Poppone) nel 1023 . 

Così racconta il primo attacco G. Gregori, riferendolo al 1026: "Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone ... che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”. 
La decadenza del patriarcato gradese è attribuita agli effetti delle invasioni di Popone.

Afferma il Gregori: "Dopo questo barbaro saccheggio [quello del 1044] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede..."

Ai violenti attacchi militari poponiani seguì quello di Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, quando Grado fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del giovedì grasso.


L' ultima vacanza a Grado da parte di un patriarca di Aquileja avvenne nel 1379 (guerra di Chioggia), un passaggio per andare a conquistare Trieste.
Il benefattore si nomava Marquardo di Randeck e la sua arma viene tuttora usata il 6 gennaio per la celebrazione della messa dello spadone a Cividale.
In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma ormai il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto. 

Per tornare all' attualità, in maniera eufemistica, diciamo che è da parecchio che c'è gente incazzata con noi Gradesi.

22 marzo, 2015

La Bala de Oro - Le 7 famege




Nella foto Villa Matilde dove si riunivano per decidere le sorti di Grado

L' organizzazione della cosa pubblica nella Grado medievale ricalcava gli schemi di quella veneziana. 
Il Conte di Grado veniva eletto dal Doge ma il Consiglio e i maggiori incarichi di governo venivano ripartiti dalle famege nobili, che si tramandavano i privilegi da padre in figlio. 

Tali famege per la nomina a Consigliere stabilirono delle regole, che in qualche modo sopravvivono tutt'oggi in certe Associazioni:


1- essere originario di Grado
2- essere figlio di matrimonio legittimo
3-poter vantare servigi resi dalla famegia alla Patria

Venivano dette le famege dalla Bala de oro per il loro privilegio prevaricante nel voto del Consiglio.


I nomi di queste famege.
Corbatto, Degrassi, Marchesan, Maran, Marin, Burchio e Merlato.
Le ultime due sono estinte, ma ricordate  con l'intestazione di due calli.

Una casta vera e propria che ha governato Grado a lungo.


Ovviamente, seguendo la classica inclinazione gradese dell' avversione verso chi governa, erano invise e guardate male dal popolume.
Le dicerie sul loro conto si sprecavano, non c'erano i mezzi moderni ma la lingua "embolica"  saettava per le cube strette e buie.
Ovvio che  ricambiavano ampiamente con il disprezzo verso tutto quello che odorava di povero.
(qualche rimasuglio di questo atteggiamento olezza ancora in giro per le cube)

Menego (Picolo) Marchesini con il suo scrivere caustico dipinge così i loro diritti  di casta:
E ze una vergogna
 De i comandauri 
Che 'i sente e no 'i bada 
Cunsilgi e clamuri, 

Comò fra i litizi 
Co torto O razon 
Per quel Batistuta 
Che ze al Fossolon. 
* * * 
Qua, colpa ste suche 
Ze aval monarchia 
Che 'l pie in Muniçipio
 Va per denastia; 

Scrivan, podestae,
 Deputai ze un'union
E quisti ogni totolo 
Gode a so bon. 

Sti doti riginti, 
De sienza, ben digo, 
Sti 'nsiti adorai 
Fra tanto caligo,

Cu sa afah la soma, 
Cu afah 'l calegher, 
Cu 'ntaca butuni,
 Cu fa 'l campaner. 

Si queste sapienze 
De laura e çitae 
Che al zuogo de stropa
 'Le ze 'ndotorae 

'Le sta in sta baraca 
De Ufissio che 'l val 
Per regehne a causa 
E pro de 'l pivial. 

21 marzo, 2015

UN SOGNO PERSO


Ancora una poesia bella e struggente di Mauro Marchesan, dedicata a un migrante e al suo sogno di una Grado desiderata, enfatizzata e vista nella realtà, diversa, dura e brutta come una qualsiasi cittadina della cosiddetta modernità, una delusione cocente, paralizzante. Un sogno perso.

UN SOGNO PERSO

Son partío pre la Ustralia
col susto e la suca 'ngropagi
preché a Gravo gera 'l gno mondo
e la gno stirpa soteragia.
E navegao su tanti mari fort
e tocao colo tanti sieli,
ma me mancheva 'l nío
me mancheva i gno frêli.

De note sognevo Gravo
col vial splendente e la luna,
i balerini eleganti soto le stele,
i alberghi de lusso e la furtuna
E bramevo de tornâ un dí
e fâ mio quel sogno perso;
sul gno sabion fato de or
saravo tornao co un foresto.

Xe soltai i ani co cangur
su la gno goba malamentosa 
e me li hè magnai fora dut
co una polenta scotolosa. 
Drento de una urna inbinidía
  xe 'ngrumagia la gno sinìsa
e inte'l sielo de Gravo vive
la gno povera ànema delusa. 

Ma indola xe 'ndao 'l Warne
e i unbrusi nàlburi del vial?
la orchestra de 'l Ecelsior
'l Panciera e 'l bar Sentral?
E 'l Esplanade coi balerini licai
  fra la musica del Setimo Sielo
le vile coi fregi de lusso,
le madame e le batéle col telo.

Qua vego solo terasse de plastic
e alti palassi mal squadrai
ch'i coverze oni belessa
coi tristi stampi malandai
I xe duti ch'i vende case
o ch'i fìta negossi svodi
ma no xe famegie che cronpa
no xe più i timpi de bengodi.

Cô gero un povero migrante no varavo mai pensao
d'êsse sepelío co' la ruspa int'unassa de simento armao,
ma sperevo ch'i cristani a Gravo
i vignissa incora conpagnai
no ghitai fora de casa,
e co i veci alberghi, distrigai.

20 marzo, 2015

A qua Nasse pochi Mamuli

Sior Antonio Merlato continua il suo sogno ormai quasi accasciato sul tavolo dell' Osteria "De Tanori" in Piassa Granda, e quasi borbottando esordisce così:

Sogno o realtà, questa è la vita!
Ma dove comincia il sogno, la fantasia e dove comincia la realtà, qual' è il giusto confine?
Un vero dilemma, tutto è possibile e nel contempo tutto è impossibile.

"Duto ze, duto no ze  qua su l' Isola d' Oro, ma al vero problema ze un oltro, più serio, più tragico, più ...problema...

Al problema vero ze che qua semo sempre de meno, sempre più pochi, pian pian se destuemo, scomparimo.
Al vero drama nostro ze che no nasse più nissun in stò paese.
Desso la lege dise che se tu ha de strucate un brusco tu devi 'ndà a Monfalcon, figuremosse cò nasse un mamolo 'ndola i te manda.

Murì, solo murì per al momento i te permete a qua.
Importante ze 'ndola che tu nassi no 'ndola che tu mori!

Proprio 'desso che i mamuli i ze duti studiai e che, prima o poi, varemo un garghe genio de ricordà, de imortalà.
Cussì comò che incuo su i libri tu cati scrito:
Biagio Marin, poeta, nato a Grado
tu catarà Giovanni Marchesan, scienziato atomico, nato a...Palmanova (furlan)
o pezo:
Matteo Marin, campione olimpico, nato a Monfalcone (bisiaco).
No ciacolemo de qui che magari i va nasse a Nuova Goriza che costa de meno
Kako jè...dobro...dobro!"

Borbottando rabbioso barba Antonio Merlato si appisola sul banco.
Il sogno continuerà...

19 marzo, 2015

Felisse Moro-Giglio Boemo interpreta Biagio Marin

Lorenzo Boemo (Pastor) oltre alla vena artistica che lo contraddistingue ha una passione: fare filmati, quando farlo era complicato, ripresi su pellicola.

I filmati che produce sono tutti del nostro passato recente e questo qua sotto è uno spezzone di uno di quelli.

Giglio Boemo è stato uno dei personaggi popolari più amati della nostra storia recente, personaggio eclettico di grande umanità e attore di grandissimo talento naturale, un comico nato, con battute fulminanti, ma che si sapeva calare con immediatezza nel ruolo drammatico di lettore di poesie.
Quella che legge è una delle più Belle del nostro Grande poeta Biagio Marin:

Felisse Moro

18 marzo, 2015

Movimento di Opinione - Assemblea

Ricevo e pubblico questa convocazione di Assemblea Pubblica:

Cari Amici e Colleghi

in allegato alla presente l'avviso di convocazione dell'Assemblea della neo costituita Associazione:
 "MOVIMENTO DI OPINIONE CITTADINO".

Perché questo Movimento?
Esso rappresenta la naturale conclusione del percorso del Movimento Spontaneo Cittadino sorto per affiancare l'Ascom locale nell'affrontare le problematiche che andavano a "rivoluzionare" il sistema imprenditoriale gradese con l'applicazione della legge Urbani, meglio conosciuta come "Monumentale".
In corso d'opera il Movimento si è trovato a doversi interessare ad una serie di problematiche sempre più numerose e disparate che, di fatto, andavano ad interessare il sistema imprenditoriale gradese nella sua interezza.
In particolare il problema della viabilità, dei parcheggi, dello spiaggiato degli stabilimenti balneari ecc. ecc. sino all'ultimo dei problemi: la nuova delibera della Giunta in tema di Z.T.L. (Zone a traffico limitato) e A.P.U. (Aree Pedonali urbane).
Constatata, di fronte a questi importantissimi problemi, la totale assenza di una qualsiasi iniziativa sindacale degna di tale nome, è emersa l'esigenza di darsi una figura giuridica fortemente rappresentativa per sostenere le legittime istanze, nessuna esclusa, degli iscritti nei confronti dell'Amministrazione Comunale e delle varie Istituzioni sia locali, provinciali che regionali.

Siamo però convinti che dobbiamo diventare, anche e soprattutto, i promotori di una visione futura della Città, più dinamica e partecipata. 
Dobbiamo prendere spunto e far tesoro di quanto hanno fatto nel concreto i ns. colleghi dell'Isontino e della Bassa Friulana. 
Dobbiamo anche noi fare squadra e dotarci di Progetto e di un metodo di lavoro. Solo così potremo affrontare la crisi economica in corso ed affrontare preparati le sfide che il mercato, profondamente trasformatosi in questi ultimi anni, ci impone.
Il Tempo ci è avaro! Dobbiamo riappropriarci di ciò che è nostro! Non possiamo più delegare il ns. futuro a quattro politicanti che possono permettersi il lusso di temporeggiare!!!
Dobbiamo riprenderci ciò che è nostro: 
"IL NOSTRO FUTURO, QUELLO DEI NOSTRI FIGLI, QUELLO DELLA NOSTRA COMUNITA'" 
perché è anche per quest'ultima che quotidianamente combattiamo .

Se anche Voi siete fra quelli che credono  che Grado possa ancora farcela allora l' Associazione è il punto di partenza da cui iniziare il rilancio complessivo della nostra Città e della sua economia.
Contiamo sulla Vs. adesione e collaborazione invitandoVi a partecipare e far partecipare all'Assemblea che si terrà

Oggi mercoledì 18 c.m. alle ore 15,30 presso la Sala Lido del Grand Hotel Astoria.

ORDINE DEL GIORNO
1. Presentazione dell’Associazione e sue finalità;
2. Breve sintesi sui punti caratterizzanti dello Statuto;
3. Costituzione del seggio elettorale con relativa nomina dei componenti;
4. Votazioni
5. Proclamazione dei componenti il Consiglio Direttivo e del Collegio dei Revisori
6. Varie ed eventuali

MOVIMENTO DI OPINIONE GRADESE

                    Il Presidente

17 marzo, 2015

Rivoluzione a Grado


La storia è una rassegna di rivoluzioni.

C'è una data che segna una svolta storica tra la Grado peschereccia atavica e quella moderna.

2 aprile 1930.

E' la data di costituzione della Società Anonima Pescatori Lagunari di Grado.

In un colpo i pescatori, si scuotono e riunendosi in 39, tanti sono stati i primi aderenti alla nuova società, si pongono obiettivi comuni, si sottraggono allo sfruttamento dei commercianti e puntano a migliorare, oltre che sotto il profilo economico, anche in quello culturale ponendosi, altresì, anche l'obiettivo della mutualità e dell'assistenza ai meno fortunati.

Nel 1932 la Società era attiva nel locale Mercato Ittico vincendo resistenze e boicottaggi dei commercianti.

Intando le adesioni crescevano e nel 1940 la Società concludeva con il Comune il contratto di affitto della "Valle Artalina" e finalmente si dotava di una sede sociale di proprietà in Riva Dandolo.

Veniva così sfatata così in pochi anni la diceria dei compaesani e foresti che consideravano la categoria dei pescatori "poveri e ignoranti" e creandone una di nuova:

 "i ze carghi de soldi, i li mete soto al stramasso" ,

A questo proposito devo dire che mio padre che era pescatore si è dimenticato di dirmi soto qual stramasso li ha missi.
Nianche a cason lo he catao  


'Le gioie del cazon ' 


Bava per la porta,
fumo in ti vogi,
mamuli che pianze, 
polenta de pilissin 
nuni in fogo de tamarizi bagnai
che paradiso!

16 marzo, 2015

Interferenze fastidiose









Il sondaggio parlava chiaro: il 99% degli italiani erano
renziani. Matteo Renzi si aggirava per i corridoi di palazzo
Chigi con le mani screpolate, quasi sanguinanti, tanto
se le era sfregate. Un tarlo comunque lo rodeva: chi era
quelluno per cento che si ostinava a resistere?

Nuove frontiere dell' allevamento marino

Vi sarà capitato di esclamare - ma tu son più fastidioso de una piatola!- di questi tempi e con le frequentazioni enormemente allargate dall' uso del Web, è facile incontrare questa specie antica di rompiscatole che attacca bottone, fa l' amicone, sa tutto lui, è autoreferenziale al massimo.

E si lamenta, le piatole si lamentano continuamente, sono eternamente scontente, ti assillano con i loro problemi e finisce che per quieto vivere dai loro ragione purchè la finiscano.

Una statistica americana ('sti americani fanno statistiche su tutto sono delle vere piatole) dà loro ragione, alla fine del percorso di rottura di conagi e lamentazioni varie arriva la luce del successo personale e del denaro.

SI fare la piattola paga, ma che palle!

Poi ci sono le piattole da social network, quelli che ti iscrivono a gruppi vari senza chiederti se ti va, ti sottopongono alla tortura di migliaia di mail indesiderate (uno spam incontrollabile) senza che tu possa dire bah!

Ti martellano di post con link su praticamente tutto lo scibile umano, aggiungono le foto dei loro parenti sino alla settima generazione, dicendoti guarda qua che bello!

La piattola cerca in ogni modo di influenzare la tua vita e questo vuol dire che non vive serena, che non ha un cazzo da fare e che non ha nessuno su cui concentrare le sue frustrazioni.

Proprio per alleviare le sue sofferenze proporrei la sua soppressione.

Ma, riflettendo, è quello che faccio anch'io, casse! son una piatola! 
 

15 marzo, 2015

Ghipante

L' immagine originale è di Domenico Marocco

Ghipante

Son l'ultemo vide la famegi
quel che porta la baúta e 'l pesse 
quel che sfama le criature e le vec
e che conbate 'l mar col cresse.

Co i gladiaturi de l’antiga Roma
 sfido 'l paluo co' lassina e la vata
la seragia de cane xe la gno arena
prima che 'l disín orbo me bata.

Ghipâ xe un mestier mundi staro
vecio e peloso co Baruc-abà
tiro desso inte'l fango c'un palo
sperando che 'l sielo me possa giutâ.

Ficâ via i pali in nome de Dio
de una seragia pusagia a 'na spond
e 'ndâ a lai o cargâ fora 'l pareo
pre fâ un balo de oro a sigonda.

I ani i cunsuma la vita e la cana,
le ore sul canpo xe senpre più longh
e 'lora ve lasso 'l gno lio intressao
pre 'na sessolada de capeloghe.

Bandonarè anche la baùta e la vata
  co i lotaduri sensa la glori
cagiùi inte'l fango perdendo 'lst
e sul balo de Morgo la vitoria.

Inbrocolao su la batéla de can
co'l òrdene de aqua inte'l porto
farè in solitae la gno ultema regad
cô i cugùli sarà ruti e me sarè morto.



GHIPANTE. Sono l’ultimo prezioso della famiglia / quello che porta la maschera e il pesce / quello che sfama le creature e le vecchie / e che combatte il mare quando cresce. // Come i gladiatori dell’antica Roma / sfido la palude con la fiocina e il guadello, / il serraglio di canne è la mia arena, / prima che il destino mi infilzi con il coltello. // Catturare il pesce assediato è un mestiere passato, / vecchio e peloso come Alì Babà, / sposto la barca nel fango con un’asta / sperando che il flusso mi porti più in. // Conficcare i pali in nome di Dio / di un serraglio appoggiato a una sponda / andare al lato o scostato dal fronte / per creare un bacino sull’onda. // Gli anni consumano la vita e la canna, / le ore sul campo sono sempre più lunghe / e allora vi lascio il mio lido sbarrato / per una manciata di cappelunghe. //  Abbandonerò anche la maschera e il retino / come i lottatori senza gloria / caduti nel fango perdendo il senno / e sul bacino di Morgo la vittoria. // Bloccato sulla barca di canne / con il maltempo e il vento nel porto / farò in solitario la mia regata / quando i bertovelli saranno rotti e io sarò morto.


Ghipante: pescatore che cattura il pesce nascosto nel fango.

Quest' ultima bellissima poesia di Mauro Marchesan, scritta in un graisan aulico poco contaminato, da un' immagine vivissima della dignità, l' orgoglio e la determinazione dei  "paluanti", pescatori di Laguna che con pochissimi mezzi tiravano il carro della loro vita e delle loro famiglie in un' ambiente ostile e durissimo, La Laguna -la loro casa -