13 aprile, 2015

Primogeniture linguistiche


Leggo di una polemica tra politici locali nata sulla destinazione di risorse finanziarie per festività commemorative, pubblicazione di dizionari e l' insegnamento del friulano mentre vengono tagliati posti letto negli ospedali.

Mi diverte pensare che è bello e sano alimentare la polemica confrontando la storia della lingua friulana, il nostro dialetto e il diritto di primogenitura.

È stato troppo spesso detto che il friulano odierno sia il diretto continuatore del latino regionale parlato ad Aquileia. 

La cosa potrebbe in effetti darsi per scontata senza l'esistenza di Grado con il suo dialetto, sbocciato come un fiore di laguna, mantenutosi incontaminato sino al recente avvento del turismo di massa e che manifesta ancor oggi, integri ed eternati dal nostro poeta Biagio Marin, i caratteri di un arcaismo ignoto altrove. 

Ma il vero continuum della parlata lo assicurano i profughi Aquileiesi stabilitisi a Grado che, grazie alla sua periferìcità, ma soprattutto alla secolare decadenza, conserva l' antico dialetto romanico e lo trasforma autonomamente, considerato che l'apporto di Venezia in questo processo è stato del tutto trascurabile.

All'epoca del suo splendore, Aquileia fu indubbiamente la mediatrice della latinità non solo nell'odierno Friuli e nell'Istria, ma in buona parte dell'intera Gallia cisalpina.
L'attrazione culturale da lei esercitata era enorme e valicava i confini delle Alpi raggiungendo il Norico e la Pannonia. 

Se vi è però un dialetto che possa più degli altri vantarsi diretto erede della latinità aquileiese, questo non può essere che il gradese e ciò per fin troppo ovvie ragioni storiche ed etniche. 

Ma nell'Aquileia di oggi si parla friulano.
Anche qui è la storia a chiarire l'apparente contrasto. 

Anzitutto il confine linguistico corrisponde al confine politico che per tanti secoli tenne separata la laguna dal suo retroterra. 
Di qua Bisanzio e di là i Longobardi ì quali non vogliono dipendere da un Patriarca suddito dì Bisanzio e insistono perché si ripristini quello di Aquileia. 
Il papato, nell'intento di accontentare tutti, lascia al suo posto il patriarca di Grado per i territori soggetti a Bisanzio (da Venezia all' lstria) e crea un doppione per il territorio longobardo. 
Ma Aquileia non è che un cumulo di rovine. 
I Longobardi hanno una nuova capitale, Cividale, ed è lì che, dopo una breve dimora a Cormons, risiede il novello patriarca che pur si fregia del titolo di Aquileia.
La dominanza del parlato tedesco su quello latino è definitiva con l' avvento dei duchi tedeschi.
Le strade delle due lingue sono divise definitivamente!
Tratto da "Giuseppe Brancale & Lauro Decarli, Istria, Dialetti e preistoria" 

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