27 agosto, 2015
Trasformazione e diseducazione
Un decennio fa per comprare il pesce il massimo era farsi un giro sul molo del mercato ittico (vale per tutta la penisola) e fidarsi della pluriennale esperienza del pescatore per comprare e farsi consigliare il modo migliore di cucinare il prodotto acquistato.
Poi d'un colpo il pescatore si è vestito di un completo blu con bottoni d'oro e, a bordo di un veliero (?) comodissimo per pescare attorniato da un a banda di ragazzini saltellanti come equipaggio, propone, sempre sorridente - non gli capita mai una giornata storta -, ad un pubblico televisivo sempre più frettoloso e convinto che mangiar bene sia sempre una questione di prezzo e non di valori altri, un prodotto precotto e preconfezionato.
Il risultato è una diseducazione culturale, una analfabetismo culinario che straccia un pacco di valori sul valore del cosa, dove, come e quando mangiare.
Un paese di cultura contadina e peschereccia da sempre, con 7500 km di coste dove ci siamo inventati di tutto, ridotto a pesci bistecca, bastoncini surgelati e tonno crudo.
Una malinconia struggente e un disastro economico per gli operatori del mare, perchè le specie disponibili in abbondanza nel nostro mare vengono considerate pesce povero e quindi trascurate dal grande pubblico.
Per favore tornate a frequentare le banchine dei porti e porticcioli, parlate con i pescatori (non sono solo folklore ma alle volte sono grandi personaggi), comprate prodotti che non sono mai di scarto, come suggerito dalla pubblicità battente, ma buoni e di grande valore nutritivo, dateci una mano, insomma, a salvarci.
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