28 febbraio, 2021

Slowmotions drio l'acquedotto


Che pecao che no è vuo al telefonin co gero mamolo, cò gera col' Buba cò al slowmotion che i  conta.

Quante robe, quanti ricordi, quanti muminti, che i ze solo in te la gno testa, sensa una foto, sensa un video, sensa una slòwmoscion.


Me piasarave mundi vè un poche de foto de quando che zugheveno a balòn drio l'acquedoto, tanto per dine una. Miliuni de partie, miliuni de lastre rote, miliuni de lampiuni soltai e miliuni de baruffe, ma nianche una foto. Nianche un video de un gol ninte neanche dal Buba. Nianche la sodisfassion de podè riveghe, proprio la dal Buba una bomba de Aldo Doic. Aah... che che no daravo, per vè una slòmoscion de la mussa longa che feveno sul muro del cagarotolo, o de un cuto la dela colona... due bue... tre re... quatro scassa.... cinque con pedina.... e se podarave veghe a ralentator se la pedina la veva tocao veramente al cul... sinò tu va soto.  lo slowmotion dal buba.


27 febbraio, 2021

Primavera

dopo un tremendo e difficile inverno , torna  la primavera e ci stupiamo.

 È come se dopo il lungo inverno grigio ci sembri impossibile che la Natura – puffete! – si svegli come se nulla fosse, di sua spontanea volontà. 

In un mondo in cui controlliamo tutto,  è strano e spiazzante che invece ci sia qualcosa che non controlliamo, che ci sfugge.


Guardi fuori, fa ancora freddo. Persino più di alcuni giorni d’inverno. Quindi non può essere la temperatura.  Però tu lo vedi che c’è qualcosa, che è proprio diverso, che è proprio primavera. È la luce.


La primavera è come un colpo di fulmine: arriva. Il giorno prima sei intabarrato nel tuo piumino e giuri  che mai lo toglierai, e il giorno dopo ti levi le sciarpe avvolte come sudario, lanci i maglioni, sogni di togliere le scarpe e correre a piedi nudi sulla battigia. Il tepore ti coccola e ti seduce, ti spinge piano piano ad abbandonarti per una mezz’ora sulla diga assolata, a fermarti a chiacchierare su una panchina o prendere uno spritz seduto all’ aperto per goderti uno sprazzo di luce.

La primavera è il tripudio delle piazze, ma anche dei poggioli e dei cortili, e in ogni balcone si vede un piccolo giardino all’italiana.

È il momento in cui l’aria sa di buono perchè ci indovini  un profumo di fiori appena sbucati e di erbe aromatiche. 

E la primavera dilaga.

 C’è e basta, puoi solo seguire il flusso, godere del suo  imprevisto, lasciarti travolgere e portare dove vuole lei.


26 febbraio, 2021

Al Re paro


Francesi non hanno fatto altro che Riprendere un incompiuto progetto veneziano di qualche decennio prima, e non l'hanno fatto per motivi umanitari ma per loro ragioni militari; difatti in questa logica difensiva rientrò anche la demolizione della chiesa di San Vito, del VI secolo, e quella, per la verità già cadente, di San Gottardo, d'epoca rinascimentale; anche il Palazzo, pure malridotto, fu quasi totalmente demolito e trasformato in fortino..

da -Cristiano Meneghel: In realtà la "diga napoleonica" è un mito...bel mito...ma sempre mito...come ebbi modo di dimostrare a sui tempo su questi schermi in epoca napoleonica non si fece altro che gettare una malandata scogliera sui 
In realtà la "diga napoleonica" è un mito...bel mito...ma sempre mito...come ebbi modo di dimostrare a sui tempo su questi schermi in epoca napoleonica non si fece altro che gettare una malandata scogliera sui masegni già veneti di quegli "arzeri" gettati a regola d'arte a partire dal 1756 "alla maniera di Pellestrina" da parte dei Savi ed Esecutori alle Acque della Serenissima. Ora se consideriamo che della stessa epoca è la diga di Caorle dobbiamo considerare, anzi, che se la Serenissima non fosse caduta preda dei francesi, Grado avrebbe avuto un "reparo" in malta idraulica molto prima del 1812 e molto ma molto prima della diga austriaca (anche quella ovviamente scopiazzata da progetti veneziani settecenteschi....daltronde che volevamo sperare da un popolo alpino che di mare poco capivano?). In effetti come ebbe a dire Sulkovsky, Grado abbisognava di un riparo: ma l'opera realizzata più che altro non fu che un frangiflutti più che un'opera di difesa organica che probabilmente nella mente di la idea ideò doveva però possedere anche valore di costruzione ai bassi lidi gradesi già assaltati poco prima dagli inglesi.

"al Reparo", oggi denominato passeggiate a mare "là del Fortino";la del castelletto, scalinada de la casabalilla"  una zona indicata come reparo diga;ze anche "l'ultima de la schiena, tra il mare e la Laguna.

 Un   alchimia di  domenico marchesini in lettere graisane antiche:


Per fah a nasseh l'erba 

Da de '1 Reparo
 No 'i ha catao scrimia 
o no 'i veghe ciaro; 
'l ha ben salisao Co inzegno una stra
 Che issah val le case
 E i so fundi se sa. 
E ze una vergogna
 De i comandauri 
Che 'i sente e no 'i bada 
Cunsilgi e clamuri, 
Comò fra i litizi 
Co torto O razon 
Per quel Batistuta 
Che ze al Fossolon. 
* * * 
Qua, colpa ste suche 
Ze aval monarchia 
Che '1 pie in Muniçipio
 Va per denastia; 
Scrivan, podestae,
 Deputai ze un'union

E quisti ogni totolo 
Gode a so bon. 
Sti doti riginti, 
De sienza, ben digo, 
Sti 'nsiti adorai 
Fra tanto caligo, 
Cu sa afah la soma, 
Cu afah '1 calegher, 
Cu 'ntaca butuni,
 Cu fa '1 campaner. 
Si queste sapienze 
De laura e çitae 
Che al zuogo de stropa
 'Le ze 'ndotorae 
'Le sta in sta baraca 



25 febbraio, 2021

la Colonna

         la  colonna
al centro del campo dei Petriarchi  troneggia una colonna con un grosso basamento contornato da qualche scalino dietro la ciesa di S.Rocco, davanti la ciesa delle Grassie mentre a destra la  ciesa Granda che è il duomo con sopra l' raffigurato il gesto  di S.Michele a segnare un grande campo popolarmente chiamato "SimisterioVecio".
Un ulteriore recente lirica di Giovanni Marchesan "Stiata" che evidenzia uno dei problemi che la nostra Società occidentale si trova a vivere con diversa sensibilità.
Non ci sono giudizi da dare, 

24 febbraio, 2021

la famiglia Merlato

I Merlato sono stati una famiglia importante nella storia gradese, tra le pochissime ricche, ma capita che si interrompa qualcosa nella trasmissione dei propri geni alle generazioni successive e ci si estingua.

Sior Antonio Merlato era uno degli ultimi rappresentanti della famiglia, l' essere molto solo lo portava ad esagerare nel bere e spesso parlava e sognava a voce alta "là De Tanori"

Da tener presente che viste le condizioni di sovraffollamento delle abitazioni graisane l' unico luogo in cui poteva sognare un povero cristo era il bar da ubriaco e in luoghi abbastanza scuri da poter pensare alla notte.


La scena:

Sior Antonio Merlato  conversa con se stesso nascosto nel buio della sala la "De Tanori"portato sempre più lontano dalla mente man mano che il livello di alcool nel sangue cresce:


...E ciacolemo de sogni  -Illusione dolce chimera sei tu!- 

No me resta che le ilusion...i sogni...in 'stà  Isola Isolagia.


I sogni sono importanti aiutano a vivere, costano poco, anzi niente...

Allora facciamoli 'stì sogni, si possono avere "ad occhi chiusi o aperti, in piedi o stravaccati, in bianco e nero, in tecnicolor."

Ricordatevi nessun sogno è proibito...tutto è permesso in sogno! Tutto!.


Quando ero bambino sognavo di avere un paio di scarpe di cuoio, come quelle dei figli dei signori, quando le ho finalmente avute mi facevano un male cane e così son tornato a camminare scalzo, come d' abitudine, con le scarpe in mano, per mostrarle agli altri.

Questi sono sogni da povero. 


Ho letto da qualche parte che "Il sogno di oggi può essere la realtà di domani".

L' altra notte ho sognato che noltri graisani 'ndeveno duti d'acordo per "al ben del Paese"... si si! - Campa cavalo che l' erba cresse e l' acqua la cala! -

Come si può negare ai Comandauri dell' Azienda di sognare una stagione di caldo e che duri da Pasqua ai Santi e magari con meno personale da pagare per aggiustare così tutti i conti, e senza dover risolvere problemi di:

Nuove Terme, Arenile che scompare con sciroccali, fango incipiente, il pontile che sprofonda, locali che non rendono.


Come si può negare ai Signori Ristoratori di sognare clientele che spendano e spandano, non capiscano un tubo e paghino senza rompere le scatole con la tiritera " il pesce è fresco o congelato".


Un sogno poi non si nega a nessuno, non vogliamo mica negarlo a coloro che progettano di costruire un grattacielo in "Savial" o un Palazzo di Vetro vicino alle Chiese o addirittura al posto delle Chiese:


No! il sogno non nega nulla a nessuno e così continueremo a sognare.


Ma un' oltra volta!



-ricordo che questi sogni sono tratti e adattati da me da :

"storie di Giovanni Marchesan (Stiata)" 

23 febbraio, 2021

don Luigi Pontel - don Luigi


In questi momenti di cattivo tempo lo stare a casa ti spinge a scartabellare tra i ricordi e tra i tanti mi è capitato tra le mani questa memoria scritta  da Leonardo Tognon  che tratteggia lievemente la figura cara di  don Gigi.

Sono passati  due anni e qualche mese dalla scomparsa di Don Luigi Pontel.



Don Luigi era uomo di sentimenti forti, di fede granitica e affettuoso oltre ogni limite, in specie con noi Graisani, attaccato ai giovani e con una sterminata cultura che dispensava con grande accortezza senza farla pesare.

Ho pensato bene di ricondividere con tutti il ricordo di un uomo caro a tutti a Grado e che non deve essere dimenticato.


Leonardo TOGNON, scrive:

 

Brevi ricordi: Domenica 4 luglio 2010 mentre Francesco Facchinetti del portatori della Madonna di Barbana lancia il suo “ in nome de Dio avanti” la processione via mare del Perdòn si ripete.

La banda civica intona l’Adagio numero Uno ( il ciuntata per noi gradesi), la gente applaude, le signore più anziane si inginocchiano al passaggio, i ritardatari cercano un posto in barca. Lo sguardo è rivolto verso prua, verso il molo molo, vicino alla “bita granda”.

La folla è tanta ma c’è un vuoto immenso, incolmabile manca “don Gigi “ ( monsignor Luigi Pontel).

Un momento di silenzio, alcuni sguardi si incrociano e nel silenzio collaborativo siamo alla ricerca di una risposta: al stà megio.

Al ritorno la musica non cambia: la banda civica continua con l’adagio numero uno , le rosarianti intonano i canti mariani, il profumo di incenso si confonde col salmastro, le ortensie benedette sono state strappate dall’ormamento delle imbarcazioni e fanno bella mostra accanto alla borsetta o vengono lanciate in mare a formare un scia colorata.

Sul molo ad attendere la statua della Madonna degli Angeli migliaia e migliaia di persone: ma non c’è Monsignor Pontel.

Don Gigi, al zago ( il chierichetto ) il nomignolo gli era rimasto appiccicato per il suo tratto fanciullesco, per esser bambino al suo arrivo a Grado ( con monsignor Silvano Fain) un tratto da bambino che gli era rimasto sempre anche con l’avanzare dell’età.

Forse perché minuto, biondo con gli occhiali un po’ abbondanti, anche sull’altare con la sua vocina appariva come un zago poi il suo incedere dell’omelia scopriva quanto grande era ed è stato “dongigi”.

Quando lo si chiamava Monsignor si scostava, quasi irretito e riprendeva il sorriso quando il don Gigi riparatore giungeva a voce piena. Al zago. Certo che la leggenda metropolitana gradese lo voleva alle volte distratto, non ricordare un’orario o magari dove aveva parcheggiato l’automobile. Sfatiamo questo bel castello: la sua mente era sempre lucida e impegnata, i suoi presunti ritardi erano tutti giustificabili.

Ecco "giustificazione" mai sentito dalla sua voce, piuttosto si assumeva tutte le colpe con il suo immancabile sorriso e cambiando repentinamente discorso.

Attento nel mondo del sociale e politico, gran cultore della politica.

Dal letto di ospedale ci conferma che stava scrivendo un libro del passaggio sociale e politico di queste nostre terre.

Un peccato mortale non pubblicare i suoi appunti. il ago in questione era tratto da        Leonardo Tognon.


Ecco, gli appunti, bello sarebbe conoscerli e quindi l'invito a chi vi ha accesso di pubblicarli in qualche modo.



20 febbraio, 2021

TAROTO


Alfiere di questo imboschimento fu il goriziano Corrado Rubbia che suggerì all'Amministrazione austriaca la messa a dimora delle piante per consolidare la riva e proteggere, in modo naturale e a costi ridotti, Grado tenendo conto della prevalenza del movimento, sia dell'acqua che del vento, da est­ovest.

Si cominciò dai

Monti della Rotta

nei punti più critici per il vento e le maree.

Non tutto ovviamente funzionò alla perfezione, qualche anno la moria delle piante sfiorò il 70%, ma la tenacia degli uomini alla fine la ebbe vinta sugli elementi naturali e nel 1921 il Comitato delle Dune di Grado che sovraintendeva al progetto fu sciolto per raggiungimento dello scopo sociale.

La Dichiarazione del Comune: Quest'azione di rimboschimento iniziatasi una ventina d'anni fa, ha conseguito pieno successo, una landa sterile, viene convertita in un bosco rigoglioso di latifoglie e conifere. Ora il municipio vorrà certamente dedicarle tutte le sue cure, purchè non venga menomata.



Ci hanno fatto una stupenda speculazione edilizia!


 

19 febbraio, 2021

le varvuole & co.....


un compendio di esseri fantastici a grado un ritorno ai gli Stregoni Bianchi ai Benebadanti, un riscontro dopo la lettura di Carlo ginzburgdel 166; l'immagine di un percorso favolistico che abbinano la superstizione e l' educazione dei bambini.Su un bito dopo la guerra, ho passato un’intera estate a Grado. Avevo quattordici anni. C’ero già stato prima ma ricordavo poche cose. Il viaggio in corriera (non si chiamava ancora pullman), la lunga strada con la laguna attorno e Grado che si avvicinava come un’isola e isola è sempre stata; le farfalle notturne palpitanti sui vetri della terrazza, mia nonna viennese di cui avevo un sacro terrore, mio zio Aldo Smareglia, i miei cugini più grandi. E, prima di addormentarmi, il fascio di luce di un faro intermittente sulle persiane, il motore di un peschereccio e la risacca sulla diga.
Ora invece avevo tutto da scoprire, la grande libreria di mio zio, la cuginetta del piano di sotto e soprattutto una libertà che credo oggi nessun ragazzo può conoscere.

Una libertà fatta di aria, acqua, luce, senza rumori, pericoli di traffico ed altro. Ero diventato amico dei pompieri che avevano l’autorimessa a pochi metri dalla casa di mio zio e a volte mi portavano in giro sul loro camion rosso luccicante di ottoni. Ricordo sempre l’odore di nafta e acqua che mi portavo addosso al ritorno.

La mattina, dopo aver fatto la spesa alla nonna ed esser stato sgridato e rimproverato perché avevo sempre dimenticato o sbagliato qualcosa, scappavo in giardino, scalavo un muretto ed ero sulla diga, sulla spiaggia libera piena di conchiglie e in fondo alla diga andavo a pescare i “guati” con le “naridole” e i “peoci”.

Co’ stranba zè la vita,
anche ‘l più sensào,
se ‘l cata quela giusta
…’l pedocio ‘l zè refào.

un grande libro dell'immaginario gradese con Luciano Cicogna e le sue favole, si parla di fate, di abreerrante, di fate di "sion" e di anguane con le varvuole in sintonia.

bel libro per la sogit come esecutore.

’ stranba zè la vita,
anche ‘l più sensào,
se ‘l cata quela giusta
…’l pedocio ‘l zè refào.


 

18 febbraio, 2021

Adriablau

Lavori in corso in tutto il paese

Consiglio d'amministrazione dell'Azienda da insediare

Consigli Comunali all'alba

Bandiera Blù dietro l'angolo


Solite cose, per un ambiente così vivace, ma i nostri ospiti austriaci e tedeschi sono in arrivo e assieme ai fiori a tutti i lampioni, ecco le parole di Giovanni Marchesan "Stiata" per accoglierli e per augurargli e augurarci "in bocca al lupo" ne abbiamo bisogno.



"WUNDERSHON! •... ADRIABLAU! •• "


Questa Isola di Grado -

Wundershon!

Questa sabbia, questo mare -

Wundershon!

Vecchia Kirken admirare

Alten Stadt ich visitare ••

Wundershon •• Adriablau ... Wunderbào!

Ja •• Ja •• ja! ••

Tutto bello, tutto bono ... Wunderbào ...

Ja •• Ja •• Ja! ...

. Tanto sole,brava gente trovo a Grao

Ja •• Ja •• ,Ja!" ...

Con la scusa tutti amici ..

Adriablau Ich no capir,

Varum gradese VoI baciare meine Frao

•• Wundershon •• Adraiblau •• Wunderbào!



Pescatori fon lagunen ••

Wundershon!

Ich mangiare Kapelonghen

- Wundershon!

Promenade, Shone viale

Grand-Hotel und Villa al mare ••

Wundershon •• Adriablau .... Wundersào!

Ja •• Ja • ..Ja! ....

Tutta notte ich cantare "per la strà'~

JA •• Ja •• Ja! ...

Hostaria no mancare per di qua!

Ja •• Ja •• Ja! ...

Vino bianco •• vino rosso •. gut rosè.

Ich trinken wein ....

Ma c' è gradese

Beve vino più di me! •.

Wundershon •• .Adriablau ... Cabernet!

17 febbraio, 2021

questo son me


Questo son me.


E za , graisan patoco co pregi e difetti (mundi difetti) co l’ idea che duto al mio mondo nase e finisse a Gravo.


He sposao la regola del “Me”:  me son me e comò me non ze nissun.

Bona regola per permete de sopravive in un mondo massa competitivo e stressante.

He svilupao un senso de “gnanche pel cul” del prossimo che me da un senso de superiorità su chiunque, e posso frontà cussì qualsiasi situazion de confusion  a testa fieramente alta. 


Generassiuni de graisani me boge dentro al sangue, dna fermamente de Palù.

Son un rapresentante delle tre B graisane:

Bicer, Boreto, Batela.


Un mondo al mio, picolo - ma armonioso, cognossuo e amao.


E po me son me e basta.

16 febbraio, 2021

i bulli

Incontri in mare.


Un agglomerato bianchiccio, attaccato alla ventia del vivaio, sembra una spugna e invece sono nidi d'uova fabbricati dai Murex Trunculus nei quali il mollusco depone una grande quantità di uova.


Il Bullo o Murice tronca, è un mollusco gasteropode con una conchiglia robusta munita di prolungamenti gibbosi.


La specie murex trunculus (di murici si conoscono circa 250 specie) ha colorazione esterna tendente al bruno.


La riproduzione Avviene nei mesi primaverili.


Il Murice è uno dei molluschi marini più conosciuti fin dall’antichità per la tinta che I Fenici di Tiro, con uno straordinario procedimento di lavorazione, ricavavano dai Murex .

La loro celebre “porpora”, per tinteggiare le preziose lane di imperatori, sacerdoti e patrizi romani,ono sempre desiderate.

 

13 febbraio, 2021

un casone per Attila

un tempo. anni fa esisteva un grande capo degliUnni detto Attila che si avvicendavano verso Grado presentandosi verso la base di sototerrena contro l’ isola denominata isola dei busiari; il capo comandata da un vigile capo casoner detto “dei Paligi” ; un’isola dei figi dei   “Corbato” ovviamente il fatto che una banda fosse così forte da fermare un capo banda formidabile , ha creato una fiaba che non sempre si adatta a fatti veritieri.

la poesia di giovanni che è un amico caro rende bene la favola dell’ isola dei busiari.Dai Attila!


Attila.

Ti domandiamo aiuto!

Attila

Non essere cocciuto

qualcosa fa per noi che siam qua

Qualcosa fa per noi!

Su abbi compassione

vien deciso perso il mar

dai...passa il Fossalone

che noi ti aspettiam!


Attila

Su cerca di capire

Attila

Deciditi di venire

a liberarci da schiavitù

a liberare noi

ci stanno li Romani

d' Aquileja e di più giù

son qua da troppi anni

non se ne vanno più.


Attila

Ti domandiamo aiuto!

Attila

sarai il benvenuto

nella Palude fatti veder

e tu ci vieni a liberar!


Le ragazze, le ragazze d' Ambriabella

cantan tutte con ardore

Re degli Unni del mio cuore

or sù ci vieni a ..liberar!







12 febbraio, 2021

tempi moderni

 un tempo per sposrsi tra facenda faticosa e seria (sembra di essere ad un funerale) c'era una procedura una procedura da seguire e dei muri da superare.

ptimo- vvertire la madre dello sposo che doveva approvare una radiografia della sposa e relativa famiglia.

secondo-affrontare i genitore della sposa e relativa famiglia.

terzo- avvenutoil fidanzamento le uscite erano programmate con i parenti sotto gli occhi di tutti. una volta superate le forche caudine dei parenti, potevi programmare la tua vita assieme:

                                                tempi moderni:

tempi moderni come un palloncino sfuggito dalle mani di una bambina.

e comincia a volare.. 

e salire.. in alto.. lontano da tutto, 

e tutti.. da logica e ragione..

 corre lontano e non ha meta.. 

sospinto dall'aria.. e osserva..

 e sente.. e batte......


Ma i palloncini, hanno vita breve.. tra un poco scoppierà.. 

ci sarà solo un nastrino colorato che perderà quota.. 

e si depositerà da qualche partenascosta o meno alla gente.. 

Sono stanco, ma forse non è la sensazione giusta... 

io, non riesco a dare una forma al mio animo.. deluso, 

non realizzato, sperduto,.. 

la prossima volta dovrò seminare briciole o sassi 

dietro di me..

insomma sposarsi e convivere , 

ma che volee.

i tempi sono cambiati, sono tempi moderni:


11 febbraio, 2021

STAGO TORNANDO...

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  
Sono magici questi amici graisani mi hanno cercato e ritrovato, non riesco neanche a pensare e amiamoli sul serio per cortesia.  E’ proprio lì che impari le cose importanti della vita.piano trovandoli ho ritIrato quel pò di vita che mi cercava .Piano Con un pò di voglia vedrò di riportarmi in vita,la vita puè essere una brutta bestia.


 

10 febbraio, 2021

la marea e il confine che manca

Grado e la marea

C’è qualcosa di ancestrale e terribile nell’acqua. Non ci pensiamo mai. Il grande terrore è di solito il fuoco, la fiamma che divora e uccide. L’acqua è la vita, il blu che distende ed abbraccia, la madre che disseta.

Invece l’acqua, come una matrigna crudele, è colei che ti avvinghia e ti toglie per sempre il respiro, l’onda che ti travolge e ti annega, ti abbraccia e ti trascina a fondo, la morte silenziosa e spietata.

Un gradese capisce a fondo la paura dell’acqua. Per i turisti è uno spettacolo la marea che sale. 

Ma per il gradese è qualcosa di assieme familiare e inquietante, un’ansia che si cerca di nascondere o di anestetizzare.

Grado non è una città sul mare. Le città di mare hanno confini precisi fra la terra e l’acqua. Ci vivono accanto, sono simbiotici con il mare, ma lui è lì e loro sono altro.

Grado no. Grado non è sull’acqua. Grado è acqua. Non c’è differenza, non c’è distanza. Ci è immersa dentro, sempre, come un’alga, come una medusa. Grado non ha terra, il suo spazio è la Laguna, le sue case sono pontili fissati su pali. Laddove altri hanno fondamenta di edifici e roccia, lei ha sabbia e acqua, appunto. Non ha consistenza, galleggia.

È il confine che manca. L’ansia viene da lì. Dalla consapevolezza che ciò che all’acqua si è strappato con l’inganno l’acqua lo potrebbe rivolere indietro. 

La marea non è uno scoppio d’ira, non è uno sgarbo, è il lento insinuarsi dell’acqua in uno spazio suo. E il gradese la guarda con il groppo alla gola con cui il debitore vede lo strozzino presentarsi alla sua porta per reclamare un debito.

E se non si ritirasse più? Se decidesse di riprendersi quello che le appartiene, la città, lo spazio, di rivolere ciò che è suo? Se volesse restare, tenersi tutto? Che le si potrebbe dire mai? Hai torto? Non puoi?

Grado è  città in cui gli abitanti sono ospiti di una padrona di casa eterna e capricciosa. Una divinità generosa, ma anche piena di bizze. Che sale sei ore, ogni giorno, e sei ore cala, con il suo ritmo infinito. Ma è pur sempre una divinità, e come tutti gli dei è altera ed imperscrutabile.

E allora, quando sale la marea e la Dea si manifesta e riprende possesso della sua città, gli abitanti per un attimo trattengono il respiro, pregando che non sia l’ultima volta. Pregando che lei, magnanima, alla fine restituisca loro le case, i campielli, le calli, che sono roba sua e non loro. Che si ritiri, restituendo loro Grado e doni a tutti il privilegio di viverci un giorno in più.


09 febbraio, 2021

il vecchio camposanto

A Grado anticamente si conviveva con i morti.

Il cimitero era situato accanto alla "Ciesa granda" sino alla Canonica, era di forma triangolare e in uso sino al 1906, chiamato " Pulindron". Era simile, nella forma, alla vela triangolare "Pulindron" situata sul "spontier" del trabacolo

La tavola su cui si mangiava ogni giorno poteva divenire, per necessità, cassa da morto per qualche familiare.

Si può capire così lo stato di catatonica superstione in cui vivessero i nostri antenati e il prendere corpo nell' immaginario collettivo di esseri terrificanti con poteri soprannaturali che impaurivano con il loro apparire improvviso quando l'oscurità era più intensa o magari accompagnata da una leggera nebbiolina.

Ovviamente erano tutte mutazioni del Diavolo che con le sue arti tentava il credente per portarlo alla perdizione

Ovviamente il rimedio contro tutte le immagini diaboliche era la devozione, il buon comportamento e la preghiera, guai a mancare una messa della domenica.



Proprio come oggi!Ovviamente il rimedio contro tutte le immagini diaboliche era la devozione, il buon comportamento e la preghiera, guai a mancare una messa della domenica.

Proprio come oggi!

L'immagine è una splendida tavola dell'artista gradese Dino Facchinetti