19 marzo, 2021

le paselere





I primi dati concreti sull’andamento della pesca in Istria e, di conseguenza anche a Isola, risalgono al periodo successivo alla presenza nella penisola dell’Austria. Fino ad allora, praticamente, esistevano soltanto stime e valutazioni approssimative. Con l’arrivo dell’Austria, forte di un sistema burocratico, meticoloso e preciso, era abbastanza logico che un settore di attività talmente importante come la pesca fosse sottoposta a tutta una serie di indagini e rilevamenti atti a misurare la ricchezza della regione e del Paese.


Tuttavia, nonostante il fatto chegrado, per la sua configurazione geografica, avrebbe potuto essere caratterizzata soprattutto dalla pesca e dalle attività legate al mare, è constatato che la sua popolazione nei secoli era stata prevalentemente agricola. Una situazione questa che si protrasse concretamente fino agli ultimi decenni del XIX secolo, quando la nascita ed il forte sviluppo dell’industria conserviera portò una parte consistente degli abitanti a dedicarsi all’attività della pesca o, comunque, a intraprendere la strada del lavoro salariale.


Del periodo antecedente l’arrivo della monarchia austroungarica, tuttavia, esistono dati di una certa importanza che danno una visione abbastanza completa della situazione economica locale anche per quanto riguarda il settore della pesca.



Da una lettera dell’undici maggio 1746, inviata da Capodistria ai Cinque Savi della Mercanzia di Venezia, si apprende che all'epoca a Isola esistevano in tutto soltanto 33 imbarcazioni da pesca, nessuna adibita al trasporto e 13 a non meglio specificati traffici di mercanzie. Complessivamente, gli addetti all'attività peschereccia non superavano il centinaio di persone. Anzi, secondo il documento, esattamente 99, mentre altre 46 si occupavano del non meglio definito traffico di mercanzie.


Poche notizie sono disponibili o rintracciabili sulla pesca rado anche nei secoli precedenti. Soltanto nel libro terzo degli Statuti comunali del 1360, troviamo alcuni capitoli che regolano essenzialmente la vendita del pescato, ma che non offrono altri riferimenti su attività pescherecce o di lavorazione del pesce. La conservazione del pesce, pure in voga nei secoli nelle varie cittadine istriane, e che rappresentava elemento di commercio con la Serenissima, a Isola non trova riscontro degno di nota probabilmente per il fatto che questo tipo di attività era condizionata dalla produzione del sale, che a Isola non era consistente e riusciva, bene o male, a soddisfare il fabbisogno locale o, eventualmente, a foraggiare il canale dei traffici di contrabbando con Trieste, il Friuli e la Carniola.

a parlare di paselere, credo che una parte dei giovani si dovranno dettare a questo tipo di lavoro, con le paselere se ti accontenti, riesci a mangiare bisognerà rivedere le qualità di specializzazione di pesca.

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