11 ottobre, 2009
Il Rigassificatore
Si ripropone con urgenza il problema del rigassificatore, visto che lo realizzano nella Baia di Muggia sembra che a Grado non ci tocchi più.
E' allarmante che gli Enti Locali non abbiano voluto interpellare il mondo scientifico locale per avere un' opinione, confortata da dati di esperti, da contrapporre al progetto e alle argomentazioni di Gas Natural -spagnola - e un'Anonima Lussemburghese - Medea - un progetto con molte ombre, con un percorso sostanzialmente rapido per l'ottenimento del Via del luglio 2009.
Non basta ma anche l'Endesa che pareva aver rinunciato al progetto off-shore in Golfo è tornata alla carica; non uno ma due rigassificatori.
Visto che nessuno lo dice conviene consultare siti locali esperti di ambiente marino per capire che rischi corriamo.
Vediamo in dettaglio, i rischi per l'ambiente marino - documentati da pubblicazioni del Laboratorio di Biologia Marina (Trieste) - impiegando acqua di mare per il raffreddamento sarebbero i seguenti:
- per la produzione di sostanza organica ad opera del fitoplancton:
la sottrazione di azoto ammoniacale, fondamentale per avviare e sostenere lo sviluppo dei vegetali marini
- per il ciclo del carbonio operato dai batteri marini:
alterando la comunità batterica si perde il regolatore di uno dei cicli biogeochimici più delicati- che proprio nel golfo di Trieste - ha già dato più volte indicazione di condizioni di stress con la comparsa di mucillagini
- per la comunità fitoplanctonica:
questo insieme di organismi risponde in maniera graduale nel tempo ad eventi ambientali atipici, con la comparsa di cellule algali di dimensioni più piccole rispetto agli anni precedenti
- per la comunità ittica:
perdita dei contingenti di uova, larve, avannotti che verrebbero a transitare attraverso l'impianto,
Nelle condizioni attuali di perdurante stress delle principali forme marine locali, e planctoniche in particolare, l'utilizzo di acqua di mare per il rigassificatore va perciò considerato un "evento ambientale atipico'; destinato a permanere in loco per tutta la durata d'esercizio dell'impianto e capace di compromettere i meccanismi biologici che sono alla base delle comunità marine nel Golfo di Trieste.
Come si può leggere nulla da stare allegri, con i banchi di pesci già profondamente alterati da uno sfruttamento troppo intensivo, se modificano le condizioni ambientali, noi che attorno al Golfo di Trieste ci viviamo siamo destinati a scomparire come operatori del mare, allora ci dovranno spiegare dove andremo a prendere i soldi per pagarlo il gas prodotto.
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