29 aprile, 2016
Erbe e Piante de Palù
Piante ed erbe lagunari ecco una piccola guida con immagini, che può aiutare nell' identificarle con sicurezza:
Piante ed Erbe Lagunari in Graisan Italiano e Latino:
La nomenclatura latina è corrispondente a quella di A. Fiori
I) Abisinsio: assenzio (Artemisia Absinthium).
2) Adrepo: spinacio marino (Atriplex laciniatum).
3) Agasso o agas: Robinia (Pseudo acacia).
4) Alega: alga.
5) Aleghe: alghe (Posidonia oceanica), (Zostera marina).
6) Aleghe: alghe (Zostera marina L.). (Queste alghe in associazione formano praterie di molere).
7) Astri setembrini: astri (Aster tripolium). 8) Astri zali: inula (In ula Chritmoides).
9) Baro: vegetazione marina (Vaucheria).
lO) Bleda: bieta (Beta vulgaris).
11) Brugnolo: prugnolo (Prunus).
12) Campanela: convolvolo (Convolvolus arvensis).
13) Cana burlanega: canna gentile (Arundo Donax).
14) Canèo: canna di palude (Arundo Phragmites).
15) Dente de leon: tarassaco (Taraxachum officinale Weber).
16) Erba cordela: erba brindela o nastro (Phalaris arundinacea).
17) Erba de cali: erba da calli (Sedum fabaria).
18) Erba de late: euforbia (Euphorbia Characias).
19) Erba de la Madona: tanaceto (Chrisantemum vulgare).
20) Erba gata: erba gattaria (Nepeta cataria).
21) Erba Luvìgia: giulia (Achilea ageratum).
22) Erba grassa: erba grassa (Sedum rupestre).
23) Erbarosa: geranio rosato (Pelargonium roseum).
24) Erba Spagna: erba medica (Medicago sativa).
25) Erba miseria: erba miseria (Commenina communis).
26) Erba volàiga: alga in genere.
27) Fior de tapo: statice (Statice limonium).
28) Gramagi: groppi di rizomi di alghe affioranti sulla superficie del mare (Ruppia maritima), (Zostera minor Nolte).
29) Grula: giunco spinoso (Iuncus acutus).
30) Legno dolse: dujcamara (Solanum dujcamara).
31) Maiera: [fondale marino coperto da una distesa di alghe (Posidonia oceanica), (Zostera marina).
32) Mora de spinada: rovo (Rubus fruticosus).
33) Olmo: olmo ( Ulmus campestris)
34) Papavero zalo: papavero giallo (Glacium flavum Grantz)
35) Pavera o pavero: paviera (carex riparia)
36) Rasparela: coda cavallina (Equisetum arvense)
37) Salata de mar: lattuga di mare (Ulva lactuga)
38) Santonego: santonina (Artemisia coerulescens)
39) Spareso de spinada: asparago selvatico (Asparagus acutifolius)
40) Tacacavili: lappola ( Xanthium italicum)
41) Talpon: pioppo bianco (Populus alba)
42) Tamariso: Tamericio (tamarix gallica)
Molte delle specie, qui citate, sono poco conosciute ai giovani, specie nella parlata gradese, ma hanno consentito ai nostri antenati di sopravvivere in un ambiente ostico come quello lagunare dove l'agricoltura è quasi impossibile da praticare e ci si deve affidare alla conoscenza del suolo e dei suoi prodotti selvatici.
28 aprile, 2016
Lo Sviluppo Turistico
Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.
GLI ANNI DELLO SVILUPPO
Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.
"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie da ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni.
(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)
In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti:
"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;dopo zornade a bordo sití e calmi,
dopo notade in mar fra rimi e scalmi,i se riduse a strasse".
(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)
La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana.
I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare:
"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).
In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita.
Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo.
Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile.
Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive.
L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo.
E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino.
Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).
Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.
Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.
Sapevatelo!
27 aprile, 2016
Associazione "Radise de Palù"
La notizia è ormai vecchia di ieri, non riuscirò mai a battere GradoSpia sul tempo, è nata una nuova Associazione Culturale "Radise de Palù" con finalità doppie: conservazione ambientale e ludica.
Vale la pena approfondire le ragioni che hanno spinto Irina Lizier- La Signora Bisato- ideatrice e promotrice del progetto, ad acquistare una fetta abbandonata di Bosco in Pineta per destinarla alla realizzazione di un Parco Arboreo dove si possano incontrare bimbi ed anziani in libertà e sicurezza.
L' idea le frullava nella testa fin da bambina; abitando in Pineta attraversava quasi giornalmente quel pezzo di terreno incolto segnato da un sentiero pressato dai passi della gente, sognava di acquistarlo per giocarci con gli amici.
Ora la bella signora ha coronato il sogno comprando il terreno e ha deciso di destinarlo a Parco, un posto speciale che va ripulito dai detriti del tempo e dell' incuria.
Un posto destinato a far da barriera alle prepotenze dei costruttori con le loro reti divisorie e feroci -Modello, Qua ze duto mio- che avanzano lambendo la Pineta, un posto che nasce con l' idea di farne un parco giochi per bimbi e ritrovo per anziani con campi di bocce, frenando con la presenza della gente la voracità ed aridità del cemento.
Ovvio che ci sarà bisogno di partecipazione e da qui l' Associazione "Radise de Palù".
Le nostre radici che si intersecano con le radici della natura e ne fanno un tutt' uno, un' unica fonte di vita.
Tra pini scuri si srotola il vento.
Brilla la luna su acque paludose.
Si dirada la nebbia tra i banchi.
Un gabbiano si stacca dall’ orizzonte
A volte una vela.
Radici lagunari si intrecciano a riva
danzando quasi. Neruda
Avrà bisogno di aiuto Irina, aiuto che chiederà al Comune per poter essere autorizzata a realizzarlo il Parco cambiando la destinazione d' uso, per il momento è "Bosco", alla Forestale (ma so che non ci sono problemi) per poter ripulire l' Ambiente e aiuto da parte di tutti noi per materialmente farle queste pulizie e magari realizzare quelle minime strutture (giochi e piste e campi) di supporto.
Io ci sarò quando sarà necessario e spero di ritrovarci in tanti,
rendersi utili al prossimo è una bella ragione di vita.
26 aprile, 2016
Posters di Poesia per le Cube
Rocca Imperiale
Bella idea quella propostami da Lorenzo Boemo (Pastor) che suggerisce di arredare le nostre "Cube" con Poster di Poesia copiando in questo l' iniziativa del Comune di Rocca Imperiale - (Cs) conosciuto come Paese della Poesia, dove più volte all' anno si fa un concorso poetico partecipato da centinaia di poeti, curato da un editore come Aletti.
I posti più suggestivi della cittadina sono arredati da Poster poetici di selezionati e famosi scrittori.
Bello da elaborare anche solo come iniziativa culturale.
Da noi i Poeti non mancano.
Questi alcuni esempi di quello che si può fare.
Casa della Musica
Cul de Muro
Calle Marchesan
Casa del Segretario
Le composizioni di immagini sono di Lorenzo Boemo
25 aprile, 2016
Grado, tappeto virtuale
se abbiamo ancora bisogno dei poeti
è perché non siamo liberi
Ha qualche senso tutto questo parlottio, 'sto diluvio di fotografie 'ste citazioni dotte se poi sui temi spinosi e ce ne sono - oh! se ce ne sono , son pochi gli storni che la fanno fuori "del bucal" e sembra che tutto sia quieto, le situazioni risolte e i pochi che commentano son sempre gli stessi
Chi siamo noi, indifferenti, indignati o semplicemente curiosi quando si commenta nel social?
Io penso che la maggior parte coltivi la dimensione eroica, anche se la praticano poco.
Un amore platonico dunque, come si diceva una volta. Mica siamo stupidi.
La quotidianità è fatica, delusione.
Pensare in grande e passare oltre è la cosa migliore.
Non costa niente e ti riempie la vita.
Alle piccole miserie quotidiane ci pensino gli altri, quelli che si espongono, quelli che non capiscono niente di come si dovrebbe vivere.
Meglio fare come le trottole, girare ciascuno intorno al proprio asse.
Possibilmente davanti a uno specchio: girare, girare e girare, fino a che non finisce la carica.
Poi buonanotte ai suonatori, sarà per la prossima vita.
Ci frena il solito discorso: cominci prima lui!
Ecco 'sto "scuminssia tu che a me me vie da rie" è la chiave di volta di queste frequentazioni così interessanti per chi le sente e le fa sue davvero e invece semplice gossip (con speranza neanche tanto sottintesa di vero e proprio sputtanamento) per la maggior parte del pubblico che mai proverà ad esporsi.
Eppure se non abitiamo ancora"a cason" non è per il compiacimento di guardarsi vivere che sicuramente animava, come noi, anche i nostri vecchi; ma perché, per amore o per forza, hanno costruito qualcosa che è andato oltre la loro vita, arrivando fino a oggi.
Fate attenzione, stanno tentando di portarci via Grado!
24 aprile, 2016
Tono Mesovogio- Cronache graisane semiserie
La storia di Grado è costellata di episodi fatalmente tragici, ma come sempre nella disperazione c'è sempre un filo conduttore ironico, bisogna saperlo cogliere.
Giovanni Marchesan "Stiata" è un mago di queste cose e con un vago alone ironico scrive questa storia in "graisan", dove ci racconta l' intreccio della vita di un pescatore con un avvenimento storico reale, nel 1810 l' assalto inglese a Grado occupata dai francesi.
Pare impossibile ma potrebbe essere vero.
Tutto dipende dalla fantasia:
Trista Storia de un pover' Homo
Tono "Mesovogio" al veva 'na muger furlana, cativa comò la peste e furba comò al diavolo.
Antonio Burchio detto Tono "Mesovogio" al sercheva una femena per compagnasse, dopo che gera morta so mare e 'l gera restao solo.
No importa una belessa, quela passa- diseva elo- e 'l penseva che ze la sostansia, quela che conta.
Una femena deve esse brava de fa de magnà e de cuzì e la deve savè tignì in ordene la casa, ma quel che conta de più, la deve esse sparagnina, perchè i soldi ze sempre pochi e no bisogna 've le mane sbusae, comò serte femene de contrà che al cognosseva.
Cussì co quisti ragionaminti e pe no intrapolasse co una de paese al se 'veva confidao co una so amia che 'ndeva in Friul a vende pesse.
De la do zurni l' amia la veva combinao duto, catando la nuvissa per so nevodo Tonio, no proprio una belessa e anche un poco in etae, de le parte de San Martin, ma sana e forte.
A di la verità gnianche Tonio no gera quel che se dise un bel ' omo, co quii dinti che sporzeva fora de i lavri e quel vogio meso stropao che te vardeva de traverso, difeti de nassita, basteva 'bituasse.
No sarave stao un matrimonio proprio de grando amor, ma insomma, i ha cumbinao e la furlana la ze vignua a Gravo, in qui do loghi che Tonio al veva in "Babao".
Primi timpi duto belo, Tono a pescà e ela la tigniva la casa in ordene, sò amia invesse vigniva a fa al boreto e una so suore i rustiva la sardele, la furlana i pronteva al cafelate la matina, gera za gargossa!
Vol tempo-diseva Tono speransioso- bisogna dai un poco de tempo che la impari a fa al pesse... qui de campagna no pol savè...vol tempo.
E al tempo scoreva un ano... do ani, so suore continueva a fai le sardele, so amia la gera morta e cussì boreto in casa no se magneva più.
Gera finio anche al cafelate perchè a la furlana i conferiva piuttosto un bicer de rosso.
Insomma tra i do novissi gerà incomunicabilità, anche perchè la sposa la continueva a favelà furlan.
Maledeta furlana- sigheva Tono- che Atila no ve ha brusao duti.
Una matina invesse de 'ndà a pescà Antonio Burchio detto Tono "Mesovogio" al ze 'ndao fora de la ciesa a spetà al piovan e co elo al se veva verto comò a un pare spieganduli la trista situassion co Giacoma la furlana.
Deve esse un modo de remedià he tolto l' impegno in ciesa, cancelemelo.
Pover'homo, i dise al piovan, quel che Dio ha unito nessuno può cancellare, sei registrato sel Sacro Libro del Matrimonio.
Passa al tempo, in paese le robe le ze gambiae, al Conte gera scampao, Venessia co al so Lion la gera 'ndagia a fasse 'mbenedì, gera vignuo i francisi e veva messo la bandiera sul Campanil:
S.Roco gera un magazin de frumento, la Ciesa de le Grassie un ospedaleto pè i militari:
I francisi i ciacoleva de libertà de rivolussion de diriti, e Tono al s'ha pensao che forsi ili podeva giutalo co al so problema, chè la furlana la gera sempre in Babao.
Al se gambia e al va la del Luogotenente Deroux comandante la guarnigione.
I conta duto de la femena cativa che al veva in casa, i viliminti i dise:
he sabuo che in Fransia se pol scanssielà i matrimuni 'ndai mal, Ecellensia , che se pol perfin mariasse de novo, desso voltri biniditi se qua e noltri semo cittadini vostri.
Signor Antonio - i dise l' Uffisial - per i doveri la Legge francese è valida in ogni luogo, ma per i diritti vale solo per i cittadini francesi e voi qui siete italici.
Ma comò, ragiona Tono, sti francisi co la sova rivolussion, sto Bonaparte liberatore di Popoli no i riva a scansiellà un matrimonio maledeto.
Per no pensai tanto al s'ha ghitao vivo e morto sul lavor, pescà co la togna.
Gera un gran tognador Tono.
Intanto veva fato istae de quel 1810 gera un 28 giugno vizilia de festa de Piero e Paolo.
A duta note Tono l'ha molao la batela per 'ndà in un posto bon ma piuttosto lontan, tempo bon mar calmo.
Rivao che albezeva una foschia umida, comò caligo e in meso a quela foschia colda , un barco.
Un grando barco co le vele, co i canuni su le fiancade e le sialupe in coverta, mai vista Tono una roba cussì:
In un veghe no veghe Tono "Mesovogio" al se cata a bordo del bastimento:
Se fa vanti do de ili che pareva uffisiali e un i fa:
Voi parlate francese? e elo: No... graisan: Voi parlate italiano? e elo: no...graisan. Siete pescatore di Grado? e Tono: no.. de Gravo.
Bene. dice l' ufficiale, proprio quello che cerchiamo; noi andiamo ad attaccare la città e voi ci porterete lungo il canale navigabile che conduce all' Isola, noi non conosciamo queste acque, naturalmente ci sarà un compenso per voi.
A Tono che al veva capio che no i gera francisi, i buliga in cavo un pinsier e i dise:
Che canal navigabile vole che sia, se 'ndè vanti 'ncora un miglio co sto barco 'ndè driti in seco, ve porto me a Gravo, ma co le sialupe, me ve porto in spiaza, voltri me fe un picolo piasser.
Sentiamo!, disse quello che pareva un Amiraglio:
Dal rapporto Inglese:
Le scialuppe s'avanzavano verso terra e allo spuntar del giorno i soldati di marina delle nostre due fregate, comandati dal luogotente Slaughter, sbarcarono a tiro di fucile dal lato destro della città e mossero per assediarla.
L' intero corpo distaccato dei francesi composto da 28 uomini caddero prigioneri lasciando in nostro potere la città intatta:
Fu bruciato solo il Palazzo e l'archivio della canonica!
Tono "mesovogio" l'ha vua finalmente vinta, 'desso no 'l gera più sul libro sacro che lo univa co quela furlana cativa comò la peste e furba comò al diavolo:
Antonio Burchio deto "mesovogio" al gera tornao un omo libero.
22 aprile, 2016
Il Candidato "Coso"
Questa incredibile e per certi versi sospetta discesa in campo politico locale del nostro valente Commissario, se possibile, sta creando una confusione ancor più accentuata nel già confuso mondo del PD, stracciando prospettive, creando angoli e sfaccettature politici inconsueti e imprenscindibili.
Tutto lecito naturalmente ma "cui prodest"?
Tutto fa pensare che i vertici regionali vogliano essere sicuri di vincere le amministrative a Grado per poter controllare così tutto il tessuto politico- economico con l' accoppiata Comune-Git, perchè una cosa del genere deve per forza essere appoggiata in alto loco, ma resta pur sempre una Cosa:
e si sa che:
Sempre coso mi fu quest'ermo coso,
e questa cosa, che da tanta cosa
dell'ultimo coso il coso cosa,
e il cosar m'è dolce in questo coso.
Io dico che fanno i conti senza l' oste Graisan, e ci dobbiamo far sentire da Coso votando con decenza i nostri candidati con sberleffo al "foresto".
Quando il giullare si fa re la magia svanisce.
Le stesse parole che dalla bocca del giullare
hanno il suono triste e allegro dello
sberleffo e del pernacchio, nella
bocca del re assumono quello perentorio
e arrogante dell’autorità . D.Fo
21 aprile, 2016
Domande fondamentali
Ci sono giornate che ti invogliano ad uscire di casa e farti un giro per la diga.
E così "torsiolando" piano mi siedo su una panchina e guardo un po’ tutto quel che mi circonda, non ho pensieri in testa e non devo fare niente di particolare, in quei momenti lì mi sembra di annegare nell' enormità del mare che ho davanti e il mio campo percettivo si allarga in un istante, a dismisura, e lo sento, proprio lo percepisco, di star seduto sulla panchina di una diga in un pianeta che gira su sé stesso, e mi vengon le vertigini.
Poi alzo gli occhi e dalla panchina sulla diga di Grado guardo decine di rondini che volano, virano, cabrano, turbinano, s’intrecciano, sono tantissime, sono bellissime, si muovono da sole, a due a due, in gruppo, a gruppi che s’intersecano improvvisi, planano, in picchiata, prendono gli insetti al volo, seguono traiettorie ora incrociate, ora sghembe, sempre forsennate, disegni complicati, e sfrecciano, si sfiorano, a decine, che nel cielo della diga di Grado non t'immagini quante rondini ci stanno.
Io son lì, immerso in questi miei pensieri e disperso nei turbini di rondini che, rapide, si sfiorano nel cielo dell’ inizio della primavera, e il campo percettivo è sconfinato, e son proprio di quei momenti, quei momenti lì, che saltano al cervello domande importantissime, fondamentali, grandi come il cielo e complicate come i voli degli uccelli, bellissime, intriganti, ma non trovo una risposta.
Ma due rondini, da quando esistono le rondini, tra loro, si sono mai scontrate?
20 aprile, 2016
Omini Insigni
La situazione complicata che si sta creando a Grado (sembra che perfino il Commissario si sia fatto venire la voglia di candidarsi, mah? ma no al veva dito de no! al me pareva ben dovarè ripensai) per l'agognata conquista dello scranno di Sindaco mi fa rammentare questa poesia di Domenico Marchesini.
(Menego Picolo) che nasce a Grado nel 1850 e vi muore nel 1924, figlio della Grado storica poco conosciuto perchè purista del dialetto antico, attraverso i suoi scritti riusciamo a conoscere l'arcaismo dialettale del vero proto veneto graisan che evita con grande attenzione le contaminazioni del giuliano triestino, proponendo con forza la vigoria del dialetto autentico graisan.
Più che "rappresentarlo" Domenico Marchesini ci "presenta" il microcosmo gradese: un nucleo la cui struttura sociale si esaurisce in pochi elementi: i pescatori di mare e di laguna, gli artigiani e i renaioli.
E gli artigiani allora si chiamavano "artisti", ed erano artisti che per poter vivere in quella società costruita su un'economia basata sul castrum, del tipo più primitivo dunque, erano spesso costretti a esercitare più "arti" contemporaneamente.
Oltre a ciò, Menego era molto caustico con il potere costituito e non rispamiava nulla e nessuno, non avendo un grande opinione dei cosiddetti:
"Omini insigni"
"Omini insigni"
Che issah val le case
E i so fundi se sa.
E ze una vergogna
De i comandauri
Che 'i sente e no 'i bada
Cunsilgi e clamuri,
Qua, colpa ste suche
Ze aval monarchia
Che ‘l pie in Muniçipio
Va per denastia;
Scrivan, podestae,
Deputai ze un'union
E quisti ogni totolo
Gode a so bon.
Sti doti riginti,
De sienza, ben digo,
Sti 'nsiti adorai
Fra tanto caligo,
Cu sa afah la soma,
Cu afah ‘l calegher,
Cu 'ntaca butuni,
Cu fa ‘l campaner.
Si queste sapienze
De laura e çitae
Che al zuogo de stropa
'Le ze 'ndotorae
'Le sta in sta baraca
De Ufissio che ‘l val
Per regehne a causa
E pro de ‘l pivial.
Un minimo di glossario perchè il dialetto usato dal Marchesini è veramente ostico
ze aval monarchia: sembra una monarchia;
va per denastia: La tradizione ricorda le famegie de la bala de oro (la bala con cui si esprimeva il voto nel Consiglio), "le quali per antico privilegio si tramandavano il diritto di occupare le cariche supreme"
ogni tòtolo: diminutivo di toto 'chicco', 'grano' (es. i toti del Rosario); la stessa parola indica però anche quell'insetto grigio scuro di forma ovoidale che a Grado era frequente abitatore dei pianterreni umidi e bui: oniscus murarius 'anisca'.
Il 'nsiti: insetti.
caliga: nebbia, fumo; qui 'incensamenti' e sim.; è il latino caliga 'caligine'. la soma: la somma.
'ntaca butuni: attacca bottoni, cioè fa il sarto.
de laura e çitae: laureati e cittadini.
de laura e çitae: laureati e cittadini.
zuogo de stropa: un gioco di carte.
'ndotorae: gioco di parole tra il significato concreto 'laureate' e l'allusione a una modalità del gioco di carte, per cui chi perde e vuoI continuare a giocare deve pagare di nuova la posta.
che 'l val: buono solo a ..
de 'l pivial: della chiesa e dei clericali.
19 aprile, 2016
Festa
Ricordo che siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati, ecco io ho scelto di volare con voi tutti.
Vi ringrazio del pensiero che avete avuto nel ricordarmi e giuro che mi ha emozionato, ma adesso faccio Festa.
Ciao, Ennio
18 aprile, 2016
Vita ai sogni e Auguri
La mia ultima creazione "Camper de Palù" o "CasonMobil"
Domani compio gli anni, un numero considerevole di anni, e per una volta (visto che me considero roverso) gli auguri voglio farli io a Voi tutti che leggete stì coriandoli di parole che pubblico.
Un augurio a tutti voi che troviate davvero la vostra strada, che conosciate l’uomo o la donna della vostra vita, che troviate il lavoro dei vostri sogni o semplicemente che otteniate un aumento in quello attuale.
Vi auguro soprattutto di appassionarvi a qualcosa, qualsiasi cosa sia.
Le passioni sono importanti, sono ciò che danno un senso alla vita; che sia uno sport, un hobby, scrivere, leggere, fotografare, difendere il proprio Paese.
Quello che si scrive e i post in particolare sono, in genere, effimeri, farfalle di parole che svolazzano in cerca di essere lette.
Il blog non ha altro da offrire che pensiero impermanente, che accarezza e non percuote la mente, ma vuole stimolare e offrire tracce di sentieri virtuali che sta poi a ciascuno di noi decidere se percorrere o meno.
Ma volere è potere eh: si decide, si fa.
Diamo vita ai sogni, è futuro!
Auguri a tutti noi!
17 aprile, 2016
Grado - La Sabbiacura
E' da un po che non rivisito la visione storica di Grado che ha Giovanni Marchesan "Stiata", questa mi sembra adatta ai tempi correnti e serve da promemoria siamo all' oggi.
Grado e i suoi "2000 anni di sabbione"
Grado e i suoi "2000 anni di sabbione"
Dopo la parentesi del Cav. Benito, ..bandiere...soldati... chi va chi viene, passa la tempesta della nuova guerra...il sabbione resta.
American...anglo-svizzeri ma soprattutto gli eredi di Attila, gli Unni ed anche altri Austro-Teutonici tornarono a venire nell' Isola del Sole e noi tornammo a vendere FUMO, pardon, TURISMO!
La reale forza attrattiva dell' Isola è e sarà sempre la sabbia!
Le cure con le nostre sabbie ad alto contenuto jodico.
-Personale altamente specializzato vi assisterà nel rito della sabbiatura.
La SABBIACURA
Doctors, tecnici dell' escavation de buse, Bagnini special.
Personale formato in supercorsi romani, SI' ! Istruiti a Roma.
Personale formato in supercorsi romani, SI' ! Istruiti a Roma.
Dove, meglio che nella nuova capitale, si può imparare l' arte di insabbiare?
La Sabbiatura è un rito, è un sacrificio.
La Sabbiatura è Dura, ma chi resiste, MIRACOLO!
Sabbia, sabbia sì, ma mancava ancora qualcosa all' Isola d' Oro per decollare in grande stile.
Ed ecco l' idea, La Grande Idea del XXI° Secolo:
La Grande pensata... Sabbia e cemento fu la trovata!
Sabbia e cemento, asfalto e tartan
case, casini dall' oggi al doman.
L' Isola si gonfia, si espande
Sabbia e Cemento, Turismo sei Grande!
Evviva l' Estate! Evviva l' Estate!
To be Continued...