29 ottobre, 2018

Tola e gesso da presa

La foto dovrebbe essere di Mauro Marocco

Sono maturi i tempi per qualche acqua alta, lo scirocco incombe anche se, finora,  il peggio ci è stato risparmiato.

Non c'è nulla da ridere per chi subisce gli effetti di un' acqua alta.
Il fenomeno è ben noto a Grado, ed ora con le previsioni del tempo aggiornate al secondo siamo preparati al suo arrivo, anzi  certuni, sotto sotto, fanno gli scongiuri affinchè avvenga in modo da mostrare la loro preparazione.nell' affrontarlo.
Fatto stà che comunque sia se il fenomeno meteo si verifica la sorpresa è comunque grande e le proteste, con allusioni e carenze addebitate ai politici di turno, non mancano.

Per coordinare questo fottio di informazioni e dettare una linea d'azione per affrontare il fenomeno la proposta è creare una nuova Associazione Culturale.
Le linee guida raccolte:
Viste le urgenze create dal fenomeno dell'acqua alta e la sconnessione e confusione  tra chi se ne dovrebbe occupare a Grado è urgente la nascita di una nuova associazione culturale. 
Abbiamo deciso di farci promotori e fondatori questo strumento associativo per raccogliere ed utilizzare le esperienze popolari per la gestione dei fenomeni meteo marini, L' Associazione vuole essere un   indispensabile crogiolo di cultura e tradizioni gradesi a disposizione delle gente.
Il nome è gia deciso "TOLA E GESSO DE PRESA".  
Scopo di questa nuova creatura non sarà quello di disquisire se la graesanità esiste o non esiste, se è questione genetica o di pensiero ma di insegnare a residenti e non l'uso della tavola e del gesso da presa (per i più benestanti il silicone) per contrastare il fenomeno dell'acqua alta. 
Sistema collaudato da centinaia di anni ma caduto purtroppo in disuso perchè i custodi della cultura gradese erano troppo impegnati a parlarsi addosso e stabilire se nel boreto de bisato ci va o non ci va l'aceto.  
Chi fosse interessato a partecipare al prossimo corso sull'utilizzo dei complicatissimi strumenti sopra citati può chiedere informazioni sul sito Sussurri delle Cube.
Io aggiungerei anche un corso per impermeabilizzare le pareti e sigillare i tombini per evitare l'acqua di sutura, ma mi rendo conto che stiamo parlando della fase successiva o di specializzazione. 
Come corso accessorio sarà proposto:
Studio della mappa dei parcheggi sicuri (quasi) dove mettere la macchina.


foto del 1951 Con Giovanni Marin inventore de "la sessola de lata")


26 ottobre, 2018

Co geremo mamolussi -Se catemo là


Vien da pensare com'è cambiato il nostro modo di intendere la vita, il timore che ci accompagna sempre.
E noi siamo fortunati, in fondo nel nostro piccolo universo isolano, pur tra millanta polemiche, viviamo senza grandi apprensioni;

eppure i bambini li teniamo stretti a noi e li si accompagna dovunque.

Ma "co geremo mamolussi" e non sono passati moltissimi anni eh!, i nostri genitori, impegnati a fare lavori di tutti i tipi per sopravvivere, non avevano certo tempo da perdere con noi e quindi la strada era il nostro mondo.

A Grado, a seconda dei luoghi dove era ubicata l' abitazione, i posti dove da bambini ci si dava appuntamento (se catemo là)  erano tantissimi e mai indicati da vie ma da luoghi di riferimento; ne elenco qualcuno che mi ricordo:


in Ponta (l'ultima casa dopo l'Ospedale-oggi via s.Agata)
in Pisso al Porto
la de la Ciesa

in Sanzuane (di fronte al Batistero)
la del Simisterio Vecio o Cogolo (a fianco la Basilica verso il Municipio)
in Saliso (Calle Degrassi)
la de le Antunine (Calle Pescheria)
la del Pavon (osteria in Campo s.Niceta)
La del Lavatoio (il vecchio lavatoio) (il più grande piazzale per giocare a le stinche)
la de Massagati (porta Grande)
la de la Meridiana (Riva s.Vito)
in America (calle Tunisi, via Melissa)
in Paparian (Via Ariosto)
la del Gatolo (via Fiume)
la dei Scrovoleri (dopo le scuole)
la del Masselo (via pampagnola)
la del Fortin (via Alfieri)
la del Squero (Via dello squero, anche Casa Tonda o Stiusa)
la del Porto Novo (Riva Foscolo)
la de le Cove (vicino al cimitero) in Bateria (zona citta' giardino) a fasse la baraca;
in Taroto a perussoli  o a fa' la guera sul monte confin.


L' invito è aggiungete quelli che ricordate voi! 
 

22 ottobre, 2018

Pittura di Grado



Un amico con cui ho condiviso l' infanzia ma non vedevo da anni mi è venuto a trovare e dopo qualche giro per il Castrum ad un certo punto ha detto:

Me l’avevano detto, che Grado era bella, ma pensavo che fosse di un bello normale, quello che guardi e dici: «Che bello!». 

al che io inorgoglito ho risposto:

Grado no, Grado è di quel bello che la guardi e non dici niente. Grado è di quel bello che ti lascia senza fiato.
Grado ha la grazia provinciale di una signora che però conosce il mondo. Può andare ad un tè dalla più aristocratica delle baronesse mitteleuropee e poi abbuffarsi per strada di bicchieri con un pescatore. 
Scrivere forbite lettere in tedesco e insieme cantare canzoni da osteria in dialetto e bestemmiare.
Lodare l’efficienza asburgica, e praticare la pigrizia mediterranea. 
 Considerare come suoi tutti gli esuli di ogni paese, gli ebrei, gli ortodossi, gli slavi, e poi all’ improvviso perseguitarli e chiudersi in deliri nazionalisti. 
Essere italianissima eppure rimanere sempre qualcosa che Italia non è, o non fino in fondo, e comunque non del tutto.
Tutto questo è Grado e molto altro ancora: l’essere insieme sopra e sotto, alba e tramonto, Mitteleuropa e Adriatico, tutto mischiato e sempre, come un liquido che bolle in continuazione e si rimescola di continuo, ma sembra in superficie immobile, placido e quasi svagato.
Ad un certo punto poi si infila l’odore del mare. 
Un odore selvaggio, fatto di salsedine e di bassa marea, che pare fuori posto.
 Un odore povero, da Adriatico cattivo che in un attimo può trasformarsi in burrasca, e che parla di miseria e di reti da pesca, di casse vuote incrostate di alghe marcite. 
E  respirandolo ti viene un groppo alla gola, perché era da tempo che non lo sentivi così chiaro, così brutale, così perfetto.

E non c’è altro che può spiegarla meglio  Grado, o dire di più.

19 ottobre, 2018

Leggere a voce alta


IO sono un discreto frequentatore della biblioteca, senza essere fanatico, riesco a leggere un libro a settimana.
Ultimamente, anche per provare novità tecnologiche che mi sono regalato mi sto esercitando a leggere a voce alta registrandomi, in genere poesie e brevi brani  da inserire nei video che ogni tanto pubblico.
E' stata una vera scoperta è bello risentirsi, capire dove sbagli intonazione, il ritmo da tenere nel leggere per far capire meglio il senso delle frasi scritte.
Leggendo a voce alta apprezzi di più lo scritto e ne scopri il significato profondo.

Vediamo di chiarire cosa intendo per leggere.

Non l'esercizio del lettore professionista curato nei tempi e nella dizione che legge ad alta e chiara voce.

Lo so che ci sono dei corsi e della gente che insegna ad altra gente a leggere dal vivo ad alta voce, che insegnano l'intonazione e le pause ma mi fa sembrare il tutto come molto affettato e senza cuore. 

Io invece voglio parlare invece della lettura a voce alta. 

Perché c'è una bella differenza tra leggere ad alta voce, in pubblico, e leggere a voce alta, sempre in pubblico. 

Leggere ad alta voce implica predisposizione, premeditazione, impostazione, studio: bisogna esser bravi. 

Leggere a voce alta è più semplice, forse più intimo, e consiste nell'azionare tutto d'un colpo l'interruttore che accende le corde vocali del nostro leggere mentale, tirare su la manopola del volume e portare le parole del libro alla luce in modo spontaneo: insomma    bisogna essere sé stessi. 

Ognuno col suo accento, coi suoi errori, coi suoi impappinamenti, con le sue emozioni. 

A leggere a voce alta, spesso, o almeno a me succede, tremano le gambe e le mani e i fogli che tieni tra le mani con sopra la roba che devi leggere.

Tutto questo diventa fantastico da fare e con grandi emozioni da provare e vorrei che qualcuno, magari l' Università della Terza Età, si adoperasse per organizzare degli incontri tra la gente e ognuno che abbia voglia di partecipare porti un suo testo e lo legga, così davanti a tutti, magari con qualcuno che accompagni alla chitarra e così forse riusciamo a rivederci in carne e ossa e non a limitarci a frequentarci più volte al giorno come fantasmi su Internet. 

Sapevatelo!

17 ottobre, 2018

Dosso di rena e acque alte..


Si stanno avvicinando i tempi delle acque alte.

Il fenomeno, per Grado ricorrente, è abbastanza frequente nei mesi di novembre-dicembre di ciascun anno dovuto alla particolarità isolana di essere al livello zero sul mare.

Per capire il fenomeno ritengo sia bene conoscere la situazione, partendo da una ricostruzione storica della configurazione del territorio, profittando di uno studio del prof. Ruggero Marocco, per arrivare alla situazione attuale della linea costiera di Grado. 

La configurazione lagunare del territorio gradese è essenzialmente un fatto recente, risale a circa 1200-1300 anni fa, mentre l'attuale assetto costiero è recentissimo.

Si può ritenere ragionevolmente che l'antico insediamento di Grado doveva estendersi ben oltre l'attuale linea di riva.

Le numerose rovine subacquee, tra cui assume carattere emblematico una chiesetta dedicata a S.Gottardo (Santo bavarese amico del Patriarca Fon Treffen altrimenti detto Popone o Popo 1019-1045, che secondo credenze popolari aveva facoltà di controllo sulle acque), ormai a 4,5 mt di profondità, dimostra l'estendersi dell'abitato ben oltre la linea odierna che conosciamo.

Il fenomeno è provocato presumibilmente dalla somma di due fenomeni naturali: dall'innalzamento del livello del mare conosciuto come eustatismo dovuto probabilmente al riscaldamento del Pianeta (negli ultimi cento anni l'acqua del Golfo di Trieste è aumentata di 25 cm in altezza);
dagli abbassamenti del suolo detti subsidenze dovuti alla compressione dei sedimenti sotterranei nella piana alluvionale su cui è poggiata Grado.

Non è detto perciò che il mare si sia alzato di 5 metri ma l'accumulo dei due fenomeni (molto lento) ha portato certamente a questo risultato per il nostro Paese.

Che il fatto sia relativamente recente lo dimostra la successione di opere di difesa a mare costruite sempre a SUD-SE di Grado (Cronologicamente: palizzata veneziana, scogliera napoleonica, diga austriaca).

Ultima nata la Diga odierna come la conosciamo noi è veramente l'ultimo baluardo verso il mare e in buona sostanza una specie di "toccarsi" contro elementi molto superiori alle nostre capacità di controllarli.

il Poeta B.Marin ha descritto Grado come:

Un dosso di rena,

un lido stretto e falcato
sul vertice di un delta,
che un fiume di una volta
ha dimenticato
Sapendo del dosso di rena armatevi di stivaloni lunghi e pazienza!  

14 ottobre, 2018

Un giorno non può essere speciale per sempre


In un mondo che vive di sensazionalismi di catastrofismi, di brutalità da sbatterti in faccia, qualche volta si ha bisogno di cose banali, quiete, normali insomma.
Noi tutti trascuriamo l' importanza della normalità.

Sarebbe bello alzarsi la mattina, aprire il giornale e sorseggiando un caffè e leggere solo notizie che fanno piacere. 

Che ne so, roba così:

Inventata lavatrice che lava, asciuga, stira, indossa e rimette in lavatrice
Il tutto senza che ci sia bisogno di sposarla.
Rilassarsi, chiudere gli occhi  trovare una buona posizione sulla sedia o sul cuscino, sentire i piedi sul pavimento   abbassare le spalle, rilassare braccia, mani, gambe.
Distendersi.
Concentrarsi sul  respiro.
Osservarlo. 

Se è veloce, rallentarne il ritmo. 
Inspirare consapevolmente, espirare consapevolmente. 

Riempire i polmoni d'aria. 
Sentire il benessere provocato dall'aria nel nostro corpo, la dolcezza del movimento dell’aria che entra ed esce dal nostro corpo. 
Il ventre si gonfia leggermente, i pensieri si calmano, un piacere sottile ti invade.


Non tutti i giorni, non sempre, solo una volta ogni tanto, perché indignarsi è bello, ma dopo un po’ stufa.


Riscoprire l’importanza dei giorni che sembrano normali, ma che uno dopo l’altro fondano nel profondo la tua vita. 
Perché ciò che è speciale, ciò che è eccezionale, è effimero: 


un giorno non può essere speciale per sempre.

12 ottobre, 2018

Cittadinanza Onoraria a Don Luigi


GRADO NOSTRA
Sodalizio di cattolici gradesi
 “Don Luigi Pontel”

PROPOSTA DI CONCESSIONE DELLA CITTADINANZA ONORARIA
ALLA MEMORIA DI MONS. LUIGI PONTEL (1925-2010)

All’ Amministrazione Comunale di Grado
La figura di don Luigi Pontel e la sua presenza generosa e positiva in seno alla nostra Comunità civile di Grado è nota a tutti. Si è protratta ininterrottamente dagli Anni del Dopoguerra fino ai giorni nostri, fino alla sua morte, non per dovere di istituto ma per scelta di amore che egli onorava quasi quotidianamente negli spazi liberi dopo aver svolto altrove i suoi autorevoli incarichi di insegnamento ed ecclesiastici.
Era un sacerdote che elargiva il suo sapere e la sua fede religiosa, ma la sua coerente presenza a Grado, intimamente legata alla nostra società isolana era quella di un vero e proprio cittadino che condivideva come tutti noi le vicende paesane.
Fu un grande nostro concittadino che considerava Grado la sua Città, e un vero amico di tutti e di ciascuno, una persona a cui tutti hanno voluto bene. Tante sono state la sue sollecitudini non solo in campo culturale gradese e dello studi per i giovani di Grado, ma anche e soprattutto nel campo dei rapporti umani instaurati con rispetto, grande simpatia e confidenza con tutti poiché tutti conoscevano lui e lui conosceva tutti.
La presenza di una vita di Don Luigi tra noi gradesi è un grande valore umano, tradizionale e storico per Grado. La cittadinanza onoraria per lui è il naturale riconoscimento che gli dobbiamo.
Grado, 8 Ottobre 2018.
L’ Associazione Grado Nostra, cogliendo un diffuso desiderio della gente, invia Il presente documento all’Amministrazione Comunale di Grado quale proposta di concessione della cittadinanza onoraria, in memoria, al mons. Luigi Pontel, nell’anniversario della morte avvenuta otto anni fa proprio di questi tempi autunnali.
                                                                                                                                                      Il presidente
cav. Augusto C. Marocco

Condivido con tutto il cuore la richiesta della Associazione Grado Nostra e di mio aggiungo una breve biografia della figura di Don Luigi, un prete ed un uomo che amava Grado e tutti noi nel profondo del cuore.

Monsignor Luigi Pontel era nato ad Aiello del Friuli 26.10.1925 la sua vocazione trova l’ufficialità di sacerdote il 26 giungo del 1949, assume la missione di sacerdote in quel di Monfalcone: cappellano dell’ospedale della città dei cantieri. Dal 1958 ininterrottamente celebra la messa delle 11.30 a Grado (accompagnando il percorso dell’arciprete cormonese Silvano Fain e poi di Monsignor Armando Zorzin con il quale ha fondato il liceo linguistico.
Liceo Linguistico Paolino di Aquileia, in quel di Gorizia.- Liceo fortemente voluto e che lo aveva visto preside a titolo gratuito dalla fondazione al 2006/7.

Canonico onorario del Capitolo Metropolitano nel 1999 rimane scolpito nei cuori e nella memoria dei gradesi per il suo attaccamento e amore per l’isola. 

Gran filosofo (laurea in filosofia all’università di Trieste e uomo aperto) sapeva in ogni modo comunicare con tutti, 
Dal pulpito della basilica di Santa Eufemia, puntualmente alle 11.30 di ogni domenica predicava tanto che generazioni e generazioni di giovani gradesi (e ospiti) si ritrovavano attenti a quel modo  moderno ( siamo nei primi anni 60) di consegnare al parola di Cristo.
Oggi generazioni e generazioni di ex giovani o formati nei vari licei di Gorizia o alle magistrali ricordano la figura di un sacerdote minuto, con gli occhiali che spesso scendevano sulla punta del naso per incrociare il suo severo sorriso capace di avvolger tutti con uno stile ed una profondità di messaggio modernamente unica.
La città di Grado lo piange, lo piange tantissimo.


Lo voglio ricordare con il suo splendido sorriso in un momento di convivialità.

09 ottobre, 2018

Semo Graisani - Noltri


Quii ch'i nasse a Gravo i ze furtunai
perché i nasse zà studiai!


Nella foto:
Danilo Onorio Dissette, Giacomo Zuberti, Tullio Svettini, Maria Kiefer-Tarlao, Nico Gaddi, Augusto C. Marocco, Giglio Boemo, Giovanni Marchesan "Stiata", Mario Pigo e Alberto Corbatto.

La cultura a Grado è  sempre stata un affare di pochi.

Prima per scelta delle autorità costituite alle quali è sempre convenuto tenere sotto il tallone dell' ignoranza il popolino, poi per fatti contingenti di vita - la miseria non è un gran condimento dell' intelletto -.

Pochi ma buoni, persone che hanno portato avanti proposte teatrali, prosa, studio del dialetto, poesia, fotografia, e soprattutto canzoni.

Persone che hanno impedito la dispersione di esperienze secolari di una piccolissima comunità isolata e per questo meritevoli di essere ricordate se non altro in questo piccolo, ma inalterabile, spazio web.

Il mio ricordo non vuole essere riduttivo nè omettere nessuno, ovviamente mancano tantissimi altri personaggi che hanno fatto la loro parte nel nostro piccolo mondo e penso a Edi Tonon a Giovanni Grigolon  ad Arturo Marin a Maria Marchesan "Stiata" a Leonardo Tognon che tiene alta la difesa del dialetto con il Festival della Canzone, ai nuovi poeti, a tutti i giovani parolieri delle canzoni.

Voglio accomunarli, ricordandoli e ringraziarli, con un grande abbraccio ideale che la nostra Isola ha sempre saputo dare ai propri figli.

a duti   Noltri:

" Graisani "

Noi siamo la nostra memoria:
noi siamo quelli che sono gia’ stati,
noi siamo i nostri padri,
noi siamo i nostri nonni,
noi siamo i nostri avi,
noi siamo AustroUngarici,
noi siamo Francesi,
noi siamo Veneziani,
noi siamo Istriani e Dalmati,
noi siamo Ispanici e Portoghesi,
noi siamo Longobardi,
noi siamo Bizantini,
noi siamo Romani,
noi siamo Celti,
noi siamo Greci,
noi siamo Atlantidi,
noi siamo la nostra laguna,
noi siamo il nostro mare...

noltri semo  Graisani  !!!

Aldo Tognon

08 ottobre, 2018

Ottobrate


Ottobre è il mio mese per varie ragioni, le più importanti: la nascita di mia figlia e della mia nipotina Alice, ma anche:

Perché è il mese in cui tutto è incerto.    

Perché è l’anello più debole nella catena del tempo e delle stagioni, il passo zoppicante, il tratto di penna più incerto; e come tutti gli anelli deboli alle catene, è quello che lascia intravvedere l’imprevista possibilità della fuga e del ritorno.

Perché si lascia scoprire di soppiatto, come un frusciare d’ali che non t’ aspetti, che senti salire lentamente ed è come un lentissimo tuffo nel battito del sangue.

E' il mese che alle cinque del pomeriggio guardi il cielo e il cielo ha un colore che appassisce. 

Perché ha il sapore dello disfarsi e dello svanire. 
Ma contiene in sé una  promessa, che rimarrà nascosta per altri mesi, e che sarà un rimpianto. 

Perché è il tempo dei progetti e dei ripensamenti, il tempo del futuro semplice e del passato remoto.

Perché è il gesto che socchiude, senza coraggio, non abbastanza sfacciato da sembrare definitivo; ma è in quella sua timida, esitante lentezza che avverti una perentorietà che non ti lascia scampo. 

Perché ottobre non ammette repliche.

E anche perché il mare, a ottobre, è bellissimo. 
Come se riportasse a terra la spossatezza e la folla e gli urli e i giochi e  le corse e le rincorse dell’estate: disfatti. 
Come se li restituisse stancamente volentieri: piccolo omaggio alla transitorietà delle cose umane e lieve sussurro di rassicurazione, pronunciato controvoglia. 

Perché è il mese degli ossi di seppia e delle alghe marce e degli odori sciroccali di acqua salata imputridita. 

06 ottobre, 2018

Corcali


Ottobre
, il blu del mare si stinge dal blu all' azzurro, perché tutto ad ottobre è più dolce e sfumato, ma in Paese l' aria è frizzantina, parole lente e a mezzavoce circolano, c'è voglia di muoversi.

"corcali" si stanno risvegliando dal lungo sonno estivo.

I "corcali" si stanno riprendendo la spiaggia. È come se lo sentissero che gli umani se ne vanno. 

A partire dal 1 di ottobre, piano piano, planano, prima da soli, poi in gruppo, e passeggiano sempre più sicuri fra gli asciugamani che diventano radi. 

Camminano lenti come se fossero un comitato (S.S.S.) di valutazione, alle volte mandano gridi acuti per richiamare qualcuno. 

Sono lì a sorvegliare che gli umani invasori se ne vadano presto, senza lasciare tracce, perché il loro tempo è finito, e la sabbia deve tornare al mare ed a loro, che sono i legittimi proprietari.

In sottofondo l’eco di onde leggere che arrivano sempre più vicine, sulla battigia.


E i "corcali" guardano, e controllano, con negli occhi una velata disapprovazione per tutto questo affannarsi di noi stupidi umani.   

02 ottobre, 2018

Festa dei Nonni

in foto Alice con il nonno-bis

Oggi, 2 ottobre, si celebra la Festa dei nonni, ricorrenza civile  quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società.

Non a caso il 2 ottobre è il giorno in cui la chiesa cattolica celebra gli Angeli custodi

Una giornata dedicata a tutti i nonni-angeli custodi dell’infanzia.

Dove c' è un nonno/a c'è sempre anche un/a nipote.

Ecco questa è una conversazione ipotetica tra nipote tecnologica e nonno, beh un po meno!

Alice, ho il mouse che non funziona bene.
Nonno ogni tanto il mouse va pulito.
A bene!
Allora nonno tutto bene con il mouse?
Non so, l' ho lavato e messo sul balcone ad asciugare, ti saprò dire ciao.

Non è ancora così per fortuna ma Alice saprebbe, con un sospirone, tollerare il nonno un po fuori di testa, ne sono sicuro.