31 gennaio, 2013

Fine del Mondo di Luca Decorte

E' un periodaccio, il tempo uggioso, poca gente in giro, molti escono poco da casa per vari motivi, non ultima  'sta maledetta crisi che ti mette se non altro in apprensione, qualche amico ha salutato baracca e compagnia e se nè  andato  verso lidi lontani e più caldi per rigenerarsi, allora approfitti per  rivedere un po di cose tue.

Mi è capitato così di ritrovare le cose che  avevo pubblicato su un bravo ragazzo, bravissimo fotografo e una sfortuna immensa:

Sono già passati due anni e mezzo dalla sua scomparsa e tra le fotografie che avevo pubblicato mi va, per ricordarlo, di riproporre questa sua, anche per il significato intrinseco così ben evidenziato nella presentazione di Matteo Marchesan:

“Fine del mondo”

Non è uno scenario apocalittico, l’immagine anzi suggerisce un senso di distensione, di serenità, quasi di contemplazione, sicuramente di pace interiore: di fronte alla sublimità e alla maestà della vita, di tutta la vita, l’animo si confonde, si perde tra le nubi della realtà.
Quel groviglio di rami rappresenta il mondo con le sue contraddizioni, con i suoi labirinti, ma c’è un punto luminoso, una meta, cui tende questa vita che rendiamo così complessa, perché non sappiamo innalzare lo sguardo al di là della misera quotidianità e di una programma esistenziale povero di significati e privo di entusiasmi, aggrovigliati su noi stessi.
Eppure qualcosa c’è, là, in fondo, che ci rende partecipi di un’altra natura…

30 gennaio, 2013

Informalità: è figo.

Per restare nel clima cupo del senso di inutilità che a volte si prova a vivere in questi tempi così incerti vedo un pò di ragionare su degli stereotipi che vanno più in voga: 
 
la Parolaccia e l' Informalità

L' uso e l'abuso del turpiloquio è ormai generalizzato e sempre più utilizzato dai media televisivi, per far crescere il livello di attenzione, e dai giovani  la cui espressività è ridotta ai minimi termini e viene completata dalle parolacce.

Un' altra cosa molto fastidiosa è la predominante informalità:
ci si dà del tu, ci si veste a prescindere dalle situazioni, ci abbracciamo e ci baciamo anche se la conoscenza reciproca è fresca di qualche ora, e naturalmente parliamo anche come ci pare.

Ogni mutamento di costumi andrebbe giudicato non per la sua (presunta) immoralità, o perché differisce da precedenti ortodossie, ma per quanto aggiunge (o toglie) alla comunità, per quanto la arricchisce o la impoverisce.

La Parolaccia dilagante mi preoccupa non perché sia oscena, ma perché è banale e rivela una paurosa involuzione della lingua.

Se le parolacce si aggiungessero a un lessico ricco e fantasioso, non mi darebbero eccessivo fastidio.

Il problema è che ogni parolaccia dà la netta impressione di prendere il posto di concetti, ragionamenti, frasi che comporterebbero sapienza e fatica.

Le parolacce sono comode, segno di pigrizia più che di maleducazione, di ignoranza più che di trasgressione.

Credo che l’informalità contemporanea sia una reazione quasi fisiologica al formalismo pre 68.

Seppure fastidiosa e spesso fuori luogo, l’informalità dei modi è un passaggio quasi obbligatorio da una società formalista ed escludente ad una società democratica e inclusiva quale vuole essere la nostra.

La vivo come una faticosa fase di passaggio: un nuovo ordine (e una nuova educazione, e nuove buone maniere) è auspicabile, e tutti o quasi lo stiamo aspettando.

Ecco questo penso, non mi pare siano grandi mutamenti, Ostia!ooopps...scappata.

29 gennaio, 2013

Trovare il lavoro

Tutti parlano di sogni:
è perché presto si sveglieranno molto lontani dai sogni che avevano
da ragazzi
C' è stato un momento da piccolo che mi hanno chiesto:

Cosa vuoi fare da grande?

Cuoco, operaio, autista, pescatore, impiegato, barista?

Ma neanche per sogno.

Volevo essere astronauta, o calciatore, o inventore, o pilota, o esploratore.
Non volevo un lavoro, lo vedevo il mio papà che rientrava piegato dalla fatica, volevo un sogno.

Poi, invece, come alla maggior parte di noi, anzi, quasi a tutti per la verità, perché di astronauti, calciatori, inventori, piloti e esploratori, a conti fatti, ce ne son pochissimi, mi sono trovato un lavoro: un lavoro, al posto di un sogno.

Oggi invece continuando con la favola non ti trovi neanche quello, il lavoro intendo, perchè il sogno è proprio quello, trovarlo il lavoro.





28 gennaio, 2013

Perdita di un amico

Ho perso un amico, un fratello con cui ho condiviso cose, sensazioni,  iniziative.
Un uomo forse un pò complicato ma buono con un' amore infinito per il mare.

La sua barca la  "Saratoga" per tutti noi amici la "Tegetthoff" derivata dalla sua ammirazione per l' ammiraglio austriaco ha fatto da ammiraglia a tante  manifestazioni con le bandiere al vento con lui orgoglioso al comando e in divisa.


Ciao Edi Toso speremo che la che tu rivi tu abia bon vento.


Strenzete al Mar

Duto sarà in salita,
tu varà vertigini de sima in sima.
Tu caminarà
co' i trampuli tra i nuoli
ma rivao, co' i brassi verti e spalancai,
tu te strenzarà al mar.

Un mondo diverso
scuminsia dai tò pensieri,
se tu sinti l'aria dentro,
se tu la sinti alsasse,
'lora girete
e la tera, de la in alto,
no sarà più solo una piera.

Ennio Pasta

27 gennaio, 2013

2° parte della Conchiglia d' Oro 1988



Ecco la seconda parte della Conchiglia d'Oro del maggio 1988  in Piazza XXVI Maggio, la versione estiva del 30° Festival della Canzone Gradese riservata ai "fantulini" con la regia della Compagnia Spettacoli Viaggianti

Le immagini sono di Lorenzo Boemo (Pastor)  per il gruppo Corbola Folk.

26 gennaio, 2013

Fanno la festa agli alberi



Per non farci mancar niente a noi cittadini varie amministrazioni comunali si sono accanite sul viale pedonale (sic) con la motivazione di migliorare il salotto buono di Grado.

Quanto sia rimasto di buono del salotto lascio giudicare agli interessati, ma per testimoniare la periodica frenesia dei comandauri pro tempore pubblico questo breve e raro video dell' amico Boemo sul 1° taglio degli alberi in viale che ha portato a piantare le magnolie, che sono state a loro volta tagliate nonostate la protesta civile della gente in autunno.

Ora non rimane che aspettare il prossimo taglio.

Par che ogni tanto al vial deve 'ndà la del barbier

24 gennaio, 2013

23 gennaio, 2013

XXX Festival Canzone Gradese- Trofeo Conchiglia d'Oro



Lorenzo Boemo ha un archivio  video-fotografico unico e vuole "un giosso a la volta" condividerlo con noi, io lo ringrazio per l' onore che mi concede di fare da tramite per tutti quelli che vorranno vedere queste immagini che sono la nostra storia.

Il video qui sopra fa riferimento al XXX festival della canzone gradese- trofeo Conchiglia d'Oro riservato ai bambini nel 1988.
Qualcuno si riconoscerà sicuramente.
L' organizzazione era affidata alla Compagnia Spettacoli Viaggianti di cui ho scritto tempo fa (per vedere cliccare sul nome)

I video sono due il prossimo tra qualche giorno.

22 gennaio, 2013

Ocio agli sconosciuti!

Nessuno ha fatto all' onorevole Maran  questa raccomandazione?

Comunicato di "Quelli che..il Festival"

Comunicato Stampa n.4 Quelli del Festival…della canzone gradese
Festival della canzone Gradese 1946-2013. XLVII edizion
e


Nel rispetto della tradizione procede l’attività degli organizzatori del festival della canzone gradese, dopo la selezione delle canzoni finaliste, che daranno voce alla 47a edizione, si è proceduto al sorteggio definendo l’ordine di uscita e l’indicazione dei cantanti.
Il sorteggio avviene nel modo più classico, affidandosi alla sorte e quindi smazzando le graisane (carte da gioco locali ideate e realizzate dal maestro Dino Facchinetti) e affidandosi nella pesca alla fortuna dell’immagine e del numero, come avveniva per i pescatori un tempo.
Diverse le voci esordienti, giovanissimi, qualche conferma e diversi cantanti che rientrano nel giro del festival dopo un passaggio a vuoto. Questo è il festival un vero momento di identità collettiva che dal lontano 1946 la comunità gradese vive questa festa che ha battezzato Gravo Isola de le cansòn.
Da diversi anni l’organizzazione ha istituito il premio Graisani nel mondo che coinvolge concittadini e amici lontani e, grazie alla diretta internet che nella passata stagione ha registrato la fedeltà di svariate migliaia di utenti, una qualificata e variegata giuria premia in diretta per la speciale classifica appunto Graisani nel mondo, mentre il voto popolare dei presenti in sala, come tradizione vota ed elegge la canzone regina.
Prima di ufficializzare l’ordine di uscita gli amici di Quelli del festival della canzone gradese intendono ricordare il secolo dalla nascita di un personaggio che ha dato molto alla cultura, al festival gradese:

Danilo Onorio Dissette

“In piedi, in tutta la sua altezza, il fisico integro e asciutto, tipico di chi ha praticato per molti anni un’intensa attività sportiva, ha militato per dieci anni nelle file della società sportiva “la Gradese-calcio”; ha fatto parte assieme a Placido Gimona della rappresentativa regionale calcistica del Friuli-Venezia Giulia. Nel 1935 ha vinto il titolo italiano juniores di salto in alto, ha anche gareggiato ai massimi livelli nazionali nella specialità del lancio del giavellotto.
Nativo del “polesine” ma figlio adottivo dell’Isola d’Oro essendo giunto a Grado a soli nove anni, nel 1922, era nato, infatti: a Borsea S.Sisto - Comune di Loreo - in provincia di Rovigo il 25 gennaio del 1913.
Cuore di sportivo quello di Onorio ma soprattutto di artista. Non si contano - essendo innumerevoli le opere da Lui scritte tra canzoni, poesie e commedie.
Danilo Onorio Dissette, il suo costante impegno ed i suoi interessi nel campo professionale non gli hanno impedito di dedicarsi alle sue passioni preferite, che sono state: le canzoni, la poesia ed il teatro. Ed è qui che egli ha potuto dar spazio alla sua fantasia, che si scioglie facile, giocando anche sui più minuti particolari di una vicenda, senza tracimare tuttavia oltre gli argini di una verosimile realtà e rimanere dentro a una certa logica del senso comune.
Amore, acqua e aria sono i tre elementi essenziali che, si alternano di continuo; come il cambio delle stagioni . Senza perdere mai di vista, tuttavia, il sentimento amoroso. Perchè Dissette rimane innanzitutto un sentimentale. Un bizzarro, imprevedibile, sognatore e romantico.




Ordine di uscita 47° Festival della canzone GRADESE

“Un’ora de tu” di parole Alessio Gratton musica di Marzio Corbatto cantano: Ilaria Zanin, Michele Lugnan e Stefano Meneghel
“L’onda sita” parole e musica di Riccardo Gordini, canta Omero Gregori
“Comò sbruma de un’onda” parole di Renato Camisi musica di Gian Marchesan, canta Ideale Eros Gregori
“Soravento buora” parole di Nevio Scaramuzza musica di Gianni Raugna, canta Nevio Scuz “Nevis”   
“Le gno busíe piú grande” parole e musica di Andrea Marchesàn, cantano Deborah Civita, Andrea Marchesan
“Sogno” parole di Beatrice Krpan musica di Elia Bidut, cantano Mabel Troian e Elia Bidut
“Aqua alta” parole di Andrea Cicogna musica di Andrea e Paolo Cicogna, canta Andrea Cicogna
“Varvuola” parole di Marco Giovanetti, musica Michele Lugnan,canta Cinzia Borsatti
 “Quel giosso de me“ parole e musica di Andrea Felluga,  cantano Paride Bertogna, Gabriele Bottin, Andrea Felluga e Paolo Pozzetto           
 “Tunin” parole di Gabriele Krpan musica di Andrea Barzellato canta Fabio Fabris
“Ani Sessanta” parole e musica di Ilario Fanò  cantano Alessia Galzignato, Italo Salvemini Andrea Pellizzoni
“Forcola e remo” parole di Damiano Marchesàn musica di Roberto Camuffo, cantano Alessandra Marocco e Roberto Camuffo

Grado  21/01/2013

21 gennaio, 2013

Ancora Festival?

 E' stato postato sul blog un commento a proposito del Festival (vedi cliccando qui il link):

Anonimo ha detto:

...È stato molto apprezzato – prosegue la nota verbalizzata - anche l’affinamento linguistico dei testi, e l’uso di lemmi anche desueti, che però racchiudono in sé la storia e la vita gradese, e rappresentano una memoria fondamentale per non smarrire l’identità della comunità isolana attraverso i secoli.
Beh, sicuramente il lemmo più desueto in assoluto è "soravento e buora". Talmente desueto che in gradese questo modo di dire non esiste e non è mai esistito.
Propongo a quelli del festival di stabilire che prossimamente i testi dovranno essere in italiano, essendo la commissione esaminatrice gravemente impreparata nel valutare le forme del dialetto gradese.



Il commento presenta una punta polemica con però le caratteristiche modalità graisane del "va vanti tu che a me vien de rie" e cioè anonimamente e sicuro che quello che si afferma è vangelo.
Potevo lasciarlo dovè e non pensarci ma mi secca e per cui lo metto qui in bella mostra per parlarne serenamente e senza vis polemica.

Vediamo il lemmo  "soravento e buora" tu caro anonimo dici che non esiste, 
beh! non è vero è consuetudine tra i pescatori per indicare il lato di accosto dell' imbarcazione esclamare "'ndemo soravento o sotovento " la buora in questo caso indica chiaramente l' est che è la direzione da cui proviene, 
 a volerti concedere qualcosa, ma può essere un semplice refuso, quella "e" andrebbe sostituita con una "a" per rendere più agibile il titolo oppure semplicemente tolta lasciando così "soravento buora" che indica l' Est.
Poi perchè mai scrivere i testi in italiano, non credo che sia questo il senso del Festival che fa della conservazione della nostra parlata la sua ragione di esistere;
e ancora, decidi tu per tutti che la commissione giudicatrice (immagino dei testi) è gravemente impreparata e non ti firmi neanche per dire da che pulpito arrivano tali affermazioni.

Sparlarci addosso è un costume gradese dalla notte dei tempi però il Festival della Canzone è una cosa a cui in un modo o nell' altro teniamo tutti perchè mai denigralo stupidamente?

20 gennaio, 2013

Alicia tetas

Dal sacro al profano, ma il Web è questo - tutto ed il contrario di tutto.
La ricerca spasmodica della formula perfetta che dia visibilità in questo oceano di parole, più bla, bla, bla che altro, spinge la gente ad inventarsi cose dell' altro mondo.
Questa giovane spagnola sembra aver trovato la formula giusta per farsi notare da tutti. 
Certo che è dotata, di fantasia intendo.

Scrive dalla Spagna, il suo nick è ALICIATETAS, la seguono in 5 milioni, ha ricevuto 18 mila richieste di matrimonio! Dice di sè:  "Io vengo dalla terra del sole e del buon cibo, sono divertente e estroversa, ingegnere e ingegnosa. Se volete vedere la mia scollatura, seguitemi sul mio blog...".


Il mistero della blogger più famosa del mondo: senza nome né volto mostra solo il decolleté
E' ormai nota in tutto il mondo come la "blogger delle tette" (boob blogger) ma si presenta con lo pseudonimo di Alicia Young. Posta ogni giorno sul suo blog una foto che ritrae, in primo piano, il suo generoso decolleté, ripreso in diverse situazioni. Accompagna l'immagine con brevi testi che parlano di cose personali o propongono riflessioni su questioni di crisi nel suo paese. In questo modo Alicia Young, una giovane spagnola che non ha rivelato il suo vero nome o il suo volto, è diventata un vero e proprio fenomeno web in Spagna, con oltre 3 milioni di contatti registrati dal suo blog (dall'emblematico nome aliciatetas) e migliaia di fan.

19 gennaio, 2013

Luigi Pontel - Sacerdote

In questi momenti di cattivo tempo lo stare a casa ti spinge a scartabellare tra i ricordi e tra i tanti mi è capitato tra le mani questa memoria scritta  da Leonardo Tognon  che tratteggia lievemente la figura cara di  don Gigi.
Sono passati  due anni e qualche mese dalla scomparsa di Don Luigi Pontel.
Don Luigi era uomo di sentimenti forti, di fede granitica e affettuoso oltre ogni limite, in specie con noi Graisani, attaccato ai giovani e con una sterminata cultura che dispensava con grande accortezza senza farla pesare.
Ho pensato bene di ricondividere con tutti il ricordo di un uomo caro a tutti a Grado e che non deve essere dimenticato.

Leonardo, scrive:
 
Brevi ricordi: Domenica 4 luglio 2010 mentre Francesco Facchinetti del portatori della Madonna di Barbana lancia il suo “ in nome de Dio avanti” la processione via mare del Perdòn si ripete.
La banda civica intona l’Adagio numero Uno ( il ciuntata per noi gradesi), la gente applaude, le signore più anziane si inginocchiano al passaggio, i ritardatari cercano un posto in barca. Lo sguardo è rivolto verso prua, verso il molo molo, vicino alla “bita granda”.
La folla è tanta ma c’è un vuoto immenso, incolmabile manca “don Gigi “ ( monsignor Luigi Pontel).
Un momento di silenzio, alcuni sguardi si incrociano e nel silenzio collaborativo siamo alla ricerca di una risposta: al stà megio.
Al ritorno la musica non cambia: la banda civica continua con l’adagio numero uno , le rosarianti intonano i canti mariani, il profumo di incenso si confonde col salmastro, le ortensie benedette sono state strappate dall’ormamento delle imbarcazioni e fanno bella mostra accanto alla borsetta o vengono lanciate in mare a formare un scia colorata.
Sul molo ad attendere la statua della Madonna degli Angeli migliaia e migliaia di persone: ma non c’è Monsignor Pontel.
Don Gigi, al zago ( il chierichetto ) il nomignolo gli era rimasto appiccicato per il suo tratto fanciullesco, per esser bambino al suo arrivo a Grado ( con monsignor Silvano Fain) un tratto da bambino che gli era rimasto sempre anche con l’avanzare dell’età.
Forse perché minuto, biondo con gli occhiali un po’ abbondanti, anche sull’altare con la sua vocina appariva come un zago poi il suo incedere dell’omelia scopriva quanto grande era ed è stato “dongigi”.
Quando lo si chiamava Monsignor si scostava, quasi irretito e riprendeva il sorriso quando il don Gigi riparatore giungeva a voce piena. Al zago. Certo che la leggenda metropolitana gradese lo voleva alle volte distratto, non ricordare un’orario o magari dove aveva parcheggiato l’automobile. Sfatiamo questo bel castello: la sua mente era sempre lucida e impegnata, i suoi presunti ritardi erano tutti giustificabili.
Ecco "giustificazione" mai sentito dalla sua voce, piuttosto si assumeva tutte le colpe con il suo immancabile sorriso e cambiando repentinamente discorso.
Attento nel mondo del sociale e politico, gran cultore della politica.
Dal letto di ospedale ci conferma che stava scrivendo un libro del passaggio sociale e politico di queste nostre terre.
Un peccato mortale non pubblicare i suoi appunti.


Ecco, gli appunti, bello sarebbe conoscerli e quindi l'invito a chi vi ha accesso di pubblicarli in qualche modo.

17 gennaio, 2013

Candidosi

Sono disposti a tutto pur di non mollare la poltrona!

Deve essere un bel lavoro il candidato.

16 gennaio, 2013

Città di Grado

 Non è molto conosciuta la storia dello stemma della nostra Città, vediamone allora il percorso:

 La  definizione e richiesta  dello stemma risale al 1919 con podestà Giovanni Marchesini.

La commissione araldica del Regno d'Italia aveva assegnato a Grado la torre d'argento aperta con due finestre e due palchi di merli.

Negli anni che vanno dal 1920 al 1984 lo stemma ufficiale era la torre merlata a tre torricelle.

Il problema era però sorto sullo sfondo, il colore richiesto dall'Amministrazione Comunale era il rosso, che ornava le berrette dei fanti gradesi e ricordava i panni rossi che coprivano gli scanni dei maggiorenti dell'epoca, mentre la commissione araldica indicava il campo azzurro, e da la si fermò tutto.

Risolta la vicenda con un atto notorio in cui personaggi locali dichiaravano sotto giuramento che il campo per lo stemma e per il gonfalone municipale era sempre stato rosso finalmente fu appianata la questione  del colore del campo e definitivamente assegnato, con decreto del Presidente della Repubblica lo stemma ufficiale della Città di Grado assieme al titolo di:

 "Città di Grado" 
- considerato il valore storico artistico e della qualità turistico-curativa


Nel 1984 il Comune di Grado si vide riconoscere finalmente ed ufficialmente lo stemma civico con un' unica torre merlata in campo rosso.

Lo stemma fu rilevato dalla targhetta posta sotto la Pala d'argento esistente dietro l'altare della nostra Basilica.

L' Update di Bruno Scaramuzza vale la pena di metterlo in evidenza perchè da completamento e qualche apporto in più al post:

Ciao Ennio, garghe zonta (tanto per ronpe) per quanto a mia conoscenza. Negli antichi documenti che ho avuto modo di visionare presso l’Archivio di Stato di Venezia, lo stemma della nostra città è sempre ad una torre, stemma che si mantiene in tale veste anche sotto l’Amministrazione austriaca. Ad essere pignoli aggiungo che la torre sparisce dai documenti comunali sotto l’Amministrazione francese (1806-1813). Finita la prima guerra mondiale, per ignoranza (niente di male) l’Amministrazione comunale retta da Giovanni Marchesini, motu proprio, cambiò lo stemma da una torre a tre torri pensando che quello ad una torre fosse un regalo degli odiati austriaci che si doveva assolutamente cancellare: eravamo o no redenti? E tutto filò liscio fino agli inizi degli anni ‘80 quando si portarono i nostri vessilli a riparare e farne di nuovi presso una ditta specializzata a tali lavori. E qui cascò l’asino. La ditta chiese al Comune in base a quale autorizzazione statale il Comune lo ostentava.

15 gennaio, 2013

Croce di Aquileia

Sono capitato in S.Maria delle Grazie attirato da una luce curiosa che attraversava la chiesa e ho notato in un angolo dell'altare paleocristiano una croce poco comune che mi ha incuriosito.

Dopo aver fatto le foto di rito con un controluce traslucido, rimediato poi in photoshop, incuriosito, mi sono dedicato ad una ricerca sulla croce ed ho trovato uno studio pubblicato dal nostro amato e mai dimenticato arciprete  - Mons. Silvano Fain.
La Croce di Aquileia

"Questa Croce è un simbolo antico della rappresentazione delle fede cristiana quando era vietato raffigurare con una figura umana sofferente il Dio cristiano.
Ecco allora il simbolo a testimoniare l'amore infinito di Dio.
Questa Croce è conosciuta come monogramma costantiniano, perchè apparve, secondo la leggenda, a Costantino accompagnata da una voce "in hoc signo vinci" che portò alla conversione dell'imperatore e alla fine delle persecuzioni cristiane nel 313.
Interessante è capire il significato simbolico della croce, che rappresenta una X e una P che sono due lettere della parola greca XPIETOS in latino Christos.
Appese ai due bracci della croce ci sono L' Alfa (A) e l'Omega (W) la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco che simbolicamente rappresentano la frase di Gesù -Io sono l'alfa e l'omega -
l'inizio e la fine.


La Croce detta successivamente di Aquileia (è visibile come simbolo nei mosaici aquileiesi) rappresenta ora il segno di comunione di tutte le parrocchie della diocesi.
"

Così leggendo le sue parole mi pareva di rivedere Mons. Fain, con quel sorriso di bontà che sempre aveva, spiegare con pazienza queste cose così misteriose a chi come me è spinto solo dalla curiosità e dalla voglia di conoscere.

Qualche volta andare indietro nel tempo fa veramente bene allo spirito.

14 gennaio, 2013

Scussegno - conchiglie

Le conchiglie.
La natura in tutta la sua bellezza.

E' quasi musicale osservare le linee incredibili, i ghirigori che mano umana non riesce ad immaginare e che ad ogni sguardo sorprendono perchè cambiano colori a secondo dell'angolo da cui le guardi.


Ostriche, vongole e cozze furono introdotte nell’alimentazione umana fin dall’età della pietra.

Nell’antica Grecia le ostriche erano un cibo comune, come rivela l’istituzione dell’ostracismo, ossia la pratica di votare l’esilio di un cittadino scrivendone il nome sulla conchiglia.

Il latino Varrone ne descrive la tecnica d’allevamento e nella gastronomia romana le ostriche, lavate nell’aceto e conservate in vasi sigillati con la pece, erano un cibo pregiato.

Dunque cibo, alimentazione proteine nobili, niente grassi molti sali minerali, ma non basta c'è ben altro su "le Scusse".

I molluschi sono degli afrodisiaci naturali straordinari, la loro efficacia è testimoniata, anche questa volta fin dall' antichità, leggete questa descrizione dell' atto del mangiare un' ostrica:

Si sorbiscono dalla conchiglia con un leggero risucchio - un bacio di Giuda - prima di posarle al centro della lingua. Si spinge il frutto verso il palato indugiando un attimo per consentire alla differenza di temperatura di far sciogliere la parte cristallina e far scendere sulle papille il succo apprezzandone sapidità, acidità. Poi si fa scivolare il mollusco tra i molari leggermente aperti. Si indugia ancora un istante e solo ora si possono serrare i denti, lentamente, delicatamente, goduriosamente. Un istante di riflessione e un colpo ancora. Basteranno cinque o sei spinte dei molari prima di inghiottire per assaporarne la sodezza delle carni ed il retrogusto. Che ci sia della crudeltà in tutto questo è probabile, è inevitabile.

Assolutamente sexi!
Scusse
sogni masenai, 
da onde quiete 
de risaca.

Una magia del mare,  la spiaggia offre in quantità questi pezzi di vita che ho colto in foto.
Mi pare abbastanza per giustificare l' impegno di una vita:

13 gennaio, 2013

Co' Geremo mamolussi- Luoghi di Ritrovo



Di questi tempi i bambini si tengono stretti e li si accompagna dovunque ma "co geremo mamolussi" i nostri genitori non avevano certo tempo da perdere con noi e quindi la strada era il nostro mondo.

A Grado i posti dove ci si trovava erano tantissimi e mai indicati da vie ma da luoghi di riferimento; ve ne elenco qualcuno che mi ricordo:



in Ponta
(l'ultima casa dopo l'Ospedale-oggi via s.Agata)
in pisso al porto
la de la chiesa

in Sanzuane (di fronte al Batistero)
la del simisterio vecio o cogolo (a fianco la Basilica verso il Municipio)
in saliso (Calle Degrassi)
la de le Antunine (Calle Pescheria)
la del Pavon (osteria in Campo s.Niceta)
La del Lavatoio (il vecchio lavatoio)
la de massagati (porta Grande)
la de la Meridiana (Riva s.Vito)
in America (calle Tunisi, via Melissa)
in Paparian (Via Ariosto)
la del gatolo (via Fiume)
la dei scrovoleri (dopo le scuole)
la del masselo (via pampagnola)
la del Fortin (via Alfieri)
la del squero (Via dello squero)
la del porto novo (Riva Foscolo)
la de le Cove (vicino al cimitero) in bateria (zona citta' giardino) a fasse la baraca;
in taroto a perussoli  o a fa' la guera sul monte confin.


L' invito è aggiungete quelli che ricordate voi!

12 gennaio, 2013

La TV sei tu chi può darti di più!

Dicono che la televisione sia lo specchio di chi la guarda;  di questi tempi ho la sensazione di essere costantemente al cesso!

Vorrei cambiare canale, ma il telecomando non funziona, è sempre la stessa merda!
Eppure il canone l' ho appena pagato.

11 gennaio, 2013

Parte il Festival. Le canzoni partecipanti

Ecco il consueto comunicato degli amici "Quelli che il Festival"
si stanno accendendo le polveri del Festival , e viste le recenti polemiche sull' attendibilità dei comunicati lo pubblico intonso senza alcuna modifica.

Comunciato Stampa n.3 Quelli del Festival…della canzone gradese
Festival della canzone Gradese 1946-2013.
XLVII edizione


Saranno dodici le canzoni finaliste al festival della canzone gradese edizione numero 47.

Dal lontano 1946 la comunità gradese vive questa festa che ha battezzato Gravo Isola de le cansòn e, con rinnovato entusiasmo anche nel 2013 l’Organizzazione di Quelli del festival garantisce l’impegno festivaliero, di certo grazie alla collaborazione del Comune di Grado, della Provincia di Gorizia della Regione FVG, della Cooperativa Pescatori, della Rai auspicando il sostegno di altre realtà. Da diversi anni l’organizzazione ha istituito il premio Graisani nel mondo che coinvolge concittadini e amici lontani e, grazie alla diretta internet che nella passata stagione ha registrato la fedeltà di svariate migliaia di utenti, una qualificata e variegata giuria premia in diretta per la speciale classifica appunto Graisani nel mondo,  mentre il voto popolare dei presenti in sala, come tradizione vota ed elegge la canzone regina.
Nonostante le ormai note difficoltà legate all’attuale crisi economiche che si riflettono e che colpiscono particolarmente la cultura il gruppo, di amici -volontari dell’associazione Culturale Quelli del Festival intende mantenere viva la tradizione rispettando i canoni festivalieri pur arricchendo la manifestazione con spunti innovativi.

“Puntualmente si è riunita la commissione selezionatrice dei testi e delle musiche del prossimo Festival della canzone gradese.
Durante l’importante incontro si è constatato l’ottimo livello, anche questo anno, degli elaborati pervenuti, ciò che fa facilmente prevedere uno spettacolo in sala di grande piacevolissima qualità. La commissione ha apprezzato gli autori che continuano nella tradizione di partecipare al festival e i giovani partecipanti che con la loro presenza e impegno stanno garantendo il futuro della massima manifestazione culturale di Grado.
È stato molto apprezzato – prosegue la nota verbalizzata - anche l’affinamento linguistico dei testi, e l’uso di lemmi anche desueti, che però racchiudono in sé la storia e la vita gradese, e rappresentano una memoria fondamentale per non smarrire l’identità della comunità isolana attraverso i secoli.”

Da segnalare che la qualità degli elaborati ha portato ad ampliare il numero dei brani in gara: saranno dodici le finaliste e non dieci, ora la macchina organizzatrice provvederà alla riunione degli autori finalisti e quindi si passerà al sorteggio e l’ufficializzazione degli esecutori, dei cantanti. Tra gli autori qualche giovanissimo esordiente, diversi ritorni:

Inizia così l’ennesima avventura di una delle manifestazione più sentite e partecipate dell’isola del sole, vissuta con passione e piace ricordare dopo che lo scorso 28 dicembre nel contesto del Festival della Canzone Triestina è stata incoronata e premiata anche la canzone vincitrice del concorso dialettale Triveneto:”con grande onore anche quest’anno- ribadisce Quelli del Festival -, il prestigioso titolo è andato a Rinasso co tu già seconda al XLVI festival gradese e prima al festival del Friuli Venezia Giulia 2012.”

( in allegato foto cantanti : Cristina Gordini e Flavio Troian).

Le dodici canzoni selezionate sono state (in ordine alfabetico) le seguenti:
“Aqua alta” parole di Andrea Cicogna musica di Andrea e Paolo Cicogna,
“Comò sbruma de un’onda” parole di Renato Camisi musica di Gian Marchesan,
“La varvuola” parole di Marco Giovanetti musica di Francesco Lugnan,
“L’onda sita” parole e musica di Riccardo Gordini,
“Quel giosso de me“ parole e musica di Andrea Felluga,
“Tunin” parole di Gabriele Krpan musica di Andrea Barzellato,
Ani Sessanta” parole e musica di Ilario Fanò,
Forcola e remo” parole di Damiano Marchesàn musica di Roberto Camuffo,
Le gno busíe piú grande” parole e musica di Andrea Marchesàn,
Sogno” di parole Beatrice Krpan musica di Elia Bidut,
Soravento e buora” parole di Nevio Scaramuzza musica di Gianni Raugna,
Un’ora de tu” di parole Alessio Gratton musica di Marzio Corbatto.

Inoltre due riserve chiudono la selezione.

Comunciato n.3 qdf
Grado 11 gennaio 2013

10 gennaio, 2013

Evoluzione delle spiagge

Piegare l' ambiente alle proprie necessità senza calcolarne con attenzione le conseguenze può essere deleterio in maniera definitiva.
Vediamo l' evoluzione delle spiagge a Grado.
La storia delle spiagge di Grado e la loro evoluzione è abbastanza poco conosciuta se non per gli studi del prof. Brambati e del Professor Ruggero Marocco, per tanti secoli è stata solo naturale  poi all'improvviso l'uomo ha dato un'accelerazione modificando l'ambiente per piegarlo alle proprie esigenze.

In questo estratto dallo studio del Prof. Ruggero Marocco si riesce a seguire l'evoluzione della spiaggia nuova dal 1915 al 1949:

Evoluzione del litorale dal 1915 al 1949
 

Nella prima carta del territorio da parte dell"Istituto Geografico Militare Italiano , eseguita nel 1915 con aggiornamenti del 1917, non si osservano rilevanti variazioni del litorale dagli ultimi rilievi austriaci. Si coglie, invero, una non certo lieve variazione dei fondali determinata dall'avanzata di circa 200 metri verso Ovest della batimetrica 2 che doveva delimitare l'imponente Banco della Mula di Muggia (non rappresentato in carta). Si registra, inoltre, a confronto con i rilievi austriaci precedenti (1896-97), la formazione di nuovi banchi di sabbia tra i due lembi dello smembrato cordone litorale che vanno ad occludere la vecchia "fosa" del canale dei Moreri. Nel 1906-08 l'Amministrazione Comunale decide di costruire due moli o "gettate in pietra ruvida" alle due estremità del1a diga - murazzo di cui solo quella di ponente risulta visibile (anche se con dimensioni esagerate) nella carta dell 'I,G.M. del 1915. Mancano in questo rilievo cartografico i primi due pennelli su pali (lunghezza m 180) posti a difesa dell'arenile dopo la disastrosa mareggiata del 1910 e ben visibili in una Mappa di Grado del 1914
Nei rilievi cartografici eseguiti dall'I.G.M, nel l 938 , ricompare il Banco della Mula di Muggia in posizione decisamente variata rispetto al 1896-97. Il banco semi sommerso manifesta uno spostamento verso Ovest di circa 600 metri nella parte apicale e di circa 200 metri nella lingua che si allunga verso la Sacca. La spiaggia di Grado si amplia verso levante con un nuovo tratto (lungo circa 950 metri a partire dal III pennello e con larghezza media di SO metri) che si protende "a mo' di sperone verso la Rotta", Il progetto di prolungamento della spiaggia venne realizzato in parte nel 1926 (primi 400 o 600 metri. (secondo DE GRASSI & DE GRASSI, l 957). Nel 1935-38 il "Genio Civile prolungò ulteriormente la strada argine-lungomare sino alla Rotta, difendendone l'unghia con gettata di pietra e munendola pure di pennelli. L'arenile venne creato attraverso rif1uimenti di sabbie dai fondali sabbiosi antistanti. Nel contempo ad Ovest di Grado la foce del Porto Canale (Fosa) viene delimitata da una diga di levante dalla gittata di circa 1200 metri e d'altezza di circa m 2,6. Questa opera, eseguita dal Magistrato alle Acque di Venezia per la regolamentazione idraulica della laguna, ebbe iniziò nel 1927-28 e fu ultimata nel 1934. Nel frattempo l'abitato dell'isola di Grado continua la sua espansione con una progressiva e tenace azione di colmata dei territori lagunari circostanti,
Dal 1938 al 1949 si registra il completamento del collegamento della spiaggia di Grado con la Rotta ad opera del Governo Militare Alleato. n materasso sabbioso della spiaggia fu prelevato dagli scanni antistanti. Secondo una stima il materiale sabbioso utilizzato doveva aggirarsi, per tutta la nuova spiaggia, attorno ai 90.000 mc .

09 gennaio, 2013

Le seragie in Palù

Torno  indietro nel tempo per fissare il ricordo di un tipo di pesca che tutte le famiglie lagunari praticavano ed era determinante per la povera economia dei Casoneri.

La Laguna era divisa in moltissime zone di pesca.
Le seragie erano di tutti e di nessuno.

Visto, però che la produttività dei luoghi  adatti era molto diversa,  ogni anno tali luoghi venivano assegnati con un sistema semplice ma ferreo al contempo.
La tradizione vuole che ogni anno venissero assegnate col rito del toco.

I pescatori si riunivano in un casone, quel dei Biviacqua in mezzo al Fondao (per capire meglio è la mota occupata attualmente da Vitige Gaddi) il sabato al levar del sole, comandava il più vecchio.

Tutti insieme, come nel gioco de la morra, esprimono con la mano i punti de la conta.

Si cominciava a contare dal più vecchio, il fortunato prescelto sceglieva la seragia che riteneva nel punto migliore e così via sino ad assegnarle tutte.

Per eventuali contrasti sulla pesca, molto rari, i pescatori nominavano un giudice di pace i cui giudizi erano inappellabili.

I nomi delle seragie fanno la fila come in un rosario:
fratarin, la montà. la mantela, le spisse, la culassa de canal, la spiasa de l'albero, la velma, canaleto, la palona, l'oro del canaleto, l'isola longa, la ponta del tratagno, al sibaro, la tragio, le cree, al dosso, al balo de le ostreghe, la caseta, la velma de fora, al balo dei corcali, le pierisele, l'oro longo, le oche, i sibuli, l'oro de le vache, la bacia, la sabionera, al balo del campanil, al siego, la granchiusa, la velma dei cani, al tron, la ponta de la silisa, la chiusa mata, al batocio, i bareli....

Ovviamente tutto questo non c'è più, la pesca in laguna non si pratica più in maniera intensiva e tutto scade a ricordo del passato con un velo di malinconia che si stende .

08 gennaio, 2013

scrivere il blog

Una passeggiata a bordo spiaggia in queste giornate splendide mi offre l'occasione per riflettere sulle ragioni che mi spingono a scrivere quasi quotidianamente, su questo strano foglio virtuale che fa esclamare alla mia nipotina, ogni volta che schiaccio il tasto Enter per pubblicare, "guarda nonno la farfallina vola via":
Il mio intento è sempre stato condividere e archiviare la passione per il mio paese, per la Laguna, per la nostra diversità linguistica, per il timore che tutto un mondo scompaia con noi senza lasciare nulla indietro.

E' difficile trovare documenti sulla storia di Grado, sui suoi personaggi, specie quelli non molto importanti.

Ci sono tanti privati cittadini e/o associazioni che conservano molte "memorie" storiche del nostro paesello in maniera maniacalmente "privata", dove pare che la parola d'ordine sia : no te mostro, no te digo, no te 'npresto e no te dàgo...., a Grado non è ancora finita l'epoca delle sete famege, della separazione netta e spregiativa tra le famege siore e quele povere.

Queste non hanno più la fortuna di un tempo, tutto si è diluito, per fortuna di tutti, in un più generico benessere, ma hanno tutto quello che su di Grado era scritto, pubblicato e fotografato e lo tengono stretto.

Non fa niente, io comunque, per quel che posso, pubblico quel che trovo, che so e lo inserisco in questa bottiglia che naviga sul mare del Web.

Mi soddisfa molto di più questa incognita della spiaggia remota e il ritrovamento improbabile che il chiacchiericcio, come frasi scritte con il pennarello in un cesso pubblico, mediatico dei vari social network che scorre via rapido e altrettanto rapidamente viene seppellito.

Ho sempre dato per scontato che non ci sarà mai gratificazione dal lavoro fatto, ho sempre evitato di parlare se possibile di politica, a meno che non si metta di traverso, perchè amplierei a dismisura i miei obiettivi, che non sono autoreferenziali, se non ogni tanto scrivere e pubblicare qualche poesia in dialetto assieme a quelle di tanti gradesi bravi e poco conosciuti.

Detto questo, mi assolvo, scorlo e me bato le spale, e continuerò a tediare chi vuole leggere e a non preoccuparmi se nessuno lo fa.

Psun' altro dei motivi per cui continuo a pubblicare a più non posso post è per mostrare all'universo mondo le tante fotografie che scatto ed elaboro, ritenendo il blog uno strumento flessibile ed agile per raggiungere un discreto pubblico di amatori. 

06 gennaio, 2013

Varvuole e Anguane

Ieri sera i gruppi di Grado voga e il corpo di ballo della maestra Venier hanno rappresentato con grande successo di pubblico in Porto a Grado l' arrivo delle Varvuole, saga popolare gradese che fa finire le grandi feste del Natale e capodanno.


Tempo fa, descrivendo in questo blog il mito delle  Varvuole, per la sera dell'Epifania   avevo fatto l'ipotesi sull'origine della loro leggenda derivandola dai Pirati Uscocchi, ora Luciano Cicogna mi scrive proponendo un'altra chiave di lettura del mito delle Varvuole.

Per gambia' de di' che le Varvuole le ha a che fa co' i Uscocchi, xe' interessante 'nda' a veghe de le le                   "Anguane".
I dise che l'origine del mito ze romana, ma forsi germanica, le ninfe  le ondine.
La descrission sumigia infati a la nostra tradission.

Storie sulle anguane (agane nelle tradizioni friulane, carniche e ladine dolomitiche) si ricordano soprattutto nelle regioni pedemontane e montane (Carnia, Valli del Natisone, Val Badia,Val Gardena, Fodom, Val di Fassa, Ampezzo), ma sono creature fatate anche di altre zone, per esempio del folklore della Laguna di Grado e di Marano

Le anguane presentano caratteristiche e nature diverse a seconda delle varie leggende e delle località.
Sono conosciute anche come subiane, aganis, ogane, gane, vivane, pagane, zubiane, acquane, longane.

In altre storie sono delle anziane magre e spettrali, o figure notturne che si dileguano sempre prima che chi le incontra sia in grado di vederne il volto

In ogni caso le leggende sulle anguane hanno in comune la presenza, in queste creature, di uno o più tratti non umani.  "dinti de fora e gambe de morelo"

L'altro elemento comune su cui tutte le leggende concordano è che le anguane vivono presso fonti e ruscelli e sono protettrici delle acque.
Talvolta anche dei pescatori (ai quali, se trattate con rispetto, spesso portano fortuna).
"Il Mito de le sardele de oro"
Talora (così come le "sorelle" krivapete) assumono tratti sinistri.

In diverse leggende sono solite terrorizzare o burlare i viaggiatori notturni, spargere discordia, in particolare tra le donne, rivelando segreti e pettegolezzi, inoltre, se insultate, sono inclini alla vendetta, portando sfortuna a vita al malcapitato (molte leggende tuttavia specificano chiaramente che, a differenza di orchi e "strighe", le anguane non uccidono mai uomini o animali).

"infati no le copa' mai nissun" e il mito continua.

05 gennaio, 2013

Isola dei Busiari

C' è un' Isola, là in mezzo al "Palù" sul Fondale Le Mole, sfiorata da un canale che gli si esaurisce davanti "Lo Sdrettolo" che costeggia la Pineta S.Marco serpeggiando tra l' Ara Storta e Villanova, davanti al Monton e più su Panigai co la fiumera "La Natissa":

Isola dei Busiari

No, non è il soprannome di qualche famiglia gradese, è stato uno di quegli insediamenti lagunari collettivi gradesi che hanno anticipato di molto l' idea di albergo diffuso in Laguna,
bella l' immagine del vecchio pescatore che ci guida in visita  ci spiega così:
"sì, si l' ovo a 'l sa de freschin, ma 'l fa tanto ben, sior mio". 

Il nome dell' Isola è sempre stato quello, indifferentemente dal cognome e dal soranome degli occupanti.

Il nucleo antico era formato da famegie della zente palegia, gente orgogliosa e facilmente irritabile al punto tale che "narra la leggenda" Attila informato e visto con chi aveva a che fare girò sui tacchi e risparmiò la Laguna:
Se Attila no xe vignuo quà
Deve d' esse 'na bona ragion.
-Guargun a 'Naquilea
i deve ve dito:
- Tento..
Che là no xe furlani!
E 'l barbaro
Par che 'l ebia risposto:
A la larga...
A la larga de i graisani!.      "Stiata"

Bel posto difficile da raggiungere e per questo, forse, ancora più bello.

04 gennaio, 2013

La favola della crisi

Ogni giorno ci parlano di crisi e che la colpa, specie ora che la campagna elettorale è lanciata, è di uno o l' altro politico avversario e in specialmodo di altra nazionalità;
la colpa non è mai di chi parla, che pure ha guidato il Paese fino a ieri.

Parla che ti parla cominci a pensare  che questa fantomatica crisi  sia una favola:
è quello che ci vogliono far credere.
Allora facciamo finta che lo sia e come tale raccontiamola ai bimbi:

Cari bambini che non giocate in borsa e (per fortuna) non vi frega nulla della finanza, che quando vostro papà ha il Sole 24 Ore lo ha solo perché ha comprato il pesce (ma che razza di quotidiani legge il suo pescivendolo?), vi racconto cosa siano questi spread e bitipì e default di cui tanto si parla alla televisione fra un cartone animato e l’altro, in modo che anche voialtri ci capiate qualcosa.

Allora, bimbi belli, dovete sapere che numerosi Stati di questo pianeta (fra cui brilla ahimè il nostro) sono pieni di debiti fino al collo perché negli anni hanno dilapidato montagne di danaro in vari modi. 

Come accade a molti di noi adulti, ogni anno essi Stati guadagnano assai meno di quanto spendano: allorché ciò accade, noi mortali o ci lanciamo dalla finestra (ma questo gli Stati non possono farlo) o accendiamo un mutuo, cioè imploriamo un prestito a una banca.

Ebbene gli Stati si comportano nella medesima maniera: trovandosi in difficoltà chiedono aiuto ai moderni cravattari, cioè alle banche, e a una misteriosa entità molteplice e metafisica costituita da strozzini e giocatori d’azzardo chiamata “il Mercato”.

Accade quindi che gli Stati, su quei soldi prestati, debbano pagare un prezzo: se a loro vengono prestati 100 euro, essi Stati dovranno nel tempo restituirne 110. 

I 100 iniziali più altri 10. Quel “10″ viene chiamato dagli economisti il rendimento, e corrisponde infatti a quanto il prestito concesso rende allo stroz- pardòn-, al creditore.

Gli Stati perciò cominciano a domandare soldi un po’ a tutti, e ne domandano talmente tanti da aver inventato dei foglietti validi come richiesta di prestito. 

Le banche, i poveri cristi rispiarmatori e il perfido sig. Mercato possono comprarsi un foglietto, dare in cambio i 100 euro, e attendere nel futuro il rimborso dei 110. 

In Italia codesti foglietti si chiamano BTP, e sono in vendita un po’ ovunque, fra un po’ forse anche in tabacchino come i biglietti della lotteria.

E tuttavia le banche e quel figlio di buona donna del sig. Mercato (ma non i poveri cristi risparmiatori, loro nelle decisioni non contano un tubo) si fanno furbi e capiscono che i loro clienti Stati non sono mica tutti uguali: 
ci sono Stati con fama di essere persone serie e laboriose e altri  invece conosciuti come macachi facili da infinocchiare e dediti ad attività ricreative quali buttar banconote prestate giù dal terrazzo.

Perciò le banche e il Mercato dicono: aspetta un attimo, forse e il caso che allo Stato buono e virtuoso io chieda un prezzo basso, e da quello zuccone ed ebete ne pretenda uno più alto.

Cosi lo Stato macaco e scialacquatore (e nel frattempo pure con le pezze al culo) si trova a dover pagar sempre maggiori cifre ai suoi usurai, e quindi a impoverirsi ancora di più.

E mano a mano che lo Stato si impoverisce e si mostra in giro malridotto, le banche e il loro amichetto Mercato pensano: madonna guarda come è conciato male questo Stato a cui stiamo prestando quattrini, chissà se mai ce li restituirà, siccome corriamo questo rischio sarà meglio chiedergli un prezzo ancora superiore per i nostri prestiti.

Quindi: lo stato virtuoso ottiene prestiti a condizioni favorevoli, lo Stato fesso e spendaccione no. 
E per risarcire i suoi aguzzini (le banche e il Mercato) il disgraziato si vede costretto a domandare proprio a costoro ulteriori prestiti. 

Senza andar troppo per il sottile, la differenza fra quanto paga in prestiti lo Stato virtuoso e quanto lo Stato sciocco prende appunto il nome di spread.

Dai e dai, si avvicina il default, il momento in cui lo Stato mendicante dichiara di non detenere il becco di un quattrino manco per bersi un latte caldo al bar sotto casa, figuriamoci per risarcire parecchi miliardi di euro agli usurai, vale a dire le Banche e il malvagio Mercato. 
Ma questi due signori cattivi ribattono di non volerne sapere altrimenti portano lo Stato in un vicolo buio e lo picchiano di brutto.

Ecco qua, paura eh?

E poi oramai è tardi. Questo cari bimbi è il mondo che vi attende. 

Crescete pure, piccini, ma senza fretta.