31 dicembre, 2017

BUona fine e Buon principio cò l' Oroscopo


L’economia analizza disastri e rinascite, ma noi volevamo saperlo prima, non dopo. 
La politica ci dice quello di cui già siamo convinti o quello che non ci convincerà mai. 
E anche le previsioni del tempo non c’azzeccano mai del tutto.

Per questo ci si affida sempre più spesso  all’astrologia, quella cosa per cui voi e Berlusconi, se siete nati nello stesso giorno, avrete la stessa giornata. 
Se poi non è la stessa, colpa vostra che non avete calcolato l’ascendente.

Allora il bisogno di un oroscopo  fatto come si deve, senza quelle stranezze, quelle difficoltà d’interpretazione, quelle ruffianerie che ne rovinano molti. 

Religiosità e spiritualità, miti e credenze: le basi antropologiche per maghi e maghe "faduni e fadone".
L’astrologia in passato era un mezzo per rendere religioso l’essere umano. 
Inseriva nella sua vita l’accettazione, la comprensione dello stato d’essere delle cose.

Sangue grosso e unghie sporche, sperare "oltre" è indispensabile, sono anni difficili.
Alla conclusione di un anno complicato, ecco l'oroscopo 2018 elaborato sulle tracce antiche dei signi e de le stele .

Quest'oroscopo, pur in condensato per ragioni di spazio, parla chiaro e senza possibilità di appello, fatene buon uso.

__________________________

ARIETE: Scuminsia ad alenà la fantasia, tu farà un viaso ai confini de la realtà.
                No esse pig
ro.

TORO: Al tovo simbolo sarà un ragno, tu devi esse pronto a fa una granda rede che te giutarà a catà le risorse de la tova vita.

GEMELLI: Tu devi preocupate de che i pensa de tu i oltri, serca de mete in ciaro cò duti la tova posizion, podarave servite a diventà più benvoluo.


CANCRO: Tu devi fate veghe de più in giro e frequentà zente che non tu cognussi.
Al consiglio ze de fa un viaso all'estero.


LEONE: Anno propisio, le tove idee le varà un riscontro dei oltri e finalmente te vignarà ricognosuo la tova capacità.


VERGINE: Tu dovaravi piantala de 'vè paura e fobie, al novo no ze al diavolo, se tu pol sgombra al campo de quii che tu crii nemici.


BILANCIA: Per tu sarave megio smetela de considerà al tovo lavor un suplissio, se no tu rivi gambielo. Tu sarà giutao a fate sintì più in pase co'l tovo destin.


SCORPIONE: Dividi le tove fantasie co cu te fa tremà l'anema e segui co serenità cu che te fa balà al son de un valzer.


SAGITTARIO: Tu devi sbassà al ritmo, tu devi fermate a pensà de più. La cura del corpo te farà sintì più forte e libero.


CAPRICORNO: Tu devi sforsate de migliorà le tove cognosense per cresse. Sfruta al bon momento che tu passi per imparà robe nove.


ACQUARIO: Anno bon, fantasia che diventarà realtà. Una racomandasion, tu dovarà esse giusto e onesto per meritate la fortuna che te tocarà.


PESCI: Ze al tempo de la solusion de problemi gravi che i te core drio da tempo. Tu rivarà finalmente a sintite libero de compiti gravusi e pesanti. 


P.S. :  Me creo che se scrive ste robe per insempià la zente....

29 dicembre, 2017

Le frazioni di Grado- BOSCAT





Grado, ha sempre avuto uno strano rapporto con le sue due frazioni: Boscat e Fossalon.

Nate nel dopoguerra per ospitare gli esuli istriani e ridare speranza ai veneti colpiti da alluvioni e carestie, sono state corpi estranei sempre. 

Nel 1927, Grado come al solito Commissariata per le solite baruffe tra "politici" locali, il Commissario ad acta decise di vendere 2000 ettari di Laguna, l'estremo lembo levante della Laguna, all' Opera Nazionale Combattenti che, all' italiana, faceva da prestanome all' Ersa per ottenere i contributi che lo Stato concedeva agli ex combattenti.
Fu così  realizzata una grande bonifica detta " della Vittoria" che iniziò nel 1933 per finire nel 1941 da cui sarebbe nato il Fossalon.
Venne ceduta all' Ersa anche  la parte gradese  di Belvedere, il Boscat, da destinare all' agricoltura, una sorprendente e inaspettata  risorsa in più per Grado antico paese di pescatori.

Pur essendo in territorio gradese gli abitanti delle due frazioni  non si sono mai integrati del tutto,  hanno continuato sulla falsariga  culturale delle loro origini  perpetuando modi di fare e di dire propri. 

Questo  video  mostra la consegna delle case in Boscat, la messa di don Turi a Primero e l'inizio dell'anno scolastico delle elementari a Grado nel 1959.  

27 dicembre, 2017

Strada per Beveder




Ci si accorge dell' importanza delle cose che hai solo quando ti vengono a mancare;  è questo in questi giorni  l' argomento di maggior rilievo in Paese, la chiusura della Strada per Belvedere.
Vediamo le origini storiche e l' importanza che ha per Grado  questa strada.

Il vero freno allo sviluppo di Grado sino al 1900 sono sempre state le comunicazioni.
La difficoltà presentata dal viaggio in vaporetto: percorrere la Laguna, risalire la Natissa, arrivare ad Aquileia dove per proseguire c'erano le carrozzeera un vero impegno da ben ponderare prima di intraprenderlo.

La storia della strada Belvedere-Grado inizia nel 1871 quando l'allora Podestà avviò l'iter procedurale per la realizzazione di un tronco stradale che si raccordasse con la strada regionale Cervignano-Belvedere.

Il percorso scelto (vedi cartina -contrassegnato dalla lettera C) partiva da Morsano per arrivare a Grado ricalcando il tracciato dell'antica strada romana.

Insormontabile per la realizzazione fu il preventivo di costo che superava di gran lunga le possibilità delle casse comunali e provinciali dell'epoca.

L'aumento del traffico commerciale e turistico e degli ospiti dell'Ospizio Marino fece sì che dopo ben 30 anni il progetto tornò di attualità sotto la spinta di un uomo fondamentale per Grado, Giacomo Marchesini, uomo liberale e di straordinarie doti umane e professionali, dotato di una visione ampia del futuro sviluppo di Grado, grande amministratore sapeva cavalcare a perfezione le strade della burocrazia imperiale.
Il Marchesini  fece fare un nuovo progetto a basso costo da un ingegnere del I.R. Governo Marittimo, Josef Wilfan.

La novità del nuovo progetto fu che si pensò di scavare un nuovo canale (assolutamente necessario) partendo da Belvedere a fianco della Volpera e con il materiale di risulta costruire un' arginatura da trasformare solo successivamente in strada translagunare.

Seguendo quelle arcane strade della burocrazia, che consentono interpretazioni diverse di cose simili, non si trattava più di costruire una strada ma un canale i cui costi sarebbero ricaduti sulle spalle del Governo Marittimo, mentre solo le opere di contenimento dell'arginatura erano a carico del Comune.

Contenuti così in termini più modesti e possibili da sostenere i costi, si potè approvare il progetto che portava notevoli benefici raccordandosi con il tronco ferroviario di Belvedere, proponendo una diversificazione delle vie di accesso dell'Isola, una stradale e una via mare (vedi il percorso D della cartina) con i vaporetti che potevano usufruire di una via diretta e decisamente più corta per il trasporto di persone e merci.

Nel 1900 (anno cruciale per Grado, ci fu anche la battitura dell'acqua) partì così l'opera di scavo che durò sino al 1907.
Le cose andarono in fretta e il progetto si espandeva.
In 5 anni, venne costruita la linea ferroviaria Cervignano/Aquileia/Grado con treni diretti da Vienna.
La strada fu percorribile solo nel 1908 dopo la costruzione del Ponte della Figariola (venne fatto in legno).
Subito dopo la fine dei lavori portuali iniziò un servizio di vapori per Trieste, aprendo così Grado alle strade dell'universo mondo.

Interessante leggere la progressione inarrestabile di un'idea che, partendo da un'esigenza locale, si trasforma in futuro per un'ampia zona, rapidissimamente.
Meditate gente, meditate.
Grado con il suo canale-strada si affacciò così alle soglie del 1900 con, finalmente, le infrastrutture adeguate alle nuove esigenze del turismo e del commercio e aprì l' Isola ad una completa integrazione con l'entroterra friulano-veneto.


Le notizie provengono da uno studio del Prof. Ruggero Marocco e Prof. Matteo Marchesan

25 dicembre, 2017

Buon Natale dal Blog



Ringrazio tutti per gli auguri e Ricambio.
So che l' occasione del Natale  meriterebbe un post lungo e pieno di afflato liberale, frasi memorabili e razionali, forza espressiva, retorica da letterato, varie ed eventuali ed avariate ecc. ecc., invece la realtà ci sta appresso con i suoi problemi irrisolti, orizzonti bui, cose terribili che succedono nonostante questa artificiale aria di festa.

E' sempre più difficile pensare ad un Natale Buono e tendo a spostarlo come percezione nell' area:

"L’unica differenza tra amore, amicizia e babbo natale è l’età a cui si smette di crederci"

E' possibile affermare che tutti, almeno per un po’, abbiamo creduto ad amore ed amicizia, se non altro per motivi ormonali, e a babbo natale, anche se solo per puro interesse, poi  con l' età succede qualcosa che ti secca il sentimento e ti restano solo i ricordi.

Ma basta!  ancora una volta tento di crederci e vi auguro:

 A TUTTI, PROPRIO A TUTTI

Buon Natale

Ps:  aggiungo questa mia letterina per i regali: 

L’ oltro Nadal te he regalao al gno cuor
No tu lo varà miga ghitao via?
Se fossa, tu te ricordi ‘ndola?
No sarave ‘na maravegia.
No restaravo nianche mal.

Se tu lo vissi ‘ncora tu,
tu me lo tornaravi per piasser?
No tu savivi che fatene:
a me, al me ocorarave, sa?
Sé…sé, no se domanda indrio i regali
Ma creo de ‘vè esagerao,
gera, disemo, un regalo impegnativo.

23 dicembre, 2017

Serbidiola - L' organizzazione Asburgica a Grado



Lo scavo del Canale verso Belvedere dà il  La  alla accelerazione storica dell' evoluzione gradese verso il Turismo, che sarà lo stimolo principe per la crescita del nostro Paese , si badi bene sempre sotto il tacco di stranieri, prima sotto i Napoleonici e finalmente con gli lluminati e pragmatici Austriaci .

 Giovanni Marchesan "Stiata" nel  suo "Duemila anni di Sabbione"  immagina  così  l' arrivo degli Austriaci a Grado e la loro sorpresa per la bellezza dei luoghi.

Subito fu tutto un proliferare di :

 Adria blau - Wundershon!

Napoleone con i suoi guai artritici sparì dalla storia di Grado e arrivarono i più furbacchioni e preparati  asburgici nell' Isola verso il 1800 e qualcosa... capirono immediatamente che i bagni di mare e di sabbia si fanno d' estate.

E con il sottofondo di "serbidiola" si misero a far progetti, visto il posto incantevole e il clima adatto alle cure e alla villeggiatura:

Un Imperial Regio Decreto 

In nome di Sua Maestà Imperiale Franz Joseph Re d' Austria e Ungaria signore di Gorizia e Trieste, padrone di tutte queste Lagune..

oggi -heute -  finfundzwanzig juni melleottocento achtund neuzig .. per gli incolti (25/6/1888) viene riconosciuta a l' Isola di Grado la qualifica di:

Stazione Balneare e Luogo di Cure marine

naturallicht  di Erste category!

E vai con il boom turistico, tutto un proliferare di vaporetti, anche da Trieste e arriva la ferrovia senza nessuno sciopero chè all' epoca i sindacati non li avevano ancora inventati, e poi meraviglia nel 1889 il telegrafo arriva in Laguna.

Il progresso! La fine di una lunga storia fatta di difficoltà e di povertà dignitosa  ma anche, per certi versi e per certuni,  l' Inizio della fine.
Non è stato più possibile per noi gradesi riappropriarci del nostro Paese.

21 dicembre, 2017

I Vaporetti


Le comunicazioni tra Grado e la terraferma, tornate all' ordine del giorno oggi con la chiusura del ponte Matteotti per manutenzione, sono sempre state un cruccio per i gradesi e alla fine dell' 1800 avvenivano via acqua con vaporetti che percorrevano la Laguna risalendo il Canale di S.Pietro, la Taiada, le Mee e il Natissa.

I loro nomi "Cesare" e "Grado" poi successivamente l' "Elvira" un vaporetto armato dalla concorrenza aquileiese, a questi tre si aggiunsero in seguito il "Belvedere" e "Aquileia" che trasportavano promiscuamente merci e persone.
Si trattava di barche solide ma malandate e andava in voga all' epoca una canzoncina per ridicolizzarle:
"Al Cesare porta i sachi.
al Grado porta i siuri
L' Elvira l'ha duluri
e in porto i toca stà..."

Appena alla fine del 1910 questi vaporetti vennero finalmente messi definitivamente messi in disarmo e sostituiti da motoscafi più moderni il  Nibbio, l' Irma, ed il Beleno di proprietà della società gradese N.I.B. (le iniziali dei tre battelli).

L' aumento del traffico commerciale e turistico, mosse l' allora Podestà Giacomo Marchesini a sottoporre all' Imperatore Francesco Giuseppe, in occasione di una visita a Gorizia, le difficoltà del paese  in materia logistica e al movimento dei turisti che cominciavano ad affluire da tutte le parti dell' Impero.
Il progetto interessò l' Imperatore che approvò rapidamente  lo scavo di un canale navigabile tra Grado e Belvedere e la costruzione di un rettifilo stradale ad oriente del canale con il materiale di risulta (fregandosene della composizione dei fanghi).


L' Imperatore a supporto del progetto  dette ordine di costruire una Draga Scavafango per la bisogna che fu ordinata e realizzata nel Cantiere Navale di Monfalcone e successivamente fu utilizzata anche per lo scavo del nostro Porto Canale.

Nel 1900 per merito dell' intraprendenza del Podestà Giacomo Marchesini  (anno cruciale per Grado, ci fu anche la battitura dell'acqua) partì così l'opera di scavo che durò sino al 1907.
La strada fu percorribile solo nel 1908 dopo la costruzione del Ponte della Figariola (venne fatto in legno).

Grado con il suo canale-strada si affacciò così alle soglie del 1900 con una dotazione di infrastrutture adeguate alle nuove esigenze del turismo e del commercio e aprì l' Isola ad una completa integrazione con l'entroterra friulano-veneto.

Sapevatelo!.

19 dicembre, 2017

Gera un Anzolo solo...



Sono   tempi questi dove un tutore è necessario per vegliare sui nostri destini.
E noi "graisani" siamo fortunati, abbiamo l' anzolo S. Michele che dal 1460 veglia sulle nostre sorti, con discreto successo, perchè nonostante tutto siamo ancora qui a continuare le nostre baruffe.

Vediamo la storia di quest' Anzolo a tutti noi così caro: 

Nel 1460 i Veneziani fecero riattare il campanile di Grado e sulla sua cuspide collocarono, a mo' di segna-vento, un angelo di rame con anima di legno ruotante su di un perno. 
L'Angelo, alto circa un metro e mezzo, in metallo cavo, raffigurava l'Arcangelo S.Michele che indicava con il braccio e l'indice destro distesi la provenienza del vento, per effetto della resistenza all'aria offerta dalle ali semispiegate. 

 Dall'inedita Storia di Grado (1862) di Pre Matteo Corbato:
 

"Non avendo a disposizione documenti di Archivio (bruciato dagli Inglesi nel 1810), i vecchi viventi ragionando del nostro campanile ci fan sapere, avendo co' loro occhi veduto, che l'Angelo attuale di rame, fu messo in luogo dell'antecedente nell'anno 1791 in cui un fulmine incendiò l'interno del vecchio Angelo ch'era di legno, il quale ardendo gettò giù a pezzi le lamine di rame, di cui esternamente era coperto. 
Nel 1797 poi un uragano avendo piegato il palo ossia perno che lo sostiene per cui l'Angelo era pur piegato, questo fu motivo per cui venne tirato giù lo stesso Angelo, e tornato a metterlo su, nel qual incontro fu restaurato anche il campanile. L'ultimo restauro fu fatto nel 1860 in cui si spendettero fiorini 1.000, restauro però non ancora completato per mancanza di mezzi".

Al gera, quela note là in alto, al centro del sielo
che pareva, co duti i nuoli, imenso.
Un strano silensio de atesa. 
A un trato, 
L' Anzolo l' ha tirao un respiro profondo, l' ultimo, 
e  no podendo ne volendo scampà 
la ciapao al fulmine in pien peto,  
tra i mile coluri del fogo al ze scopiao,
ne veva viste massa!


Nel 1875 esso venne sostituito dall'attuale manufatto alto 2,80 mt. in rame cavo, opera dello scultore udinese, Olimpio Cescutti, recante un giglio nella mano sinistra che si spezzò durante una bufera di vento e cadde senza provocare danni

Riparato sul posto una prima volta dall'artigiano Tripoli Zorzini nel 1951, venne poi rimosso dal suo sostegno portato a terra e nuovamente riparato, ricollocandogli il giglio in mano dallo stesso artigiano nel 1967. 

A quest'Anzolo noi graisani siamo attaccatissimi, gli attribuiamo un enorme potere di attrazione e dà corpo visivo alla nostalgia di cui tutti più o meno soffrono quando sono lontani dall'isola. 


Dall' alto dei suoi 43 metri San Michele vigila sui destini del suo e nostro paese che si stende sotto di lui. 

San Michele guarda, richiama e vigila che nulla vada perduto di quanto di buono vi è nei Gradesi e che deve restare il nostro patrimonio spirituale nei secoli.  

17 dicembre, 2017

REliquie e tesori

Il   Tesoro del Duomo di Grado è una raccolta straordinaria di reperti che vanno dalle capselle in oro dei Santi Canziani con il loro contenuto di lamine d'oro, la reliquia della S.Croce donata da Eraclio assieme alla cattedra di S. Marco, laStauroteca Bizantina, l'Evangelario del X/XI sec, la Coperta dell'Evangelario in argento del XIII sec, la cassa reliquiario dei SS. Patroni, la pala d'oro del 1372, il reliquiario del braccio di San Pietro d'Alessandria  accanto a calici, ostensori, turiboli e navicelle tardo rinascimentali, paramenti sacri per le grandi manifestazioni liturgiche.

Tutto questo è stato gelosamente custodito per 1500 anni.



L'origine del tesoro  si fa risalire al 568 e si può ricondurre ad un evento decisivo, il Patriarca Paolo fece pianta stabile a Grado rinnegando Aquileia minacciata dai Longobardi portandosi dietro le reliquie dei santi e soprattutto quando nel 606 il Patriarcato si spaccò in due metà fieramente contrapposte e sarà proprio sul possesso del tesoro oltre che sul diritto al titolo di Patriarca che s'inasprirà il conflitto secolare tra le chiese consanguinee di Grado e Aquileia. 


Il tesoro ha una storia lunga fatta di ruberie da parte di nemici e di amici e per salvaguardarlo è stato nascosto a tutti per lunghissimo tempo.

sintì quà:

Dopo che 'l Piovan Matio Maroco 'l veva proposto de vendelo per comprà roba de magnà ai timpi de la granda caristia del 1817, al tesoro de la Ciesa (quel poco che gera restao de le robarie dei nemissi e de i recuperi de i amissi) al gera stao sconto, 
Ai timpi de le prime guere cò i Piemuntisi, in t'una picola cela de sora del diaconato in Ciesa De le Grassie, cela che la gera in comunicassion, traverso una portissuola, co la casa de la famegia Lugnan, desso demulia (davanti all' Androna).
Incora incuo se veghe 'sta portissuola, sul drio de la ciesa, a circa 7/8 metri de tera, e se veghe anche un barcunsin che al varda verso siroco.

STa cela la ze stagia fata nel 1828, cò gera scuminssiae le prime rivolussio 'nti i vari stati 'taliani.
Su un travo in sta cela, se pol incora leze una scrita fata col scarpelo che la dise:



"Fata dal Piovan  Maroco- 1828"

Le immagini sono tratte dal libro "Il Tesoro di Grado" di Ezio  Marocco

15 dicembre, 2017

Un Patriarca mobile- Gradenigo


La  storia, si sa,  la scrivono i vincitori, ma certe storie venivano letteralmente piegate per piaggeria a favore dei potenti di turno (capita anche oggi), così  a rileggere le cronache antiche con un occhio ironico, oltre che a far sorridere,  può capitare di ritrovare un fondo di verità.

"Così il Popolo gioiva ... Dal 727 al 1445 l'Isola ebbe 60 Patriarchi
Dico sessanta! ..... "Chichìricchì ...la gallina Santa!" 
Il primo Patriarca fu Secondo ...-- "Come secondo!!!

Sì... volevo dire ...Il primo Patriarca fu Secondo di Saluzzo e via via tutti gli altri - Niceta, Helia e Macedonio greci, Pietro d' Almy e Frà Vassely de Franza ... Vitaliano della Lucania e poi, Marcelliano e Paolino romani... - "E ti pareva! .. - 

E fra tanti personaggi illustri e cosmopoliti, non poteva mancarne uno di origine isolana.

Il grande Patriarca Gradenigo della nobile famiglia Romano-Gràdense dei Gradonici 

Egli dimostrò un amore viscerale per le sue genti e per la sua Isola ... 
Tanto che fu il primo patriarca a lasciare la sede di Grado per stabilirsi a Venezia! 

I Gradenigo famiglia storica della nobiltà gradese e veneziana, leggiamo le  cronache storiche (scritte da parenti) dei Gradenigo e della loro corte dei miracoli.


Stemma nobiliare dei Gradenigo sopra la porta del campanile

Me, me ciamo Gradenigo 
E savè quel che Vi digo? 
O Nova-Aquelejia o Vecia-Ambriabela 
Bel posto sì
Ma per vignì de istàe 
Co' la batela! 
Xe 'l inverno longo eterno 
Buora .. umiditàe,calìgo
Gradense sì! .. ma mona nò! 
Ve saludo ..Adio amigo!... 

A Vinessia vago 
Là xe Vita,
la Dogaressa La Biennale 
A qua no stago 
A Grao se vive male
Adio amigo 
Me me ciamo Gradenigo 
E savè quel che Ve digo?
'Sto paese no val un figo! 
Adio Grao... Grao 
Belo de fora ... 
Drento s...magliante! 

Povera Isola del sale ... pardon .. del Sole!
... Con la dipartita del Patriarca per altri lidi .. anzi, precisamente per il Lido di Venezia ... anche i già presenti "portaborse" e affaristi-furbacchioni abbandonarono l'Isola per stabilirsi nella "niova capital Vinessia" ...

Là, dove il Leonealato ruggiva e la moneta girava.....( le cronache riportano che anche una parte della famiglia Lugnani  seguì il grande Patriarcaubi maior minor cessat et sequitur.

Liberamente tratto dalla Commedia"Duemila anni di Sabione"di Giovanni Marchesan - Stiata -

13 dicembre, 2017

Calendario de Palù 2018

Ogni anno, ormai da tempo, mi creo il  calendario, quest' anno ho scelto come tema La laguna e i suoi protagonisti i casoni e casoneri.
E' solo una piccola cosa che mi diverto a fare e condividere.


Il calendario è arredato da una canzone di Aldo Tognon "L' Ultimo Pescaor" cantata da Omero Gregori.

11 dicembre, 2017

Conoscere il mio Paese



Caro, vecio borgo, cò i resti de mura de sinta,
cò i volti pusai su i barbacani a sostegno
de le case che le se afassia,
comò a curiosà, co i so barcuni
le so terasse i so bei camini a la veneta.
Paese 'ngrumao, cativerioso, irequeto
ma... al mio Paese
(Ferruccio Degrassi)

Conoscere il mio paese, per me è sempre stata una necessità, la mia curiosità mi ha sempre spinto ad approfondire scegliendo un punto di vista dal basso, a livello della gente, perchè ho notato che tutto quello che è stato scritto sul nostro paese (non è molto) è stato più o meno calato dall' alto di un livello culturale fuori portata della gente comune ( e quasi sempre fatto pesare) , mentre la parte storica vissuta e quindi più vera ed interessante è sempre stata quella popolana.

E' li che si trovano le storie i miti le consuetudini, ed è là che io mi oriento nel ricercare piccole gemme della storia graisana.

Nell' usare le parole alle volte si tende ad esagerare perchè in fondo  il web non è necessariamente migliore o peggiore di qualsiasi altro ambiente; non è intrinsecamente violento, ma è un ambiente immateriale in cui siamo quasi sempre privati del linguaggio del corpo dei nostri interlocutori (insomma non si vedono); da qui i  fraintendimenti, l'impulso a calcare i toni per renderli più evidenti, a parlare più colorito, a passare più velocemente a quegli insulti che, specie quando siamo anonimi, possiamo lasciare senza conseguenza.

Quelle che si dicono "autostrade informatiche" assomigliano un po' alle autostrade vere, dove spesso l'unico modo per capirci è sfarfallare gli abbaglianti, pestare il clacson, esibire gesti osceni.

Spero che nel mio lungo navigare io sia stato di qualche utilità per qualcuno. 

09 dicembre, 2017

Chiesa di S.Rocco in "Borgo De Fora"



La storia di Grado, a parte gli avvenimenti importanti (pochi e sempre dolorosi), è condita da fatti piccoli vissuti sempre dal popolino, questa storia, raccontata da Ferruccio Degrassi, spiega del perchè è nata la chiesa di S.Rocco e per rispetto del nostro passato va scritta in graisan:

Cò Gravo 'l ha terminao de esse assalio de i tedischi, paruni de Naquilea, al Castelo al gera restao al sentro de la vita del paese:
picolo, muciao, la case pusae l' una su l' oltra comò a tinisse suso.

Separae in garghe ponto da cale cussì strete che la zente la podeva dasse la man da un barcon a 'l oltro de la strà.

Qua se svolzeva duta la vita del logo, intorno a la ciesa che gera al sovo cuor.
Quel veghese, quel catasse ogni di a favelà, feva in modo che dute le nutissie, anche quele de ninte, passando de boca in boca, le fossa cognossue in t'un lampo da duti, infiorae magari de detagi destinai a trasformasse nel fato prinsipal, danduli a le volte un senso duto diferente da quel che le 'veva in origine.

A la zente i piaseva la ciacola, massime a le femene, le ciacole le gera al sovo passatempo co i omini, in mar co le barche, i le costrinseva a longhe ore de solitae.
Cussì fiuriva le disserie, le legende e perchè no anche le barzelete.

E qua le vigniva conservae, serae anche ele drento le mura, le porte de le quale le se verzeva al son de i "Matini" e le se sereva cò le "Ave Marie"  cu che gera drento, gera drento.

Tanta gera la severitae nel fa respetà 'sta usanza che i pescauri de Palù, che la domenega i voleva vinì a Gravo per tempo a sintì la Messa, no i podeva falo per la via che 'l vardian de le porte no le verseva prima de una certa ora.

Per sta ragion i paluanti ì veva fato una petission al Patriarca de Venessia assio che 'l permetessa la costrussion de una picola ciesa fora de le mura.

Cussì nel lontan 1570 e ciapelo ze nata la Ciesa de S.Rocco in "Borgo De Fora"