Qualcuno lo conosco!
30 ottobre, 2009
29 ottobre, 2009
Posto fisso
28 ottobre, 2009
Domenico Sponza-Mimi- e l' UBoot 20
Grado durante la 1 Guerra Mondiale fu teatro di molte battaglie, una di queste nel 1918 fu uno scontro tra sottomarini, l'Uboot 20 austriaco e l' F-12 italiano.
L'Uboot ebbe la peggio e affondò.
Molti anni dopo, nei primi '60, un peschereccio impigliò le reti sul relitto e per recuperarle trasse a riva dei resti di un'unità da guerra.
Incaricata dell' esplorazione e dell'eventuale recupero fu la Ditta specializzata in recuperi subacquei Sebastiano Zuberti-Mimi Sponza.
La notizia che assieme al relitto furono rinvenute le salme di 18 marinai austriaci, recuperate dai due coraggiosi subacquei, fece il giro d'Europa e per diverso tempo a Grado i riflettori della stampa austriaca e tedesca rimasero accesi.
Nel 1962 le salme furono restituite ai loro familiari al confine Italo-Austriaco e poterono tornare in patria a riposare.
Domenico Sponza (Mimi) fu insignito della Croce d'Argento austriaca.
Mimi Sponza uomo coraggioso, subacqueo e esperto in esplosivi si adoperò per bonificare Grado da tutti i bunker costruiti durante le guerre oltre al recupero di di navi e due fortezze volanti americane.
Messosi a riposo aprì un bar accanto al Mercato Ittico e lì si potevano sentire le sue storie e vedere quello che gli era rimasto dal recupero dell' UBoot-20 un timone e un orologio marino ancora funzionante dopo 50 anni sott'acqua.
27 ottobre, 2009
Uomini anonimi e pesci personalizzati
Globalizzazione fa rima con spersonalizzazione.
Milioni di volti anonimi, il nostro mondo così moderno mi sembra solcato da sterminate masse che si muovono in tutte le direzioni, ma è una molteplicità indefinibile e indefinita.
In tanti uffici e fabbriche si attaccano sulla giacca la targhetta col nome per ricordarsi e ricordarci che sono delle persone.
Nel nostro strano mondo, per i pesci succede giusto il contrario, si personalizzano sempre di più.
Tu vai in una qualsiasi pescheria in tutta Italia ogni pesce ha la targhetta e si presenta, orata pescata in zona ittica Fao 37.1, branzino pescato in Istria B7, sgombri e sardelle di Grado, Mediterraneo- Italia.
Avanti di questo passo in un tripudio di personalizzazioni sempre più mirate (per la salute pubblica e la garanzia della filiera di pesca) fra qualche anno sul piatto ci ritroveremo la coda di rospo Sebastiano e la vongola Maria, allora voglio vedere chi avrà il coraggio di aprire la bocca e masticare.
26 ottobre, 2009
Guardando la Laguna: Erbe e Piante
Le Piante e le Erbe Lagunari,
Girare in laguna e riconoscere poca della varietà di vegetazione che ci circonda è un peccato, con l'aiuto dello studio effettuato dal M. Alberto Corbatto pubblico un' elenco abbastanza completo delle diverse piante ed erbe che si possono trovare facendo una passeggiata tra gli argini e le mote lagunari.
Molte delle specie, qui citate, sono poco conosciute, specie nella parlata gradese, ma hanno consentito ai nostri antenati di sopravvivere in un ambiente ostico come quello lagunare dove l'agricoltura è quasi impossibile da praticare e ci si deve affidare alla conoscenza del suolo e dei suoi prodotti selvatici.
La lista delle erbe e piante che crescono in laguna di Grado è indicata con l'etimologia gradese, italiana e latina.
Ovviamente la parte, per me, più interessante è l' etimo gradese che, tratto dallo studio effettuato dal Maestro Alberto Corbatto, mi consente di consolidare le mie radici, profonde, di "graisan".
Piante ed Erbe Lagunari: La nomenclatura latina è corrispondente a quella di A. Fiori
I) Abisinsio: assenzio (Artemisia Absinthium).
2) Adrepo: spinacio marino (Atriplex laciniatum).
3) Agasso o agas: Robinia (Pseudo acacia).
4) Alega: alga.
5) Aleghe: alghe (Posidonia oceanica), (Zostera marina).
6) Aleghe: alghe (Zostera marina L.). (Queste alghe in associazione formano praterie di molere).
7) Astri setembrini: astri (Aster tripolium). 8) Astri zali: inula (In ula Chritmoides).
9) Baro: vegetazione marina (Vaucheria).
lO) Bleda: bieta (Beta vulgaris).
11) Brugnolo: prugnolo (Prunus).
12) Campanela: convolvolo (Convolvolus arvensis).
13) Cana burlanega: canna gentile (Arundo Donax).
14) Canèo: canna di palude (Arundo Phragmites).
15) Dente de leon: tarassaco (Taraxachum officinale Weber).
16) Erba cordela: erba brindela o nastro (Phalaris arundinacea).
17) Erba de cali: erba da calli (Sedum fabaria).
18) Erba de late: euforbia (Euphorbia Characias).
19) Erba de la Madona: tanaceto (Chrisantemum vulgare).
20) Erba gata: erba gattaria (Nepeta cataria).
21) Erba Luvìgia: giulia (Achilea ageratum).
22) Erba grassa: erba grassa (Sedum rupestre).
23) Erbarosa: geranio rosato (Pelargonium roseum).
24) Erba Spagna: erba medica (Medicago sativa).
25) Erba miseria: erba miseria (Commenina communis).
26) Erba volàiga: alga in genere.
27) Fior de tapo: statice (Statice limonium).
28) Gramagi: groppi di rizomi di alghe affioranti sulla superficie del mare (Ruppia maritima), (Zostera minor Nolte).
29) Grula: giunco spinoso (Iuncus acutus).
30) Legno dolse: dujcamara (Solanum dujcamara).
31) Maiera: [fondale marino coperto da una distesa di alghe (Posidonia oceanica), (Zostera marina).
32) Mora de spinada: rovo (Rubus fruticosus).
33) Olmo: olmo ( Ulmus campestris)
34) Papavero zalo: papavero giallo (Glacium flavum Grantz)
35) Pavera o pavero: paviera (carex riparia)
36) Rasparela: coda cavallina (Equisetum arvense)
37) Salata de mar: lattuga di mare (Ulva lactuga)
38) Santonego: santonina (Artemisia coerulescens)
39) Spareso de spinada: asparago selvatico (Asparagus acutifolius)
40) Tacacavili: lappola ( Xanthium italicum)
41) Talpon: pioppo bianco (Populus alba)
42) Tamariso: Tamericio (tamarix gallica)
25 ottobre, 2009
Pellegrini della Fede- In Nome di Dio
Vie di transito che attraversano il territorio del Patriarcato Aquileiese dai monti al mare e assicurano il collegamento sacro con Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela, una fitta rete di percorsi che servivano prima per gli scambi commerciali, poi per il passaggio di eserciti e alla fine ai pellegrini in cerca di sublimazione e purificazione interiore.
Pellegrini solitari o in gruppo spinti dalla fede, un via vai incessante, sentieri segnati da tracce e indizi misteriosi che solo i fedeli riuscivano ad interpretare e che il tempo non è riuscito a nascondere del tutto.
La Via della Fede.
Questo video nasce editato da spezzoni di produzioni realizzate dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
Pellegrini solitari o in gruppo spinti dalla fede, un via vai incessante, sentieri segnati da tracce e indizi misteriosi che solo i fedeli riuscivano ad interpretare e che il tempo non è riuscito a nascondere del tutto.
La Via della Fede.
Questo video nasce editato da spezzoni di produzioni realizzate dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
23 ottobre, 2009
La Triaca o Theriaca
La “triaca” o “theriaca”, un' antichissima medicina creata dal medico Andromaco ai tempi di Nerone.
In principio era conosciuta come antidoto infallibile per i veleni più potenti ed era composta da cinquantasette ingredienti, alcuni dei quali davvero particolari come carne di vipera, di rospo e di animali simili, nonché bitume e altre piacevolezze.
Con il passar del tempo se ne precisarono le virtù e divenne così una sorta di panacea universale; di conseguenza aumentarono anche i suoi ingredienti che divennero circa un centinaio.
Le sanzioni per chi tentava di ometterne qualcuno erano pesantissime: non solo veniva distrutta tutta la quantità di costosissima “triaca”, ma si giungeva anche alla perdita del diritto di esercitare la professione di speziale e al carcere.
Per motivi di salute pubblica ma anche finanziari questa medicina divenne monopolio governativo e la sua preparazione un vero e proprio rito al quale poteva assistere chiunque.
Nerone lo fece perfezionare da Andromaca, il suo primo medico, e Galeno diede a questo rimedio il nome di theriaca , teriaca da cui triaca.
Questa la parte storico-romantica, la parte "graisana" prevede delle regole per il suo confezionamento e sono giocose:
Prima regola: bisogna crederci
Seconda regola: deve essere preparato in mortaio
Terza regola: il preparato deve essere battuto da un moro veneziano
Quarta regola: gli ingredienti sono proposti da una maga
Quinta regola: per i bambini di Grado gli ingredienti vanno raccolti in Laguna
Sesta Regola: quando il preparato é pronto va nel “cugiaron”
Le erbe note.
erba della miseria (Tradescantia albiflora)
erba trinita (Anemone hepatica)
erba vetturina (Melilotus officialis)
erba vescica (Utricularia)
erba del pesce (Salvinia)
erba medica (Medicago Sativa).....
segue un elenco di erbe, fino a cento, e composti medico-ciarlatani.
22 ottobre, 2009
La Settimana Internazionale del Cinema a Grado
Il post di ieri era propedeutico a questo:
Nel 1969 Pasolini, in polemica con il Festival del Cinema di Venezia e con la collaborazione del Comune di Grado propose a Grado una settimana del Cinema, proponendo, invece che la solita esposizione di film, un percorso culturale della storia e dell'esperienza cinematografica.
La Settimana del Cinema fu inaugurata dalla prima del "Porcile" presentato in contemporanea a Venezia, fu un successo di media e di pubblico entusiasta per la frequentazione di artisti di fama internazionale a Grado.
L'organizzazione-racconta l'ex Sindaco Nicolò Reverdito- fu affidata all'instancabile Segretario Comunale Aldo Venier e alla preziosa collaborazione di Pasolini che fece aprire per la rassegna le cineteche nazionali di Parigi e Mosca e gli archivi dell'Istituto LUCE.
I vari personaggi da Sergio Leone, Franco Parenti, Alida Valli, la Bertini, la Callas.
La Valli commossa perchè una nostra donna le si rivolse con un "benedeta", la Bettini che per farsi il trucco aveva bisogno dei tiranti, la Callas descritta come altera e inavvicinabile a "cason" aiutava a preparare "al boreto" Rodolfo Zuliani.
Inizio settembre, con la stagione declinante, una settimana sfavillante, Grado presente su tutte le pagine della cultura dei grandi giornali nazionali, bella gente.
Tre stagioni è durata poi come quasi tutto a Grado quello che ha la cultura come obiettivo è finita, le solite risse:
"perchè tu e no me, tu crii de esse più belo"
Peccato!
21 ottobre, 2009
Il Safon e Pasolini
Pasolini era attaccatissimo a Grado che frequentava fin dal 1949 assieme al suo amico Zigaina (nella foto in barca) e per la preparazione di Medea era diventato stanziale sulla mota Safon che utilizzava per rilassarsi con gli amici di sempre (Ninetto Zavoli)e dipingeva - l'immagine mostra un quadretto titolato "pali e reti in Safon" del 1970.
Una chicca:
La proiezione di Medea doveva essere in prima mondiale a Parigi in omaggio alla Callas, ma lui con grande sensibilità e amore per Grado decise che in contemporanea venisse proiettata anche a Grado.
20 ottobre, 2009
Il Gambero che spara
Il mondo del mare è abitato da un'infinità di specie alcune incredibilmente strane e con armi naturali di offesa fantascientifiche.
Una di queste è il gambero a cavitazione, lo dovete sapere, è uno di quegli animali che usano in natura e naturalmente delle cose che non conoscono.
Come succede alle donne con la macchina.
Il gambero a cavitazione ignora infatti il meccanismo della cavitazione, e la cavitazione non sa del gambero da cui viene usata.
Questo gambero rosso uccide le prede sparandogli addosso la cavitazione.
Il processo è complicatissimo ma la natura ha provveduto al meglio e funziona alla perfezione.
Io però sono convinto, che al di la della curiosità per la stranezza, che il gambero a cavitazione esprima il meglio di sè nel suo tipico habitat gastronomico, in zuppa assieme alle mazzancolle.
19 ottobre, 2009
Il Castrum Gradese
Descrivere Grado, il suo centro storico (Castrum), con le sue calli, piazzette, la sua aria insieme vissuta e dimessa, la vita in comune dei suoi abitanti che come in una vasca di pesci rossi sanno tutto di tutti e ne parlano diffusamente, serve a capire il senso dei sussurri delle cube (vicoli).
Il chiacchiericcio continuo delle donne, quasi sempre sole con i mariti in mare e i figli a correre su e giù, dà il ritmo all' aggiornamento continuo delle notizie sul paese e i suoi abitanti.
Pur essendo cambiata la situazione, il centro storico se lo sono comperato i forestieri, il paese ed i suoi abitanti non hanno cambiato le abitudini e soprattutto le chiacchiere.
I nostri padri dividevano il nostro centro storico (sessantanni fa Grado era tutta lì) in Rioni o Sestieri alla veneziana.
Per far in modo che questa tradizione non venga dimenticata ho deciso di visualizzare almeno i confini e descrivere i nomi di questi quartieri per qualcuno che magari tra qualche anno abbia la curiosità di sapere con quanto orgoglio e amore i nostri vecchi sono soppravissuti su questo dosso di rena battuto da tutte le intemperie, sia naturali che umane, e quanta fantasia e poesia mettevano nel descriverlo.
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Anticamente il Castrum aveva sei porte d' accesso, di tutte si sono perse le tracce escluso per la torre di campo porta Nova.
Partiamo dal Lato Nord e troviamo il Rione "de Culdemuro" così chiamato perchè un tempo chiudeva con le sue mura la città fortificata verso la Laguna e le possibili invasioni dalla terraferma ( ce ne sono state e tante).
Sul lato Ovest, fuori dalle Mura, il rione de "Piassa" il lato bene della Grado Austriaca con le sue botteghe e trattorie.
A Nord-Est il Rione di "Piassalber" detto così storpiando il nome dell'attuale p.zza Oberdan che nel periodo austriaco era dedicata all'ammiraglio De Alber.
Ritornando all'interno del Castrum troviamo "Casata" così denominata per una grande casa costruita tutta intorno alla piazzetta.
Verso est fra Calle Maran e calle Monferà il rione di "Babau" una strada scura citata sempre per mettere paura ai bambini.
Proseguendo troviamo Campo S. Niceta o "Savial" anticamente ospitava una chiesa dedicata a S. Vitale attuale centro pulsante della Grado turistica odierna.
Poi fuori dalle mura il rione "Porto".
Subito dopo "Portanova" giusto davanti alla torre d'ingresso est della città vecchia verso l'attuale P.zza XXVI Maggio
Il Rione di "Stronsulin" in Calle Corbatto.
Poi il grande rione di "Ciesa" che era il vero centro di potere della Grado antica con le sue Chiese simbolo del potere religioso e temporale.
Giusto fuori delle mura verso Ovest il rione di " Borgo de Fora " con le nuove case che davano sul "reparo" dove fino all'inizio secolo venivano ormeggiate le imbarcazioni da pesca e da trasporto.
Proseguendo verso sud troviamo giusto dopo la Chiesa di S: Eufemia il quartiere "Simisterio Vecio" dove le ossa fanno da base alle pietre della strada attuale.
Per ultimo il quartiere della "Corte" tra Cavo de Palasso e Campo Patriarchi.
La piazza ospitava anticamente una chiesa e un battistero.
18 ottobre, 2009
Ritrovamenti
Il nostro paese è sempre stato considerato un territorio ostile alla sopravvivenza dei comunisti.
Pochi resti fossili, rinvenuti tra Morgo e la Franca Mela, ne indicavano la presenza durante il periodo successivo al secondo conflitto mondiale.
Qualche foto di Stalin e Lenin in una vecchia casa del popolo abbandonata da anni e scritte antifasciste su muri diroccati erano la testimonianza di un veloce passaggio migratorio.
Ed ora, il ritrovamento della salma di un' esemplare che pare un militante comunista ritrovata durante gli scavi di fondazione in una ex sede del Pc, riporta l'attenzione degli studiosi sul fenomeno della sinistra estrema.
Le ossa della mano raccolte a pugno chiuso, un megafono da manifestazione, alcuni brandelli di eschimo verde, poche pagine ingiallite di Lotta Continua e una cassetta musicale segnata con stella rossa, farebbero pensare ad una variante extraparlamentare presente verso la fine degli anni ’70.
Il clima ostile ed alcune mutazioni genetiche della specie, dovute a continue mediazioni, sarebbero state, secondo gli esperti, la causa dello scomparsa definitiva del popolo comunista.
“Erano anni che ci veniva segnalata la presenza di veri comunisti a Grado, ma, per noi, si trattava solo di esponenti di una sinistra troppo moderata” ha dichiarato il Preside della Facoltà di Archeologia Politica del' Università di Trieste.
Gli scavi continuano.
16 ottobre, 2009
Sognare un futuro, senza lavoro
Tempi di crisi, i posti di lavoro drammaticamente si riducono, continue immagini di imprese che chiudono, operai in strada con problemi catastrofici per il futuro.
Io comincio a pensare che la soluzione sia fuori dalle strade tradizionali - investimenti, ricapitalizzazione, ammortizzatori sociali - il problema ormai dà sin troppe preoccupazioni a noi contemporanei, e al punto cui si è risulta necessario porre una soluzione radicale.
Aboliamolo. Abolire il lavoro. Proibirlo per legge.
Stai lavorando? Arriva la polizia e - zac – ti arresta.
Già me li vedo, le pattuglie per le strade: “Ehi, tu, starai mica lavorando, vero?” e giù improperi.
Sì, amici, è l’ora di raccogliere le firme per una legge che vieti il lavoro; è l'ora della tolleranza zero contro chi lavora, in questo modo non avremo più seccanti preoccupazioni come il precariato, i licenziamenti, lo stipendio troppo basso, i conti a fine mese, le rate del mutuo.
“Pazzo, senza lavoro si ferma tutto, crolla l'economia!!”.
Embè? E a noi che ce ne frega, scusa?
Il denaro perderà significato e cesserà di avere un valore, perché non vi saranno più neppure i luoghi ove spenderlo.
Le persone, allontanate con la forza dalle ansie della professione, verranno costrette ad affaccendarsi in altre attività quali: andare a passeggio, riposare, stare sedute in riva ai fiumi, fare all’amore, guardare il tramonto, cogliere le margherite nei prati.
E se qualcuno vorrà a tutti i costi proseguire il proprio lavoro perché, semplicemente gli piace:
buon per lui, previa richiesta scritta potrà continuare a farlo.
Ma gratis, come fosse un hobby.
Gliene saremo tutti molto riconoscenti.
15 ottobre, 2009
Il Friuli-Venezia Giulia
Rapido giro di immagini dei più bei siti della Regione Friuli.
Siamo fortunati ad abitarci.
14 ottobre, 2009
Sondaggio sotto la cintura
Dopo post seriosi, un soffio di aria fresca al cervello con un piccolo questionario prodotto dal Mit di Boston.
"Il tema lunghezza del pene è da sempre oggetto di discussione scientifica."
Le scuole di pensiero sono sostanzialmente due :
Quella dei “corti” che sostengono che la dimensione non conti, ma sia più importante “come viene usato” e quella degli “oversize” che sono naturalmente di avviso diametralmente opposto.
In mezzo pascolano i “normodotati” che tutto sommato se ne infischiano (però mai più di tanto).
Naturalmente l’ultima parola sulla questione non può che essere quella donne, questo il questionario dettagliato, sottoposto a un gruppo campione di 500 donne di varie età.
1) Ritiene che la dimensione del pene sia importante al fine di un soddisfacente rapporto ?
80% ha risposto no – 15% ha risposto si – 5% indecisa
2) Ritiene che un pene al di sotto del minimo sindacale possa essere un problema per il futuro della coppia ?
80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa
3) Se il suo partner avesse miracolosamente un aumento delle dimensioni ne sarebbe felice ?
80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa
4) Se le capitasse l’occasione farebbe sesso sfrenato con Brad Pitt ?
80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa
Insomma è chiaro dal sondaggio, dopo il mortificante risultato del test,
che l’80% delle donne mente spudoratamente."
13 ottobre, 2009
Riccardo Pitteri
Riccardo Pitteri, poeta triestino e irredentista, nato a Trieste nel 1853 pubblicò nel 1913 una raccolta di sonetti intitolata: Friuli, sonetti per noi scritti a noi dedicati.
Illustrata dall'artista goriziano Edoardo del Neri (sua l'immagine pubblicata)
Descrivendo i luoghi che "parlano con ogni pietra ed ogni sasso della dignità dell' origine"
Nella raccolta ha dedicato a Grado questo sonetto:
Ancora il borgo è la, piccolo e forte,
che su la terza lapide in vedetta
ospitava la vigile coorte.
E ancor l'isola brilla oggi si eletta
che custia l'acque gradate e smorte
e da Marte gradivo era protetta.
Quivi l'ara di Belo e il baluardo
di Marco Aurelio incontro a Marcomanni
quivi l'arrengo che il voler gagliardo
dell'isole guidò per duecent'anni.
Quivi Paolino e Leonardo
e Niceta e Cristoforo gli scanni,
il santo incorruttibile stendardo
che fece indietreggiar volghi e tiranni,
e voci dello stato le campane
che in armi raccogliean plebe e governo
di libertà repubblicana usberghi.
Ma le memorie delle età lontane
Grado conscia e fedele educa il verno,
l'estate affacendata apre gli alberghi."
12 ottobre, 2009
Mutanti
Il mutamento culturale degli ultimi anni in Italia (quello che ha reso sostanziale il parere degli ultras da bar, il prevalere del "gossip" sulle cose serie), è nella logica della formazione autocostruita dove le esperienze specifiche e i curriculum contano sempre meno delle conoscenze personali, del manico, dell’avere o non avere le palle.
A questo punto è normale che i geologi o biologi siano degli iettatatori che girano con i loro strumenti, che fermano le opere pubbliche con la loro testa piena di libri, che si mettono in mezzo tra il buonsenso degli operai e quello del governo.
È normale, lo stesso sono i giornalisti, i medici, gli ingegneri, i professori di qualsiasi materia:
intralci e perdigiorno, che hanno abdicato alla vita reale in favore di parole al vento.
Ci si muove come lupi, senza riflettere e senza chiedere niente a nessuno.
Il mutamento culturale è in atto nella società contemporanea, caratterizzata da una cultura sempre meno alfabetizzata, dal prevalere dello spettacolare al serio.
E temo non sia un fenomeno occasionale, ma il prodotto di un lungo processo dell'evoluzione dell'idea di cultura, proponendo l'egocentrismo come interprete della comprensione dell'oggi e interprete delle tendenze del domani.
11 ottobre, 2009
Il Rigassificatore
Si ripropone con urgenza il problema del rigassificatore, visto che lo realizzano nella Baia di Muggia sembra che a Grado non ci tocchi più.
E' allarmante che gli Enti Locali non abbiano voluto interpellare il mondo scientifico locale per avere un' opinione, confortata da dati di esperti, da contrapporre al progetto e alle argomentazioni di Gas Natural -spagnola - e un'Anonima Lussemburghese - Medea - un progetto con molte ombre, con un percorso sostanzialmente rapido per l'ottenimento del Via del luglio 2009.
Non basta ma anche l'Endesa che pareva aver rinunciato al progetto off-shore in Golfo è tornata alla carica; non uno ma due rigassificatori.
Visto che nessuno lo dice conviene consultare siti locali esperti di ambiente marino per capire che rischi corriamo.
Vediamo in dettaglio, i rischi per l'ambiente marino - documentati da pubblicazioni del Laboratorio di Biologia Marina (Trieste) - impiegando acqua di mare per il raffreddamento sarebbero i seguenti:
- per la produzione di sostanza organica ad opera del fitoplancton:
la sottrazione di azoto ammoniacale, fondamentale per avviare e sostenere lo sviluppo dei vegetali marini
- per il ciclo del carbonio operato dai batteri marini:
alterando la comunità batterica si perde il regolatore di uno dei cicli biogeochimici più delicati- che proprio nel golfo di Trieste - ha già dato più volte indicazione di condizioni di stress con la comparsa di mucillagini
- per la comunità fitoplanctonica:
questo insieme di organismi risponde in maniera graduale nel tempo ad eventi ambientali atipici, con la comparsa di cellule algali di dimensioni più piccole rispetto agli anni precedenti
- per la comunità ittica:
perdita dei contingenti di uova, larve, avannotti che verrebbero a transitare attraverso l'impianto,
Nelle condizioni attuali di perdurante stress delle principali forme marine locali, e planctoniche in particolare, l'utilizzo di acqua di mare per il rigassificatore va perciò considerato un "evento ambientale atipico'; destinato a permanere in loco per tutta la durata d'esercizio dell'impianto e capace di compromettere i meccanismi biologici che sono alla base delle comunità marine nel Golfo di Trieste.
Come si può leggere nulla da stare allegri, con i banchi di pesci già profondamente alterati da uno sfruttamento troppo intensivo, se modificano le condizioni ambientali, noi che attorno al Golfo di Trieste ci viviamo siamo destinati a scomparire come operatori del mare, allora ci dovranno spiegare dove andremo a prendere i soldi per pagarlo il gas prodotto.
09 ottobre, 2009
Massi Cicogna - Massi Tachelo
Mi è capitato di leggere, con grande ritardo, una lettera al Piccolo di un lettore che conosco bene:
Massi Tachelo.
Massi lamentava pubblicamente di non essere considerato come meritevole di un riconoscimento da parte delle Istituzioni Gradesi per il suo lavoro nel volontariato giovanile, in specie la Spilla D'Oro che ogni fine stagione da 18 anni viene assegnata a vari personaggi che hanno portato con la loro opera benefici alla comunità.
Conosco Massi e non è tipo da sbrodolarsi addosso, tutto quello che ha fatto per i giovani, ed è veramente molto, lo ha sempre fatto per profonda convinzione e spirito di servizio (ce ne fossero), per scrivere una lettera del genere, pubblicata tra le comunicazioni del pubblico e quasi invisibile, è sicuramente esasperato per vedere che a tanta gente che ha fatto solo il proprio mestiere venga riconosciuto un merito pubblico e invece chi si è occupato volontariamente e spassionatamente dell' aiutare il prossimo venga dimenticato.
Bhe! per quel che vale io propongo che venga assegnata a Massimiliano Cicogna detto Tachelo una medaglia del Comune per meriti e opere a favore della nostra comunità, oppure, se il Colle non risponde, si può formare un gruppo di cittadini che si facciano parte diligente per farlo in rappresentanza della Comunità.
08 ottobre, 2009
Il Chiodo fisso - la Dieta
Mi è capitato di fare un intero anno di dieta, la mia giornata tipo era:
Tutti i giorni mangiare una mela per il ferro e una banana per il potassio, un'arancia per la vitamina C e una tazza di tè verde senza zucchero, per prevenire il diabete.
Tutti i giorni dovevo bere due litri d'acqua (sí e poi pisciarli, che richiede il doppio del tempo che perdi a berteli).
Tutti i giorni bere un Actimel o uno yogurt per avere gli "L. Casei Immunitas", che non so bene che cosa cavolo sono, peró sembra che se non ti ingoi per lo meno un milione e mezzo di questi batteri tutti i giorni, inizi a vedere sfocato.
Ogni giorno un'aspirina, per prevenire l'infarto.
Non potevo bere alcolici, ti puó venire un'emorragia cerebrale, peró non ti devi preoccupare se capita, non te ne rendi neanche conto.
Tutti i giorni mangiare fibra.
Molta, moltissima fibra, l'obiettivo era cagare un maglione.
Ho dovuto fare tra i 4 e 6 pasti quotidiani, leggeri, senza dimenticare di masticare 100 volte ogni boccone.
Ho fatto i calcoli del tempo impiegato, solo in mangiare se ne vanno 5 ore.
Ah, e dopo ogni pranzo lavarsi i denti, ossia:
dopo l'Actimel e la fibra lavati i denti, dopo la mela i denti, dopo il banano i denti... e così via finché ti rimangono dei denti in bocca, senza dimenticarti di usare il filo interdentale, massaggiare le gengive, risciacquarti con Listerine...
Stavo pensando di ampliare il bagno e metterci il lettore CD, perché
tra l'acqua, le fibre e i denti, ci passo varie ore lí dentro.
Bisogna dormire otto ore e lavorare altre otto, piú le 5 necessarie per
mangiare = 21. Te ne rimangono 3, sempre che non ci sia traffico.
E' finita e sono ancora vivo.
07 ottobre, 2009
La Pineta - (al Taroto)
La storia della Pineta o "Taroto" è poco conosciuta a Grado.
La Pineta c'è e ha un sacco di problemi, vedremo in un altro momento, ma la traccia del post mi porta alle origini e soprattutto sul perchè e sul come la Pineta è nata.
Tutto inizia nel 1900 quando, su ordine del Capitanato di Gorizia, vennero piantati 35.000 pini in località "Le Dune", quella serie di dossi sabbiosi a terra del Banco della Mula di Muggia, la piantumazione ebbe successo e l'anno successivo si procedette all'imboschimento vero e proprio mettendo a dimora 200.000 piantine nella zona di Punta Barbacale.
Alfiere di questo imboschimento fu il goriziano Corrado Rubbia che suggerì all'Amministrazione austriaca la messa a dimora delle piante per consolidare la riva e proteggere, in modo naturale e a costi ridotti, Grado tenendo conto della prevalenza del movimento, sia dell'acqua che del vento, da est-ovest.
Si cominciò dai Monti della Rotta nei punti più critici per il vento e le maree.
Non tutto ovviamente funzionò alla perfezione, qualche anno la moria delle piante sfiorò il 70%, ma la tenacia degli uomini alla fine la ebbe vinta sugli elementi naturali e nel 1921 il Comitato delle Dune di Grado che sovraintendeva al progetto fu sciolto per raggiungimento dello scopo sociale.
La Dichiarazione del Comune:
Quest'azione di rimboschimento iniziatasi una ventina d'anni fa, ha conseguito pieno successo, una landa sterile, viene convertita in un bosco rigoglioso di latifoglie e conifere.
Ora il municipio vorrà certamente dedicarle tutte le sue cure, perchè non venga menomata.
Ci hanno fatto una stupenda speculazione edilizia!
05 ottobre, 2009
04 ottobre, 2009
L' Albo Pretorio
Mi è capitato di essere in Comune e come al solito di dare un'occhiata all'Albo Pretorio con le varie delibere, ordinanze manifesti e varie cosette che devono per legge essere sottoposte a conoscenza del pubblico per periodi di tempo regolamentati per acquisire validità.
Il nostro Comune ha ben due siti consultabili in linea www.grado.info e www.comune.grado.go.it
proporrei di utilizzarne uno per pubblicare on-line i documenti esposti all'Albo
consentendo al pubblico una rapida consultazione degli atti che interessano ed eventualmente fare opposizione, come consentito dalle legge.
Questi gli atti normalmente pubblicati all'Albo:
* deliberazioni, ordinanze, determinazioni, avvisi, manifesti, gare, concorsi e altri atti del Comune e di altri enti pubblici, che devono essere portati a conoscenza del pubblico come atti emessi dalla pubblica amministrazione;
* avvisi di deposito alla casa comunale di atti finanziari e delle cartelle esattoriali;
* alcuni importanti provvedimenti (piani urbanistici, del commercio, del traffico, ecc. ecc.) vengono depositati presso la Segreteria a disposizione del pubblico;
* infine, alcuni particolari atti riguardanti privati cittadini, come il cambio di nome e/o cognome.
Questo servizio risponderebbe alle nuove esigenze di efficienza e trasparenza che il Comune dovrebbe soddisfare, in coerenza con quanto richiesto dalle emergenti tendenze dell'e-government, ma senza sostituire il tradizionale Albo Pretorio, che continuerebbe ad essere esposto presso la sede comunale.
03 ottobre, 2009
Vincenzo (Enzo) Italia
Si è spento, dopo aver lungamente lottato con la malattia, Enzo Italia.
In molti lo ricordano per aver composto la canzone “la storia de un anzolo”, assieme all’amico Egidio Lugnan con il quale, tra l’altro, fondò negli anni sessanta il complessino musicale dei “Timidi"- e visto il carattere non potevano chiamarsi diversamente.
Proprio il 29 settembre nel giorno dell’onomastico dell’arcangelo Michele-Gabriele, simbolo importante per Grado, Enzo è salito al cielo, guidato per mano da quel nostro anzolo.
A quest'Anzolo, come emerge dalla canzone, noi graisani siamo attaccatissimi, gli attribuiamo un enorme capacità di attrazione e la nostalgia di cui tutti più o meno soffrono quando sono lontani dall'isola.
San Michele guarda, richiama e vigila che nulla vada perduto di quanto di buono vi è nei Gradesi e che deve restare il nostro patrimonio spirituale nei secoli. Da secoli alla sua ombra ferve una vita operosa con un susseguirsi di grandi e piccoli avvenimenti che formano la storia della nostra isola.
Quell’angelo che, prendendoti per mano, ti solleva dalla malattia, dal dolore mentre rimane al tuo fianco l’amore dei tuoi cari, dei medici che ti hanno assistito.
Ed Enzo con la sua timidezza, la sua semplicità ha saputo raccogliere questi grandi concetti in un semplice canto. Chi ama la tradizione, la graisanitae , sa leggere e riconoscere la grandezza della composizione, noi tutti prima col cuore poi con la mente ci approcciamo al capolavoro: la canzone la storia de un’anzolo.
Una semplice canzone del festival gradese de 1969 (allora proposta dall’esordiente Gianni Camuffo) che oggi è parte integrante della tradizione isolana.
Gli amici dei festival, i cantanti gli autori oggi ti salutano così, immaginaci tutti col naso all’insù traguardando la statua e quello che rappresenta cercando nel sielo il punto più alto e più limpido che apre sul Paradiso.
“Eco, al tovo suriso e quel de l’anzolo del canpanil, al né fa veghe meno torgolo, più ciaro duto:
Grassie Enzo e……
saludene l’anzolo.
Leonardo Tognon
02 ottobre, 2009
Lunario de Otobre di Giovanni Grigolon "Trombai"
Leto e Fogo
In t'una casa de Gravo vecio
un dì gno nona la m'ha portao,
per fame veghe un sovo logo
comò che i veci i lo ha lassao.
Gera un logo, leto e fogo,
cò la napa e cò 'l fugher,
una banca, tre carieghe,
la scansia e l'armer.
La sinisa e la caina
cò 'l laveso e 'l cugiaron
una tola e 'na mastela
' i do sigi ' e 'l pagion.
Tre ciodi per picatabari,
la porta cò un vecio sartelo,
la lanta cò dò sichignole
un lume e 'na broca e un cain.
Gera un picolo museo
duto quel che gera là,
in quel logo leto e fogo
un'antica realtà.
Che diferensa fra noltri e ili,
che scarsa vita i ha passao,
cò poca roba in quela volta
comò i feva m'he domandao.